Il soft landing non arriverà. Mai.
Nell’altro Post che Recce’d ha pubblicato oggi, ci occupiamo della parte azionaria dei nostri e vostri portafogli titoli. In questo Post oggi ci occupiamo della parte obbligazionaria, anche in vista dei tanti appuntamenti della prossima settimana.
Poi restano valute, e materie prime, e settori, e singoli titoli, ed altri asset finanziari; e la politica e la geopolitica.
Il tutto sarà trattato, con analisi di dettaglio, nel quotidiano The Morning Brief.
Abbiamo letto questa settimana alcune frasi che ci hanno profondamente preoccupato.
E … no, non riguardano il calo di ordini di chips per AI
E … no, neppure il calo di ordini di Tesla.
E … no, neppure il taglio delle stime per Nvidia.
Niente di tutto questo: quelle sono cose che NON ci riguardano. Non sono argomenti di gestione, sono soltanto gossip da social, da chat, da community, ed in quel caso allora è più divertente L’Isola dei Famosi.
Invece, ci ha profondamente preoccupato leggere questo.
Possiamo capire che il Capo della Banca Centrale parli come un uomo politico: perché è un uomo politico.
Un uomo della burocrazie dello Stato, incaricato di un mandato di politica economica. Un funzionario della Pubblica Amministrazione.
Possiamo capire che il capo della Banca Centrale lanci sempre e solo messaggi rassicuranti, anche negando l’evidenza. Lo hanno fatto nel 2020, nel 2021, nel 2022.
Pausa nel 2023. ma nel 2024 si ricomincia.
Ma non possiamo capire altre cose.
“Quello che mi tiene sveglio la notte è il soft landing” ci dice Jerome Powell nel luglio 2024.
Frase estremamente preoccupante. Come un adolescente, il Capo della Federal Reserve sogna di essere l’Uomo Ragno.
Si sta ripetendo la “inflazione transitoria”, solo con parole diverse.
Leggete qui sotto.
“Chi aveva previsto che la recessione è necessaria, per frenare l’inflazione, si sbagliava”.
Davvero?
E’ questo, che oggi dicono i dati, le evidenze, la realtà?
La Federal Reserve sta dicendo al pubblico che il merito per il calo dell’inflazione va attribuito solo ai rialzi dei tassi ufficiali da parte della Federal Reserve, che ha appunto fatto calare l’inflazione SENZA modificare nulla di altro (crescita, occupazione, salari, profitti, nulla)?
Può una persona di responsabilità sostenere una cosa del genere?
Ha senso, una frase del genere?
Come vedete si ripete la “inflazione transitoria” di due anni fa: illudere la massa, senza alcun rispetto per la logica e l’esperienza.
Leggete sotto.
“Noi abbiamo fatto il nostro lavoro con il rialzo dei tassi”.
Notate l’auto-compiacimento. Notate il “giro d’onore” dello stadio sotto le tribune dove il pubblico sventola le bandiere e canta i cori.
Il tutto prima della fine della partita.
Nel riquadro in giallo, Powell ci dice che “lo scenario di hard landing oggi non è il più probabile”. Poche righe sopra ci spiega che “il tasso di di interesse neutrale oggi è probabilmente più elevato che in passato”.
Questo è un linguaggio più moderato, più equilibrato, più possibilista, più cauto, più adatto al Capo della Banca Centrale.
Peccato che … le cose che avete appena letto NON sono coerenti con quelle che abbiamo letto insieme poco prima.
Ripetiamolo: le cose che avete appena letto NON sono le medesime cose che avevamo letto più in alto.
Hanno forse perso (di nuovo) il controllo della situazione, come due anni fa?
Il motivo più grande di preoccupazione per noi investitori, però, è un altro che ora vi facciamo vedere con alcune immagini.
Il problema più grande è che la Federal Reserve insieme con la BCE a noi investitori racconta una cosa, mentre i dati poi a noi investitori dicono un’altra cosa.
Dati pubblici, dati che tutti possono leggere, e dati che CNBC ed i media in generale, con le banche di investimento e con le Reti di promotori finanziari nascondono alla massa degli investitori.
