RNR: risk-neutral revolution (parte 1)
Abbiamo scritto più volte in questo Blog che è utile ed anche profittevole non andare dietro al "consenso", e spesso investire "contro il consenso" è la scelta più redditizia. Abbiamo poi scritto che siamo ad un punto di svolta per i mercati, un turning point pluriennale. Abbiamo messo anche in evidenza che l'industria del risparmio oggi vende ai propri Clienti per lo più prodotti vecchi e inefficaci. Ed infine abbiamo più di una volta affermato che per le Banche Centrali si avvicina una trasformazione radicale. Tutti questi cambiamenti, che saranno per una parte anche drammatici, trovano la propria radice in un unico elemento, in un'unica profonda revisione al modo convenzionale di pensare ai mercati finanziari: il mainstream ovvero la visione dominante dagli anni Cinquanta in poi è stata quella del rischio/rendimento e della media/varianza, una visione che si basa sulle poche paginette scritte dal Nobel Markowitz nel 1952 e da cui derivano sia la frontiera efficiente, sia la asset allocation, sia i Fondi Comuni esplosi solo dopo gli anni Ottanta, sia il Value at Risk di JP Morgan degli anni Novanta, sia (va detto) le due maggiori crisi Finanziarie recenti, quella del 200-2003 e quella del 2007-2009, che hanno rischiato di travolgere l'intero sistema economico. Da lì deriva anche, purtroppo, la "moda" del QE: perché proprio il QE si basa su un errore fondamentale, che è quello di credere che i prezzi degli asset possano assumere qualsiasi valore, e slegarsi dalle variabili fondamentali. Ancora martedì 15 settembre il membro del Board della BCE Nowotny ha dichiarato quanto segue:
He rejected concerns about new money flowing more into financial markets than the real economy, saying, "A rise in stock prices also has a positive economic effect."
Qui Nowotny esprime nel modo più esplicito la "visione di consenso" che dice "più le Borse sono alte più la gente si sente ricca e spende". E' una visione del tutto sbagliata, ma viene supportata dalla "visione di consenso" di come funziona il sistema economico, che appunto si basa sulle teorie di Markowitz, e dopo di lui Sharpe, Tobin e molti altri. Noi di Recce'd abbiamo studiato, per lunghi anni e molto a fondo, le basi teoriche di questo sistema di idee, ed abbiamo realizzato che non sono solide. Ma soprattutto, abbiamo chiarito che non sono le uniche possibili: un esempio concreto ci è offerto dal fatto che ogni giorno, sui mercati, migliaia di miliardi di contratti derivati (opzioni e simili) vengono prezzati dagli operatori, e vengono quindi scambiati in cambio di denaro, utilizzando un modello che è radicalmente diverso da quello media/varianza. La grande famiglia dei modelli risk-neutral, utilizzata come detto da decenni sui mercati, offre preziosi supporti anche nelle scelte di portafoglio e nella valutazione degli asset primari (non derivati: e quindi azioni, obbligazioni e valute). E sarebbe utile capirne meglio le implicazioni anche per Nowotny e la BCE: potrebbero capire perché non è vero che "un aumento dei prezzi di Borsa ha solo effetti positivi per il sistema economico". Esiste invece un budget constraint ovvero un rapporto da rispettare tra ciò che valgono gli asset finanziari e ciò che si prevede sarà prodotto dalle economie nei prossimi anni, e se non si rispetta questo budget constraint si mette in pericolo anche la stabilità dei mercati.