Grecia: quante cose che vanno alla fine!
Lo scorso 2 giugno, e poi ancora l'8 giugno scorso, abbiamo detto la nostra sulla Grecia, in due Post: su come finirà, quando finirà, chi vincerà, eccetera. Non abbiamo altro da aggiungere su quei temi. Se scriviamo di Grecia oggi, è solo per mettere alla vostra attenzione l'impatto di questa vicenda su altri temi, che potrebbero sfuggire a molti (almeno ad un primo sguardo). La Grecia, secondo noi, ha già vinto da tempo: quando Tsipras dice in pubblico che le conseguenze negative di Grexit peseranno non solo sulla Grecia, ma pure su molti altri Paesi, mette in realtà a nudo la debolezza strutturale dell'edificio dell'Euro, ed ha già vinto perché su questo punto nessuno lo può smentire. Per questo, comunque vada, Tsipras vincerà: lo ha scritto anche, nello scorso weekend, il Financial Times, in un pezzo molto interessante a firma di Wolfgang Munchau dal titolo molto eslicito "Greece has nothing to lose by saying no to creditors", articolo che potete leggere a questo indirizzo: http://www.ft.com/intl/cms/s/0/5e38f1be-1116-11e5-9bf8-00144feabdc0.html#axzz3d3MNxQNp.
Le conseguenze di tutto questo stravolgimento porteranno alla fine di equilibri che hanno retto in Eurozona per molti anni. Quello che segue è un elenco dei principali.
La fine di Merkel. La Cancelliera Merkel è soprannominata tra gli addetti "teflon" per la sua capacità di farsi scivolare di dosso i problemi: ma in questo caso ha dovuto arrendersi al fatto che il Bundestag non l'avrebbe supportata, quando mai avesse chiesto uno "sforzo ulteriore" per salvare la Grecia. La Grecia potrebbe segnare il suo capolinea politico, e sono stati numerosi i segnali di disagio ed irritazione che Merkel si è lasciata sfuggire nelle ultime settimane: anche perché, all'interno, sono in motli a metterla sotto rpessione dicendole "lo vedi, che non funziona"? Se Merkel dovesse uscire di scena, l'Eurozona perderebbe il suo vero ed unico leader: sarebbe tutto da rifare.
La fine del tema "ripresa in Eurozona" Draghi ieri è rimasto fermo sulle sue previsioni di crescita del GDP in Eurozona allo 1,5% quest'anno e allo 1,7% nel 2016: alla luce dei fatti delle ultime setimane, sono numero irrealistici e irraggiungibili. Credere che questa tempesta finanziaria non avrà effetti dul'economia reale è improponibile, e c'è da chiedersi invece se ci sarà una crescita del GDP nel secondo semestre 2015 in Eurozona.
La fine di Draghi Superman. Ieri Draghi ha parlato di Grecia, ma non ha ripetuto il suo celebre "whatever it takes". Tutto il contrario: ha detto "è un problema politoco, che possono risolvere solo i politici. Noi finanzieremo le banche elleniche sono fino al giorno in cui sono solventi". Ma come? L'edificio dell'euro trema, e Draghi non minaccia di usare i superpoteri? Sorpresona! Questa novità ci dice che il vento è cambiato anche per Draghi: la reazione dei mercati obbligazionari al QE è stata negativa, e questa instabilità ha rafforzato la posizione di Jens Weidmann, il capo della Bundesbank. La vicenda greca riduce ulteriormente la credibilità di Draghi come uomo che "vince sempre": ha scritto Mohamed El Erian la settimana scorsa a questo proposito che "not only does the ECB have a huge payment coming from Greece in July, but the ECB has just increased the amount of lending to Greece on its emergency lending assistance (ELA). That is not an instrument you’re supposed to use for propping up solvency, it’s supposed to be used for liquidity and the deeper Greece goes into junk territory, the more it highlights the reputational and financial risks the ECB is taking,”
La fine del Renzi europeista Il Premier italiano, ma anche quello spagnolo in carica e lo stesso Presidente Hollande, hanno vinto le Elezioni Politiche con una linea politica filo-euro, ed hanno poi ricevuto in cambio dalla BCE un taglio drastico sul costo del debito pubblico, che ha permesso loro di tirare avanti senza fare manovre incisive sulla spesa pubblica (né su altro). Ora questo tipo di figure politiche, e questa strategia, vengono messi in crisi: le forze politiche che si oppongono all'euro hanno visto, grazie a Tsipras, che "si può fare", e quindi Podemos, Le Pen, Salvini e il M5S aumenteranno il loro consenso. E alzeranno il prezzo politico da subito: se poi Tsipras dovessse vincere (rimanendo nell'euro grazie ad un allentamento del rigore, oppure nel caso di Grexit dimostrando che la maggioranza dei greci ne ha beneficiato), dovremo aspettarci elezioni anticipate in più Paesi dell'Eurozona.
La fine dell'euro come lo conosciamo oggi Tsipras ha dimostrato che non è vero che dall'euro nessuno può uscire, ed anche che non è vero che la BCE è pronta a fare "whatever it takes" per garantirne l'unità. Una volta che questo principio viene abbandonato, tutto può essere messo in discussione: il rigore fiscale e la stessa partecipazione si possono discutere per settimane e mesi, senza incorrere nella catastrofe da più parti annunciata. Tsipras lo ha dimostrato, e da qui si ripartitrà: da oggi l'eurozona diventa più flessibile, ma anche molto meno stabile.
Alla luce di questo profondo sconvolgimento dello scenario in Eurozona, tutte le "visioni" che vi sono state presentate solo qualche mese fa andranno rivalutate e modificate. Vi consigliamo di farlo rapidamente, perché una accelerazione dei mercati è l'esito più probabile di questa estate 2015. Permettetici infine una punta di polemica, verso quegli "ottimisti di mestiere" che fino a tre mesi fa giravano tra i Clienti promettendo la Nuova Età dell'Oro e la Fine di Tutti i Rischi (grazie a Draghi ed alla ripresa economica): quello è un atteggiamento non solo poco professionale, ma pure colpevole, visto che si prendono rischi ma coi soldi degli altri.