Cosa farà la Fed domani 26 gennaio 2022? (parte 1)
 

Ritorniamo a parlare di Federal Reserve dopo mesi: ci eravamo imposto una “moratoria”, ovvero avevamo smesso di scrivere di Federal Reserve (anche ai nostri stessi Clienti) visto che nulla si poteva aggiungere a quello che già avevamo detto mesi fa, e precisamente fino dall’agosto del 2020.

Avevamo chiaro che la situazione ormai procedeva lungo un percorso segnato, lungo binari che non avrebbero potuto condurre ad altra destinazione che quella dove tutti ci ritroviamo oggi.

E ci sembrava giusto, ed appropriato, Non imporre perdite di tempo ai nostri lettori.

La decisione di interrompere la “moratoria” da che cosa deriva? Deriva dalla notevole tensione che si è manifestata sui mercati in questo inizio di 2022, ed insieme dalla enorme massa di aspettative e commenti che si è accumulata nelle ultime settimane.

A fronte di questa enorme massa di commenti, a noi è sembrato corretto chiarire quale è il nostro punto di vista, in tre Post pubblicati oggi 25 gennaio 2021.

Nel primo Post, che state leggendo, noi chiariamo che quella che state osservando è proprio la “crisi di fiducia” della quale Recce’d ha scritto in numerosi Post precedenti.

Ci facciamo aiutare qui dalle parole di un’esperta in psicologia e relazioni di coppia (immagine sopra) che spiega cosa succede dopo che una delle due parti della coppia ha scoperto il tradimento dell’altra parte. Si può ritornare a dare la propria fiducia?

2) Le prove d’amore non costruiscono la fiducia

Per generare un nuovo senso di fiducia non abbiamo bisogno tanto di prove d’amore ma di saper mantenere l’attenzione e il ricordo della ferita, con un atteggiamento di cura. In genere pensiamo che il compito della riparazione spetti al traditore che, attraverso le sue prove d’amore, debba appunto dimostrare di meritarsi nuova fiducia. Il punto è che le prove non sono mai abbastanza perchè, come vedremo, chi è stato tradito non si fida neanche più di se stesso, della sua capacità di saper valutare bene la realtà.

Riparare la ferita è un compito di entrambi i partner che possono scegliere di collaborare, facendo ciascuno cose diverse. È importante ad esempio, mantenere l’attenzione e il ricordo dell’esperienza da parte di entrambi. Che significa? vuol dire darsi la possibilità di poterne parlare ogniqualvolta si fanno i conti con i rigurgiti dell’esperienza, per accoglierla ed elaborarla, non certo per attaccarsi reciprocamente.

Per la persona tradita, rendere dicibile tutto quello che sta vivendo per comprendere e digerire quest’evento significa scongiurare il pericolo che tutto cada nel dimenticatoio e venga svalutata la sofferenza.

Per il partner che ha trasgredito, nonostante la tentazione sarebbe quella di andare sulla difensiva e archiviare il discorso perché già affrontato, vuol dire imparare ad accettare ed accogliere che se ne possa parlare fino a quando il ripetuto accogliere delle emozioni (e non degli attacchi) da parte del partner possa attivare nuove esperienza rassicuranti. 

Oggi sul Web circolano, a migliaia se non a milioni, testi ed immagini che si riferiscono al tema “inflazione transitoria”: ne avevamo già utilizzati alcuni proprio qui nel Blog, e ne riportiamo un altro qui sotto.

Non stiamo scherzando: stiamo invece scrivendovi di una cosa molto seria. Per almeno due decenni, le Banche Centrali sono state il principale riferimento dei mercati finanziari, e più di recente dell’opinione pubblica.

Le Banche Centrali per oltre due decenni hanno spiegato al Mondo come si esce dalla crisi, come si fa crescere l’economia, come si stabilizzano i mercati, e come si tiene sotto controllo l’inflazione.

Oggi, dobbiamo domandarci se il Mondo è ancora disponibile a seguire le Banche Centrali.

E poi dobbiamo chiederci anche se i mercati finanziari sono pronti ad affrontare un nuovo contesto nel quale è venuto a mancare il loro principale (unico) ancoraggio.

By Joe Carson, former chief economist at AllianceBernstein

The Fed has a huge problem. Main Street does not believe the Fed's or Wall Street's view of inflation. People and businesses act as if elevated inflation will be around for a while, whereas the Fed and Wall Street expect inflation pressures to subside soon. The implication is that real interest rates look much lower on Main Street than on Wall Street. And that means there is more of an inflation punch in the current and projected monetary policy than is widely recognized. As a result, a modest and gradual official rate hikes policy will not be sufficient to reverse the inflation cycle.

