Perché pagare commissioni

C'è una sola ragione, per giustificare le commissioni che vengono chieste al Cliente investitore. E c'è una sola ragione, per la quale voi Clienti investitori avete un motivo per pagare commissioni.

Questa ragione, sola ed unica, è proprio quella per la quale è nato Recce'd, anni fa, ed è quella che ci ha garantito anni di crescita e di sviluppo.

La abbiamo già illustrata, in più occasioni e con molte parole. Ma oggi siamo in grado di presentarvi un nuovo, efficace esempio concreto, significativo, influente sui vostri risultati.

Partiremo da Mohamed El Erian, ex co-CEO di PIMCO ed oggi uno dei più riconosciuti commentatori in materia di mercati e investimenti. Probabilmente, oggi, il più famoso del Mondo.

Professionista che noi, in Recce'd, stimiamo e seguiamo con attenzione.

Seguendolo, ci è capitato di leggere venerdì 7 settembre questo tweet che vedete riprodotto qui sotto.

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Nel tweet qui sopra, El Erian accenna alla "crescita globale sincronizzata", tema di cui più e più volte abbiamo discusso con i nostri Clienti: perché solo qualche mese fa era il tema dominante, che tutte le Reti di Vendita e tutte le banche di investimento, da Goldman Sachs fino a UBS passando per BNP Paribas ed anche tutte le altre che non elenchiamo, spingevano forte.

El Erian ne scrive a proposito dei deludenti dati economici tedeschi della settimana scorsa. A proposito della "crescita globale sincronizzata" El Erian scrive che si è trattato di una "misplaced romance", un "innamoramento mal riposto". Un innamoramento: noi ci credevamo, ma lui non ha corrisposto.

Un modo elegantissimo, per risolvere una situazione imbarazzante. Dice El Erian: ci eravamo tutti innamorati di una favola di qualche cosa che non esiste. Lui stesso, El Erian, aveva spinto su questo tema fino a poco tempo fa.

El Erian se la cava così, e gira pagina: addio crescita globale sincronizzata.

Ma l'investitore finale, ovvero quello che ha mosso il proprio portafoglio disponendosi a favore di una "crescita globale sincronizzata"? Quello che è stato consigliato dalla Rete che vende i Fondi Comuni? Oppure dalla Banca Internazionale, svizzera o americana?

Lui, quell'investitore, adesso che farà? Avrà già modificato il portafoglio? Lo modifica adesso? Oppure a fine 2018? Come dovrà muoversi?

Se pagate qualcuno, se pagate commissioni, se pagate le commissioni sui Fondi Comuni, se pagate le commissioni sulle GPM, c'è una sola cosa che per voi conta. Una sola cosa che per voi potrà produrre valore e risultati in futuro.

Ed è questa: la capacità di segnalarvi in anticipo (proprio quando TUTTI ci credono) quali sono le "misplaced romances" che OGGI prevalgono sui mercati, spiegarvi perché sono favole, e perché l'industria del risparmio vuole che voi, investitori finali, vi facciate illudere da simili favole. Tutto il resto, è soltanto ... fumo, o ... fuffa, se preferite.

Se voi oggi pagate commissioni sui Fondi Comuni, o sulle GPM, e siete abbandonati al vento, e siete in balia delle "misplaced romances" indicate da El Erian, siete in un guaio, e bello grosso. Specie nei mercati di oggi, settembre 2018. Mercati nei quali le "misplaced romances" sono ben più di una.

E state anche buttando via i soldi delle commissioni: commissioni che pagate per cose che a voi non servono. A nulla.

Quanto a noi di Recce'd, possiamo dire che non è stato facile tenere duro: ma ne valeva la pena.

Mercati oggiValter Buffo
Ultimi quattro mesi del 2018: portafoglio e performance per chi NON la vede come noi (parte 9)

Allo scopo di completare l'esposizione degli argomenti di chi NON la vede come noi sulla Borsa degli Stati Uniti, riportiamo qui un secondo contributo di analisi. Ancora dal Wall Street Journal. Abbiamo giudicato utile esporre anche questi argomenti, che sono meno "ristretti" di quelli di Yardeni del Post precedente, anche per una ragione specifica: sono molto simili a quelli espressi da Warren Buffett nella sua intervista di ieri 31 agosto a Bloomberg (che trovate sul Web). Ecco il primo degli argomenti a favore di ULTERIORI rialzi della Borsa:

Not only is growth strong by recent standards — a 3.2% annual rate in the first half of the year — but inflation is still behaving, with core personal-consumption inflation for the last 12 months still below 2%. And, as The Wall Street Journal’s Nick Timiraos has pointed out, it’s likely to stay that way for the next few months as the anniversaries of months that had higher-than-average inflation last year roil through the calendar.

