Detox: inizia adesso l’estate calda. I suggerimenti di Recce’d per non finire scottati (o anche bruciati)

 

Siete pronti per i primi weekend al mare?

Oppure preferite le escursioni in montagna?

Avete già preparato creme solari e costume? Cruciverba e sedia sdraio?

Oppure state verificando scarponi e bastoncini, moschettoni e borraccia termica?

Noi di Recce’d vogliamo renderci utili anche per le vostre imminenti escursioni, per i weekend di relax al mare oppure sulla barca, e financo per le vostre prossime vacanze agostane.

Come sapete, Recce’d attraverso il Blog vi fornisce con regolarità contributi pratici di qualità elevata: la più elevata in Italia.

Selezionando contributi esterni, ordinandoli, commentandoli e collegandoli fra loro Recce’d con regolarità fornisce spunti e indicazioni pratiche per la strategia di investimento da seguire, per la asset allocation da adottare, e per le future opportunità da cogliere.

Opportunità che in questa fase di mercato (il passaggio ad una Nuova Era) sono particolarmente grandi, e facili da individuare.

Trovate quindi, in questa seri Detox, ed in particolare in questo nuovo Post, utili elenchi dei fattori a cui dovrete prestare attenzione nelle prossime settimane. Anche mentre siete in siaggia, oppure sulla cima del monte che avete intenzione di scalare.

Perché i mercati finanziari non chiudono per ferie, non hanno mai chiuso per fersie, ed in molte occasioni hanno invece accelerato.

Godetevi pure le vostre meritate vacanze: ma non mandate in vacanz ail cervello perché i mercati finanziari non vanno mai in vacanza.

Inizieremo oggi mettendo alla vostra attenzione a che cosa stanno guardando oggi le Banche Centrali: le quali, a differenza di ciò che fanno in questo momento tutti i social e tutti i media, non dedicano tutta la loro attenzione al tema delle “tariffe”.

E se non si concentrano sulle tariffe, allora di che cosa si stanno occupando? Quali analisi stanno facendo? Quali temi sono in evidenza sui tavli delle decisioni?

Leggiamolo qui sotto, nel primo contributo di oggi.

El-Erian ha sottolineato che le quattro principali sfide che la Federal Reserve si trova ad affrontare includono: l'instabile politica tariffaria statunitense, l'incertezza nella politica fiscale del governo, le discrepanze anomale tra i dati economici hard e soft e l'impatto imprevedibile di tecnologie innovative come l'intelligenza artificiale. Ha suggerito che la Federal Reserve adotti una strategia che combini difesa e attacco, affrontando le sfide attraverso meccanismi di comunicazione migliorati, quadri politici rafforzati e valutando aggiustamenti agli obiettivi di inflazione, promuovendo al contempo riforme sistematiche della politica monetaria per adattarsi ai cambiamenti nella struttura economica.

Il consulente economico capo della nota società di gestione degli investimenti Allianz, Mohamed El-Erian, ha recentemente pubblicato un articolo di analisi approfondita sul Financial Times, fornendo un'analisi completa delle sfide che la Federal Reserve si trova attualmente ad affrontare. Economista esperto, in precedenza CEO di Pacific Investment Management Company (PIMCO), El-Erian vanta una vasta esperienza e una profonda conoscenza della macroeconomia globale e della politica monetaria.

Nell'articolo intitolato "L'estate difficile della Federal Reserve", El-Erian sottolinea che la Federal Reserve avrebbe dovuto poter dichiarare "missione compiuta", segnando la fine di un prolungato periodo di elevata inflazione negli Stati Uniti. Tuttavia, la realtà è esattamente l'opposto, poiché la Federal Reserve si trova ad affrontare sfide senza precedenti.

El-Erian descrive nel suo articolo le molteplici sfide che la Federal Reserve si trova ad affrontare, che vanno dall'incertezza politica ai dati economici contrastanti, dalle pressioni esterne alle carenze del quadro interno. Egli ritiene che:

La Federal Reserve si trova in un periodo di "straordinaria incertezza economica", e deve promuovere attivamente la riforma del suo quadro di politica monetaria, affrontando al contempo le sfide attuali. In particolare, El-Erian ha anche proposto strategie specifiche per la Federal Reserve, tra cui il miglioramento dei meccanismi di comunicazione, l'affinamento del quadro di riferimento e la valutazione di aggiustamenti all'obiettivo di inflazione.

