Detox. Pessimisti contro ottimisti. Oppure? Realisti.

 


Leggiamo insieme il testo della prima immagine di oggi. Più in basso, lo abbiamo anche tradotto in italiano.

Leggiamo che cosa sta scritto nell’immagine qui sopra (che commenta la seduta di mercoledì scorso sulla Borsa di New York):

Oggi è uno di quei giorni:

Quasi tutte le classi di attività sono in ribasso oggi e tutti i tentativi di rally intraday vengono venduti.

Si tratta semplicemente di una diffusa presa di profitto.

A nostro avviso, nulla è cambiato fondamentalmente.

Detto questo, i mercati rialzisti più sani subiscono cali periodici.

Infatti, l'S&P 500 registra in media almeno 3 cali del -5% o più ALL'ANNO, nonostante un guadagno annuo medio del +10%.

La realtà è che il CAPEx dei Magnifici 7 da SOLO è ora destinato a superare i 500 miliardi di dollari ALL'ANNO.

I tagli dei tassi sono arrivati, la deregolamentazione è arrivata, la crescita degli utili è del 10%+ anno su anno e la Rivoluzione dell'IA sta accelerando.

Ignorate il rumore.


L’immagine ed il testo ci ha colpito, ed abbiamo ritenuto opportuno riproporla nel Blog, perché è una efficace descrizione, in pochissime parole, dell’argomento degli “ottimisti”: di quelli (e sono tanti, ancora oggi 8 novembre 2025) che NON vedono una bolla e che vedono le Borse in perenne rialzo.

Ognuno di noi investitori (e non soltanto i gestori di portafoglio professionali come Recce’d) è chiamato a confrontarsi con questi argomenti: è esattamente questa la musica con la quale hanno danzato gli indici di Borsa nei mesi di luglio, agosto, settembre ed ottobre.

Questa è la musica: ma le parole?

Non convincono tutti queste parole. C’è chi dubita. C’è chi analizza in modo diverso la situazione di oggi. Insomma, c’è chi la vede diversamente.

Ne scriviamo oggi, perché nelle ultime settimane è diventato più frequente leggere opinioni e commenti diversi, da quello dell’immagine precedente.

Alla “moda” di esaltare l’euforia in Borsa come segno di successo, prevalente nei mesi estivi, è subentrato un “clima autunnale”, un clima dove si sostituisce la “moda” dell’euforia con la “moda” di mettere le mani avanti.

In settimana alla pagina TWIT - TWOO abbiamo messo in evidenza il ricorrente tema delle “valutazioni”. E’ un utile esempio di ciò che stiamo illustrando: oggi, le “valutazioni” sono altrettanto estreme di tre mesi fa, di sei mesi fa, di dodici mesi fa. Erano assurde allora, restano insensate oggi.


Perché oggi queste “valutazioni” vanno in prima pagina?

Un mese fa, tutti ci spiegavano che “ormai non contano più nulla”.

Per quale ragione si sono svegliati tutti adesso?

Che cosa è cambiato, nella realtà?

Si sente, forte, un odore di truffa.

Perché nella realtà, rispetto ai mesi estivi, è cambiato pochissimo: i fatti ed i numeri sono i medesimi.

Ma, come sempre accade, i social ed i media, anziché INFORMARE il lettore tentano di MANIPOLARE il lettore inventando una “storia”, una “narrativa” slegata dalla realtà, ma che possa risultare “plausibile” alla massa, che poi vuole semplicemente dire “vendibile”. fare soldi, costruendo una “narrativa” che è fondata sul NULLA ma che può fare … muovere i portafogli della massa.

Luglio, agosto e settembre 2025: era tutto “fantastico”. Ottobre e novembre 2025 diventa per molti: “non è più tutto è fantastico, fate molta attenzione!”.

Come sempre noi di Recce’d facciamo, anche in questo caso in Recce’d ci domandiamo: ma la realtà, qual’è? E’ cambiato qualche cosa, nella realtà? Un fatto, un dato, un’evidenza, un qualcosa di reale e visibile da tutti? Oppure si tratta solo delle ultime fantasie distorte di giovani venditori un po’ esaltati ed un po’ allucinati dagli eccitanti artificiali che lavorano nei grattacieli di Morgan Stanley, Goldman Sachs e JP Morgan e tutte le altre banche internazionali di investimento? I grossisti determinati a gonfiare all’infinito “la bolla di tutto”?

E’ realtà contro “narrativa”, per tutti noi investitori. In Recce’d, noi guardiamo unicamente alla realtà. Che cosa dice, la realtà, oggi?

Ora leggiamo in che modo le grandi banche internazionali stanno tentando di “ricostruire la loro narrativa”, il loro slogan di vendita che adesso è diventato “vendete perché qualche cosa non è più ottimo, eccellente, stratosferico, fantastico, eccezionale”.