Come abbiamo scritto e documentato anche in settimana, alla pagina TWIT - TWOO, non c’è alcun dato che ci dica che “l’inflazione sta ancora scendendo”. Nessuno.
Mentre, nelle medesime ore, c’è un costante, continuo, disperato sforzo congiunto dei media e delle banche di investimento, per convincere il pubblico degli investitori che “i tagli dei tassi ufficiali stanno per arrivare”.
A dicembre, era per marzo. A marzo, era per giugno, in maggio è diventato luglio, adesso (immagine sotto) è diventato settembre.
Una farsa, una autentica presa in giro.
Un investitore che sia consapevole delle proprie azioni e che sia in grado di distinguere tra FALSI segnali e VERI segnali, è in grado al tempo stesso di capire dove ci porterà questo ennesimo eccesso di ottimismo, che ha le medesime caratteristiche della “inflazione transitoria” del 2022.
La situazione quindi oggi è simile a quella di due anni fa, da questo punto di vista. Un investitore consapevole di ciò che sta facendo, e determinato ad ottenere un rendimento positivo dai suoi investimenti, terrà in evidenza le passate esperienze, per ciò che riguarda le sue obbligazioni.
Tra i nostri lettori, ce ne sono moltissimi che sono sia preparati sia informati: tutti questi lettori avranno già notato una grandissima anomalia, nelle dichiarazioni della Federal Reserve che vi abbiamo riproposto.
Questi nostri lettori, che come detto sono molti ma non tutti, si saranno chiesti come è possibile affermare che la Federal Reserve ha vinto, senza provocare una recessione, ed allo stesso tempo fare finta di ignorare il deficit ed il debito pubblico, che in tutta la vicenda hanno giocato un ruolo decisivo.
Come possono, funzionari pubblici esperti e (da molti) stimati) incorrere in una mancanza tanto macrospsopica e tanto ingenua?
Se ve lo state chiedendo, siamo già un bel passo avanti.
Quelli tra i nostri lettori che se lo sono chiesto, ma pure tutti gli altri alla fine, possono ricavare utili informazioni pratiche dall’articolo che chiude questo Post.
Si tratta del resoconto di un test effettuato all’Università di Yale, grazie al quale sono stati disegnati scenari futuri basati su diverse ipotesi di atteggiamento “accomodante” da parte della Federal Reserve.
Due le cose davvero importanti:
l’utilizzo di “esercizi di simulazione”, che è il metodo applicato da Recce’d nel lavoro di stima dei rendimenti futuri di ogni singolo asset, e di drawdown (ovvero rischio) futuro di ogni singolo asset
la descrizione di scenari che vengono presentati come “futuri” ma probabilmente sono già “presenti”.
L’argomento di cui leggerete è tecnico, ma anche molto utile per prendere decisioni sui portafogli titoli. Ed anche sui BTp. Se desiderate approfondire, contattateci attraverso la pagina CONTATTI del nostro sito.
L'autore è direttore del dipartimento di economia presso il Budget Lab dell'Università di Yale ed ex capo economista presso il Council of Economic Advisers della Casa Bianca.
Il calcolo dei punteggi di bilancio in genere non è mai una delle priorità dei mercati finanziari. Nella misura in cui i mercati seguono la politica, le banche centrali di solito sono re. I banchieri centrali sono seguiti con tutta l’attenzione rapita dei reali.
Allo stesso modo, la politica monetaria è un aspetto secondario dell’analisi fiscale. I “punteggi di bilancio” convenzionali che analizzano l’impatto della spesa pubblica non prendono affatto in considerazione la Federal Reserve.
E i punteggi dinamici, che utilizzano modelli per incorporare effetti di feedback macroeconomici, di solito declassano la banca centrale a un’unica equazione.
Questo è miope. Un nuovo rapporto del Budget Lab dell’Università di Yale mostra come la Fed svolga un ruolo importante, anche se indiretto, nel modo in cui la politica fiscale statunitense influenzerà l’economia nel prossimo futuro.
A sua volta, ciò sottolinea quanto sia fondamentale l’indipendenza della Fed. È uso comune parlare di politiche fiscali che cercano di stimolare la domanda come “inflazionistiche” quando il Congresso le attua mentre un’economia è in piena occupazione.
