Conosciamo i nostri polli
Di questi tempi, noi investitori assistiamo a cose molto strane: cose molto, molto strane.
Nell’immagine qui sopra, vediamo il comportamento dello ETF quotato a Milano che investe sull’oro fisico: noi lo seguiamo perché è presente nei nostri portafogli modello.
Osservate nel riquadro: nelle ultime due ore di venerdì 12 aprile 2024, è salito, e poi sceso, di 3 euro. Tre euro, vuole dire lo 1,5%.
Lo strumento investe sull’oro, e veniva da un rialzo (giornaliero) del 3%: questi non sono numeri da “metalli preziosi”, sono percentuali che (alcune rare volte) vediamo sulle Borse dei Paesi Emergenti.
Noi che conosciamo i nostri polli non avevamo mai visto strappi così violenti su uno strumento che investe sull’oro.
E allora: che cosa sta succedendo?
Si tratta di un episodio isolato? Oppure si tratta di una nuova tendenza di lungo periodo?
Come vi abbiamo scritto, lo scorso weekend, il lungo periodo non è il nostro forte.
Non amiamo il lungo periodo, in Recce’d: non siamo neppure sicuri che esista, il lungo periodo, quando si ragiona sugli investimenti.
Ma, come in ogni altra cosa della vita, esistono le eccezioni.
Occorre essere flessibili, ed adattarsi ai tempi che si vivono.
In un’epoca come quella attuale, che è una fase di passaggio (via da una vecchia Era dei mercati, e dentro una Nuova Era dei mercati) anche per noi di Recce’d diventa indispensabile affrontare il tema del lungo periodo.
Perché tutti noi investitori siamo chiamati ad affrontare un cambiamento epocale.
Per questa ragione, abbiamo deciso di ampliare il nostro palinsesto di pubblicazioni, e di creare un nuovo trimestrale dedicato al lungo periodo.
I Clienti lo riceveranno questa settimana: lo avevamo programmato per la settimana scorsa ma poi la settimana è risultata così tanto piena di eventi, da costringerci ad accelerare le operazioni sui portafogli modello.
Per guardare al lungo periodo senza perdere la bussola, l’orientamento e le connessioni con il breve periodo che stiamo attraversando, servono ancoraggi soldi, forti: di questo tratteremo nel nuovo documento trimestrale.
Oggi, invece, qui nel nuovo Post ci occupiamo di brevissimo periodo.
E lo facciamo proprio per la ragione che l’ultima settimana (le ultime tre settimane, in realtà) ha sconvolto il quadro dei mercati finanziari internazionali e modificato, in modo radicale, le prospettive
Quelle degli altri: non quelle di Recce’d e non quelle dei Clienti di Recce’d.
Conosciamo i nostri polli: da decenni.
L’investitore medio, che legge oggi titoli come quello di apertura, pensa:
ma come? “inflazione che “corre”? ma si sbagliano! non esiste più, l’inflazione, me lo ha detto un amico, che ne capisce
che mi da detto di stare sempre calmo, che nel lungo periodo tutto si aggiunta, controllare le emozioni
Passerà poi qualche settimana: se per caso il calo diventa più ampio, allora dirà:
ho sentito il promotore finanziario, mi ha detto di rimanere calmo, un calo del 10% è normale, poi si riprende sempre
A quel punto, l’investitore medio ha qualche dubbio: la principale ragione è che l’investitore NON RICORDA PIU’ la ragione per la quale nel suo portafoglio c’è quella posizione. Lui non lo sa, ma neppure il suo financial advisor ricorda: eppure era stato lui, il promotore finanzIario, a spingerla, a pomparla, a decantarla, quella posizione.
L’investitore non ricorda più, era forse la Fed? I tassi in calo? Forse era “AI”? Gli utili di Nvidia?
E questo, gli mette un po’ di paura: il fatto di NON sapere ciò che ha fatto dei suoi soldi, e perché.
Passerà poi ancora qualche settimana: se la minusvalenza poi arriva al 20%, il promotore finanziario spiegherà che
non si può portare a casa questa perdita, adesso bisogna aspettare e stare fermi
E’ questo che è successo, alla massa degli investitori, due anni fa, nel 2022. E voi lettori lo ricorderete bene, tutti quanti.