Addirittura, nel novembre 2025 c’è chi si è spinto a ritirare fuori dallo scatolone delle cose vecchie l’espressione “reality check”.

Leggiamo insieme un resoconto.


I mercati globali potrebbero dover fare i conti con la realtà (reality check) dopo l'inarrestabile rally di quest'anno, poiché Goldman Sachs e Morgan Stanley martedì hanno avvertito gli investitori di prepararsi a un calo nei prossimi due anni.

Le azioni di tutto il mondo sono salite vertiginosamente, raggiungendo massimi storici quest'anno, trainate dai guadagni legati all'intelligenza artificiale e dalle aspettative di tagli dei tassi. Nell'ultimo mese, i principali indici statunitensi hanno raggiunto nuovi massimi, il Nikkei 225 giapponese e il Kospi sudcoreano hanno toccato nuovi massimi, mentre lo Shanghai Composite cinese ha raggiunto il livello più alto in un decennio, grazie all'allentamento delle tensioni tra Stati Uniti e Cina e al deprezzamento del dollaro.

"È probabile che nei prossimi 12-24 mesi si verificherà un calo del 10-20% nei mercati azionari", ha dichiarato David Solomon, CEO di Goldman Sachs, al Global Financial Leaders' Investment Summit di Hong Kong. "Le cose vanno, poi si ritirano, così le persone possono rivalutare la situazione".

Tuttavia, Solomon ha osservato che tali inversioni di tendenza sono una caratteristica normale dei mercati rialzisti a lungo termine, sottolineando che il consiglio costante della banca d'investimento ai clienti rimane quello di mantenere gli investimenti e rivedere l'allocazione del portafoglio, non di cercare di anticipare i mercati.

"Un calo del 10-15% si verifica spesso, anche durante cicli di mercato positivi", ha affermato. "Non è qualcosa che cambia i fondamentali, le convinzioni strutturali su come si desidera allocare il capitale".

Il CEO di Morgan Stanley, Ted Pick, intervenendo allo stesso panel, ha affermato che gli investitori dovrebbero accogliere con favore i ribassi periodici, definendoli sviluppi sani piuttosto che segnali di crisi.

"Dovremmo anche accogliere con favore la possibilità che si verifichino ribassi, ribassi del 10-15% che non siano causati da una sorta di effetto macroeconomico", ha affermato.

Le opinioni di Solomon e Pick giungono sulla scia dei recenti avvertimenti del FMI su una possibile brusca correzione, mentre il presidente della Federal Reserve Jerome Powell e il governatore della Banca d'Inghilterra Andrew Bailey hanno anch'essi messo in guardia dalle valutazioni azionarie gonfiate.

Punti di forza in Asia

Goldman Sachs e Morgan Stanley hanno indicato l'Asia come un punto di forza nei prossimi anni, sulla scia dei recenti sviluppi, tra cui l'accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina. Goldman prevede che gli allocatori di capitali globali continueranno a essere interessati alla Cina, aggiungendo che rimane una delle "più grandi e importanti economie" al mondo.

Morgan Stanley rimane ottimista su Hong Kong, Cina, Giappone e India, grazie ai loro percorsi di crescita unici. Le riforme della corporate governance in Giappone e lo sviluppo infrastrutturale in India sono stati individuati come temi di investimento pluriennali.

"È difficile non essere entusiasti di Hong Kong, Cina, Giappone e India: tre narrazioni molto diverse, ma tutte parte di una storia asiatica globale", ha affermato Ted. Ha evidenziato in particolare i settori dell'intelligenza artificiale, dei veicoli elettrici e delle biotecnologie in Cina.


Quindi Goldman Sachs e JP Morgan oggi cercano di “anticipare la prossima mossa dei mercati”, suggerendo alla propria Clientela di agire CONTRO ciò che loro stessi, in Goldman Sachs ed in JP Morgan ed in tutte le altre banche di investimento, avevano contribuito attivamente a gonfiare, ovvero “la bolla”, con toni ed annunci trionfalistici ben oltre il limite dello stupido, come era spiegato dal nostro Post precedente a questo.

E da questo fatto, noi di Recce’d individuiamo una grande opportunità di investimento, che indichiamo a chi ci legge.

Sia chiaro: a noi oggi NON ci interessano (per nulla) quei “punti di forza in Asia” citati nel brano precedente.

E’ vero che oggi esistono opportunità, in Asia, oggi, ma esistono opportunità di guadagno VERE, autentiche, opportunità di investire sul VALORE reale delle cose, in ogni parte del Mondo, anche negli Stati Uniti, anche in Europa. Il segnale è che che oggi molti scrivono dei “rischi di bolla”.

Noi in Recce’d sappiamo individuare queste opportunità (che NON c’entrano con “la bolla”) ed i Clienti di Recce’d si appropriano di questi benefici attraverso i nostri portafogli modello.

