Ribilanciare il portafoglio: che cosa significa?
Reti commerciali e consulenti (e anche i più raffinati financial advisors) hanno in comune la pratica periodica del "ribilanciamento del portafoglio", un concetto di cui è chiara la valenza commerciale (fare "muovere" il Cliente) mentre è meno chiara l'efficacia in termini di risultato della gestione di portafoglio.
La necessità di ribilanciare periodicamente viene spiegata, anche sulla stampa specializzata (ad esempio sul Wall Street Journal) dalla necessità di avere un "portafoglio strategico" e poi delle "correzioni tattiche".
Ma è davvero necessario? Questo modo di procedere nel tempo ha prodotto risultati sempre meno soddisfacenti per chi investe ed è quindi legittimo chiedersi su che cosa si basa.
Per portafoglio strategico si intende un portafoglio sulla base di medie pluriennali di rischio e rendimento, secondo tradizione. In genere si utilizzano le "classi di attività", ma questo approccio può essere impiegato anche ad una sola classe di attività: di recente, ne ha scritto ancora il Wall Street Journal.
La lettura di questi ed altri contributi ci porta a concludere che la tradizione di cui sopra è funzionale prima di tutto alla collocazione di prodotti del risparmio gestito. Non viene indicata (né qui né altrove) una motivazione forte, un fondamento teorico oppure empirico per giustificare la pratica dei "ribilanciamenti".
Ci sembra che, nell'interesse dell'investitore, sia preferibile non affidarsi a tecniche che possono apparire di "facile comprensione" ma che, al tempo stesso, sono di dubbia utilità.