Nella misura in cui misure come un taglio delle tasse o un aumento della spesa aumentano la pressione inflazionistica stimolando la domanda, questa descrizione è accurata.
Ma se la Fed anticipa questo effetto e fa bene il suo lavoro inasprendo la politica monetaria, allora il compromesso nell’economia non è principalmente un aumento dell’inflazione, ma un tasso di interesse temporaneamente più alto che raffredda lo shock della domanda. Questi tassi più elevati aumentano quindi i costi del servizio del debito per il governo.
Gli economisti spesso anticipano questo tipo di reazione nelle loro previsioni. Ad esempio, quando il Congressional Budget Office ha aggiornato le sue proiezioni economiche sulla scia dell’approvazione del Tax Cut and Jobs Act nel 2017, le sue prospettive di inflazione si sono appena mosse mentre la sua proiezione del tasso di riferimento dei fondi federali è aumentata significativamente.
Ma cosa succederebbe se, sotto pressione politica, la Fed scegliesse di non inasprire affatto? Allora il compromesso di una politica fiscale espansiva sarebbe interamente sotto forma di una maggiore inflazione.
Pertanto, la “cattura politica” della Banca Centrale – la nomina di lealisti politici o pressioni politiche esterne – è un’altra importante dimensione fiscale per la Fed. Nel corso della sua storia, la Fed non ha sempre mantenuto l’indipendenza politica.
Ad esempio, all’inizio degli anni ’70 il presidente Richard Nixon fece pressioni sul presidente della Fed Arthur Burns affinché mantenesse una politica monetaria accomodante durante la sua candidatura per la rielezione. Nonostante le pressioni inflazionistiche accumulate dalla fine degli anni '60, Burns acconsentì. Quando scoppiò la crisi petrolifera del 1973, queste pressioni accumulate in eccesso dalla domanda si scontrarono con lo shock dell’offerta energetica per produrre la stagflazione degli anni ’70.
La nostra ricerca indica che una Fed politicamente “catturata” potrebbe ancora una volta perdere rapidamente il controllo sui prezzi durante shock economici significativi.
Abbiamo condotto un esperimento macroeconomico composto da un migliaio di simulazioni nei successivi sei anni, applicando in modo casuale shock economici positivi e negativi che variavano da piccoli a giganteschi.
Abbiamo scoperto che con una Fed “catturata”, il risultato tipico nelle nostre simulazioni non era disastroso: l’inflazione cumulativa su sei anni era solo circa mezzo punto percentuale più alta rispetto a una Fed non catturata.
Tuttavia, negli scenari peggiori in cui si sono verificati numerosi shock economici inflazionistici, il risultato del 95° percentile era un livello dei prezzi due punti percentuali più alto in una Fed “catturata”.
Questi risultati potrebbero anche sottostimare la realtà. Il modello della Fed presuppone che i mercati e i consumatori continueranno ad aspettarsi che la banca centrale continui a raggiungere i suoi obiettivi di inflazione in futuro, anche quando ripetutamente non riesce a raggiungere un’inflazione del 2%.
Quando allentiamo questo presupposto e permettiamo alle persone di “disancorare” le loro aspettative di inflazione – impostandole più direttamente sull’inflazione che osservano piuttosto che sull’obiettivo della Fed – allora lo scenario negativo sale a un livello di prezzo più alto del 5% in sei anni. per una Fed “catturata rispetto” a una Fed non catturata. Si tratta di quasi un punto in più all’anno in termini di inflazione. Il risultato è che gli economisti e gli analisti di bilancio dovrebbero prestare molta attenzione alle loro ipotesi sulla Fed nel pensare alla politica per i prossimi anni.
Ma ci sono anche implicazioni più ampie. Riteniamo che nei mercati statunitensi vi sia un crescente rischio politico che probabilmente verrà sottovalutato dai mercati.
Ciò può assumere molte forme, ma una è la “cattura” istituzionale, inclusa la Fed. Se la banca centrale perdesse l’indipendenza, ciò avrebbe profonde implicazioni sul modo in cui la futura politica fiscale potrebbe influenzare l’economia.