La situazione difficile che la Federal Reserve sta attualmente affrontando può essere descritta come una combinazione perfetta di diversi fattori avversi. El-Erian afferma senza mezzi termini all'inizio dell'articolo:

"Le cose non sarebbero dovute andare così. A questo punto, la Federal Reserve avrebbe dovuto poter dichiarare 'missione compiuta', segnando la fine di un periodo di inflazione negli Stati Uniti che ha superato le aspettative ed è durato troppo a lungo".

Tuttavia, la realtà è che la Federal Reserve deve affrontare una situazione quest'estate in cui entrambi i suoi obiettivi (bassa inflazione e piena occupazione) sono a rischio. A complicare ulteriormente le cose, la banca centrale deve continuare a respingere gli attacchi della Casa Bianca, soprattutto dopo che la Federal Reserve ha lasciato intendere che è improbabile che eventuali tagli dei tassi di interesse quest'anno si verifichino prima di settembre.

Oltre a queste pressioni politiche dirette, la Federal Reserve si trova ad affrontare anche sfide strutturali più profonde. El-Erian menziona specificamente la recente debolezza del dollaro, che "solleva interrogativi scomodi sul suo ruolo a lungo termine nell'economia globale e sullo status del mercato finanziario statunitense come indiscusso destinatario del risparmio estero". Questa affermazione rivela le potenziali minacce all'egemonia finanziaria statunitense.

El-Erian identifica quattro fattori chiave che hanno portato all'attuale incertezza economica senza precedenti.

  1. Il primo è la natura imprevedibile della politica tariffaria statunitense. El-Erian solleva una domanda cruciale: "Si tratta di una strategia di 'escalation to de-escalation', che garantisce un sistema commerciale più equo attraverso l'aumento dei dazi, e forse temporaneo? Oppure si tratta dell'istituzione di un nuovo mondo di dazi a lungo termine per aumentare le entrate di bilancio e le attività di rimpatrio manifatturiero?" Questa ambiguità politica agisce come una bomba a orologeria nella formulazione delle politiche economiche. Imprese e investitori non possono prevedere con precisione il futuro contesto commerciale e questa incertezza avrà inevitabilmente un impatto sulle politiche della Federal Reserve.

  2. Il secondo fattore riguarda l'incertezza complessiva delle politiche governative, in particolare in materia di finanza pubblica. El-Erian ha sottolineato: "Il pieno impatto del 'grande e splendido' disegno di legge di bilancio attualmente all'esame del Congresso deve ancora essere visto". Non è inoltre chiaro come evolverà la ridefinizione dell'occupazione e dei contratti pubblici, e manca una chiara visibilità riguardo alla portata, alla forma e alla tempistica dei piani di deregolamentazione della Casa Bianca.

  3. Il terzo fattore è particolarmente interessante: si è verificata un'insolita incoerenza tra i dati economici. "I dati soft che riflettono il sentiment di imprese e famiglie sono stati in rosso per mesi, preannunciando un rallentamento della crescita e un aumento dell'inflazione. Tuttavia, i dati concreti che riflettono il loro comportamento effettivo non hanno ancora confermato nessuna di queste situazioni." "I dati soft che riflettono il sentiment di imprese e famiglie sono stati in rosso per mesi, preannunciando un rallentamento della crescita e un aumento dell'inflazione. Tuttavia, i dati concreti che riflettono il loro comportamento effettivo non hanno ancora confermato nessuna di queste situazioni." El-Erian ritiene che questa divergenza di dati dia l'impressione che i responsabili politici stiano camminando nella nebbia.

  4. Il quarto fattore, sebbene più positivo, è anch'esso pieno di incertezza: il potenziale di aumento della produttività generato dall'innovazione, in particolare dall'intelligenza artificiale. El-Erian ha osservato: "È importante sottolineare che non esiste un consenso unanime sulla portata e la tempistica di tali sviluppi. Questa situazione è simile a quella dei periodi di rivoluzioni tecnologiche nella storia, in cui il potenziale delle nuove tecnologie è enorme, ma i tempi e l'entità del loro impatto effettivo sono difficili da prevedere con precisione. Per la Federal Reserve, questo significa che i modelli economici tradizionali potrebbero non cogliere accuratamente le tendenze economiche future. L'impatto dell'intelligenza artificiale sull'economia potrebbe essere dirompente, ma questa trasformazione sarà graduale o improvvisa? Quali settori saranno interessati per primi? Quanto sarà significativo l'impatto sul mercato del lavoro? Le risposte a queste domande influenzeranno direttamente le politiche della Federal Reserve."

Tutti questi fattori rendono più difficile per la Federal Reserve prevedere e agire di fronte all'aumento dei rischi di stagflazione.

