Detox. "Go For Broke": come cambia la strategia di investimento 2025 e 2026.
Molti, tra i nostri lettori, ricorderanno questa dichiarazione di Trump: risale al 6 marzo scorso, soltanto 6 mesi fa.
Un mese dopo, Trump fece esattamente l’opposto di ciò che aveva detto: le Borse determinarono la sua retromarcia sulle tariffe.
Da allora ad oggi, Trump ha fatto delle Borse la sua ossessione: così tanto, da orientare le sue scelte in altrre materie (dalle tariffe alla geopolitica) in funzione di ottenere un “positivo riscontro delle Borse”.
La cosa, in questo mese di agosto, è risultata del tutto evidente. Tutti i media si sono occupati, a tempo pieno, di Alaska e di Ucraina, e sui mercati finanziari ognuno diceva la sua sugli insulti di Trump a Powell.
Distrazione estive, adattissime per le chiacchiere sotto l’ombrellone. Distrazioni create ad arte, per influenzare la massa, sia negli Stati Uniti, sia in Europa ed in Giappone (non in Cina, e non in Russia, e non i Brasile, e non in Sudafrica: tenete bene a mente questo)
Invece non sono pure distrazioni, e non sono soltanto chiacchiere, le parole pronunciate venerdì 22 agosto a Jackson Hole, al Summit annuale dei banchieri centrali.
Si trattava di un appuntamento molto importante: noi di Recce’d lo abbiamo ripetuto, ogni mattina della settimana, per i nostri Clienti nel nostro bollettino quotidiano che si chiama in The Morning Brief. Abbiamo anticipato le ragioni per le quali, con questa riunione, si sarebbe chiusa la fase del gossip estivo e vacanziero, e si sarebbe (tutti) ritornati a parlare di cose serie.
Abbiamo anche anticipato, ai nostri Clienti (ma pure a chi quotidianamente legge le pagine del nostro sito che si chiamano MERCATI e TWIT - TWOO, che i mercati avrebbero fornito importanti risposte.
E sono arrivate: infatti noi le risposte le abbiamo avute, tutte quelle che noi cercavamo. Le illustreremo da domani, e per tutta la settimana, ai nostri Clienti in The Morning Brief, inviato ogni mattina alle ore 7.
In questo nuovo Post della serie Detox, accenniamo a tre di queste risposte, tutte e tre risposte importanti, che si possono leggere nelle reazioni dei mercati finanziari alle parole di Powell.
Partiremo mostrandovi i titoli dei quotidiani italiani: come vedete si tratta di titoli tutti concentrati sulle Borse: e tutti i titoli di venerdì 22 avevano un taglio … “esuberante”. Come a dire: “finalmente! Powell taglierà i tassi, e dopo tutto andrà ancora meglio”.
Come in quel celeberrimo slogan pubblicitario, che ognuno di voi ricorda: “L’ottimismo vola!”.
E quindi, tutto chiaro?
Certo, chiarissimo. Se si esclude il fatto che … non è vero niente.
Ve lo dimostriamo immediatamente, e facilmente. Leggiamo il rendiconto della settimana delle Borse a New York, così come è stato offerto ieri, sabato 23 agosto, da una testa americana.
Questa settimana Wall Street si avviava verso una solida perdita, appesantita dal crollo dei titoli tecnologici e dai deludenti utili del settore retail. Tuttavia, un segnale accomodante da parte del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, venerdì al Simposio annuale sulla politica economica di Jackson Hole ha innescato un forte rally, aiutando l'indice di riferimento S&P 500 (SP500) a recuperare terreno durante la settimana.
Mentre l'S&P e il blue-chip Dow Jones (DJI) hanno registrato guadagni settimanali, il Nasdaq Composite (COMP:IND), focalizzato sul settore tecnologico, ha registrato un calo, poiché gli investitori cauti in vista di Jackson Hole hanno venduto costosi titoli tecnologici a mega-cap. Nel frattempo, i giganti del retail Walmart (WMT) e Target (TGT) sono scivolati dopo i risultati trimestrali, con quest'ultimo che ha anche nominato un nuovo amministratore delegato.
