Con un sorriso (parte 2)
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Anche una domanda banale, a volte, si può trasformare in una efficace sintesi, ed acquisire rilevanti implicazioni operative.

Ad esempio, quella che si pone qui sotto il famosissimo gestore americano Jeff Gundlach.

Come tutti, anche noi abbiamo letto migliaia di pagine di analisi , a commento della riunione della settimana scorsa alla Federal Reserve, e ve ne offriamo qui di seguito una selezione fatta per voi.

Ma il dubbio è che forse tutto sta in quella domanda, e non c’è necessità di altre parole. Come fa colui che tre mesi fa la vedeva in modo diametralmente opposto, a spiegarti che cosa farà nel 2020?

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Mercati oggiValter Buffo
Con un sorriso (parte 1)

La nuova regolamentazione dei servizi al risparmiatore, ovvero la MIFID II ed accessori, ha prodotto fino a qui il classico topolino che esce da sotto la montagna.

Le Reti di promotori finanziari, oggi ri-etichettati private bankers, family bankers, ovvero consulenti, continuano a fare il bello ed il cattivo tempo, nascondendo i costi che il cliente subisce ed imponendo ai Clienti di scegliere tra Fondi Comuni dai nomi ormai del tutto incomprensibili. Di fatto, il Cliente neppure si rende conto di che cosa ha nel portafoglio (e ovviamente neppure di ciò che paga.

Non è difficile spiegare il perché: è la forza delle lobby al Parlamento, che rende legali quelli che sarebbero veri e propri reati. Ma ovvio che siamo in Italia, e non negli Stati Uniti.

Ma ci sono comunque alcune novità, per l’investitore finale, ed in alcuni casi sono curiose e persino divertenti.

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Oggi ne portiamo alla vostra attenzione una: perché ci è capitato di leggere, su un sito tra i più noti per il trading on line, la frase che vedete nell’immagine, da noi evidenziato in rosso. E’ scritto piccolo, ma si vede bene, no?.

La frase suscita numerose riflessioni: noi nel Post ci fermiamo però al dire che non ci faremo mai attirare dal giochino del “entra ed esci”.

La ragione è semplice: se ti fai guidare da regole come “compero perché ha superato quella certa riga di colore rosso o giallo”, o peggio “compero perché sta salendo, e vendo se sta scendendo”, non potrai che finire male, perché ti muovi … senza capire ciò che stai facendo.

Mercati oggiValter Buffo
Verso la resa dei conti (parte 6)
 

Ben più serio di ciò che succede in Borsa (ne abbiamo scritto nel Post precedente) c’è oggi ciò che accade nel comparto delle obbligazioni. A cominciare dagli Stati Uniti, per allargarsi poi al Resto del Mondo.

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Fino ad oggi, se c’è una cosa importante che è successa sui mercati finanziari globali è quella che vedete nel primo e poi anche nel secondo grafico di questo Post: il rendimento dei Titoli di Stato americani è sceso ai minimi del 2019 proprio ieri, venerdì 15 marzo.

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Stiamo parlando di un segnale forte, ed un segnale che (non ci sono dubbi) anticipa una fase di debolezza dell’economia americana. Dove la debolezza già si vede, ovvero in Europa, i rendimenti sono scesi anche di più, con il Bund a 10 anni che ad oggi rende più o meno zero.

Un segnale altrettanto forte lo vedete sotto nel grafico: negli Stati Uniti, i Titoli di Stato a 3 ed a 5 anni venerdì 15 gennaio sono arrivati a rendere meno del tasso ufficiale di sconto. Cosa vuole dire? Che ciò che una banca commerciale (tipo JP Morgan) paga alla Banca Centrale per prendere a prestito denaro a 24 ore è più di quanto un investitore riceve se investe su Titoli di Stato a 3 ed a 5 anni.

Un segnale, molto forte, di allarme.

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I nostri Clienti sanno però che noi NON abbiamo posizionato i portafogli in modo tale da cogliere questa opportunità. Noi non abbiamo scelto di andare LONG sui Titoli di Stato nel 2019, dopo avere chiuso lo SHORT il 21 dicembre scorso.

Accenniamo qui alle ragioni di questa scelta operativa.

In Recce’d, siamo persuasi che sui mercati obbligazionari oggi c’è più rischio che rendimento. Anche per ciò che riguarda i Titoli di Stato.

Ricordiamo qui ai lettori che le scelte della Federal Reserve, della BCE, della BoJ, della BoE, non sono l’unico fattore che influenza i rendimenti delle obbligazioni. Contrariamente a ciò che vogliono farvi credere, le Banche Centrali NON hanno un potere assoluto sui rendimenti e sui prezzi delle obbligazioni. E sarà bene non dimenticarlo: perché nel 2019 ci potrebbero essere forti sorprese, ed anche in questo comparto una vera e propria resa dei conti.

Accenniamo qui a quattro altri fattori da tenere in considerazione:

  1. il twin deficit, che noi abbiamo analizzato la settimana scorsa nella Sezione Analisi di The Morning Brief

  2. l’inflazione, che prenderemo in esame la settimana prossima nella Sezione Operatività di The Morning Brief

  3. la composizione dello stock di obbligazioni, ed in particolare il peso del segmento con rating BBB, di cui abbiamo più di una volta scritto per i Clienti

  4. la politica monetaria e il dibattito su MMT, argomento al quale abbiamo dedicato cinque interventi, la settimana scorsa, sul sito SoldiOnline.it, ed anche un Post nel Blog

Alcuni segnali che già oggi vediamo sui mercati ci dicono che qualche cosa sta muovendosi e segnala tensione: uno lo vedete sotto nel grafico.