El-Erian ha sottolineato in particolare una questione chiave: l'indebolimento della credibilità delle politiche della Federal Reserve.

Questo è diventato più difficile anche a causa dell'indebolimento della credibilità politica della Federal Reserve, un fattore chiave per un'efficace guida politica lungimirante.

La credibilità politica è come il "soft power" della banca centrale: una volta persa, è difficile recuperarla. Quando gli operatori di mercato iniziano a mettere in discussione gli impegni e le previsioni della Federal Reserve, il meccanismo di trasmissione della politica monetaria ne risente e l'efficacia delle politiche risulta notevolmente ridotta.

Nel complesso contesto attuale, ogni decisione presa dalla Federal Reserve può essere oggetto di scrutinio e critiche da ogni parte. Ricostruire la fiducia del pubblico mantenendo al contempo l'indipendenza è diventata una sfida significativa per la Federal Reserve.

Di fronte a queste sfide, El-Erian ritiene che la Federal Reserve "non abbia altra scelta che adottare una posizione difensiva per gran parte di quest'estate". Tuttavia, ha anche sottolineato che la Federal Reserve non dovrebbe limitarsi alla difesa, ma deve adottare misure offensive introducendo un quadro di politica monetaria più credibile.

"Data la posta in gioco, la banca centrale non ha altra scelta che giocare in difesa per gran parte dell'estate. Tuttavia, non dovrebbe limitarsi a questo."

El-Erian ha proposto una serie di raccomandazioni specifiche di riforma basate sui risultati della ricerca del gruppo di lavoro del G30 a cui ha partecipato. In primo luogo, migliorare il meccanismo di comunicazione, tra cui "la creazione e la pubblicazione di una struttura formale che utilizzi orientamenti politici lungimiranti; la pubblicazione delle previsioni del personale; la fornitura di indicazioni chiare sui compromessi tra occupazione e inflazione; e lo sviluppo di un quadro trasparente per la valutazione dei piani di allentamento quantitativo e di inasprimento della politica monetaria."

Il fulcro di questi suggerimenti è migliorare la trasparenza e la prevedibilità. Quando il mercato riuscirà a comprendere meglio il processo di pensiero e la logica decisionale della Federal Reserve, l'efficacia delle politiche sarà migliorata.

El-Erian ha anche suggerito che la Federal Reserve "utilizzi più apertamente una serie di analisi di scenario", come sostenuto dall'ex presidente della Fed di New York Dudley e da altri. Allo stesso tempo, la banca centrale dovrebbe "migliorare la sua comprensione dettagliata dell'impatto delle forze economiche su famiglie e imprese."

Revisione del target di inflazione: un'opportunità di riforma trascurata?

Infine, El-Erian ha proposto una proposta piuttosto controversa: la Federal Reserve dovrebbe prendere in considerazione la revisione del suo obiettivo di inflazione del 2% quest'anno, sostenendo:

"Dati i significativi cambiamenti nella struttura economica, questo aspetto deve certamente essere preso in considerazione. Tuttavia, la Federal Reserve ha chiaramente e ripetutamente escluso questa possibilità".

L'obiettivo di inflazione del 2% è stato fissato in un contesto economico relativamente stabile, ma nell'attuale era di rapido sviluppo tecnologico, ristrutturazione della catena di approvvigionamento globale e tensioni geopolitiche, questo obiettivo è ancora appropriato?

El-Erian ha lasciato intendere che il rifiuto della Federal Reserve di modificare l'obiettivo di inflazione "potrebbe sembrare una mossa chiaramente difensiva nella situazione attuale, ma è probabile che si riveli un'occasione persa". Questa affermazione suggerisce che aggrapparsi al quadro esistente potrebbe limitare la capacità della Federal Reserve di rispondere a nuove sfide.

L'obiettivo di inflazione del 2% è stato fissato in un contesto economico relativamente stabile, ma nell'attuale era di rapido sviluppo tecnologico, ristrutturazione della catena di approvvigionamento globale e tensioni geopolitiche, questo obiettivo è ancora appropriato?

El-Erian ha lasciato intendere che il rifiuto della Federal Reserve di modificare l'obiettivo di inflazione "potrebbe sembrare una mossa chiaramente difensiva nella situazione attuale, ma è probabile che si riveli un'occasione persa". Questa affermazione suggerisce che aggrapparsi al quadro esistente potrebbe limitare la capacità della Federal Reserve di rispondere alle nuove sfide.

