Il portafoglio bilanciato e il "decennio perduto"

Negli Stati Uniti, la performance degli indici di Borsa (superiore al 10% nei primi quattro mesi del 2013) aumenta la pressione sui fondi bilanciati: si può prendere ad esempio questo recentissimo articolo di Learnbonds.

In realtà però le critiche al classico portafoglio "bilanciato" nascono molto prima, e sono molto più articolate, tanto che alcuni definiscono il portafoglio bilanciato "obsoleto".

L'industria del risparmio gestito ha risposto, negli ultimi anni, con prodotti il cui appeal  commerciale sta soprattutto nell'etichetta  perché la sostanza cambia solo in misura marginale: ne ha scritto di recente il New York Times.

​Il nostro parere è che la tradizionale asset allocation azioni/obbligazioni, seppure arricchita prima col profilo "diversificazione internazionale" e poi col profilo "multimanager", ha nella sostanza fallito i suoi scopi: il principale dei quali era garantire un rendimento stabile, con meno rischio per chi investe.

​Al contrario, quindici anni di storia dell'industria del risparmio testimoniano che si tratta di una soluzione che accolla per intero all'investitore finale i rischi delle asset classes ​senza produrre un rendimento significativo (da qui la definizione di "decennio perduto"). Abbiamo già toccato con mano, nel 2003 e poi nel 2009, quanto è grande il rischio dell'equity, e forse a breve saremo costretti a misurare quanto è grande il rischio dei bonds come già nel 1994.

Il portafoglio bilanciato è uno strumento adeguato a fasi storiche in cui ha senso parlare di "rendimenti medi decennali": e certo la fase che stiamo attraversando non ha questa caratteristica.​