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Anche dall’economia reale arrivano segnali che sarà bene non trascurare, come quello che segue qui sotto. I salari, oggi, negli Stati Uniti (ma pure in Germania) crescono in un anno più dell’inflazione, e più di quanto è il costo ufficiale del denaro. Fate due conti.

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Ed anche tra gli operatori, le opinioni sono diverse: ad esempio, c’è chi si aspetta ancora oggi, dopo che la Federal Reserve ha fatto una drastica ed imprevista svolta ad U nei suoi atteggiamenti, un rendimento dei Treasuries in aumento da qui a fine 2019.

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Verso la resa dei conti (parte 5)
 

Il grafico qui sotto vi racconta che, proprio in chiusura dell’ultima settimana, l’indice di Borsa più importante al Mondo, ovvero lo S&P 500, è tornato al livello che era stato già toccato tre volte lo scorso autunno, e poi una volta poche sedute prima.

Da qui, è partito un vero e proprio diluvio di articoli e commenti, alimentati ovviamente dagli sforzi dell’esercito degli analisti tecnici. “Tornerà ai massimi di ogni tempo?”. “Partirà una nuova fase di rialzo?”. “Ci sarà un’altra gamba del rally?”.

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Per noi sono domande senza importanza.

Come sapete, noi di Recce’d proprio non riusciamo a farci emozionare dai grafici colorati, dai numeri tondi, dalle parole di esaltati commentatori in tv, dalle “linee di trend”.

Noi di Recce’d proprio non siamo capaci di convincerci che la Borsa sia niente altro che una serie di righe e di numeri.

La Borsa, secondo noi, è una cosa seria: che riflette la realtà economica sottostante. Non sempre allo stesso modo, siamo d’accordo: ma, inevitabilmente, quando arriva il momento della resa dei conti è poi alla realtà che bisogna guardare. I fatti sono lì a dimostrarlo.

E allora, proprio mentre si moltiplicano i commenti su “quota 2820”, sarà bene per noi investitori avere le idee chiare, anzi chiarissime, su ciò che accade sotto, nell’economia reale.

Ecco che allora diventa importante NON tanto il grafico che sta qui sopra, bensì il grafico che vedete qui sotto.

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Come vedete bene dal grafico, nel 2019 si è (nuovamente) allargata la forbice: la Borsa va su, ma i rendimenti delle obbligazioni invece vanno giù. In sintesi: si comperano azioni “perché le obbligazioni rendono poco”.

Non è una buona idea, e non è mai stata una buona idea: se le obbligazioni rendono poco, il segnale non è né mai sarà positivo, il segnale invece è negativo. Anche per le Borse: in questo senso, non è evitabile una resa dei conti.

Ma non c’è solo questo. Ci sono altre informazioni, che ci supportano nella convinzione che 2820 di S&P 500 è un numero e basta, un numero che non ha importanza.

Si tratta di informazioni che la grandissima parte degli investitori finali non riceve. Non ne viene informata.

Ed è un male, perché si tratta di informazioni decisive, se vogliamo comprendere ciò che sta succedendo oggi

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Nel grafico sopra, leggete dei volumi scambiati, e il grafico parla da solo. Sotto, invece, leggete dei flussi di investimento che entrano (oppure escono) dai Fondi Comuni di investimento.

Recce’d parte da informazioni di questa qualità, per decidere come operare sui portafogli dei propri Clienti.

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Verso la resa dei conti (parte 4)
 

Il grafico con cui apriamo questo Post ci racconta che uno degli indici regionali calcolati dalla Federal Reserve per il mese di marzo 2019 (il mese in corso) è sceso ai minimi dal 2017. Il dato è stato pubblicato giovedì scorso 14 marzo.

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Il dato è significativo perché ci parla del trimestre che è in corso, ma soprattutto perché la Borsa (e solo la Borsa: non le obbligazioni) “scommette” su un rimbalzo dell’economia sopo un inizio di anno deludente.

Il dato che vedete nel secondo grafico, invece, si riferisce al mese di febbraio, già concluso, e ci racconta che almeno in febbraio il rallentamento proseguiva, nel settore della manifattura USA.

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Il terzo dato pubblicato la settimana scorsa che a nostro avviso merita la vostra attenzione è la spesa per investimento in beni capitali: la variazione mensile, come vedete, è positiva, ma questo è il dato sul quale la Amministrazione Trump aveva puntato tutto, con i suoi tagli alle tasse. Che, nelle parole di Trump, avrebbero dovuto rilanciare la spesa per investimenti delle Società. Il grafico ci documenta che quella politica, almeno fino ad oggi, ha fallito.

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La resa dei conti, per ciò che riguarda l’economia, è qui ed ora: come leggete sotto, venerdì 15 la banca di investimento Goldman Sachs ha ridotto allo 0,4% la propria previsione per la crescita del PIL USA nel primo trimestre.

E, come sapete, le previsioni per l’Europa sono vicine allo zero, così come quelle per l’economia giapponese comunicate, sempre ieri mattina, dalla Banca del Giappone.

Come vedete, la resa dei conti è già qui. Non si scappa.

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