Guardando al futuro, El-Erian ritiene che la Federal Reserve debba trovare nuovi modi di definire le politiche in un contesto di elevata incertezza. Le relazioni economiche tradizionali stanno cambiando e il valore di riferimento dei dati storici sta diminuendo, il che richiede alla banca centrale maggiore adattabilità e innovazione.

Il crescente rischio di stagflazione è una questione particolarmente preoccupante. Questo fenomeno economico ha avuto un impatto significativo sull'economia statunitense negli anni '70 e, se dovesse ripresentarsi nell'attuale contesto complesso, i suoi effetti potrebbero essere ancora più profondi.

L'analisi di El-Erian indica che la Federal Reserve non si trova ad affrontare solo problemi di aggiustamento delle politiche a breve termine, ma anche la necessità di una riforma sistematica del quadro normativo.

Questa riforma include miglioramenti tecnici, come migliori modelli di analisi dei dati e di previsione, nonché potenziamenti istituzionali, come meccanismi di comunicazione più trasparenti e strumenti di policy più flessibili.

L’articolo che avete appena letto ci ha restituito in modo efficace e puntuale il punto di vista della Federal Reserve in questo preciso momento.

Sempre con l’aiuto del nostro amico El Erian, ora è necessario allargare lo sguardo.

Non è possibile comprendere la realtà economica, finanziaria e politica del giugno 2025 restringendo lo sguardo ad un solo Paese, seppure di grandi dimensioni come gli Stati Uniti.

Oggi, nel giugno 2025, ogni investitore (anche chi si limita a comperare BTP e Bund) deve avere conoscenze nel campo della geopolitica.

Non stiamo esagerando oppure drammatizzando ad arte: i prezzi dei BTp, oggi, domani e dopodomani, sono il risultato di equilibri internazionali complessi, e dipendono soltanto in minima misura da ciò che si fa in Italia. Analizzare i BTo, fare scelte sui BTp oggi pensando che il prezzo dei BTp sale oppure scende per quello che fanno e dicono Meloni, Giorgetti, l’opposizione e il Parlamento è un colossale errore di gestione.

La settimana prossima, ogni mattina, ne scriveremo al nostro Cliente in The Morning Brief.

E lo stesso si deve affermare per i Bund, e per qualunque altro asset finanziario che oggi voi tenete nel vostro portafoglio titoli.

Il prossimo contributo, che legge qui sotto, è dedicato alle relazioni internazionali, e più precisamente al tema della geopolitica nel 2025. Geopolitica significa relazioni commerciali internazionali, significa cambiamenti nelle Istituzioni, significa scelte di sicurezza nazionale.

La geopolitica oggi è un fattore determinante, sia per le vostra performance, sia per i rischi che avete già messo oppure che metterete nel vostro portafoglio titoli. A tutti voi, serve capirne di più, vi è indispensabile comprendere meglio ciò che sta succedendo proprio oggi.

27 maggio 2025 Mohamed A. El-Erian

Con le politiche economiche statunitensi che alimentano la volatilità finanziaria ed economica e risvegliano i vigilanti obbligazionari, rimane aperta la questione se stiamo assistendo alla frammentazione dell'ordine internazionale o solo a un percorso accidentato verso una riforma proficua. Cinque fattori potrebbero chiarire la risposta.

CAMBRIDGE – Sebbene quest'anno non sia ancora a metà, è probabile che venga già ricordato nei libri di storia come un anno di estrema volatilità indotta dalle politiche, non solo nei mercati finanziari, ma anche in termini di narrazioni economiche e relazioni internazionali. Ma dove ci porterà resta da vedere. Stiamo assistendo alla frammentazione dell'ordine interno e internazionale degli Stati Uniti o solo a un percorso accidentato verso una riforma proficua di entrambi?

Abbiamo già visto l'S&P 500 quasi precipitare in un mercato ribassista (con un calo del 20% rispetto al recente massimo), per poi risalire e rimanere sostanzialmente invariato per tutto l'anno. I rendimenti obbligazionari sono stati molto variabili, in parte a causa di una prospettiva macroeconomica estremamente volatile. La probabilità di una recessione negli Stati Uniti ha iniziato l'anno al di sotto del 10%, ha raggiunto il picco ad aprile, quasi il 70%, ed è scesa sotto il 40% solo un mese dopo.

E ricordate, gli Stati Uniti non sono solo la più grande economia mondiale. Con istituzioni mature, mercati finanziari solidi e in qualità di emittente della valuta di riserva globale, gli Stati Uniti sono coloro a cui gli altri affidano i propri risparmi e il proprio patrimonio. Ciò che accade negli Stati Uniti non rimane lì. Non c'è da stupirsi che le "misure di incertezza" per aziende e famiglie siano state fuori scala quest'anno. Come osserva Justin Fox, editorialista di Bloomberg, "l'incertezza non è mai stata così incerta".