L'attesa per il discorso di Powell era alta, con gli operatori di mercato che speravano in commenti sull'allentamento della politica monetaria. Sebbene Powell non si sia impegnato pienamente a tagliare i tassi di interesse, ha osservato che i rischi al ribasso per il mercato del lavoro stavano aumentando e che "le prospettive di base e il mutato equilibrio dei rischi potrebbero giustificare un adeguamento della nostra politica monetaria".
Nella settimana, l'S&P (SP500) ha guadagnato lo 0,3%, mentre il Dow Jones (DJI) ha guadagnato l'1,5%. Il Nasdaq (COMP:IND) è sceso dello 0,6%.
E quindi, l’investitore resta lì con lo sguardo perplesso: ma allora, le Borse “volano oppure non volano?”.
Dipende: dipende dal mestiere che fate.
Se fate il trader, ovvero quello che “io compero ai minimi, e vendo ai massimi, e dopo poche settimane, e ci azzecco quasi sempre”, allora per voi forse qualche cosa è davvero successo.
Se però siete investitori, allora non è successo proprio nulla. Noi di Recce’d indichiamo ai nostri Clienti opportunità di INVESTIMENTO, opportunità che creano VALORE per il portafoglio del Cliente, garantendo allo stesso tempo rendimento ed anche protezione del patrimonio.
Si tratta di due mestieri diversi, e spesso opposti tra di loro.
Chi è, dei due quello che guadagna? Ci sono decine di migliaia di statistiche, che possono aiutarvi a trovare la risposta corretta, la risposta che è supportata dia fatti.
Un investitore vede, oggi, le cose in questo modo: come ci raccontano questi due grafici che seguono.
Il primo dei due grafici, tutti voi lo conoscete molto bene: in questo Blog, lo abbiamo proposto più di una volta. E’ un grafico aggiornato alla fine del mese di giugno, e ci documenta che alla fine del mese di giugno 2025 la Borsa di New York valeva tanto quanto valeva nel dicembre 2024.
E questo nonostante un vero e proprio bombardamento dei media, delle banche di investimento, e dei “consulenti finanziari pagati con le retrocessioni”, tutti impegnati a convincere la massa che sulle Borse fosse arrivato “il rally”.
Poi, è arrivato Powell, e Jackson Hole, venerdì 22 agosto: ed il secondo grafico qui sopra ci racconta che cosa è successo.
La Borsa di New York ha chiuso, venerdì 22 agosto, a quota 6466 punti. Il rialzo, rispetto al dicembre del 2024, è a questo punto del 4,4%.
Per voi è significativo? E’ tanto? E’ poco?
Dipende: se voi siete trader, allora è tanto. Se voi siete invece INVESTITORI, allora ricorderete immediatamente che questo asset (la Borsa di New York) quattro mesi fa fece vedere al Mondo un calo del 20% in sole tre settimane.
A fronte di un rischio del 20% in tre settimane, che cosa è un rialzo del 4,5% in otto mesi? Compensa per il rischio? Significa qualche cosa?
Come vedete nei due titoli qui sopra, noi non siamo i soli a farci qualche domanda in più (rispetto ai quotidiani italiani che abbiamo letto più in alto).
E soprattutto, grazie ai due titoli qui sopra ci rendiamo conto (molti di voi forse ci erano già arrivati da soli) che non c’è solo la Borsa. Per tutti gli investitori, un evento come Jackson Hole non può essere valutato, nelle sue implicazioni per i mercati, guardando unicamente alla Borsa.
Dobbiamo analizzare subito le reazioni anche delle valute, delle materie prime, e delle obbligazioni.
Ecco di seguito due esempi di variabili che vanno analizzate.
I due grafici qui sopra vi documentano un fatto: il discorso di Jackson Hole non ha cambiato nulla, secondo ciò che ci dice il mercato dei cambi.
E soprattutto, sempre leggendo i segnali in arrivo dai mercati, non ha cambiato nulla se stiamo ai segnali che arrivano dai Titoli di Stato.
Ma … allora? Che cosa è successo, realmente? Le Borse sono tutt’ora ubriache dopo i festini del Ferragosto? Non hanno capito nulla, di ciò che è successo?
Ecco che noi di Recce’d, come sempre, veniamo in aiuto dei nostri lettori, mettendo ordine e facendo chiarezza.
Descrivendo al lettore la realtà, quella dei mercati finanziari e quella intorno ai mercati finanziari. Lo scopo? Ve lo spiega Morgan Stanley proprio qui sopra.
