Grecia: come continua la storia
Saremo costretti a seguire per molti mesi ancora gli alti e bassi della vicenda Grecia, perché quello che è stato deciso nelle ultime due settimana è, in tutto e per tutto, una non decisione. Noi investitori, che ovviamente non facciamo il tifo per una delle due parti in conflitto, ma semplicemente attribuiamo le probabilità ai diversi scenari che si presenteranno di qui a fine agosto, dobbiamo fare attenzione non solo ai titoli dei quotidiani ed alle dichiarazioni del politico di turno (incluso il Capo del Governo). Noi investitori dobbiamo, giorno per giorno, analizzare i fatti ed i dati, e ricavarne utili indicazioni pratiche. Noi di Recce'd vi supporteremo in questo ogni mattina, attraverso il nostro Morning Brief, ma utilizzeremo anche il Blog per approfondire qualche situazione. Il primo approfondimento riguarda la BCE: Draghi non ha fatto una gran figura, nelle ultime settimane, ed ha perso (da quanto ci risulta) consenso anche all'interno del Board: quella di finanziare senza limite le banche greche è stata chiaramente una decisione politica, che va molto al di là del mandato della BCE. E che Draghi sia in grande difficoltà lo ha confermato anche la (imbarazzante) conferenza stampa della settimana scorsa, in cui si è trovato nella necessità di negare l'evidenza in più occasioni. In particolare, sulle banche greche (e non poteva fare altrimenti), sulla scarsa crescita in Eurozona (che sarebbe rallentata "dai Mercati Emergenti", e questa è bizzarra), ma soprattutto quando ha detto "la fuoriuscita della Grecia dall'Area Euro non è mai stata presa in esame". E questa è enorme. I media di tutto il mondo hanno riportato dichiarazioni tra virgolette di Ministri e Capi di Governo dell'Eurozona che affermavano che Grexit era una concreta possibilità, e siamo sicuri del fatto che in BCE si è lavorato per settimane a studiare come gestire Grexit. Draghi nega l'ovvio. Ne scriveva ieri il Wall Street Journal:
A “temporary” Greek exit from economic and monetary union, proposed by Germany, supported by many German-leaning euro members, yet hotly opposed by France and Italy, was narrowly averted in the marathon negotiations that ended on July 13. But the suggestion may still eventually decide Greece’s fate in the euro.
The divergence between the two countries traditionally seen as the motor of the European Union demonstrates new fragility in Franco-German relations that looks likely to cast a shadow over European cooperation for some time to come.
Il problema è del tutto fuori dal controllo di Draghi e della BCE: le implicazioni della vicenda Grecia peseranno più sull'asse Berlino-Parigi che sulla stessa Grecia, e saranno più grandi quelle politiche di quelle finanziarie.
Once it would have feared European isolation, but Germany now puts forward views opposed by France with demonstrative self-confidence. This reflects not only manifest German economic strength but also EMU membership by several smaller nations from central and eastern Europe that take an even more robust attitude than Germany on the Greek economy.
From the Baltic to former Yugoslavia, small euro states that were previously part of the Eastern bloc have been converted to German allies and steadfast proponents of monetary orthodoxy. European changes since German reunification 25 years ago represent a double blow for France. The Germans used to be France’s buffer zone against the Soviet Union. Yet as the new round of EMU antagonism shows, a cluster of small ex-communist countries now play a similar role — but now as buffer states to protect Germany against France.
We shall see reinforced efforts in coming months by French President François Hollande and Italian Prime Minister Matteo Renzi to build a European coalition opposing German-style austerity — an alliance that could find support (depending on economic and political developments) in Madrid and Lisbon.
Tornando alla BCE, la credibilità della Banca Centrale, già pesantemente intaccata dal furioso selloff dei bonds tra aprile e maggio, viene ulteriormente intaccata da questi atteggiamenti poco trasparenti. E riduce la capacità della stessa BCE di "guidare" i mercati, come vedremo a breve.