In questo Post però ci dedichiamo ad altro: ci dedichiamo alle “parti in commedia”, ovvero agli ottimisti ed ai pessimisti che ogni giorno si confrontano attraverso i social, i media, ed i cui argomenti poi si riflettono nelle tattiche commerciali delle Aziende di promozione finanziaria che a voi piazzano le polizze, i Fondi Comuni, le GPM e i prodotti finanziari privi di un prezzo (come finanziamenti diretti, credito privato, venture capital e private equity).

Rendiamo un servizio al lettore di Recce’d mettendo un po’ di ordine, e restituendo un po’ di senso a questo dibattuto disordinato e spesso sguaiato tra persone poco preparate che cercano unicamente di “vendere” al lettore una narrativa plausibile, anche se è priva di fondamento e di collegamenti soldi con la realtà circostante.

Come potete leggere nel contributo che segue qui sotto (che ci riporta alla immagine vista in apertura del Post) tutti voi oggi siete finiti nella Fase 5, e non lo sapete ancora.


La psichiatra svizzera Elisabeth Kübler-Ross ha ipotizzato che esistano cinque fasi del lutto, ma nessuno ha più la capacità di attenzione necessaria. Siamo invece passati dalla fase uno, la negazione – "non esiste una bolla di intelligenza artificiale", alla fase cinque, l'accettazione – "l'intelligenza artificiale è una bolla e le bolle sono fantastiche".

L'ipotesi "le bolle sono fantastiche" è stata avanzata sia in libri divulgativi che accademici, ma è stato difficile ignorarla quando Jeff Bezos, uno degli uomini più ricchi del mondo, ha cercato di distinguere tra bolle finanziarie (negative) e bolle industriali (meno negative, forse positive). Bezos, dopotutto, ha creato una delle più grandi aziende del XXI secolo, Amazon, nel mezzo di una bolla che ha trasformato aziende contemporanee come Webvan e Pets.com in una barzelletta.

C'è una solida teoria alla base dell'idea che le manie di investimento siano positive per la società nel suo complesso: senza una mania, non si fa nulla per paura che le idee migliori vengano copiate.

Gli imprenditori e gli inventori che si assumono dei rischi si troveranno presto ad affrontare la concorrenza di altri imprenditori e inventori, e la maggior parte dei benefici non andrà a nessuno di questi imprenditori, ma ai loro clienti.

(Questa dinamica ha il delizioso nome di "fallacia dell'alchimista". Se qualcuno scopre come trasformare il piombo in oro, molto presto tutti sapranno come trasformare il piombo in oro, e quanto varrà allora l'oro?)

L'economista e premio Nobel William Nordhaus tentò una volta di stimare quale quota del valore delle nuove idee andasse alle aziende che le possedevano e quanta a tutti gli altri (per lo più consumatori). Concluse che la risposta – negli Stati Uniti, tra il 1948 e il 2001 – era il 3,7% alle aziende innovative e il 96,3% a tutti gli altri. In altre parole, i benefici di ricaduta erano 26 volte superiori ai profitti privati.

Se i benefici dell'IA sono distribuiti in modo simile, ci sono ampie possibilità che gli investimenti in IA siano socialmente vantaggiosi, pur essendo scommesse catastrofiche per gli investitori.

Il parallelo storico che viene menzionato più e più volte è la bolla ferroviaria. La guida del bluffatore alla bolla ferroviaria è la seguente: gli investitori britannici si entusiasmarono per le ferrovie negli anni '40 dell'Ottocento, i prezzi delle azioni salirono a livelli assurdi, alcuni investitori persero la camicia, ma alla fine, indovinate un po'? Avevamo le ferrovie! O come scrisse lo storico vittoriano John Francis: "Non sono i promotori, ma gli oppositori delle ferrovie, i pazzi".

Messa così, non sembra poi così male. Ma dovremmo metterla così? Mi sono messo in contatto con alcuni storici delle bolle: William Quinn e John D. Turner, autori di Boom and Bust: A Global History of Financial Bubbles, e Andrew Odlyzko, un matematico che ha anche lui studiato approfonditamente la mania delle ferrovie. Erano meno ottimisti.

"Finanziare le ferrovie attraverso una bolla, piuttosto che attraverso una pianificazione centralizzata (come è avvenuto in gran parte d'Europa), ha lasciato la Gran Bretagna con una rete ferroviaria progettata in modo molto inefficiente", afferma Quinn. "Questo ha causato problemi fino ad oggi."

Ha senso. Esistono diverse possibili definizioni di bolla, ma le due più semplici sono o che il prezzo delle attività finanziarie si slega dai valori fondamentali, o che gli investimenti vengono effettuati sulla base della psicologia di massa – da persone che hanno paura di perdersi qualcosa o che sperano di scaricare le proprie scommesse su un più sciocco. In entrambi i casi, perché mai qualcuno dovrebbe aspettarsi che gli investimenti effettuati in un simile contesto siano anche solo lontanamente socialmente desiderabili?