“I mercati e le economie divergono”.
E come sempre, uno solo dei due ha ragione. Quale dei due prevale?
Come detto in apertura di Post, siamo stati proprio noi a mettere in evidenza la rilevanza del Summit di Jackson Hole, e le sue ricadute per i mercati finanziari. Il punto sta in questo: che la reazione immediata, quella delle prime ore, è spesso una reazione che va … nella direzione sbagliata.
Alcuni quotidiani (il Sole 24 Ore nell’immagine più in alto) ed alcuni social hanno letto nelle parole di Powell persino un “cambio di strategia”. La verità è opposta: Powell non ha annunciato ai mercati alcun cambio di strategia: ha invece detto, ai mercati finanziari, che le cose stanno cambiando. Ha usato queste parole:
“risks are shifting”
ed ha citato il mercato del lavoro.
E quindi: come vanno utilizzate, queste affermazioni di Powell a Jackson Hole, nella gestione del portafoglio? Come incidono sulla attuale asset allocation? Come modificano la strategia di investimento?
E specificamente questo, il lavoro che Recce’d fa ogni giorno, per i propri Clienti, attraverso i portafogli modello.
In questo nuovo Post (che come vedrete si collega in modo stretto a quello dello scorso giorno di Ferragosto) noi in modo sintetico forniremo ai nostri lettori alcune indicazioni a questo proposito.
Il punto di partenza, al quale dobbiamo ritornare, è la politica di Trump: che molti hanno definito “go-broke”. Il punto di arrivo, invece, è la stagflazione alla quale Recce’d ha dedicato il citato Post del Ferragosto.
Era evidente da alcuni mesi, ma il mese di agosto 2025 lo ha chiarito in modo definitivo: dopo mesi di contorsioni ed equilibrismi, il Presidente degli Stati Uniti ha deciso: ha del tutto abbandonato alcune delle principali promesse elettorali, e prima fra tutte la promessa di cui si era fatto carico la struttura da lui stesso creata e battezzata DOGE, ed oggi sceglie di giocarsi il “tutto per tutto” ovvero il “o la va o la spacca” alla roulette della crescita del PIL.
Scelta che ovviamente, non è la nostra: noi rifiutiamo la logica del “o tutto o niente”, per la gestione dei nostri portafogli modello, ed investiamo attraverso i portafogli modello il risparmio dei nostri Clienti nella fortissima convinzione che investire è un processo che si svolge nel tempo, e non passa da momenti “go-for-broke”, da momenti “o tutto o niente”. Il processo che porta un patrimonio a crescere, che garantisce un rendimento, ma che al tempo stesso protegge i risparmi da rischi eccessivi, è tutto l’opposto dell’atteggiamento del giocatore al tavolo della roulette.
Come tutti sanno, invece, Trump fu anni fa il proprietario di alcuni casinò, ed in quella occasione Trump non ebbe fortuna. Per lui “go-for-broke” in quel caso finì … che “broke”. Letteralmente.
Noi certamente non vogliamo che il risparmio dei nostri Clienti faccia la medesima fine.
Tutte le sue mosse, ormai, sono finalizzate ad un unico scopo, che è quello di ottenere un “boom economico”. Anche a costo di fare di nuovo aumentare l’inflazione: un prezzo da pagare che l’Amministrazione Trump ha già messo in conto. E che pagherete voi tutti, e non l’Amministrazione Trump. fate bene attenzione, ad esempio, ai dati in uscita 29 agosto negli Stati Uniti.
Secondo Recce’d, la scelta è una scelta forzata: Trump non ha più altre strade su cui procedere. O è questa, oppure è la sconfitta.
E tutto (incluso il Vertice di Ferragosto in Alaska) viene fatto al solo scopo di facilitare questo risultato, nascondendo al pubblico di massa le altre, gravissime difficoltà. Difficoltà dettagliate da noi di Recce’d qui, nella serie che si chiama Detox. Difficoltà che per tutti gli investitori del Mondo costituiscono un rischio enorme, e potenzialmente fatale. Come è stato denunciato da molti, incluso l’ex trumpiano Elon Musk.
