(24/11 13:15) Quando Recce'd vi è particolarmente utile (12)
Ad inizio settimana, abbiamo dedicato ben nove tweet ad un articolo del Corriere della Sera, a nostro giudizio utilissimo per mettere in evidenza l’atteggiamento dei financial advisors in questa parte finale del 2022.
In sintesi, quando si presentano a casa del Cliente per il “ribilanciamento di fine anno” i private bankers ed i wealth managers ripetono (con piccolissimi aggiustamenti) quello che leggete sul Corriere della Sera.
Da dove prendono questo scenario? Viene prodotto dalle banche di investimento. Tutte le banche di investimento, americane ed europee, ripetono infatti la medesima storia, e descrivono il medesimo scenario.
I financial avisors non osano scostarsi, neppure di poco, da quello scenario (“e poi, chi li sente???”) e quindi ripetono, e ripetono, e ripetono.
Ad esempio, sulla parte obbligazionaria del portafoglio vi stanno tutti dicendo le stesse cose: le stesse che leggete qui sotto, nel testo del Corriere della Sera.
Che poi sono, nella sostanza, le stesse cose che a voi dicevano dodici mesi fa: ovvero, che “non c’è nessuna ragione particolare per preoccuparsi, va tutto abbastanza bene e sui mercati finanziari c’è grande tranquillità e non c’è motivo di preoccupazione”. Tutto sotto controllo, insomma.
Monetario in dollari: più Treasury a due anni se siete scettici
È difficile da digerire una perdita di 12 punti percentuali come quella subìta nel 2022 dai titoli governativi globali (-15% quelli europei), ritenuti una classe di attivo difensiva per antonomasia, in grado di proteggere il portafoglio durante le fasi negative di Borsa. Ma da qui in avanti, la componente governativa e di buona qualità «può performare bene», dice Flavio Carpenzano, direttore investimenti a reddito fisso di Capital Group: «Se arriva l’atteso pivot della Fed, un cambio di strategia nella politica monetaria, in senso meno restrittivo (ndr), i titoli di Stato ne beneficeranno. Ma anche se i tassi dovessero continuare a salire, oggi il flusso di reddito offrirebbe una discreta protezione». I titoli del Tesoro americano a due anni rendono il 4,5%. E se le cose si dovessero mettere male sul piano macro, ad esempio in caso di uno scivolamento dell’economia globale in recessione, allora «non solo vedremmo scendere rapidamente la parte breve della curva, ma il biglietto verde potrebbe a quel punto tornare a rafforzarsi, interrompendo la correzione osservata nelle ultime settimane», annota Emilio Franco, ad di Mediobanca sgr. Morale: questa volta, le obbligazioni a breve termine in dollari potrebbero arginare gli effetti di una nuova caduta delle Borse nei portafogli. Secondo Carpenzano, a favore del biglietto verde, giocherebbe anche la diversa intensità della stretta monetaria sulle due sponde dell’Atlantico. «La Bce dovrà essere più cauta per non compromettere la stabilità finanziaria del Vecchio Continente. La Fed avrà più margine di manovra».