O come ha affermato l'Edinburgh Review, "Non esiste, in effetti, una linea praticabile tra due luoghi considerevoli, per quanto remoti, che non sia stata occupata da un'azienda. Spesso due, tre o quattro linee rivali sono state avviate simultaneamente."

E l'Edinburgh Review non scriveva negli anni '40 dell'Ottocento, ma descriveva la bolla ferroviaria degli anni '30 dell'Ottocento, i cui giorni di gloria videro i promotori spingere per treni a vela e persino locomotive a razzo che viaggiavano a diverse centinaia di miglia orarie.

La bolla più grande e famigerata degli anni '40 dell'Ottocento doveva ancora arrivare, così come quella degli anni '60 dell'Ottocento ("un disastro per gli investitori", afferma Odlyzko, aggiungendo che è discutibile se i guadagni sociali abbiano superato le perdite private negli anni '60 dell'Ottocento). La lezione più ovvia delle mania ferroviarie non è che le bolle siano... Bene, ma quella speranza è eterna e gli investitori avidi non imparano mai.

Un'altra lezione della mania ferroviaria è che quando sono in gioco ingenti somme di denaro, il confine tra commercio e politica si confonde presto, così come il confine tra clamore e frode vera e propria.

Il "re delle ferrovie" George Hudson ne è un esempio lampante. Nato in una modesta famiglia di agricoltori dello Yorkshire nel 1800, ereditò una fortuna da un prozio in circostanze sospette, poi costruì un impero di holding ferroviarie, tra cui quattro delle più grandi della Gran Bretagna. Fu sindaco di York per molti anni, oltre che deputato a Westminster. Affari e politica indissolubilmente intrecciati? Inconcepibile!

Un altro storico delle bolle speculative, William J. Bernstein, commenta Hudson dicendo che "l'equivalente moderno più vicino sarebbe il presidente di Goldman Sachs che presta servizio contemporaneamente al Senato degli Stati Uniti". È una bella analogia ipotetica. Forse ne vengono in mente di meno ipotetiche.

Hudson, purtroppo, non è un uomo da emulare. Mantenne le sue finanze in condizioni rispettabili effettuando pagamenti in stile Ponzi, finanziando i dividendi per gli azionisti esistenti con capitale appena raccolto, e frodò i suoi colleghi azionisti facendo sì che le società da lui controllate acquistassero le sue azioni personali a prezzi superiori a quelli di mercato. Alla fine, fu protetto dalla rovina solo dalla regola secondo cui i parlamentari in carica non potevano essere arrestati per debiti non pagati durante le sessioni della Camera dei Comuni. Alla fine fuggì in esilio in Francia.

Le ossessioni ferroviarie non sono del tutto scoraggianti. William Quinn è confortato dall'osservazione che quando le banche si tengono lontane dalla bolla, il suo scoppio ha effetti limitati. Questo era vero negli anni '40 dell'Ottocento e forse lo sarà anche oggi.

E Odlyzko mi rassicura che la mania degli anni Trenta dell'Ottocento "fu un successo, alla fine, per quegli investitori che perseverarono", anche se non si può dire lo stesso per gli anni Quaranta e Sessanta dell'Ottocento. Ma Odlyzko non è impressionato dalle analogie tra ferrovie e intelligenza artificiale.

La gente almeno capiva come funzionavano le ferrovie, dice, e cosa avrebbero dovuto fare. Ma l'intelligenza artificiale generativa? "Stiamo perdendo il contatto con la realtà", sostiene.

Stiamo perdendo il contato con la realtà? Per essere precisi, questo contatto è stato perso da molto tempo, dai mercati finanziari, e principalmente per una causa che tutti conoscono, ovvero l’attuazione di politiche fiscali e monetarie spregiudicate, irresponsabili e dannose.

Però Il nostro obbiettivo, che perseguiamo ogni giorno con i nostri Clienti, ma che è anche l’obbiettivo di ogni nostro intervento in pubblico, attraverso il nostro sito, Non è quello di criticare la politica: bensì è quello di migliorare i risultati della gestione del portafoglio titoli. Dei nostri Clienti, ovviamente, ma pure degli amici che ci seguono attraverso il sito.

Il nostro suggerimento, molto pratico, a tutti gli investitori, è quello che già avete letto nel Blog: non fatevi confondere le idee, perché questo che vedete non è il 1929, non è il 2000, non è il 2008. Non è “la bolla”. Contrariamente a ciò che in tantissimi scrivono oggi, soltanto perché come già detto “è di gran moda”.