La causa immediata è la volatilità della politica tariffaria statunitense, che ha provocato reazioni da parte di altri Paesi di importanza sistemica. Ma il commercio non è l'unico problema. Mentre gli Stati Uniti e altri paesi spingono i limiti del debito e del deficit, i vigilanti obbligazionari sono stati risvegliati dal loro torpore. Nel frattempo, le tradizionali correlazioni tra azioni, obbligazioni e valute statunitensi sono state indebolite e i recenti tentativi di ridurre o riformare il settore pubblico sembrano aver suscitato più domande che risposte.

In questo contesto, si riscontra una gamma di opinioni notevolmente ampia tra gli economisti professionisti. Ad esempio, alcuni vedono il recente disgelo delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina come un cambiamento fondamentale nell'approccio dell'amministrazione Trump (motivato dal timore di "scaffali vuoti"), mentre altri lo vedono solo come una pausa temporanea che sarà seguita da ulteriori difficoltà.

Lo stesso vale per le relazioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa. Alcuni vedono la minaccia di Trump di imporre dazi del 50% sulle importazioni dall'Unione Europea come l'inizio di un processo di rappresaglia che avrà effetti negativi, diretti e indiretti, sia sulle economie che sul resto del mondo. Ma, soprattutto con il rinvio della scadenza iniziale, altri la vedono come un ulteriore segnale del perseguimento da parte degli Stati Uniti di una strategia di "escalation to de-escalation".

Al di sopra di queste differenze incombe la domanda se l'economia statunitense e globale si stia fondamentalmente rinnovando.

Il dentifricio è già stato spremuto fuori dal tubetto o le attuali turbolenze saranno più simili all'esperienza del COVID-19, quando siamo tornati in gran parte al punto di partenza?

Cinque questioni determineranno la direzione da prendere.

  1. La prima sono i dazi. Gli ultimi colpi di scena potrebbero far supporre che l'obiettivo principale dei politici statunitensi sia quello di raggiungere un sistema commerciale più equo attraverso l'approccio "escalate to de-escalate". Se così fosse, questo obiettivo dovrebbe alla fine mettere da parte alcune delle altre priorità dichiarate (e contraddittorie): generare ingenti ricavi e un significativo reshoring del settore manifatturiero.

  2. Un secondo fattore sarà il mercato obbligazionario. Il ritorno dei vigilanti obbligazionari ha già aumentato notevolmente i rendimenti dei titoli di Stato a lunga scadenza, con quelli giapponesi che hanno raggiunto massimi storici. Date le implicazioni potenzialmente destabilizzanti, l'aumento dei rendimenti obbligazionari potrebbe fungere da forma preventiva di disciplina; in alternativa, mercati ed economie potrebbero diventare ancora più vulnerabili a improvvise variazioni del costo del denaro per governi, aziende e famiglie.

  3. La terza questione è lo scontro tra considerazioni economiche e di sicurezza nazionale. Dietro il pasticcio tariffario c'è un tira e molla tra funzionari economici accomodanti che sostengono la conclusione di accordi e falchi che ritengono che le difficoltà a breve termine siano necessarie per migliorare la sicurezza americana, non da ultimo ostacolando lo sviluppo della Cina. Quale delle due parti prevarrà?

  4. La quarta questione riguarda la reazione degli altri Paesi. L'attuale volatilità indotta dalle politiche statunitensi sta portando alcuni a mettere in discussione la loro consolidata adesione a un sistema commerciale e dei pagamenti incentrato sugli Stati Uniti. In che misura la fiducia di base è stata erosa e la perdita di credibilità dell'America potrebbe accelerare lo sviluppo di sistemi alternativi?

  5. L'ultima questione riguarda il comportamento delle aziende. Gli amministratori delegati useranno questo periodo semplicemente per accumulare scorte o perseguiranno cambiamenti di più ampia portata? Hanno fiducia nella loro capacità di trasferire i costi dei dazi sui consumatori e la loro visione delle spese in conto capitale è cambiata radicalmente?

Estendendo l'analisi oltre quest'anno, ci troviamo di fronte a una questione ancora più ampia.

In effetti, anziché considerare la volatilità indotta dai dazi come la causa principale dell'incertezza economica, dovremmo vederla come un acceleratore di cambiamenti strutturali più ampi.