The disjuncture between Main Street's and the Fed's and Wall Street's view of inflation has never been wider. On Wall Street, 10-year bond yields of 1.77%, as of January 21, show investors are not demanding any long-term inflation premium. Also, the terminal fed funds of 1.75% priced into the market suggest that the Fed does not need to lift official rates by a significant scale to quell inflation pressures.

But when you ask people, small and big companies, manufacturers, and non-manufacturers, a different picture of current and future inflation emerges. According to a survey conducted by the Conference Board last November, 55% of the CEOs said that pressures from inflation would last until mid-2023 or beyond.

People express a similar concern. The December survey of Consumer Inflation Expectations by the New York Federal Reserve shows consumers expect price increases of 4% over the next three years, the highest rate since the survey started in 2013, and twice what the Fed predicts over that period.

So from a Main Street perspective, people and businesses are saying that inflation is here to stay and is not a short-lived or transient issue as the Fed and Wall Street think. That means the Fed has already lost considerable ground to achieve a situation where higher reported inflation does not feed directly into the decisions of people and businesses.

It is not always easy to discern how inflation expectations form and change, but history tells us realized inflation is a significant factor shaping future expectations. Reported and actual inflation (i.e., reported plus housing prices) has skyrocketed over the past year, and there is much more in the pipeline.

The main implication of the marked difference between Main Street and the Fed's and Wall Street's inflation expectations is that real interest rates look a lot lower for the economy than for finance. Policymakers are overlooking or ignoring the difference in real interest rates between Main Street and Wall Street, but that can prove to be costly in the long run.

Having the bond market aligned with the Fed outlook helps policymakers achieve their objectives most of the time. But in the current environment, as long as bond market yields stay well below the inflation rate, financial conditions for Main Street remain too easy to dampen inflation pressures in a significant way. That puts added pressure on Fed to act more aggressively.

The Fed has two policy options; hike official rates more than expected and soon, or combine a modest and gradual hike in official rates with significant shrinkage of the balance sheet. The former risks inverting the yield curve at some point, while the latter would trigger a sharp rise in long bond yields—both spell trouble for risk assets.

At the December meeting of the Federal Open Market Committee (FOMC), policymakers forecasted that the federal funds rate would increase roughly 100 basis points to 1% in 2022 and not hit 2% until the end of 2024. That forecast is outdated, given the sharp increase in inflation expectations of Main Street. At the January 25-26 FOMC meeting, policymakers need to communicate a more hawkish view on official rates and balance sheet reduction to avoid more wrenching adjustments in the future.

Mercati oggiValter Buffo
Cosa farà la Fed domani 26 gennaio 2022? (parte 2)
 

Ritorniamo a parlare di Federal Reserve dopo mesi: ci eravamo imposto una “moratoria”, ovvero avevamo smesso di scrivere di Federal Reserve (anche ai nostri stessi Clienti) visto che nulla si poteva aggiungere a quello che già avevamo detto mesi fa, e precisamente fino dall’agosto del 2020.

Avevamo chiaro che la situazione ormai procedeva lungo un percorso segnato, lungo binari che non avrebbero potuto condurre ad altra destinazione che quella dove tutti ci ritroviamo oggi.

E ci sembrava giusto, ed appropriato, Non imporre perdite di tempo ai nostri lettori.

La decisione di interrompere la “moratoria” da che cosa deriva? Deriva dalla notevole tensione che si è manifestata sui mercati in questo inizio di 2022, ed insieme dalla enorme massa di aspettative e commenti che si è accumulata nelle ultime settimane.

A fronte di questa enorme massa di commenti, a noi è sembrato corretto chiarire quale è il nostro punto di vista, in tre Post pubblicati oggi 25 gennaio 2021.

In questo secondo Post datato 25 gennaio 2021 mettiamo in evidenza ai nostri lettori le ragioni (sostanziali) per le quali questa situazione che la Federal Reserve sta affrontando ha nulla in comune con le situazioni precedenti.

Con l’aiuto dell’articolo del Wall Street Journal che potete leggere qui sotto, Recce’d vi illustra non soltanto le difficoltà, così particolari da risultare uniche, che la Banca Centrale USA si trova ad affrontare, ma pure le difficoltà che ne derivano per tutti noi investitori.

Noi giudichiamo la lettura di questo articolo di particolare importanza per una ragione molto precisa: in questo particolare momento (25 gennaio 2022) le speranze di una gran parte degli operatori (dalle banche globali di investimento alle Reti italiane che vendono i Fondi Comuni) si concentrano su un nuovo salvataggio, in forme nuove e diverse dal passato, da parte della Fed e delle Banche centrali in generale.

Questi soggetti, ovvero i “venditori di ottimismo”, sia affidano in tutto e per tutto alle Banche Centrali, alle quali affidano appunto la speranza di un altro “salvataggio”, in forme nuove.

