Trump World: per noi che cosa cambia? (parte 4: da dove viene l'alieno?)
La stampa internazionale, e quella nazionale, hanno presentato per mesi Donald J. Trump come uno straniero o un alieno: non è mai stato "uno di noi". Recce'd la pensa diversamente: e non nel senso che Recce'd puntava su Trump. Ma ne abbiamo sempre capito, alla perfezione, sia il fascino su molte fasce della popolazione degli Stati Uniti, sia le ragioni che sanno alla base della scelta dei temi della campagna elettorale.
Morale: Trump non è un alieno, Trump è uno di noi, Trump è la maggioranza (come il voto ha dimostrato). Trump non è solo un prodotto dei nostri tempi: è un prodotto delle nostre scelte, come spiega benissimo il passaggio qui in basso. Dopo, è facile fare del moralismo e mettersi in alto su un gradino a giudicare guardando verso il basso: ma era prima, che era utile pensarci. E fare cose diverse.
Le responsabilità sono chiaramente indicate qui sotto:
In the broader picture, the result should not have been a surprise. Back in 2008, as the financial crisis broke, many thought a political crisis would ensue within months. The surprise is that the denouement has been so long delayed.
Blaming central bankers, as many of the people behind the UK and US populist revolts tend to do, misses the point. The loose monetary policies of the last eight years helped deepen inequality by raising the wealth of those who already had assets, without breathing sufficient life into the US or UK economy.
But central bankers were following these policies to buy time for politicians. Necessary action — whether it was a big programme of infrastructure investment or a painful structural reform — has not been forthcoming. Central banks have looked increasingly uncomfortable with their new role.