In questa prima parte, si scrive del tasso di crescita del PIL di cui abbiamo già scritto, e poi del tasso di inflazione, che però proprio nel giorno della pubblicazione è salito ... al 2,3%. Andiamo perciò avanti

Lower inflation means less pressure on the Federal Reserve to raise interest rates quickly. Calm interest rates mean that pressure on consumer balance sheets — which are in an historically abnormal state of having both near-record levels of debt and near-record low monthly payment burdens as a percentage of income, thanks to low rates — won’t ratchet up soon. So consumer spending has been growing solidly, and high consumer confidence means it should continue to do so for a while yet.

Qui l'argomento diventa più ... ballerino. Sui tassi della Federal Reserve, sulla spesa delle famiglie, e sugli indici di fiducia, avete letto come la pensiamo nei Post precedenti.

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It’s hard to project macro factors out more than a year or so reliably, so take all this with a grain of salt. It won’t last forever, and in the housing slowdown and consumer debt levels may lie the seeds of the next downturn, especially if the Fed raises rates too fast. But for now, it’s enough to keep the bull market in place. And aside from the corporate tax cut, it was all in place before Trump took office.

Questa è la parte con la quale siamo in pieno accodo, e che mancava a Yardeni. Non durerà per sempre. E quindi, l'investitore con lo S&P 500 a 2900 punti, cosa farebbe bene a fare?

Profits for the S&P 500 are expected to rise 22% this year, and 10% next year, according to CFRA Research. (The number for this year is bigger because of the corporate tax cut.) Since stocks typically trade on expectations of future earnings, you would expect them to rise when profits spike this much. What you might find surprising is that the relationship is fairly tight right now: The S&P 500 rose 19.4% in 2017, when 2018 profits were the main focus, and is up 8.5% this year, plus dividends.

Sulla componente degli utili, noi vi abbiamo fornito molti elementi nei Post precedenti, e non ci ripetiamo qui. Ma fate grande attenzione al passaggio che segue:

They’ve stayed fairly modest, though there are always critics. (...) The S&P 500 is trading at about 18 times 2018 earnings and 16 times next year’s profits. You can’t argue that these are rock-bottom numbers, but with 10-year Treasury bonds still paying less than 2.9% interest, the arguable P/E on bonds (which obviously are not the same thing as stocks and pose different risks) is above 30. 

Queste parole sono le stesse di Buffett: con le obbligazioni che rendono il 3% scarso e i profitti che crescono del 20%, che cosa c'è altro da fare che comperare azioni? Ma ... c'è un grosso ma. Se salgono i rendimenti delle obbligazioni allora vendo? E quando salgono? E perché salgono? E come faccio a vendere io prima di tutti gli altri? Oppure poi vendo ma in perdita? E se i profitti invece che del 20% salgono del 10%? Oppure del 5%? Cosa faccio? E se calano i profitti e salgono i rendimenti?

Earnings underpinning stock prices might come in higher — or lower — than expected. You take your chances, and that’s why some people will pay more for bonds. But over time, stocks have returned more, just as they have through most of this bull market. And an environment where rates are slowly rising, while profits are rising by double digits, is a recipe for more of the same.

Anche qui: Recce'd ritiene troppo semplicistico questo argomento. In passato le azioni hanno in effetti reso più delle obbligazioni ma come tutti sapete ci sono stati ribassi anche del 60% in un anno. Oggi, in che punto ci troviamo?

L'indice globale dei mercati azionari MSCI World

L'indice globale dei mercati azionari MSCI World

Noi non lavoriamo in quel modo: riteniamo sia necessario un lavoro di valutazione ed analisi molto meno superficiale, non basta guardare fuori dalla finestra e dire "oggi c'è il sole" per valutare a che cosa serve l'ombrello.

Mercati oggiValter Buffo
Ultimi quattro mesi del 2018: portafoglio e performance per chi NON la vede come noi (parte 8)

Torniamo sul tema di un Post precedente perché, come ovvio, c'è chi non la vede come noi. E sono in molti, ed autorevoli.

Vediamo in questo Post in particolare gli argomenti di Ed Yardeni, uno dei più noti strategisti di Wall Street, che proprio la settimana scorsa ne ha scritto sul Wall Street Journal. Yardeni inizia in questo modo:

Let’s review the latest data before turning to the outlook for the fundamentals driving the stock market:

1. Revenues at all-time high: Most extraordinary is that S&P 500  revenues jumped 10.3% year-over-year in the last quarter to a new record high . Normally this far into an economic expansion, revenues growth tends to be around 4%-6%.

2. Earnings at all-time high: S&P 500 earnings as measured by Thomson Reuters I/B/E/S soared 25.6% year-over-year in the last quarter, reflecting the strength in revenues as well as the cut in the corporate tax rate.

3. Profit margins at all-time high: Notwithstanding all the chatter about rising costs, the S&P 500 corporate profit margin rose once again to a record high of 10.9%. It was at a record 10.1% during the fourth quarter of 2017 before the tax cut. It jumped to 10.5% during the first quarter of 2018 thanks to the tax cut. Yet here it is at yet another record high.