Queste scelte azzardate di politica economica (che ovviamente coinvolgono anche tutti i Paesi Sviluppati, e non soltanto gli Stati Uniti) mettono davanti a tutti gli investitori una serie di grandi opportunità per guadagnare senza rischiare troppo. Per guadagnare mantenendo il controllo dei propri rischi di portafoglio. Di guadagnare senza compiere gesti folli con il proprio risparmio.
Come individuare queste opportunità, tutte molto grandi, ed alcune delle quali nuove di questo 2025?
Il migliore servizio che noi di Recce’d possiamo fare, per aiutare il lettore che cerca spunti e supporti per la gestione dei propri investimenti, è quello di aiutarlo nel comprendere in modo analitico e con dettaglio tutti gli aspetti della attuale realtà, alcuni dei quali sfuggono del tutto a chi si affida alla lettura dei quotidiani, all’ascolto di GR e TG, ai messaggini dei social, sulle piattaforme di trading come E-Toro e simili, e soprattutto agli interessati suggerimenti dei venditori, ovvero i “consulenti pagati con le retrocessioni da Fondi Comuni, GPM e polizze”.
Un esempio: a molti di voi, dati anche gli impegni di vacanza al mare, in montagna, al lago ed in campagna, saranno certamente suggiti molti dei dati che sono stati pubblicati in agosto. Recce’d invece li ha seguiti, e soprattutto analizzati, anche in agosto giorno per giorno, allo scopo di non fare mancare ai nostri Clienti la doverosa assistenza professionale, e le più tempestive indicazioni per l’operatività.
Un riassunto, molto sintetico, noi di Recce’d lo regaliamo a tutti i nostri lettori, attraverso il brano che segue qui sotto, che fu pubblicato durante la settimana del Ferragosto (e quindi prima di Jackson Hole).
Gli investitori hanno recentemente analizzato una serie di dati che suggeriscono che il contesto economico si sta avvicinando alla stagflazione, uno scenario temuto in cui l'inflazione aumenta mentre la crescita economica rallenta e la disoccupazione aumenta vertiginosamente.
Si ritiene che questa situazione sia persino più difficile da risolvere per i decisori politici rispetto a una tipica recessione, poiché un'inflazione elevata impedisce alla Federal Reserve di tagliare i tassi di interesse per stimolare la crescita economica.
La stagflazione è apparsa per la prima volta sul radar di Wall Street dopo che il presidente Donald Trump ha introdotto la sua ampia gamma di dazi il 2 aprile. Si ritiene che i dazi alimentino l'inflazione, poiché è probabile che le aziende trasferiscano almeno parte del costo dei dazi all'importazione aumentando i prezzi. Nel frattempo, possono rallentare la crescita aumentando i costi per le aziende che dipendono da input importati.
Ora, secondo gli analisti economici, la tendenza inizia a manifestarsi nei dati.
Ecco i segnali di allarme di stagflazione che hanno osservato nel mese di agosto 2025:
L'indicatore di inflazione preferito dalla Fed era più alto del previsto
L'inflazione della spesa per consumi personali, l'indicatore di inflazione preferito dalla Fed, è aumentata del 2,6% su base annua a giugno, superando l'aumento del 2,5% su base annua previsto dagli economisti e in rialzo rispetto al tasso del 2,4% di maggio.
"I principali indicatori di inflazione della Fed non sono più in evidente calo rispetto a quanto visto a inizio anno, e siamo ancora circa 80 punti base al di sopra dell'obiettivo di inflazione della Fed sulla maggior parte degli indicatori di inflazione critici. L'economia statunitense sembra essere in una lieve forma di stagflazione", ha scritto in una nota Skanda Amarnath, ex economista della Fed e direttore esecutivo di Employ America.
Il rischio di stagflazione potrebbe continuare a crescere mentre i mercati valutano il pieno impatto dei dazi di Trump, secondo Emily Bowersock Hill, CEO di Bowersock Capital Partners. Dopo molteplici rinvii, giovedì è finalmente entrata in vigore una vasta gamma di dazi su decine di paesi.
"Una guerra commerciale è uno shock da stagflazione", ha scritto Bowersock in una nota di luglio, aggiungendo che le aziende potrebbero aumentare i prezzi nel terzo e quarto trimestre di quest'anno. "Sebbene questo possa essere parzialmente compensato nel breve termine dalla deregolamentazione e dai tagli fiscali, il risultato finale sarà una crescita inferiore e un'inflazione più elevata".