Dieci anni fa, Andrew Ross Sorkin, giornalista, conduttore televisivo e co-creatore del programma Billions, iniziò a studiare ossessivamente il crollo del mercato azionario del 1929. Ora ha finalmente pubblicato un libro su quell'evento, con un tempismo perfetto. Infatti, con i titoli tecnologici in forte rialzo questa settimana, si sta intensificando il dibattito se si sia appena assistito a una bolla legata all'hype sull'intelligenza artificiale, ora destinata a scoppiare.

Invocare la storia è attualmente di gran moda, che l'anno scelto sia il 1929, il 2000 o il 2008. "Sono stato fortunato", mi ha detto Sorkin durante un dibattito questa settimana, ridacchiando.

Quali lezioni possono quindi imparare gli investitori? La più significativa è che le manie non riguardano mai "solo" le oscillazioni del mercato azionario, per quanto appariscenti: riguardano anche l'eccessiva leva finanziaria, l'ampia liquidità e la follia degli investitori.

Un modo per inquadrare gli eventi attuali è pensare a quelle tre L. Per dirla senza mezzi termini: la mania dell'intelligenza artificiale è un sintomo, non solo una causa, di altri squilibri in un mondo di denaro facile.

Si consideri la liquidità. In un certo senso, potrebbe sembrare che gli investitori non abbiano motivo di preoccuparsi dell'eccesso di liquidità, dato che la scorsa settimana la Federal Reserve ha deciso di interrompere la riduzione del proprio bilancio a causa dei timori di scarsa liquidità in alcune aree del mercato monetario in cui le banche interagiscono con la Fed.

Più specificamente, il cosiddetto tasso di riacquisto è recentemente aumentato, rispetto ad altri indici di riferimento della Fed, il che segnala potenziali tensioni in questo angolo oscuro della finanza.

Questo è inquietante. Tuttavia, sembra riflettere due fattori: tecnicismi relativi all'uso del quantitative tightening da parte della Fed; e enormi distorsioni nei flussi di finanziamento derivanti dall'impatto della chiusura delle attività del governo statunitense sulle operazioni del Tesoro.

E se si guarda al sistema finanziario in un'ottica di più lungo termine, la liquidità sembra abbondante, se non eccessiva, in molte altre aree, a causa dell'ultimo decennio di quantitative easing, del basso livello dei tassi di interesse reali statunitensi, degli stimoli fiscali e della creazione di credito privato. In effetti, l'indice delle condizioni finanziarie di Goldman Sachs si è notevolmente allentato quest'anno – e probabilmente si allenterà ulteriormente, data la posizione della Fed.

Matt King, fondatore di Satori Insights, afferma: "Con la fine del QT e l'allentamento dei tassi – anche se le condizioni finanziarie su alcuni parametri sono al loro punto più basso dopo lo straordinario stimolo di fine 2020 – la Fed sembra destinata ad aumentare quella che molti già considerano "schiuma" in diversi mercati finanziari". Questo è degno di nota, dato che tale schiuma di solito innesca follie, cullando gli investitori nell'autocompiacimento, finché tale liquidità non evapora improvvisamente in una crisi.

Oppure riflettete sulla seconda L, la leva finanziaria. In alcuni settori della finanza, questo non è attualmente troppo allarmante. L'indebitamento delle famiglie statunitensi, ad esempio, è inferiore ora rispetto al 2007, e l'indebitamento complessivo delle imprese non finanziarie è stabile. Ma la leva finanziaria nelle iniziative legate all'intelligenza artificiale sta aumentando e il debito pubblico occidentale sta esplodendo. La leva finanziaria nel settore finanziario è aumentata, principalmente nel settore del private equity e del credito, e il livello di margin trading sul mercato azionario è aumentato vertiginosamente. "La leva finanziaria nel settore finanziario sta alimentando i fondi repo e gli hedge fund", sostiene King, il quale ritiene che tutta questa liquidità abbia spinto al rialzo i prezzi degli asset, soprattutto perché i fondi passivi stanno ora amplificando notevolmente lo slancio del mercato.

Poi c'è la terza L: follie sparse, in mezzo alla schiuma. Si consideri, ad esempio, come il prezzo delle azioni di Palantir sia stato recentemente scambiato a quasi 230 volte gli utili futuri; o il fatto che 10 startup di intelligenza artificiale in perdita ora valgano quasi 1.000 miliardi di dollari; o la rivelazione che prima del fallimento di First Brands, oltre 2 miliardi di dollari del suo debito di 12 miliardi di dollari sono svaniti senza che i creditori se ne accorgessero. Oppure si noti il ​​ritorno del "rating shopping" – i finanziatori cercano rating creditizi ingannevolmente lusinghieri per le operazioni – che crea "un rischio sistemico incombente", secondo Colm Kelleher, presidente di UBS.

