(24/11 13:35) Quando Recce'd vi è particolarmente utile (10)

Ad inizio settimana, abbiamo dedicato ben nove tweet ad un articolo del Corriere della Sera, a nostro giudizio utilissimo per mettere in evidenza l’atteggiamento dei financial advisors in questa parte finale del 2022. Insomma vi illustrano come funziona “la macchina della vendita”.

In sintesi, quando si presentano a casa del Cliente per il “ribilanciamento di fine anno” i private bankers ed i wealth managers ripetono (con piccolissimi aggiustamenti) quello che leggete sul Corriere della Sera.

Da dove prendono questo scenario? Viene prodotto dalle banche di investimento. Tutte le banche di investimento, americane ed europee, ripetono infatti la medesima storia, e descrivono il medesimo scenario. Da UBS a Morgan Stanley, da JP Morgan a BNP Paribas, ed anche le Case di Fondi come Blackrock oppure Schroeder. Tutti con la medesima storia da vendere al Cliente finale.

I financial avisors non osano scostarsi, neppure di poco, da quello scenario (“e poi, chi li sente???”) e quindi ripetono, e ripetono, e ripetono.

Ad esempio, sul futuro dei Mercati Emergenti e della Cina vi stanno tutti dicendo le stesse cose: le stesse che leggete qui sotto, nel testo del Corriere della Sera di lunedì scorso.

Che poi sono, nella sostanza, le stesse cose che a voi dicevano dodici mesi fa: ovvero, che “non c’è nessuna ragione particolare per preoccuparsi, saliranno perché sono scesi già nel 2022”. Tutto sotto controllo, insomma: non può ripetersi.

Azioni emergenti, la Cina si sta rialzando e può fare da traino

I Paesi emergenti sono usciti malconci dalla crisi dei mercati, con una perdita superiore al 22%. Ma ora, secondo gli esperti, sono ben posizionati per rialzare la testa. Soprattutto in uno scenario di prosecuzione del rally di Borsa. Molti autorevoli commentatori intravedono una svolta nella politica zero Covid orchestrata dalle autorità di Pechino, che in questi due anni ha strozzato la seconda economia mondiale, impedendole di riprendere slancio. A sua volta, l’indebolimento del biglietto verde, che dopo la cavalcata dei primi 10 mesi dell’anno, ha iniziato a invertire la rotta, è una buona notizia per gli attivi dei Paesi in via di sviluppo, sia sul fronte azionario che nel perimetro del reddito fisso. Infine, i segnali distensivi giunti dal G20 di Bali, tra Stati Uniti e Cina, contribuiscono a rasserenare gli investitori, già impensieriti dall’incerta evoluzione della crisi in Ucraina. Vale la pena ricordare che le aziende cinesi valgono da sole circa il 30% del paniere dei mercati in via di sviluppo. «Noi abbiamo ampiamente ricostituito le nostre posizioni sulla Cina — osserva Marco Piersimoni, senior investment manager di Pictet am —. Gli asset del Dragone, del resto, sia sul fronte azionario che nel reddito fisso, potrebbero fare bene anche di fronte a una prosecuzione della stretta monetaria della Federal Reserve, oltre quanto attualmente scontato dai mercati, perché sono meno vulnerabili alla dinamica dei tassi americani».

Valter Buffo