Ad esempio, che la Federal Reserve decida di andare direttamente a comperare in Borsa, a comperare azioni insieme con altre obbligazioni.

La lettura di questo articolo vi sarà utile, perché vi aiuterà a capire che una eventuale nuova iniziativa di “salvataggio” delle Banche Centrali non è così scontata.

E, soprattutto, possono aiutarvi a comprendere il fatto che, in questo gennaio 2022, neppure una nuova, ennesima, “svolta ad U” delle Banche Centrali può garantire il successo di un eventuale “salvataggio”.

Provate ad immaginare questo scenario: domani sera alle 20,30 italiane Powell annuncia un passo indietro, annuncia di rinunciare ai già annunciati aumenti dei tassi ufficiali di interesse.

A vostro parere, le Borse interpreterebbero questo passo indietro come un segnale positivo? Come un segnale di fiducia? Oppure come un segnale di paura se non panico?

A vostro parere, poi, quale sarebbe la reazione dei mercati obbligazionari? Con i dati per l’inflazione che continueranno ad uscire ai livelli massimi degli ultimi 30 anni?

Fermatevi a riflettere su queste due domande: risulteranno determinanti per la performance dei vostri investimenti sui mercati finanziari nel 2022.

The Federal Reserve is entering an unfamiliar environment at the start of 2022. For the first time in decades, officials are preparing to raise interest rates when inflation is uncomfortably high rather than very low.

The last time the Fed lifted rates from near zero, at the end of 2015, inflation was running below its 2% target and the unemployment rate—a measure of labor slack—was declining gently.

When Fed officials meet this Tuesday and Wednesday, they will confront an unemployment rate that has dropped like a stone—to 3.9% in December from 5.9% in June. Consumer prices rose 5.7% in November from a year earlier, using the central bank’s preferred gauge.

The developments explain why Fed Chairman Jerome Powell pivoted over the past two months from focusing on boosting growth to slowing inflation, and why he and his colleagues are likely to signal this week they could begin raising rates in March.

Central-bank officials last month penciled in three quarter-percentage-point interest rate increases this year. That would lift their benchmark short-term rate to a range between 0.75% and 1% by the end of the year, from its current level near zero.

They based the projections for the increases on a forecast that sees inflation falling below 3% by December. Some have indicated, however, that if it looks like inflation is on track to stay above 3% by then, they would have to raise rates more aggressively. The goal would be to lift them back faster to a level aimed to slow down hiring and economic growth, which most officials estimate is somewhere above 2.5%.

A faster pace of rate rises later this year could call for increasing rates at consecutive policy meetings, which are scheduled roughly every six weeks—something the Fed hasn’t done since 2006.

If inflation is uncomfortably high later this year, “they may need to move at every meeting,” said Matthew Luzzetti, chief U.S. economist at Deutsche Bank. “We may need to shake ourselves of this notion that a quarterly hiking path is a sufficient policy response.”

In testimony on Capitol Hill this month, Mr. Powell said inflation is high because supply and demand are out of whack. The Fed can’t solve shipping or supply-chain bottlenecks, but higher interest rates can eventually cool demand by slowing hiring and income growth. Officials are hoping that inflation declines as the supply problems ease and demand shifts from goods, where prices rose sharply last year, toward services, where inflation has been less extreme.

Fed officials face two main questions: How much will inflation fall over the first half of the year? And what will they do if the answer is “not enough”?

“They would raise rates faster, significantly faster, if they came to believe inflation was staying high,” said William English, a former senior Fed economist who is now a professor at the Yale School of Management.

The pace of rate increases “is going to really depend on how the economy evolves,” Cleveland Fed President Loretta Mester said in a recent interview. “It is hard to prejudge what we’re going to do.”

Given the uncertainty, officials will also have to debate whether to offer any meaningful forward guidance, the words they use to describe their intentions for interest rates over the next few years.

Forward guidance has been an important part of the Fed’s monetary-policy arsenal for most of the past two decades, a period in which inflation and interest rates have generally been low.

The Federal Reserve says it will accelerate the wind-down of its bond-buying program, the biggest step the central bank has taken in reversing its pandemic-era stimulus. Here’s how tapering works, and why it sends markets on edge. Photo illustration: Adele Morgan/WSJ

The Fed first relied on such conditional promises—often cloaked in adjectives that became fraught with significance—in the early 2000s. Officials initially employed the tactic in 2003 when they wanted to signal plans to keep rates low and later to signal coming rate increases in a manner that wouldn’t bulldoze markets, as had occurred in 1994, when the Fed raised rates sharply.

