La BCE e le svolte ad U

Tra i nostri lettori ce ne sono alcuni che ci hanno etichettato come “contrarian”.

Noi non sappiamo neppure che cosa significa, precisamente, quella espressione.

Ma se poi si volesse intendere che noi “vogliamo vederla sempre allo stesso modo”, allora consentiteci di dire che si tratta di un’etichetta totalmente fuori luogo.

Non abbiamo alcun pregiudizio: non vogliamo vederla sempre allo stesso modo. Però abbiamo il coraggio di chiamare le cose con il loro nome.

Ad esempio, non siamo stati certo noi di Recce’d a costringere tutte le banche di investimento, e tutte le Banche Centrali, a sostenere la visione di una “economia forte” fino almeno al novembre 2018.

Noi di Recce’d abbiamo detto ai Clienti, e poi anche ai lettori, che si trattava di … una stupidaggine, ed oggi siamo qui a commentare dati molto chiari e molto precisi a questo proposito.

Poi la BCE è ricorsa ad una (improvvisa ed inusuale) svolta ad U almeno nella propria visione del prossimo futuro: e noi, invece, siamo rimasti fermi, e tranquilli.

Non si tratta di essere “contrarian”: perché alla fine, c’è una sola realtà, e quindi c’è un solo modo corretto di “vedere le cose”. Si tratta di vederle per quelle che sono in realtà.

Pensate all’Eurozona: fino a gennaio, ovvero fino a pochi mesi fa, la BCE (ricordate?) ha sostenuto con forza il tema di una “economia in ripresa”. Oggi, i fatti sono quelli che vedete nel grafico sotto.

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Passando dai tassi (sopra) alle Borse (sotto) non siamo stati certo noi a costringere le banche globali di investimento a spingere sul tema delle Borse europee, che secondo le banche globali di investimento sarebbero “in ritardo” rispetto a quella USA e quindi un’opportunità di investimento per il 2019.

Oggi, con il DAX sotto i 12.000 punti, non ci sono più “contrarian” e “non contrarian”: c’è soltanto da prendere, e portare a casa.

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I record che contano davvero: quelli dei tassi di interesse
 

Se c’è qualcosa che resterà nella storia dei mercati finanziari, di questo primo semestre 2019, sarà certamente quello che è successo ai rendimenti delle obbligazioni.

Voi lettori siete stati “dirottati” per cinque mesi sui nuovi record della Borsa di New York, e su quota 3000 punti dello S&P 500. Bene, era una presa in giro.

Quello che conta davvero è il record (negativo) di rendimento dei Bund, i Titoli di Stato tedeschi.

Quello che, per voi, per i vostri investimenti, per il vostro futuro conta davvero lo vedete qui sotto nel grafico.

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Stiamo parlando, vi stiamo mettendo davanti agli occhi, di una situazione che ha pochi precedenti storici, e tutti molto significativi.

Come viene confermato anche dal grafico che segue, e come noi di Recce’d vi abbiamo scritto per mesi e mesi.

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Per ciò che riguarda i portafogli e gli investimenti, lo spunto operativo più forte a nostro giudizio resta quello che la tabella qui di seguito porta alla vostra attenzione: che poi è il fatto che scendono i rendimenti e salgono i prezzi dei Titoli di Stato. Ma non di tutte le obbligazioni.

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Se restiamo sui Titoli di Stato, noi non abbiamo cavalcato il ribasso dei tassi, e per una serie di ragioni che noi giudichiamo molto forti: una è l’inflazione, e l’altra è quella del grafico che vedete qui sotto.

Vi ripetiamo ancora una volta che in passato i Titoli di Stato potevano funzionare da “investimenti rifugio”, ma oggi non è più così.

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Se dai Titoli di Stato ci spostiamo ai titoli cosiddetti High Yield, la questione cambia: non faremo qui una dettagliata analisi, che riserviamo ai Clienti e al nostro The Morning Brief, ma il grafico qui sotto contiene informazioni che potrebbero esservi molto utili.

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Il petrolio scivola via veloce

Non ci ha colpito l’improvvisa accelerazione al ribasso del petrolio, che è sceso in settimana sotto i 55$ sul mercato Nymex, come vedete sotto nel grafico.

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L’occasione ci pare utile, però, per riportare i nostri lettori su un tema già trattato più volte: i mercati delle materie prime (tutte, anche i metalli preziosi) sono fatti da operatori finanziari.

Questi operatori, al di sopra delle varie fonti di domanda finale (ad esempio, di combustibile nel caso del petrolio) dispongono uno “strato” di operazioni speculative, per anticipare le future mosse della domanda finale, oppure semplicemente per “muovere” il mercato.

L’investitore deve sapere distingue queste due fonti di operazioni: ed è proprio partendo da analisi come questa, che noi mesi fa vi dicevamo che il rialzo del petrolio era “fake news”.

Adesso, ve lo dice anche il grafico qui sotto.

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Il Re e il Trono di Spade
 

Il mese di maggio ci ha detto che le obbligazioni, alla lunga, contano più delle azioni.

E le valute? Nelle ultime settimana, come dice il grafico qui sotto, i Re del mercato valutario sono stati il dollaro USA e lo yen.

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Noi vi proponiamo invece di seguire con attenzione la valuta cinese (grafico sotto) che potrebbe superare a breve la quota delicatissima di 7 contro dollaro USA: si potrebbe dire che oggi lo yuan sta anche lui seduto su un Trono, ma di Spade.

Questo eventuale sfondamento di quota 7 metterebbe in moto una serie di reazioni.

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Le reazioni potrebbero essere molto significative, in particolare, per la valuta giapponese, scesa nell’ultima settimana molto vicino al suo massimo 2019 contro dollaro USA, che sta a 107,70.

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Come si conquista la fiducia

Tra i fattori che fino a poco tempo fa sostenevano la Borsa di New York, c’erano sicuramente gli indici di fiducia: come la Fiducia dei Consumatori oppure gli indici PMI.

Da qualche tempo, non funzionano più da supporto: e lo vedete sotto nel grafico.

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Visto il ruolo, molto pesante, di queste “sensazioni ed emozioni” da qualche anno a questa parte, una loro inversione di tendenza potrebbe avere conseguenze più ampie che in passato.

Oltre agli indicatori come la Confidence oppure i PMI, il problema potrebbe coinvolgere anche i media che giocano da sempre il ruolo di “ultras” della Borsa: vi proponiamo di rileggere alcuni dei titoli più recenti di Marketwatch sulla Borsa di New York, nell’immagine che segue.

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Come sapete, in Recce’d attribuiamo un ruolo minore, a questi “indicatori di sentimento”: siamo più che sereni nel ripetere che NON hanno, né avranno mai in futuro, una grande importanza per i vostri investimenti e le vostre performances.

Ma li seguiamo con attenzione, così come seguiamo con massima attenzione l’utilizzo che ne viene fatto dalle banche globali di investimento.

Ad esempio, ci ha colpito il fatto che è stata data grande evidenza al grafico qui sotto, che li lega alla crescita del PIL.

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Come detto li seguiamo con attenzione: la ragione è che ci pare questo il solo modo per capire perché, nel mercato di oggi, si presentano con sempre maggiore frequenza momenti nei quali di “vende tutto”, come dice anche il titolo qui sotto.

Cambi di umore improvvisi, che dal punto di vista operativo possono essere neutralizzati soltanto prendendo posizione con largo anticipo.

La fiducia, di cui si parla in questo Post, noi la intendiamo così: fare seguire alle parole anche i fatti. Magari non subito, ma sempre.

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