Un rischio "perpetuo"

La discesa, rapidissima, dei prezzi delle obbligazioni Sovrane in Eurozona, tra maggio e giugno, fino ad oggi ha avuto un impatto limitato sugli altri segmenti del mercato obbligazionario. Tra operatori e gestori, però, la tensione è quotidiana: se analoghi flussi di vendita investissero comparti meno liquidi dei Sovrani, l'impatto sarebbe di molte vole più ampio di quello, già pesante, che abbiamo visto sui Titoli di Stato. Un segmento di mercato particolarmente rischioso è quello dei "perpetuals", obbligazioni prive di scadenza sulle quali si sono buttati molti investitori, specie attraverso i fondi e le gestioni patrimoniali (e a volte, va detto, in modo inconsapevole), a causa di quella "caccia al rendimento" che fino a marzo aveva colpito il mercato come una isteria collettiva. Erano mesi, quelli, in cui si diceva di "comperare di tutto, senza badare alla qualità o ad altre caratteristiche" perché Draghi avrebbe garantito la stabilità dei prezzi, pompando moneta. Non è stato così. Ora molti investitori finali si rtrovano in portafoglio questi "perpetuals", senza neppure sapere bene di che cosa si tratta: proprio oggi il Financial Times ci racconta che, nel primo semestre, le emissioni "perpetual" da parte di Società private hanno toccato un volume record: "Perpetual corporate bond issuance in 2015 has hit $38bn, the highest on record for this period of the year, according to Dealogic, whose data dates from 1995. The bonds have accounted for 3.4 per cent of total corporate debt issuance, also a record. In the whole of 2014, global issuance of corporate perpetuals reached $61bn." Va chiarito che molti tra gli investitori non saprebbero neppure calcolare il rendimento a scadenza di queste emissioni, e neppure ne conoscono le principali caratteristiche tecniche: e qui ci riferiamo ai gestori di GPM e di Fondi, e non agli investitori finali che si rivolgono allo sportello della loro Banca. Non ci credete? Chiedete a loro: fatevi spiegare il perché queste emissioni sono di natura "ibrida", e che rischi comporta questa natura ibrida per voi investitori. Chiedete se è corretto includerle tra le "obbligazioni", e poi giudicate se la risposta è convincente. Noi vi invitiamo a riflettere sul fatto che le Agenzie di rating considerano, per il calcolo del livello di indebitamento, queste emissioni solo al 50% (essendo il restante 50% considerato come equity). Il nostro suggerimento, per l'investitore finale, è di andare subito a verificare se ci sono "perpetuals" nel portafoglio (gestito oppure amministrato), e chiedersi se uno strumento di questo tipo, sostanzialmente illiquido e molto rischioso, sia proprio ciò che desiderano avere in portafoglio. Scrive ancora il FT:  "... perpetual bonds blur the boundary between debt and equity. Many are considered “hybrid” bonds, with characteristics of permanent equity. Clauses in perpetual bonds allow companies to repay at specified dates — so they might be “perpetual” only in a worse-case scenario. Global corporate bond markets have been battered in the past two months by the volatility in government debt, especially in Europe, but bankers said the perpetual trend would not be blown off course. As instruments they have come down in cost quite dramatically, and they provide capital without having to raise equity (... ) Because they are cheaper than raising equity, they have become part of the equation for corporations and financial institutions.” Questa parte dell'articolo ci spiega perché ne vengono emesse una così grande quantità. Non ci spiega perché dovremmo tenerle noi in portafoglio: e soprattutto, ci ricorda che è bene pensare anche a quel worst-case scenario.