Before commencing rate rises in 2004, the Fed said such increases were likely to proceed at a “measured” pace. They subsequently raised rates by a quarter-percentage point at 17 consecutive policy meetings. In 2015, the Fed prepared markets for an even milder path of rate rises by telegraphing such increases would be “only gradual.”

But the economic environment today—one with much greater uncertainty about how labor markets, wages, and inflation will unfold—may prevent the Fed from providing clues or assurances. At his congressional hearing, Mr. Powell said the Fed would need to be humble and nimble.

“It will be tempting perhaps to say something about ‘gradual,’ but I’m really not sure that they can,” Mr. English said. “It’s hard to have much confidence that they’re going to end up moving gradually.”

That may mean steering clear of the hand-holding to which investors have grown accustomed and bracing for more volatile markets if inflation doesn’t soon cool off.

Write to Nick Timiraos at nick.timiraos@wsj.com

Mercati oggiValter Buffo
Cosa farà la Fed domani 26 gennaio 2022? (parte 3)
 

Ritorniamo a parlare di Federal Reserve dopo mesi: ci eravamo imposto una “moratoria”, ovvero avevamo smesso di scrivere di Federal Reserve (anche ai nostri stessi Clienti) visto che nulla si poteva aggiungere a quello che già avevamo detto mesi fa, e precisamente fino dall’agosto del 2020.

Avevamo chiaro che la situazione ormai procedeva lungo un percorso segnato, lungo binari che non avrebbero potuto condurre ad altra destinazione che quella dove tutti ci ritroviamo oggi.

E ci sembrava giusto, ed appropriato, Non imporre perdite di tempo ai nostri lettori.

La decisione di interrompere la “moratoria” da che cosa deriva? Deriva dalla notevole tensione che si è manifestata sui mercati in questo inizio di 2022, ed insieme dalla enorme massa di aspettative e commenti che si è accumulata nelle ultime settimane.

A fronte di questa enorme massa di commenti, a noi è sembrato corretto chiarire quale è il nostro punto di vista, in tre Post pubblicati oggi 25 gennaio 2021.

In questo terzo Post, noi riprendiamo uno spunto che ci è stato fornito da Mohamed El Erian.

Nell’immagine che vedete qui sopra, El Erian sintetizza così la situazione attuale: “Il mercato non capisce dove la Fed sta andando”.

Si tratta di una spiegazione chiara e puntuale, per la volatilità che tutti avete visto sui mercati finanziari.

Il punto centrale della riunione Fed che inizia oggi e si chiuderà domani sera è pertanto quello di fornire ai mercati finanziari una linea che sia chiara, comprensibile e motivata.

Chiara come quella che fu fornita ai mercati nel 2020 (“dobbiamo fare di tutto ed agire come se non esistessero limiti”).

Una linea che poi è andata del tutto smarrita nel 2021.

Noi con l’articolo che segue vi facciamo leggere quello che proprio Mohamed El Erian pensa a questo proposito. Ovvero, quello che secondo questo autorevole commentatore la Fed dovrebbe fare oggi.

Ci permettiamo un sintetico commento: come sempre le opinioni di El Erian meritano tutta l’attenzione che in tutto il Mondo ricevono. Ma in questo specifico caso, noi giudichiamo le affermazioni di El Erian motivate e condivisibili, ma del tutto irrealistiche.

Il parere di Recce’d è che molto probabilmente El Erian ha ragione, nel senso che la Fed dovrebbe fare ciò che dice El Erian in questo articolo.

Ma non lo può fare, e quindi non lo farà, né domani né mai.

E a noi sembra che, tra le righe, sia questo il messaggio dello stesso El Erian.



The writer is president of Queens’ College, Cambridge, and an adviser to Allianz and Gramercy

Suggesting that the US Federal Reserve needs to stop lagging behind inflationary developments on the ground is the polite way of describing what the world’s most powerful central bank must do when its policy committee meets this week.

More bluntly, the Fed needs immediately to stop its asset-purchase programme, guide markets towards expecting three and possibly more interest rises this year and bring forward to March the announcement of plans to reduce its balance sheet. It also needs to explain how it has managed to get its inflation call so wrong and why it is so late in reacting properly. Without that, it will struggle to regain the policy narrative and restore its credibility.

Since the policy-setting Federal Open Market Committee last met on December 14-15, the US headline consumer price index breached 7 per cent. The core measure of rising prices has gone above 5 per cent with broadening drivers. Unemployment has fallen below 4 per cent while labour force participation has remained unchanged, stuck below pre-pandemic levels. Moreover, the Fed’s estimate for its preferred measure of inflation — the core personal consumption expenditure index — for 2021 is 4.4 per cent, more than double what it projected a year ago, and the 2022 forecast has been raised to 2.7 per cent. Further upward revisions in 2022 are surely on the cards.