Alcuni strumenti economici tradizionali erano già stati compromessi dai cambiamenti strutturali nel sistema commerciale internazionale, dalla diversificazione delle catene di approvvigionamento e (in molti casi) dalla priorità data alla resilienza rispetto all'efficienza.

La sicurezza nazionale e le considerazioni interne stavano già prendendo il sopravvento su quelle economiche. La fiducia nelle istituzioni, nazionali e multilaterali, stava già venendo erosa.

Questa inquadratura d'insieme è importante, perché rafforza l'idea che l'economia globale stia percorrendo un cammino accidentato verso una destinazione incerta. Potremmo precipitare verso la recessione, la stagflazione e la frammentazione dei sistemi commerciali e dei pagamenti globali. Oppure potremmo trovarci nelle fasi iniziali di una riorganizzazione in stile Ronald Reagan o Margaret Thatcher che alla fine porterà a maggiori guadagni di produttività, un maggiore potenziale di crescita, deficit e debito meno minacciosi, un ordine commerciale più equo e un sistema di pagamenti più stabile.

Naturalmente, anche gli ottimisti dovrebbero riconoscere che, nella migliore delle ipotesi, si tratta di una situazione 50-50. Nel frattempo, dovremo tutti trovare la resilienza necessaria per sopportare un'incertezza prolungata, e con essa la flessibilità necessaria per prepararci a scenari futuri molto diversi.


Mentre siete sulla vostra sedia a sdraio, oppure sul punte della barca, oppure ancora seduti in un prato verde delle Alpi, noi vi suggeriamo un passatempo alternativo a contemplare il cielo, oppure alla Settimana Enigmistica e persino al videogioco con i Dragoni sullo i-Pad: prendete i cinque punti che sono stati elencati nel primo contributo che avete letto più sopra, ed uniteli con i cinque punti dell’artico9lo che avete appena finito di leggere.

Otterrete il seguente elenco:

  1. incertezze sulle politiche tariffarie

  2. incertezze sulle politiche fiscali e di bilancio

  3. incertezze nei dati sull’andamento delle economie

  4. incertezza sugli aumenti di produttività legati ad AI

  5. il discorso dei dazi e la politica internazionale

  6. il mercato dei Titoli di Stato

  7. le politiche di sicurezza nazionale

  8. il ruolo degli altri Paesi

  9. le reazioni dei vertici delle Aziende.

Il passatempo che noi di Recce’d vi suggeriamo per i primi weekend di estate è il seguente:

  • mettete prima di tutto un po’ di ordine tra i nove punti che vi abbiamo appena elencato: alcuni di questi punti si sovrappongono

  • costruite il vostro scenario per le prossime settimane e mesi: potrebbe esservi utile attribuire le vostre probabilità ai diversi scenari che vedete nel grafico che trovate proprio qui sotto (noi, con il Cliente, ne abbiamo trattato ogni mattina con il Cliente nel nostro The Morning Brief)

  • dato lo scenario per voi più probabile, il più è fatto

  • non vi resta che attribuire, ad ognuno degli asset che oggi si trovano nel vostro portafoglio (BTp, Borsa di New York, oro, petrolio, franco svizzero, eccetera) il rendimento che è coerente con lo scenario che avete in mente

  • e poi fate il medesimo esercizio anche per gli asset che oggi non avete in portafoglio, ma che in futuro potreste prendere in considerazione

  • infine ad ognuno degli asset attribuite un rischio: quanto potreste perdere, su ognuno di quegli asset, se il vostro scenario è sbagliato?

  • ultimo passaggio: dovete attribuire ad ognuno degli asset, sia quelli che già avete, sia quelli che potreste considerare, la percentuale ottima,e sulla base dello scenario prescelto.

Ecco: è in questo modo, con schemi come questo, che otterrete dai vostri risparmi il rendimento più elevato possibile, tenendo al tempo stesso sotto controllo il rischio che vi siete portati in casa facendo le vostre scelte.

Recce’d nel Post di oggi vuole fornirvi un aiuto pratico per completare questo giochino estivo: lo facciamo subito, con un terzo contributo. che potete leggere tradotto per voi qui sotto.

L’autore è Nouriel Roubini, personaggio che il nostro Blog vi ha presentato anni fa, personaggio schierato tra gli avversari della attuale Amministrazione USA, personaggio del quale Recce’d in più occasioni non ha condiviso le conclusioni (tendenti al “catastrofismo”, ed al tempo stesso personaggio che Recce’d segue regolarmente per la indiscutibile competenza)

La lettura vi sarà utile per quale ragion? Roubini qui scegli uno solo, di tutti i possibili scenari 2025, e ne ricava le sue conclusioni.