Dice quindi Yardeni che questi sono i tre argomenti forti a supporto di una ULTERIORE rivalutazione delle azioni. Recce'd proprio nel Post precedente ha già risposto, e ci sembra MOLTO più forte il nostro argomento. ma di gran lunga. Ci sembra davvero semplice, per non dire semplicistico, invitare ad investire NEL FUTURO perché OGGI gli utili hanno fatto segnare un record (spinto dal fattore tasse, come dicono i dati del Post citato sopra).

Andiamo oltre. Da Yardeni riceviamo anche l'elenco dei sei, principali, punti critici, ovvero gli argomenti di chi è scettico sugli attuali prezzi di Borsa. Ecco cosa dicono (secondo Yardeni) gli scettici: 

  1. They’ve been warning all year that the flattening of the yield curve increases the risk of a recession.
  2. They’ve cautioned that the escalating trade war could trigger the expansion’s downfall.
  3. They’ve been expecting rising labor costs and commodity prices to squeeze profit margins.
  4. Nonetheless, the bears have been sounding the alarm that rising costs will boost inflation, which would send bond yields higher.
  5. They’ve touted the worrisome notion of “peak earnings,” which really means that the growth rate of earnings is bound to slow next year.
  6. And of course, the bull could drop dead at any time, they say, simply because it is so old.

Yardeni poi replica nel suo articolo punto per punto, spiegando che conta poco o nulla, ma ci interessa soprattutto la frase conclusiva.

There’s no doubt that earnings growth will fall from over 20% this year to under 10% next year. So what? Earnings should still be growing in record-high territory in 2019. Stock prices should follow suit.

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Noi qui (ma solo qui e solo questa volta) assumeremo che Yardeni ha ragione su ogni altro punto, tranne questo.

Vista anche la storia della Borsa e dei mercati in generale, dare per scontata una crescita degli utili del 7-8% nel 2019, con tutte quelle incognite che lui stesso elenca poco prima, ci sembra un modo molto azzardato, per non dire semplicistico, di fare analisi, consulenza, e soprattutto gestione di portafoglio. Che è cosa molto diversa dal "betting" sugli eventi sportivi che oggi va di moda. Recce'd non ragiona così, e non lavora così (e il mercato, ad oggi, ci da torto). 

Mercati oggiValter Buffo
Ultimi quattro mesi del 2018: portafoglio e performance (parte 7)

Se tra i lettori c'è qualcuno che ancora non ha chiara la ragione della nostra insistenza su anomalie, compiacenza, divergenze, ed altre stranezze che hanno segnato la Borsa di New York negli ultimi 18 mesi, sarà sufficiente guardare con attenzione il grafico qui sotto.

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Poi fatevi questa domanda: c'è un ragione per la quale, negli ultimi 18 mesi, accadono cose che non si vedevano da 50 anni? E se c'è una ragione, quale è? E che cosa dovrebbe spingermi a fare?

A questo punto, c'è che potrebbe chiedersi perché TUTTE le banche di investimento e TUTTE le Reti di Fondi Comuni sono così tranquille, come forse mai prima? In fondo, se tutti vedono lo S&P 500 a 3000 punti ... mica possono sbagliarsi proprio TUTTI?

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Come risposta, e come già ricordato in settimana ai Clienti, in The Morning Brief (all'interno di una valutazione più ampia), abbiamo scelto un pensiero di John Bogle, che è l'uomo che creò Vanguard, la realtà leader del mondo ETF. Bogle parlò in tempi non sospetti delle previsioni e degli strategisti delle banche di investimento per ciò che riguarda la Borsa USA, con le parole che seguono:

As 2008 began, strategists from Wall Street’s 12 major firms forecast the end-of-the-year closing level and earnings of the Standard and Poor’s 500 Stock Index. On average, the forecast was for a year-end price of 1,640 and earnings of $97. There was remarkably little disparity of opinion among these sages. Reality: the S&P closed the year at 903, with reported earnings estimated at $50.

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Mercati oggiValter Buffo
Ultimi quattro mesi del 2018: portafoglio e performance (parte 6)
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Ci risiamo? Ci risiamo con lo spread? Che fine ha fatto Draghi?

Per tutto agosto, sui quotidiani in Italia, abbiamo letto domande di questo tipo. Ieri, 31 agosto, è arrivato poi il cambiamento di outlook di Fitch, e adesso si aspettano le altre Agenzie di rating.

La nostra posizione è chiara, non da settimane ma da mesi, ed abbiamo preso posizioni sui nostri portafogli.

Riteniamo, e continueremo a tenere questa linea, che non è importante l'Italia ma l'Europa. Se l'Europa regge, se tiene l'accordo politico intorno a Merkel, il 3% di deficit dell'Italia è di pochissima importanza.

Se invece l'Europa scricchiola, allora chiaramente 'Italia è l'anello debole. E tutto può andare fuori controllo. ma non a causa della "manovra economica" di Di Maio e Salvini.

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Mercati oggiValter Buffo