Cambiano i temi di mercato (4): ma i tassi di interesse salgono oppure scendono?

 

Se ne sentono di tutti i colori, da qualche settimana a questa parte: il CAOS è l’unica certezza, mentre sui mercati lo sbandamento è evidente negli alti e bassi dei prezzi, ma anche (soprattutto) negli alti e bassi di chi dovrebbe essere capace (e NON è capace) di interpretare i movimenti dei mercati e dare indicazioni per il futuro.

Che lo stato delle cose sia questo, lo si vede in Borsa, lo si è visto negli scatti improvvisi dei tassi di cambio, ma lo si vede soprattutto nel mondo delle obbligazioni.

Partiamo, anche in questo caso, dagli Stati Uniti: il grafico qui sotto ci racconta che cosa è successo di recente ai tassi di interesse.

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Ma il passato … è passato: è già compreso, ed è già stato scontato, nei prezzi che vedete oggi.

A noi investitori ovviamente interessa solo di sapere dove andranno DOMANI i prezzi sui mercati.

E allora la domanda principale diventa: che cosa faranno, in futuro, i tassi ufficiali di interesse?

Fino a giovedì 4 gennaio, la situazione era quella che vedete sotto nel grafico.

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Anche un autorevolissimo operatore di mercato, come Goldman Sachs, aveva corretto (con la massima fretta ed un affanno evidente) le proprie previsioni sulle mosse future della Fed proprio la settimana scorsa.

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Goldman spiegava queste sue affannose mosse con le (altrettanto affannose) revisioni delle stime per la crescita del PIL USA.

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Come conseguenza, la curva dei rendimenti negli USA si avvicinava sempre di puù allo zero, ed abbondavano i paragoni con un CRASH automobilistico (immagine che segue).

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E sul mercato delle obbligazioni si registravano stranezze così grandi da risultare assurde (tipo 2017, per intendersi), come un Titolo di Stato a 5 anni che a scadenza rende MENO del tasso ufficiale di sconto (che come tutti sapete è overnight, ovvero a 24 ore).

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Poi è arrivato venerdì 5 il dato NFP per gli occupati, e la situazione si è (almeno in parte) ribaltata. Oggi, è troppo presto per ricavare indicazioni definitive, ma proprio le reazioni isteriche dell’ultima settimana ci garantiscono che la volatilità, sui mercati delle obbligazioni (negli Stati Uniti, ma pure nel Resto del Mondo) è appena cominciata.

Tra le implicazioni più forti, ovviamente, ci sono le oscillazioni dei tassi di cambio (nel grafico che chiude il Post): su questi, noi di Recce’d operiamo con frequenza ed oggi le nostre posizioni sono decisamente favorevoli, alla luce dei fatti di mercato più recenti.

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Mercati oggiValter Buffo