All these data points speak directly to the Fed’s mandate. They suggest that monetary policy should no longer be accommodating. Yet it is still uber stimulative, and on track to remain so for a while. Rather than tapping on the brakes, the Fed still has its foot on the accelerator: real interest rates after taking into account inflation are extremely negative. While it is on course to stop its quantitative easing stimulus programme at the end of this quarter, it continues to inject funds into a marketplace sloshing with liquidity. No wonder financial conditions have remained historically loose despite a dramatic shift in analysts’ policy calls since Fed chair Jay Powell belatedly “retired” the “transitory” characterisation of inflation at the end of November.

Forward-looking inflationary pressures continue to be fuelled not just by producer price increases still to make it through the system but also by persistent labour shortages, more supply-side disruptions and a further 10 per cent leg up in oil prices in January. Having grossly mischaracterised inflation for most of 2021 and missed one policy window after another, the persistently late Fed policy reaction risks what Powell himself warned is a “severe threat” to livelihoods. Accordingly, at its meeting this week, it should send a clear message that it is serious in addressing inflationary pressures. This should be done via an immediate ending of QE, forward guidance on three interest rate rises and signalling that the balance of risks has tilted to tighter policies.

The Fed should schedule for March the announcement of its “quantitative tightening” plan. To make all this credible, officials must also come clean on why they so badly misread inflation for so long (as noted before, I believe this will go down in history as one of the central bank’s worst inflation calls), and explain how they are now better at incorporating a broader set of bottom-up indicators into its macro modelling and forecasts.

This is what I believe the Fed should do. I worry that it won’t, however. Marked by the experience three years ago when market volatility forced it into a U-turn (that is, reverting to more accommodative monetary policy even though the economy did not warrant it), the Fed may well favour a more gradual approach. Indeed, there is a window for such an approach to deliver an orderly adjustment in policy that avoids some combination of prolonged hot inflation, a slowdown in economic growth and unsettling financial volatility. But that window is very small and highly risky.

Judged in terms of risk scenarios, the threat to society is one of a persistently slow Fed being forced later this year into an even bigger bunching of contractionary monetary measures. The result would be otherwise avoidable harm to livelihoods, greater financial instability, a higher risk of domestic stagflation and a greater threat to global economic and financial wellbeing.

The Fed has an opportunity this week to catch up to realities on the ground and regain some of its lost credibility. To do so, it will need to be bold. Continuing on its current path risks another, significantly more disruptive policy error later this year.

Mercati oggiValter Buffo
... e adesso come ne usciamo? Parliamone in chat
 

Questo titolo che leggete sotto è stato pubblicato da CNBC il 19 gennaio scorso.

E’ un titolo notevole. Degno della vostra attenzione di lettori. Perché?

Perché la Borsa di New York aveva già perso il 10%, e proprio il 19 gennaio.

Lezione per l’investitore: quando la Borsa sale, si leggerà sempre che “può salire ancora”. Ma quando scende, si legge solo che “potrebbe scendere ancora”.

Voi, amici investitori, dovete fare esattamente l’OPPOSTO di quello che leggete sui media.

E voi direte: ok, ma quando?

Beh … ci sono professionisti competenti, che sono qui proprio per aiutarvi. Come, ad esempio, noi di Recce’d.

Abbiamo trattato di questo specifico argomento in un altro Post pubblicato proprio oggi: come dobbiamo interpretare la flessione degli indici delle Borse? Che cosa ha provocato questa flessione? E che cosa dobbiamo attenderci nel prossimo futuro?

  • Questo calo degli indici è semplicemente un momento di pausa, in una fase di crescita di medio e lungo termine dei prezzi di Borsa?

  • Oppure è un segnale più complesso?

  • Segnala qualche disagio, qualche squilibrio del quale noi investitori non siamo ancora consapevoli? Non ce lo hanno detto, ma qualche cosa sta saltando per aria?

  • Le Banche Centrali interverranno? E quando? Ci sarà un QE ancora più grande di quello avviato nel 2020?

  • Oppure, più semplicemente, tutti quelli che hanno venduto e stanno vendendo le azioni sono dei fessi, perché siamo ancora nel pieno di un boom economico e le prospettive sono a tutto oggi ottime così come erano solo pochi mesi fa?

E ci sono anche altre domande, che dovreste farvi oggi stesso: ad esempio, visto che (grafico qui sopra) oggi l’indice Nasdaq vale quanto valeva nel febbraio 2021, la scelta giusta da fare allora, e poi nel corso del 2021, era COMPERARE o piuttosto VENDERE questo indice?

Ma questo indice non era l’indice “per investire sul futuro”?

E poi c’è anche un altro argomento, sul quale fareste bene a chiarirvi le idee.