Che il suo scenario coincida con il vostro, con lo scenario che vi sarete già costruiti con il nostro esercizio, ,oppure che NON coincida con il vostro, è in questa occasione del tutto irrilevante.

Roubini vi fa vedere come si fa.

Vi fa vedere praticamente come, una volta scelto uno scenario, si arriva poi alle conclusioni che riguardano il vostro portafoglio titoli ed i vostri investimento. Per noi di Recce’d, il punto forte di questo articolo che chiude il Post è il rigore e la chiarezza del metodo.

Non vi chiediamo di condividere ne merito: vi suggeriamo, però, di apprezzare ed imparare il metodo.

Amici lettori del Blog, domandatevi se avete le idee chiare, sul metodo per passare dalle vostre svariate e casuali considerazioni sulla politica e sull’economia alle scelte per il vostro risparmio di oggi, di domani e di dopodomani.

Se non avete le idee chiare su questo metodo, state buttando i vostri soldi qui e là a caso.

Se le cose stanno così, i vostri risultati NON saranno buoni, ed il vostro risparmio è a rischio.

Dedicatevi quindi con impegno al giochino che abbiamo preparato per voi, e buon divertimento!.

Fin dall'elezione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump lo scorso anno, ho sostenuto che almeno alcune delle sue politiche porteranno a una crescita più elevata e a una minore inflazione nel tempo. Questo vale per il suo sostegno all'innovazione nel settore tecnologico, alla deregolamentazione, alla riduzione delle aliquote fiscali su lavoro e imprese, all'aumento della produzione energetica e ai tagli alla spesa pubblica inutile.

Le altre politiche di Trump, tuttavia, sono stagflazionistiche. Protezionismo e dazi rallenteranno la crescita e aumenteranno i prezzi, così come la repressione dell'immigrazione da parte della sua amministrazione, i tagli ai finanziamenti per la ricerca scientifica, gli attacchi alle istituzioni accademiche, il sostegno ai deficit di bilancio non finanziati, le minacce all'indipendenza della Federal Reserve statunitense, i tentativi disordinati di indebolire il dollaro statunitense, gli attacchi allo stato di diritto e la corruzione. Il marchio degli Stati Uniti è stato gravemente danneggiato, e questo avrà un costo.

Tuttavia, ho sostenuto che la disciplina di mercato (non da ultimo da parte dei vigilanti obbligazionari) e una Fed ancora indipendente avrebbero limitato queste politiche stagflazionistiche, dando il sopravvento ai consiglieri economici moderati di Trump e portando a una de-escalation delle tensioni commerciali attraverso i negoziati.

Questo è ciò che è accaduto. E ora che i repubblicani del Congresso stanno negoziando una legge di bilancio che aumenterà ulteriormente i deficit e i rapporti debito/PIL, la pressione del mercato (attraverso rendimenti obbligazionari a lungo termine più elevati) aumenterà. Trump può cambiare rotta o affrontare un'impennata dei rendimenti obbligazionari che causerà una recessione politicamente dannosa.

Vale la pena ricordare che i primi attacchi di Trump all'indipendenza della Fed si sono già ritorti contro di lui. Le azioni statunitensi sono aumentate e Trump ha smesso di minacciare di licenziare il presidente della Fed Jerome Powell. Sebbene possa sostituire Powell nel 2026, la Fed rimarrà indipendente, perché il presidente è primus inter pares (primo tra pari), piuttosto che un monarca assoluto. La posizione generale del Federal Open Market Committee continuerà a riflettere le opinioni dei membri del suo consiglio.

Per ora, Powell sta facendo un favore a Trump non tagliando i tassi di interesse. La Fed sta ancorando in modo credibile le aspettative di inflazione a fronte delle pressioni sui prezzi indotte dai dazi. Astenendosi ora dai tagli dei tassi, la Fed si riserva la possibilità di tagliarli quando l'economia si indebolirà verso fine anno. Trump non ha motivo di attaccare Powell, se non quello di presentarlo come capro espiatorio per una potenziale recessione da lui stesso causata (proprio come darà la colpa dell'inflazione alla testardaggine del presidente cinese Xi Jinping).

Anche le restrizioni all'immigrazione – e quindi all'offerta di lavoro – imposte dall'amministrazione si ritorceranno contro di loro. Il periodo 2023-24 ha portato una crescita robusta e un calo dell'inflazione a causa di un forte aumento dell'offerta di lavoro attraverso l'immigrazione (in parte clandestina). Con un mercato del lavoro teso, le politiche che riducono l'offerta di lavoratori stimoleranno la crescita salariale e l'inflazione, danneggiando l'economia e la posizione politica di Trump (come l'inflazione dell'era pandemica ha fatto all'ex presidente Joe Biden).