Le assunzioni stanno rallentando
Il mercato del lavoro ha arrancato a luglio, con gli Stati Uniti che hanno aggiunto 73.000 posti di lavoro nel mese, meno dei 100.000 che gli economisti si aspettavano. Nel frattempo, l'aumento dei posti di lavoro tra maggio e giugno è diminuito di 258.000 unità, inviando un segnale importante che il mercato del lavoro è stato significativamente più debole di quanto inizialmente previsto. "Le massicce revisioni del NFP di questa mattina, concentrate nei settori esposti ai dazi, ora segnalano che il nostro scenario di 'stagflazione leggera' si sta materializzando", hanno scritto gli economisti della RBC in una nota la scorsa settimana, riferendosi alla revisione al ribasso delle buste paga degli ultimi due mesi.
Hanno aggiunto che la dinamica stagflazionistica si sta sviluppando perché l'incertezza che circonda la politica commerciale di Trump sta soffocando le assunzioni.
La banca ha affermato di aspettarsi dati deboli sul mercato del lavoro negli Stati Uniti.
I prezzi dei servizi stanno salendo
L'indice dei prezzi dei servizi dell'Institute for Supply Management, una misura di quanto gli americani pagano per i servizi, è salito al 69,9%, rispetto al 67,5% di giugno.
Si tratta del 98° mese consecutivo di aumento dei prezzi nel settore dei servizi, e del valore più alto dell'indice da ottobre 2022, ha affermato l'ISM nel suo ultimo PMI dei servizi. Torsten Sløk, capo economista di Apollo Global Management, ha affermato che l'aumento è un segnale che l'inflazione nel settore dei servizi si sta "intensificando", il che potrebbe innescare un rischio al rialzo per l'inflazione complessiva nei prossimi mesi.
"Allo stesso tempo, la crescita dell'occupazione sta rallentando e il tasso di disoccupazione sta aumentando. Le fonti di questo impulso alla stagflazione sono i dazi, le deportazioni e il deprezzamento del dollaro", ha scritto Slok in una nota ai clienti. "Il punto è che il tema della stagflazione sui mercati si sta intensificando".
Più americani stanno presentando richieste di sussidio di disoccupazione
La scorsa settimana sono stati presentati più casi di disoccupazione del previsto, un altro segnale di debolezza dell'economia.
Le richieste iniziali di sussidio di disoccupazione sono salite a 226.000 nella settimana conclusasi il 2 agosto, secondo i dati del Dipartimento del Lavoro, superando le 221.000 richieste iniziali previste dagli economisti. Nel frattempo, le richieste di sussidio di disoccupazione ricorrenti – ovvero il numero di americani che hanno presentato una domanda ripetuta – sono salite a 1,97 milioni. Si tratta del numero più alto di richieste ricorrenti registrato negli Stati Uniti dall'inizio della pandemia.
A proposito dei temi trattati nel brano precedente, si è espressa di recente anche l’Agenzia Moody’s, attraverso un’ampia analisi che Recce’d ha letto e analizzato e dalla quale ha selezionato un brano, che potete leggere qui sotto
Chiudiamo in questo modo il nostro lavoro di oggi, che ha fornito gratuitamente a tutti i nostri lettori ciò che è necessario per rivalutare i segnali arrivati venerdì 22 agosto da Jackson Hole, ed anche tutte le promesse, i proclami, le minacce e gli insulti del Presidente Trump lungo tutto l’arco del mese di agosto 2025.
Questa era, per tutti gli investitori, la parte più difficile e faticosa: a voi lettori rimane ora la parte più semplice,
Ovvero utilizzare tutte queste informazioni per costruire un quadro coerente, e da quel quadro fare poi discendere una serie di decisioni di investimento, che modificano la vostra attuale asset allocation, che indirizzano la vostra gestione del portafoglio titoli, e che definiscono la vostra futura strategia di portafoglio.
Prendete nota, in ogni caso, di un fatto: per tutti noi investitori, il gossip estivo è finito, e infatti non leggete più di Alaska, e non leggete più di tariffe.
