I record che contano davvero: quelli dei tassi di interesse
Se c’è qualcosa che resterà nella storia dei mercati finanziari, di questo primo semestre 2019, sarà certamente quello che è successo ai rendimenti delle obbligazioni.
Voi lettori siete stati “dirottati” per cinque mesi sui nuovi record della Borsa di New York, e su quota 3000 punti dello S&P 500. Bene, era una presa in giro.
Quello che conta davvero è il record (negativo) di rendimento dei Bund, i Titoli di Stato tedeschi.
Quello che, per voi, per i vostri investimenti, per il vostro futuro conta davvero lo vedete qui sotto nel grafico.
Stiamo parlando, vi stiamo mettendo davanti agli occhi, di una situazione che ha pochi precedenti storici, e tutti molto significativi.
Come viene confermato anche dal grafico che segue, e come noi di Recce’d vi abbiamo scritto per mesi e mesi.
Per ciò che riguarda i portafogli e gli investimenti, lo spunto operativo più forte a nostro giudizio resta quello che la tabella qui di seguito porta alla vostra attenzione: che poi è il fatto che scendono i rendimenti e salgono i prezzi dei Titoli di Stato. Ma non di tutte le obbligazioni.
Se restiamo sui Titoli di Stato, noi non abbiamo cavalcato il ribasso dei tassi, e per una serie di ragioni che noi giudichiamo molto forti: una è l’inflazione, e l’altra è quella del grafico che vedete qui sotto.
Vi ripetiamo ancora una volta che in passato i Titoli di Stato potevano funzionare da “investimenti rifugio”, ma oggi non è più così.
Se dai Titoli di Stato ci spostiamo ai titoli cosiddetti High Yield, la questione cambia: non faremo qui una dettagliata analisi, che riserviamo ai Clienti e al nostro The Morning Brief, ma il grafico qui sotto contiene informazioni che potrebbero esservi molto utili.