Gli Stati Uniti hanno bisogno di un flusso costante di immigrati (preferibilmente documentati). Trump si è già schierato con Elon Musk sulla questione dei visti H-1B per lavoratori qualificati (un programma su cui la Silicon Valley fa molto affidamento). Sfidando la sua base nazionalista MAGA, Trump ha dimostrato di non essere del tutto all'oscuro della necessità di attrarre talenti stranieri. Nonostante il danno più ampio che Trump sta arrecando al marchio statunitense, l'America rimane la destinazione principale per il 10% dei migliori ricercatori scientifici e talenti imprenditoriali a livello mondiale, grazie al premio retributivo offerto negli Stati Uniti da tre a cinque volte superiore.

Ma tagliare i finanziamenti alla ricerca e consentire una fuga di cervelli non è coerente con il mantenimento del predominio statunitense nell'intelligenza artificiale e in altri settori del futuro. Anche in questo caso, il feedback del settore e la disciplina di mercato sosterranno i consiglieri più calmi di Trump. Inoltre, le crescenti controversie legali contro le deportazioni dell'amministrazione potrebbero spingerla verso politiche migratorie più sensate. Altrimenti, la disciplina di mercato tornerà a farsi sentire con prepotenza.

Anche gli sforzi dell'amministrazione Trump per rafforzare la competitività degli Stati Uniti e ridurre il deficit commerciale attraverso un dollaro più debole probabilmente si ritorceranno contro di loro. Quando i dazi del "giorno della liberazione" annunciati il ​​2 aprile, le minacce di licenziamento di Powell e la previsione di maggiori deficit fiscali hanno causato la caduta del dollaro, seguita a breve da una brusca correzione dei prezzi azionari e da un'impennata dei rendimenti obbligazionari e degli spread creditizi. Trump ha debitamente fatto marcia indietro sui dazi e su Powell, e la stessa disciplina imporrà un aggiustamento fiscale, come abbiamo visto in altre economie avanzate e nei mercati emergenti negli ultimi anni.

L'idea di un "Accordo di Mar-a-Lago" per orchestrare un indebolimento ordinato del dollaro è inverosimile, al limite della follia.

I principali partner commerciali – non ultima la Cina – non aderirebbero mai, e gli stessi amici e alleati dell'America si tirerebbero indietro. Più i mercati si aspettano una svalutazione improvvisa del dollaro, più i rendimenti obbligazionari si impennano. Le proposte di convertire i titoli del Tesoro a breve termine dei non residenti in titoli a lungo termine non funzionerebbero nemmeno in teoria, figuriamoci nella pratica. Indebolire il dollaro attraverso controlli sui capitali in entrata – una tassa sui titoli del Tesoro detenuti all'estero – farà quasi certamente aumentare i tassi a lungo termine e indebolirà l'economia. I vigilanti del mercato semplicemente non permetteranno che politiche così insostenibili vengano perseguite a lungo.

Infine, sebbene l'attacco allo stato di diritto da parte dell'amministrazione Trump sia stato piuttosto aggressivo, le istituzioni democratiche statunitensi – a partire da tribunali e giudici indipendenti – e la società civile rimangono solide e dovrebbero essere in grado di limitare le politiche più estreme. Ancora una volta, non bisogna sottovalutare il potere della disciplina di mercato in questo caso. In altri paesi – come la Turchia – dove gli autocrati hanno minato lo stato di diritto, la reazione dei mercati obbligazionari e di altri mercati è stata implacabile.

In definitiva, o Trump abbandonerà le sue politiche stagflazionistiche per concentrarsi su misure a favore della crescita, oppure le tensioni finanziarie e una recessione faranno perdere al Partito Repubblicano le elezioni di medio termine del 2026.

Si spera che Trump dia ascolto al mercato e smetta di agire seguendo i suoi peggiori istinti. Dovrebbe riconoscere che le innovazioni tecnologiche nazionali promettono di aumentare sostanzialmente il potenziale di crescita degli Stati Uniti. Deve solo togliersi di mezzo.

Nouriel Roubini, consulente senior presso Hudson Bay Capital Management LP e professore emerito presso la Stern School of Business della New York University, è autore, più di recente, di "Megathreats: Ten Dangerous Trends That Imperil Our Future, and How to Survive Them" (Little, Brown and Company, 2022).

Valter Buffo