Ciò significa che dovremmo aspettarci una replica del 1929? Non necessariamente, secondo Sorkin. Sebbene si aspetti una correzione dei mercati finanziari, non ritiene che questa debba essere seguita da una depressione in stile anni '30, poiché le banche centrali hanno imparato la lezione dalla storia e inietteranno nuovamente liquidità per prevenire una crisi, come hanno fatto dopo il 2008 e nel 2020.

Sono d'accordo. Ma questo crea anche rischi politici e finanziari. Prendiamo l'influente blogger di destra Curtis Yarvin. Per lui e i suoi simili, i salvataggi delle banche centrali non fanno altro che accelerare la "diluizione monetaria", ovvero trasformare la finanza basata sul dollaro in una bolla ancora più grande, destinata a scoppiare. Ecco perché Yarvin e soci hanno creato le criptovalute e amano l'oro.

Questa argomentazione continuerà a infuriare. Ma nel frattempo, gli investitori Bisognerebbe prestare attenzione a due cose. In primo luogo, la mania tecnologica potrebbe avere ancora molto da fare, date le ipotesi degli investitori riguardo al "put" della Fed, ai solidi utili aziendali non legati all'intelligenza artificiale e al fatto che, nonostante le valutazioni folli, l'intelligenza artificiale è una tecnologia reale.

In secondo luogo, nel lungo periodo le bolle finiscono sempre per sgonfiarsi, spesso quando meno lo si aspetta. Nei mercati azionari pubblici questo può essere un "pop" improvviso; nella finanza privata (che conta ora), è più spesso un lungo e lento "sibilo". In ogni caso, continuate a monitorare leva finanziaria e liquidità, e ricordate che alcune follie spesso diventano chiare solo col senno di poi, proprio come nel 1929.

gillian.tett@ft.com


Recce’d, come ben sapete, si tiene da sempre lontanissima dalle “mode”. Recce’d combatte contro le “mode” nel mondo degli investimenti: perché la “moda” con l’investimento ha nulla a che vedere. Ed è proprio andando contro la “moda” che si fanno gli affari migliori. Da sempre è così.

Le “mode” vanno e vengono, poi ritornano: c’è chi si è fatto una fortuna, cavalcando le “mode”, ma c’è pure chi è finito malissimo, e sono di gran lunga la maggioranza.

La gestione di Recce’d invece garantisce ottimi risultati andando contro le “mode”: anche quando la “moda” diventa “parlare della bolla”.

Lo abbiamo già detto, e lo ripetiamo anche in questo Post: quella del 2020-2025 non è “una bolla”, bensì è la “Nuova Era”.

Un fatto storico unico e senza precedenti, che all’investitore impone di:

  • modificare le informazioni che utilizza per le sue scelte, ed i criteri di selezione dei media e dei social

  • modificare il metodo di valutazione degli asset finanziari ed i modelli di valutazione

  • modificare il metodo di costruzione della asset allocation e la gestione del portafoglio

  • modificare la futura strategia del portafoglio

  • cambiare i riferimenti, gli interlocutori, le vecchie pratiche ed abitudini,

  • ed abbandonare i “consulenti che sono pagati con le retrocessioni sui prodotti finanziari che piazzano nel vostro portafoglio” e che a voi, assolutamente, NON servono a nulla.

Ed in molti lo hanno già fatto.

E voi, amici lettori?

Non rimanete indietro. Non fate gli ultimi della fila.


La Nuova Era, della quale noi di Recce’d vi scriviamo dal 2022, come detto impone una serie di urgenti cambiamenti: noi, con i nostri Clienti, ne parliamo ogni mattina, traducendo le indicazioni che abbiamo elencato qui sopra in fatti. Non c’è tempo ne spazio per fare tutto questo all’interno di un Post.

Vogliamo però, come sempre facciamo, fornire al nostro lettore qualche cosa di concreto anche oggi. E lo facciamo con l’ultimo contributo di questo Post: contributo che vi spiega, in modo chiaro, la ragione per la quale poco più in alto avete visto una serie di immagini che segnalano le “valutazioni” come problema per le Borse. Noi vi abbiamo già scritto, e ripetiamo adesso grazie a questo contributo, che NON saranno le valutazioni 8peraltro assurde) ad innescare la prossima, caotica e probabilmente distruttiva) fase dei mercati finanziari.

Potete leggere, proprio in chiusura di questo contributo, la regola aurea che guida la gestione dei portafogli in Recce’d.

La regola, la sola, che garantisce i risultati.

Che poi è la regola della realtà, amici di Recce’d: molto semplice.


Cosa scoppia per primo in una bolla? Non il prezzo, ma l'impianto idraulico. Quando i mercati si calmano e le valutazioni fluttuano al di sopra dei fondamentali, il difetto fatale è solitamente nascosto nei termini di finanziamento, nella capacità di uscita e nella fiducia che il domani sarà come oggi. Le bolle si sgonfiano sempre; la sorpresa è dove e come si rompe la cucitura.