Leggete di inflazione. Leggete di mercato del lavoro. Leggete di crescita del PIL. E ciò che per i mercati torna ad essere decisivo sono i dati per l’occupazione in uscita il 6 settembre negli Stati Uniti, e la riunione della Federal Reserve del prossimo 16 settembre.
Tutto torna: e tutto torna dove vi avevamo detto.
“Goodbye Alaska. Welcome reality”. In sintesi: decidete voi, nel vostro interesse esclusivo, se a voi conviene stare con Trump, con Powell, oppure con Recce’d.
Ma decidete oggi, senza perdere altro tempo ed altri soldi. E, se vi conviene, contattateci alla pagina CONTATTI del nostro sito.
Le aggressive politiche economiche del presidente Donald Trump probabilmente rallenteranno significativamente la crescita degli Stati Uniti e faranno aumentare l'inflazione, ma non causeranno una recessione o "stagflazione", gli scenari disastrosi che i meteorologi avevano previsto prima del suo insediamento, secondo un rapporto.
"La totalità delle politiche non spinge l'economia sull'orlo della recessione, ma riduce significativamente la crescita" durante il mandato quadriennale di Trump, ha affermato l'economista Justin Begley di Moody's Analytics.
Ha aggiunto: "Non è ancora stagflazione, ma ci si sta avvicinando".
La stagflazione è un'economia caratterizzata da elevata inflazione, crescita lenta o stagnante e alta disoccupazione: un cocktail insolito e tossico. In genere, un'economia stagnante porta a una bassa inflazione, consentendo alla Federal Reserve di tagliare i tassi di interesse per stimolare maggiori prestiti e attività.
La Fed, tuttavia, si trova di fronte a un dilemma: abbassare i tassi per sostenere un mercato del lavoro in difficoltà potrebbe far salire ulteriormente l'inflazione. Gli aumenti dei prezzi al consumo si sono generalmente attenuati notevolmente dopo il picco dovuto alla pandemia, ma recentemente hanno registrato un leggero aumento, in parte a causa delle ingenti imposte sulle importazioni imposte da Trump.
Le sue politiche stanno imponendo forze di compensazione all'economia. I tagli alle tasse e l'aumento della spesa per la sicurezza e la difesa delle frontiere sono destinati a stimolare la crescita. Ma si prevede che questi fattori positivi saranno più che compensati dai dazi, da una storica stretta sull'immigrazione, dai licenziamenti di centinaia di migliaia di dipendenti federali e dai forti tagli ai programmi di servizi sociali come Medicaid e i buoni pasto, ha affermato Begley.
Durante la corsa presidenziale di Trump contro l'ex vicepresidente Kamala Harris lo scorso anno, Moody's, tra le altre società di ricerca, aveva previsto che il piano economico di Trump avrebbe innescato una recessione entro la metà del 2025. Moody's ha aggiornato le sue previsioni anche perché i contorni del suo piano sono diventati più chiari di recente, ha affermato Begley.
"Abbiamo una visione migliore di come stanno andando le cose", ha affermato.
Ad esempio, sono in vigore dazi a due cifre su acciaio e alluminio, auto straniere e importazioni cinesi. E la Casa Bianca ha raggiunto accordi con partner commerciali come Giappone, Corea del Sud, Vietnam e Regno Unito che fissano i dazi tra il 10% e il 20%.
Le deportazioni e le restrizioni ai valichi di frontiera meridionali imposte da Trump sono in pieno svolgimento. E il suo ingente disegno di legge di bilancio, firmato il 4 luglio, ha ampliato i tagli fiscali del 2017, aumentato le spese militari e per la sicurezza delle frontiere e ridotto alcune spese per i sussidi statali.
In totale, Moody's prevede che le politiche di Trump ridurranno la crescita economica di circa 0,4 punti percentuali all'anno – quasi mezzo punto – durante il suo mandato. Ciò porterebbe l'economia a un'espansione media dell'1,7% annuo nell'arco dei quattro anni, con una crescita che toccherà il minimo dell'1,4% l'anno prossimo e un picco del 2,2% nel 2028.
L'economia è cresciuta a un tasso annuo dell'1,2% nella prima metà del 2025. Si prevede che crescerà a un ritmo leggermente inferiore all'1% nella seconda metà, secondo gli economisti intervistati da Wolters Kluwer Blue Chip Economic Indicators.
