I Fondi Comuni e la stabilità dei mercati finanziari
Proprio oggi il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato uno studio che riprende un nostro "vecchio" tema: la crescita abnorme, e per certi versi "forzata" sulla massa dei risparmiatori, dei fondi comuni di investimento, nella loro versione più tradizionale che tutti conosciamo (i fondi comuni long-only, di tutte le nature: obbligazionaria, monetaria, azionaria) ha raggiunto quel limite oltre al quale si pongo seri rischi per la liquidità e quindi per la stabilità dei mercati finanziari. Il grafico sotto, dello IMF, spiega in modo molto efficace questo problema: le 500 case di fondi di maggior dimensioni, oggi, hanno in portafoglio il 25% della capitalizzazione totale dei mercati, e questo portafoglio nel suo insieme ha dimensioni superiori al GDP globale. Sono dati che supportano la validità di quanto noi di Recce'd affermiamo da anni: oggi non si può investire senza tenere conto di come è cambiato il mercato negli ultimi 20 anni, delle sue strutture che creano rischi fuori controllo. Al risparmiatore oggi occorrono strategie nuove, del tutto estranee alla tradizionale impostazione media/varianza/asset-allocation e che possano fare a meno dei prodotti finanziari tradizionali, e prima di tutto dei fondi comuni o fondi long only. Il Cliente investitore oggi ha assoluta necessità di servizi "a km zero", basati sui prodotti primari, trasparenti, poco costosi e della massima liquidità, se vuole proteggere il capitale e non incappare nella trappola di anni ed anni di rendimenti a zero o anche sotto zero.