Recce’d ne ha parlato in un precedente Post di questo 2022: il cambiamento più importante, che potrebbe arrivare sui mercati finanziari, riguarda il modo di pensare agli investimenti.

Le statistiche ci dicono che sono rarissime, nella storia dei mercati finanziari, le occasioni nelle quale una apertura in forte rialzo delle Borse è stata seguita da una chiusura in forte ribasso.

E’ successo proprio questo lo scorso mercoledì 19 gennaio alla Borsa di New York. Ve lo ricordano l’immagine sopra e l’immagine qui sotto.

Che cosa è successo mercoledì? Il cambiamento del modo di pensare agli investimenti potrebbe essere già arrivato?

Di sicuro, noi sappiamo solo che il tema “buy-the-dip”, ovvero “compera-ogni-ribasso”, che ha dominato per l’intero 2021, fino ad oggi nel 2022 risulta … disperso, missing-in-action. E anche a Bloomberg TV improvvisamente compaiono (lo vedete nella immagine sotto) commentatori che prendono il rischio di affermare che NON compreranno su questo ribasso delle Borse.

Questo argomento ne chiama poi in causa un secondo, sempre della massima attualità.

Venerdì 21 gennaio 2021 i media specializzati sul mercato di Borsa hanno dedicato moltissimo spazio alle notizie sui risultati trimestrali di Netflix: c’è chi ha scritto (immagine sotto) che “Netflix ha ammesso che è arrivata l’ora di diventare adulti”.

Con riferimento al nostro Post sul cambiamento nel modo di pensare, in Recce’d ci chiediamo, e non da oggi, se non sia arrivata soprattutto per gli investitori l’ora di diventare adulti, di comportarsi come i grandi e non come gli adolescenti.

Ed a proposito di adolescenti, come tutti sapete nel 2020 e nel 2021 sono moltissime le persone giovani che hanno deciso di avvicinarsi ai mercati finanziari, soprattutto attraverso piattaforme come Robinhood ed E-Toro, ed affidandosi a quello che si legge sul Web: “compra questo, vendi quello”.

Non sempre queste persone giovani hanno agito in modo consapevole, e qui sotto vi riportiamo un esempio.

La giovane donna che si era data come nome sul Web “thatstockgirl” ha deciso venerdì 21 gennaio 2022 di prendersi una pausa, come leggete qui sotto.

Evidentemente, anche lei si è resa conto che quello che dicono certi slogan pubblicitari, ovvero che “per investire basta un click, ci vuole un attimo”, è una colossale stupidaggine.

Per noi investitori consapevoli la domanda a questo proposito è: molti altri faranno come questa ragazza?

Come noi di Recce’d abbiamo scritto, più volte, nel 2020 e poi nel 2021, affidarsi a ciò che si legge nelle chat del web, per fare le proprie scelte ed investire i propri soldi, è una grossa sciocchezza, che costa carissimo.

Noi di Recce’d, da molti anni abbiamo fatto notare ai lettori e soprattutto ai Clienti che è altrettanto dannoso affidare i propri soldi a chi si fida in modo cieco delle parole dei politici che stanno al Governo e che dirigono la Banca Centrale.

L’attuale Ministro del tesoro USA è stata, in precedenza, il Capo della Federal Reserve.

Questa sua duplice esperienza rende ridicola, oppure tragica, l’affermazione che leggete nell’immagine qui sopra: lYellen afferma che “mantenere il debito entro un livello sostenibile è di decisiva importanza”.

Proprio lei: lei che nei fatti ha finanziato la crescita del debito più ampia e più rapida nella storia intera delle economie.

Proprio lei, che solo sei mesi fa ci spiegava che “l’inflazione è transitoria”, ed oggi ci dice che “entro fine anno l’inflazione sarà tornata al 2%.

L’anno in questione era il 2021, adesso, dopo solo sei mesi, diventa il 2022. Che anno sarà, quello indicato da Yellen, tra altri sei mesi?

Tiriamo le somme: come si fa ad investire e guadagnare?.

Potete fidarvi di ciò che leggete sul Web, nelle chat, su Instagram, su Telegram oppure Whatsapp. E fare da soli.

Potete fidarvi delle Banche Centrale e dei Governi, che hanno “sempre il pieno controllo della situazione”. Come i wealth managers, i private bankers, i robo-advisors e tutti i promotori finanziari che vendono polizze assicurative e Fondi Comuni.

Oppure (terza alternativa) potete affidarvi a professionisti competenti e dotati di capacità critiche. Gente che abbia ancora il cervello acceso ed in funzione.

Persone come noi di Recce’d, che abbiamo rifiutato di prendere le retrocessioni dai Fondi Comuni ed abbiamo scelto di operare sempre e solo nell’interesse dei nostri Clienti.