Le tre L – leva finanziaria, liquidità e lunatici – decidono la velocità e la forma della discesa.

I finali negativi della storia fanno rima perché i meccanismi non cambiano. La leva finanziaria trasforma un livido in una frattura. La liquidità svanisce quando è più richiesta. La follia non è un fenomeno collaterale dei meme azionari; è un'abitudine professionale, codificata in modelli e mandati.

La leva finanziaria come acceleratore, non come causa

La leva finanziaria non crea una bolla, la trasforma in un'arma. Un calo dei prezzi in un mercato azionario è un segnale; un calo dei prezzi con leva finanziaria è una richiesta di margine. Gli ex dirigenti delle banche centrali lo hanno ammesso: sono le bolle con leva finanziaria che metastatizzano in crisi. I bilanci, non le narrazioni, governano la sopravvivenza. Quando un capitale proprio ridotto supporta obbligazioni consistenti, un movimento di una deviazione standard diventa un evento esistenziale. I cicli del debito societario illustrano questo punto. Nelle fasi avanzate del ciclo, la qualità dei covenant si indebolisce, il debito prolifera al di fuori delle banche e gli investitori sottoscrivono ipotesi rosee sulle finestre di rifinanziamento. La leva finanziaria razionalizza il pagamento eccessivo concentrando i rendimenti futuri nell'oggi. Inoltre, comprime il tempo durante il ribasso. Quando il valore delle garanzie vacilla, gli istituti di credito accorciano le scadenze e ampliano gli haircut. La matematica non chiede il permesso.

La liquidità è una promessa da tempo favorevole

La liquidità è un lusso senza costi in periodi di calma e un miraggio proibitivo in termini di costi quando la massa si volge. I rapporti ufficiali hanno messo in guardia per anni sulle sacche di illiquidità, anche se la stabilità dei titoli sembrava buona. Il paradosso è semplice: più profondo appare il mercato, più grandi sono i partecipanti che cercano di varcarlo. Poi la porta si restringe. L'abbiamo visto ripetutamente: il crollo del 1987 con l'assicurazione di portafoglio, il singhiozzo dei repo del 2019 che ha rivelato i vincoli di bilancio, la convulsione del mercato dei titoli del Tesoro del 2020 che ha costretto le banche centrali ad agire, la spirale dei titoli di Stato britannici del 2022, quando le coperture con leva finanziaria hanno incontrato richieste di margine. In ogni caso, gli asset erano "liquidi" finché non lo sono più stati. La profondità del mercato non è una proprietà; è uno stato d'animo. Le quotazioni sono promesse che le controparti sono libere di revocare quando le regole su scorte e capitale incidono. In una crisi, i gap di prezzo sostituiscono la determinazione dei prezzi.

La follia è istituzionalizzata

È comodo inquadrare la follia come avidità al dettaglio. La forma più perniciosa risiede nei processi di rischio. Si considerino strategie che raccolgono piccoli premi con code catastrofiche: opzioni short, carry con leva finanziaria, parità di rischio senza guardrail, miglioramento del rendimento venduto come reddito gratuito. I modelli Value-at-Risk danno il via libera a posizioni più consistenti durante i periodi di calma, che per costruzione sono quelli in cui la volatilità realizzata è bassa e il rischio forward sembra moderato, finché non lo è più. Il de-risking basato su regole può essere implementato contemporaneamente su tutti i fondi. I backtest sono trattati come leggi della fisica. Ipotesi di mercati continui e liquidità immediata si insinuano nei term sheet. La follia non è l'esuberanza; è la fiducia che il sistema sarà lì quando tutti cercheranno di usarlo contemporaneamente.

La teoria dei giochi delle uscite affollate

Lo stress è un problema di coordinamento. Se rimanere fermi è razionale a condizione che altri rimangano, ma correre verso l'uscita è razionale se altri scappano, la strategia dominante diventa quella di correre in anticipo. È così che i portafogli ordini si assottigliano da entrambe le parti. La proliferazione di strumenti che mappano i livelli di liquidazione e bloccano i cluster è un'arma a doppio taglio. I trader monitorano dove potrebbero innescarsi le vendite forzate, il che concentra gli ordini attorno a tali soglie. La mappa influenza il terreno. Quando il prezzo si avvicina al cluster, le scorte vengono ridotte, gli spread si ampliano e inizia l'inevitabile cascata. Questa riflessività non è speculazione; è microstruttura. Quando l'acquirente marginale è un risk officer, il mercato si libera dove deve, non dove i modelli indicano che dovrebbe. Camere di compensazione per derivati ​​e concentrazione del rischio