Al contrario, l'economia ha registrato una crescita media del 2,3% nel decennio successivo alla Grande Recessione del 2007-2009 e del 3,5% durante il mandato dell'ex presidente Joe Biden. Quest'ultimo, tuttavia, ha registrato guadagni insolitamente forti con l'uscita del Paese dalla recessione pandemica. Nel 2024, l'ultimo anno di mandato di Biden, l'economia è cresciuta di un solido 2,8%.
Ci si aspettava che la crescita rallentasse, indipendentemente da chi avesse vinto le elezioni del 2024, poiché l'impennata della domanda dei consumatori post-COVID-19 si era esaurita, gli americani avevano esaurito gli aiuti governativi per la pandemia e altre misure di stimolo governative si erano esaurite.
Ma entro la fine del mandato di Trump, nel 2028, l'economia sarà inferiore dell'1,3% rispetto a quanto sarebbe stata se le sue politiche non fossero state attuate, ha scritto Begley in un rapporto. Inoltre, si prevede che il tasso di disoccupazione raggiungerà il picco del 4,7% nel 2027, prima di scendere al 4,4% quando Trump lascerà l'incarico. Senza le sue politiche, la disoccupazione si manterrebbe sostanzialmente stabile intorno al 4% e ci sarebbero circa 885.000 posti di lavoro aggiuntivi, ha affermato Moody's.
Allo stesso modo, le politiche di Trump sono destinate a far aumentare l'inflazione in media di quasi mezzo punto percentuale all'anno. Ciò porterebbe l'inflazione annua a una media del 2,6% durante il mandato di Trump, con un picco del 3,1% nel 2026, secondo l'indice dei prezzi per consumi personali del Dipartimento del Commercio. L'inflazione poi diminuirebbe e raggiungerebbe quasi l'obiettivo del 2% della Fed nel 2028, l'ultimo anno del suo mandato.
In assenza delle politiche del presidente, l'inflazione raggiungerebbe l'obiettivo della Fed il prossimo anno, secondo l'analisi di Begley.
I dazi, di gran lunga, rappresentano sia il principale freno alla crescita sia il principale fattore di inflazione, ha affermato Begley. Si prevede che le aziende scaricheranno la maggior parte dei costi dei dazi sui consumatori, facendo salire i prezzi. E questo dovrebbe indebolire il loro potere d'acquisto e ridurre i consumi, che rappresentano il 70% dell'attività economica.
Senza i dazi, gli effetti netti delle politiche di Trump sulla crescita sarebbero leggermente positivi, ha affermato Begley. I benefici dei tagli fiscali e dell'aumento della spesa per la difesa e le frontiere compenserebbero il prezzo pagato dalla repressione dell'immigrazione, dai licenziamenti federali e dai tagli a Medicaid e ai buoni pasto, ha aggiunto.
Un altro duro colpo deriva dalle deportazioni.
Come i dazi, si prevede che la repressione dell'immigrazione ridurrà la crescita e stimolerà l'inflazione. Si prevede che una ridotta offerta di lavoratori in settori come l'edilizia, l'agricoltura e l'ospitalità farà aumentare salari e prezzi. E una popolazione di immigrati più piccola significa una minore spesa al consumo.
Ecco perché le previsioni di Moody's sugli effetti delle politiche di Trump sono meno fosche di quanto non fossero prima del suo insediamento:
Sebbene i dazi di Trump siano più alti del previsto, Moody's si aspettava ritorsioni più significative da parte dei paesi stranieri, che avrebbero danneggiato le esportazioni manifatturiere statunitensi. Almeno finora, queste nazioni hanno adottato un approccio più moderato.
Moody's stimava che l'amministrazione Trump avrebbe cercato di espellere circa 1 milione di immigrati privi di status legale permanente ogni anno. Ma Begley ha affermato che ciò si è rivelato logisticamente impegnativo. Goldman Sachs stima che le espulsioni mensili abbiano avuto un ritmo medio annualizzato di circa 600.000.
Sebbene Trump avesse promesso durante la sua campagna elettorale di eliminare le tasse su mance e straordinari, Moody's non si aspettava necessariamente che portasse a termine la sua promessa. Il disegno di legge di bilancio, tuttavia, elimina le tasse sulle mance fino a 25.000 dollari all'anno e nel tempo fino a 12.500 dollari.