Allo scopo di mettere a disposizione del pubblico che segue il nostro Blog un canale di comunicazione tempestivo e snello, abbiamo deciso di avviare in questo 2022 una chatline che abbiamo chiamato Helpline.

La troverete nella pagina MERCATI del nostro sito, a partire dalla prossima settimana.

Attraverso la nostra chat Helpline, forniremo ai lettori del sito risposte veloci e puntuali sui temi di attualità. Ovviamente non forniremo indicazioni operative: indicazioni che riserviamo ai nostri Clienti.

Helpline non fornirà risposte a chi ci chiede se comperare oppure se vendere. Fornirà invece utili informazioni ed utili elementi di analisi: ovvero, i semilavorati del processo che porta Recce’d alla costruzione ed alla gestione dei propri portafogli modello per i Clienti.

Utili in modo particolare nelle fasi in cui i mercati si muovono velocemente, spesso in modo imprevisto.

Il servizio Helpline è gratuito. Sarà disponibile per i nostri lettori, ma ovviamente anche per i Clienti, per alcune ore ogni giorno.

La tempistica delle risposte non è (non potrebbe comunque essere) rigida. Alcune domande riceveranno risposta entro pochi minuti, altre domande riceveranno risposta dopo alcune ore.

Forniremo maggiori dettagli nel corso dei prossimi giorni.

Attraverso la nostra nuova chat, così come attraverso questo Blog, ed anche attraverso nuovi canali di comunicazione che vi presenteremo nelle prossime settimane, vogliamo fare ogni possibile sforzo per rendere gli investitori, italiani e non solo, consapevoli di ciò che stanno facendo, e delle implicazioni delle scelte che hanno già fatto.

In questo modo Recce’d vuole contribuire ad una più che mai necessaria pulizia dei mercati dai fattori che ne distorcono l’andamento: fattori che spaziano dalle spinte alla vendita dell’industria dei promotori finanziari e delle banche di investimento, agli obbiettivi politici delle Banche Centrali e dei Governi, fino alle complesse dinamiche della psicologia delle masse.

Questo complesso di fattori ha modificato nel profondo i mercati finanziari, negli ultimi venti anni in modo particolare.

Quello che era un meccanismo utilissimo, che segnalava in anticipo difficoltà e squilibri dell’economia reale, è stato degradato e svilito, fino a diventare una macchina per la creazione del consenso, proprio come in altre occasioni nel secolo scorso furono attivate e messe all’opera altre “macchine del consenso”.

I mercati finanziari sono stati trasformati nella macchina dell’ottimismo: con la partecipazione attiva delle Reti dei promotori finanziari e, ovviamente, delle banche globali di investimento.

Da sempre, noi di Recce’d ci siamo opposti a questa trasformazione: ed abbiamo detto ai Clienti che il solo criterio vincente, nella gestione degli investimenti, è attenersi a quello che dice la realtà.

Anche oggi, i segnali che arrivano dalla realtà sono moltissimi e molto significativi. Ma nessuno, a voi, li mette in evidenza. Eppure, come vi racconta l’ultima immagine del nostro Post, non sono neppure così difficili da interpretare.

Mercati oggiValter Buffo
Nessuno è fesso? Oppure no?
 

Ci sono momenti, come quello che stiamo tutti attraversando, nei quali all’improvviso convinzioni che fino ad un attimo prima risultavano incrollabili, e condivise da tutti, all’improvviso vengono messe in discussione.

Come un generale, collettivo risveglio dal sonno.

In momenti come questi, c’è chi dubita della propria stessa capacità di comprendere quello che succede. E forse qualcuno si domanda: “non mi avranno mica fatto fesso?”.

La domanda non è necessariamente fuori luogo. Ed in modo particolare quando si parla di investimenti sui mercati finanziari.

Come abbiamo fatto nel passato, recente e meno recente, anche in questa occasione noi di Recce’d ci assumiamo l’onere, e la responsabilità, di illustrare ai nostri lettori come funziona il mercato dei servizi e dei prodotti per il risparmio. Prendendo in considerazione l’operato di uno dei nomi più noti, a livello planetario, dell’intermediazione finanziaria, e da almeno dieci anni a questa parte anche del risparmio gestito (Fondi Comuni di Investimento).

Questo nome è Goldman Sachs.

Pe illustrarne il modo di operare, in questo Post utilizzeremo esclusivamente documenti ufficiali, e pubblici, e disponibili sul Web, della medesima Goldman Sachs.

Saremo, ovviamente, felici nel caso in cui Goldman Sachs decidesse di effettuare una verifica retrospettiva del nostro modo di operare sui mercati finanziari.

Nel grafico qui vicino, vedete i target di Goldman Sachs per la Borsa di New York a fine 2020: per l’indice S&P 500 l’obbiettivo indicato per fine 2021 era di 3800 punti.

