UBS, JP Morgan e Barclays. E Deutsche Bank e BNP Paribas e Credit Suisse. E tutte le altre (parte 2)

Lo scorso 20 maggio, pubblicammo un Post dedicato alle pesantissime sanzioni imposte alle banche globali dai regolatori di tutto il mondo. Quesl post ci servì per mettere in evidenza il fatto che tutti questi nomi, sicuramente altisonanti, vengono presentati dalle Reti di Private Banking come garanzia di "massima sicurezza e stabilità", un fatto che contrasta decisamente con la montagna di indagini, di condanne e di sanzioni provocate dalle attività illecite ed illegali con le quali questi Istituti hanno alimentato i loro (tanto decantanati) risultati di bilancio. Dal 20 di maggio ad oggi sono accadute moltissime cose, prima fra tutti la cacciata del potente Anshu Jain dal vertice di Deutsche Bank, che abbiamo commentato con la dovuta attenzione in un Post di due giorni fa. Nell'ultima settimana, poi il Financial Times ha evidenziato che l'ammontare complessivo delle sanzioni già irrorate alle banche globali ha superato i 300 miliardi di dollari: e pensate che la Grecia sta discutendo, da mesi, su un salavatggio da 30 miliardi. Tiriamo le somme: queste Istituzioni, prima e dopo la Grande Crisi 2007-2009 sono impegnate in attività illegali, che spiegano una parte non marginale dei loro profitti, nonostante un'azione delle Banche Centrali che è in gran parte finalizzata a favorirle, ed a preservare il loro grado di dominio sui mercati. Il nostro Post dello scorso 20 maggio si concludeva con una previsione, ovvero che (come sempre per problematiche di grande interesse collettivo) sarebbe stato purtroppo necessario attendere l'arrivo di una spinta dagli Stati Uniti, il solo Paese che ha dimostrato di sapere fare valere gli interessi collettivi anche nei confronti dei grandi cartelli organizzati. Bene: sta accadendo in queste settimane. Vi suggeriamo di fare attenzione a ciò che succede nella campagna presidenziale negli Stati Uniti, ed in particolare alla linea che si sta definendo nel campo Democratico, dove Hillary Clinton viene incalzata quotidianamente da altri esponenti del partito, con Elizabeth Warren in prima linea. E' pressoché certo che Clinton metterà nel mirino proprio i grandi gruppi bancari, chiedendone la fine per disaggregazione dei business: e questo sarà uno sconvolgimento che investirà tutti noi, anche in Eurozona, perché JP Morgan e Goldman Sachs non saranno più quelle che sono oggi, e lo stesso succederà poi con le altre banche globali, anche non USA, come ad esempio UBS o BNP Paribas. Può sembrare fantafinanza, ma le stesse banche globali sono consapevoli che si è messo in moto uno sconvolgimento del settore: basterà leggere ciò che Goldman Sachs ha scritto a proposito dei buybacks delle grandi Corporations USA due giorni fa, per capire che l'attenzione delle stesse banche globali ai cambiamenti delle regole è massima. Citiamo una frase del lavoro di Goldman Sachs, che fa capire quanto è elevata l'attenzione al dibattito delle Presidenziali: Stock buybacks are likely to grow strongly again this year and the trend has begun to draw political attention. We don't expect any buyback-related rules to change in the near term, particularly in light of Republican majorities in Congress, but the subject looks likely to gain prominence, particularly ahead of the 2016 election. However, even if changes were made to discourage buybacks, it is not clear whether business investment or hiring would increase, as proponents of a change suggest. Recce'd è favorevole ad una profonda riforma del settore, ed in particolare alla rottura di questo cartello finanziario, che almeno nei fatti, se non in modo pubblico, è supportato dalla Banche Centrali: la politica "non convenzionale", questo ormai è evidente, è servita a consolidare lo status quo nel settore bancario, e non al rilancio delle economie.  Ma il nostro timore è che questa fase porti poi ad un aumento della regolamentazione, quando invece per fare l'interesse dell'investitore finale servirebbero più concorrenza e meno barriere al'ingresso a protezione degli oligopolisti del cartello globale. Seguiremo per conto di tutti i nostri lettori, ed in particolare di quegli investitori che si affidano (in modo diretto oppure indiretto) ai nomi citati nel nostro titolo, l'evoluzione di questo movimento che sconvolgerà il panorama internazionale: nel frattempo, godetevi il divertente grafico qui sotto, che ha un titolo ironico "Will I go to jail if I get caught rigging the market?".