Perché NON scommettere oggi sul dollaro USA

Il fatto che colpisce maggiormente, nel panorama finanziario internazionale, è la forza dell'euro: dati macroeconomici in peggioramento, inflazione a zero ed accenni ad una estensione del QE, e da ultimo anche il downgrade della Francia, non hanno di fatto spostato la valuta di Eurozona nel suo cambio con il dollaro USA, che resta (grafico sotto) allo stesso livello di gennaio, quando Draghi annunciò il QE come "la mossa decisiva". Come vedete, almeno in questo ambito non è successo nulla. E da giovedì, poi, si è aperto un nuovo fronte: perché nella non-decisione di Yellen c'è anche il fatto che non si vuole vedere il dollaro USA in rialzo. E allora, a nostro parere, è arrivato il momento di riflettere sulle prospettive del dollaro USA, che tutti vedono "in rafforzamento" ma che potrebbe al contrario scendere almeno fino a 1,1200 contro euro entro fine 2015. Nelle valutazioni di quelli che spingono sul "dollaro forte" c'è soprattutto la differenza tra i tassi di crescita del GDP nelle due aree economiche: e qui si commette, a nostro parere, il grave errore di sottostimare che l'euro viene stampato a Francoforte, e che per questo viene visto dagli operatori come una valuta "tedesca", garantita dalla Germania. Questa è la ragione per la quale, anche se in futuro non è possibile escludere l'uscita di alcuni Paesi dalla Eurozona, e persino la crisi di economie come il Portogallo, la Spagna o l'Italia, l'euro resta forte. Perché se per caso l'Eurozona si restringesse, la valuta diventerebbe ancora più tedesca, e quindi ancora più forte, e non più debole.

Mercati oggiValter Buffo