Come tutti voi sapete, il mercato poi è andato molto, molto, molto al di là di questo obbiettivo: ed ha chiuso il 2021 a 4800 punti.

Potremmo dunque affermare che “le previsioni di Goldman Sachs per il 2021 erano completamente sbagliate?”.

No, noi non giudichiamo opportuno arrivare ad una conclusione simile, per una serie di ragioni che, in modo molto sintetico, avete già letto proprio qui nel Blog.

La ragione per la quale prendiamo in esame questi dati è completamente diversa.

Nel secondo grafico che trovate qui vicino potete vedere le previsioni di Goldman Sachs per la Borsa nell’anno successivo, il 2022, che poi è l’anno appena iniziato. Previsioni fatte nel novembre 2021.

Come potete vedere, il nuovo target di Goldman Sachs per l’indice S&P 500 è adesso di 5100 punti al dicembre dell’anno in corso.

Questo è ciò che Goldman Sachs diceva al Mondo ed ai propri Clienti nel novembre 2021.

Ed è esattamente questo che a voi lettori è stato riferito dal vostro wealth manager, dal private banker, dal robo advisor, dal vostro promotore finanziario comunque si faccia chiamare. Su questa base a voi hanno venduto quote di Fondi Comuni e polizze assicurative vita e UCITS.

Proprio in questo modo, si è gettata per tutto il 2021 la benzina sul fuoco: proprio in questo modo si è arrivati a 4800 punti di S&P 500, mentre la stessa Goldman Sachs aveva previsto soltanto 3800 punti.

Proprio in questo modo, è stato battuto il record di chiusure “a livelli record” della Borsa di Wall Street nel 2021.

Ma soprattutto in questo modo è stato battuto un altro record: il record più importante di tutti quelli battuti nel 2021.

Il record al quale ci riferiamo qui è il record di raccolta di denaro, il denaro dei Clienti investitori, che è finito nei Fondi Comuni azionari.

Come leggete qui sopra, e come vedete poi nel grafico qui sotto, la somma complessiva di denaro del pubblico investito in Fondi Comuni azionari nel 2021 supera il totale combinato dei 19 anni precedenti.

E qui stiamo parlando, amici lettori, proprio dei vostri soldi. Qui Recce’d sta parlando di voi.

Ora: dovete pensare al fatto che, se guardiamo al solo indice Nasdaq della tecnologia USA, il 90% di chi ha investito nel 2021 sta in questo momento sott’acqua (sopporta una minusvalenza), dopo soli 23 giorni del nuovo anno.

Le minusvalenze fanno ovviamente parte del gioco: il punto difficile è sempre quello di ricordarsi PERCHE’ si è presa una certa posizione.

In questo caso, c’è il rischio concreto che un gigantesco, enorme, movimento di soldi sia andato ad inseguire guadagni che, molto semplicemente, non esistono. Ma questo lo sapevamo già, e noi di Recce’d lo avevamo già scritto.

Lo scopo che vogliamo raggiungere, pubblicando questo Post, è un altro.

A molti lettori, sicuramente, sono sfuggiti i risultati trimestrali di Goldman Sachs, pubblicati proprio martedì scorso.

Sicuramente, di questi risultati trimestrali a voi nessuno ha detto nulla: non il Sole 24 Ore, non il TG Economia, non CNBC. Non ve ne ha parlato il provate banker, e neppure il wealth manager, e neppure il robo-advisor, e meno che mai il promotore finanziario.

Con voi non ne parlano per una ragione molto precisa: non vogliono che voi sappiate quello che viene descritto dal grafico qui sotto.

Mentre voi amici lettori acquistavate quote di Fondi Comuni azionari, attraverso Fideuram, Fineco, Allianz, Generali, Azimut, Mediolanum e tutta quanta la compagnia di giro, Goldman Sachs … vendeva azioni.

Nei suoi risultati trimestrali, riferiti alla parte finale del 2021, Goldman Sachs ha comunicato al Mondo che il saldo tra acquisti e vendite di azioni è stato di MENO 14 miliardi.

Goldman Sachs, nella parte finale del 2021, è stato venditore netto di azioni per 14 miliardi di dollari USA.

Pensate, quale enorme generosità: pur avendo un target per la Borsa USA a 5100 punti di S&P 500, Goldman ha scelto di privarsi di queste preziosissime azioni, e di lasciare quindi ad altri l’opportunità di diventare subito ricchi.

Vedete? Attraverso il nostro Blog noi di Recce’d troviamo anche il modo di farvi sorridere, in un freddo weekend del gennaio 2022.

Perché queste, sicuramente, sono cose che fanno ridere.

Mercati oggiValter Buffo