La compensazione centrale riduce l'esposizione bilaterale alle controparti, ma concentra il rischio operativo e di liquidità. Le camere di compensazione sono progettate con livelli di protezione e cascate di capitale, ma devono affrontare un semplice stress: i margini di variazione aumentano quando la volatilità aumenta. I membri devono depositare liquidità rapidamente. Un'insolvenza può imporre la mutualizzazione tra gli altri, tirando le proprie linee di liquidità. Il sistema è costruito per essere robusto, ma non è infinito. Abbiamo assistito a un'insolvenza europea sui derivati ​​di potenza che ha innescato richieste di capitale di emergenza. Abbiamo visto come le coperture sui tassi di interesse, essenziali sulla carta, siano diventate cinghie di trasmissione per le richieste di margine di liquidità nel Regno Unito. La lezione è non temere le camere di compensazione; è rispettare la loro centralità. In un evento estremo, diventano la sala macchine del mercato. Se scricchiolano, tutto ciò che sta sopra coperta ne risente.

Liquidità di mercato, debito societario e il buffer mancante

Alla fine di lunghe espansioni, gli spread creditizi sono stretti, i prezzi delle attività sono elevati e il mercato crea la capacità di acquisizione poco limitata dalla regolamentazione e dai limiti di rischio. I rapporti ufficiali sulla stabilità hanno già segnalato queste condizioni in passato. Immobili commerciali e terreni agricoli hanno registrato valutazioni elevate in tali finestre temporali. Nel frattempo, i bilanci dei dealer non sono stati adeguati ai flussi passivi e alle sovrapposizioni di derivati. Il cuscinetto mancante è il tempo: la capacità di aspettare. I fondi con liquidità giornaliera o settimanale che detengono asset negoziati su appuntamento effettuano la trasformazione delle scadenze. In condizioni di stress, i gate e lo swing pricing tentano di rallentare l'emorragia, ma queste sono ammissioni del fatto che la liquidità è stata assunta, non posseduta. Se le vostre passività sono più veloci delle vostre attività, state prendendo in prestito il futuro. Il conto arriva.

L'antifragilità batte la brillantezza

La gestione del rischio non è intelligenza; è umiltà insita nella struttura. L'atteggiamento antifragile è fuori moda nei mercati rialzisti: maggiori saldi di cassa, esposizioni senza leva finanziaria, duration e liquidità matching e un dimensionamento delle posizioni che sopravvive a molteplici shock sigma senza vendite forzate. L'opzionalità è costosa finché non lo è più. La diversificazione viene derisa finché non è l'unica cosa che funziona. Il portafoglio al limite che sovraperforma di pochi punti base in acque calme è lo stesso portafoglio che diventa un venditore forzato quando la volatilità si normalizza. I decisori politici possono stabilizzare i finanziamenti, ma non possono imporre acquirenti al prezzo di ieri. La resilienza risiede nel surplus di garanzie e nella capacità di dire di no.

Psicologia degli investitori e il prezzo della vendita forzata

Il principale punto cieco è la dipendenza dal percorso. Gli investitori sottoscrivono risultati finali e ignorano come devono procedere per raggiungerli. Un modello che proietta rendimenti accettabili a lungo termine a una data volatilità ignora i rischi di carriera e di finanziamento del percorso. Il bias di recenza etichetta i mercati calmi come a basso rischio; il bias di retrospettiva spiega ogni crollo passato come ovvio. Nel frattempo, la caccia al rendimento vende un'assicurazione di coda per pochi centesimi per raccogliere pochi centesimi. Il vero costo della liquidità è invisibile finché non c'è una coda allo sportello. Nelle bolle, la folla ottimizza per l'efficienza. Nella deflazione, la sopravvivenza è inefficiente per definizione: troppa liquidità, troppo poca leva finanziaria, liquidità a secco che sembra inattiva finché non diventa l'unica cosa che acquista opzionalità. Ciò che in realtà pone fine alla festa

La valutazione non pone fine ai cicli. Gli shock finanziari sì. Un'asta fallita. Un aggiornamento del programma di garanzie. Un cambiamento nella metodologia di margine. Un grande operatore costretto a liquidare il mercato. Il motivo per cui le bolle si sgonfiano sempre è aritmetico: i flussi di cassa sono importanti e la leva finanziaria non può superare la matematica per sempre. Il motivo per cui si sgonfiano quando meno te lo aspetti è comportamentale: il sistema addestra i partecipanti ad ancorarsi al regime recente.

Se vuoi un vantaggio duraturo, smetti di prevedere l'esplosione della bolla. Invece mappa le tue tre L (liquidità, leva e lunatici). Dove si nasconde la leva finanziaria, come si comporta la liquidità in condizioni di stress e quali ipotesi sembrano folli?

La regola silenziosa del mercato è semplice.

Non vieni remunerato dai mercati per avere ragione. Vieni remunerato per rimanere solvente abbastanza a lungo da far sì che la ragione conti.

Valter Buffo