Il tutto, sempre senza avere capito perché c’è quella posizione in portafoglio: è per i tassi, l’inflazione, la Fed, Tesla, Nvidia, il petrolio?
Recce’d può risolvere questo problema: Recce’d di fatto lo ha risolto, e per tutti i suoi Clienti, da quindici anni. Perché il problema resta sempre quello: capire, ma capire PRIMA di investire.
Per gli amici lettori che ci seguono, oggi noi del tutto gratuitamente forniamo con questo Post un pratico contributo, per capire ciò che è successo almeno nelle ultime tre settimane.
Le azioni sono state svendute venerdì poiché l'inflazione e le preoccupazioni geopolitiche hanno ancora una volta intaccato il sentiment degli investitori a Wall Street. Sul mercato ha pesato anche il generale calo dei titoli delle principali banche.
La media industriale del Dow Jones è scivolato di 475,84 punti, o dell'1,24%, chiudendo a 37.983,24. L'indice S&P 500 è crollato dell'1,46% a 5.123,41. Il composito Nasdaq si è ritirato dell'1,62% a 16.175,09.
Ad un certo punto della sessione di negoziazione, il Dow era sceso di quasi 582 punti, ovvero dell'1,51%. L'S&P 500 è scivolato fino all'1,75%.
Da inizio settimana, l'indice di mercato generale è sceso dell'1,56% e il Dow a 30 titoli è sceso del 2,37%. Nel frattempo, il Nasdaq, ad alto contenuto tecnologico, è sceso dello 0,45% per la settimana.
JP Morgan Chase: le azioni sono scese di oltre il 6% dopo che il colosso bancario ha pubblicato i risultati del primo trimestre. La banca ha affermato che il reddito da interessi netti, una misura chiave di ciò che guadagna attraverso le attività di prestito, potrebbe essere leggermente inferiore a quello che gli analisti di Wall Street si aspettano per il 2024. Il CEO Jamie Dimon ha anche messo in guardia sulle persistenti pressioni inflazionistiche che gravano sull’economia.
Wells Fargo è scivolato dello 0,4% dopo aver riportato gli ultimi dati trimestrali. Citigroup è sceso dell'1,7% nonostante abbia registrato una battuta d'arresto nei ricavi.
I prezzi del petrolio hanno continuato a salire sulla scia delle notizie secondo cui Israele si starebbe preparando per un attacco diretto da parte dell'Iran questo fine settimana, in quella che sarebbe la più grande escalation di tensioni nella regione dallo scoppio della guerra tra Israele e Hamas lo scorso ottobre. Greggio americano si è attestato a 85,66 dollari al barile dopo aver superato gli 87 dollari.
Ciò, unito ai nuovi dati sulle importazioni statunitensi, ha aggiunto carburante alle preoccupazioni sull’inflazione che hanno messo sotto pressione il mercato.
“Stiamo ottenendo un ulteriore sentimento di avversione al rischio in vista del fine settimana. Stiamo vedendo che c’è una fuga verso gli assetdi sicurezza, con il dollaro più forte, e stiamo assistendo a una svendita di azioni”, ha affermato Rob Haworth, senior investment strategist della U.S. Bank Wealth Management.
“Ciò avviene sulla scia dei dati sull’inflazione che ci dicono che l’economia è ancora piuttosto calda e l’inflazione è vischiosa; questo è ciò che ha portato [gli investitori] ad adeguare davvero le loro aspettative riguardo alla Fed. … Questo è uno dei motivi per cui stanno diventando cauti verso il fine settimana”, ha detto Haworth.
I consumatori sono inoltre sempre più preoccupati per le persistenti pressioni inflazionistiche. Secondo il Surveys of Consumers dell’Università del Michigan, l’indice della fiducia dei consumatori per aprile si è attestato a 77,9, al di sotto della stima di consenso del Dow Jones di 79,9. Anche le aspettative di inflazione su base annua e di lungo periodo sono aumentate, riflettendo le frustrazioni per un’inflazione vischiosa.
Ecco, voi amici lettori proprio da questo sintetico riassunto (di venerdì 12 aprile 2024) potete ricavare la gran parte delle domande alle quali vi sarà utilissimo rispondere. Vediamole insieme:
questa fase di tensione sui mercati è davvero spiegata dall’inflazione?
c’entrano le preoccupazioni geopolitiche?
c’entrano anche i risultati delle banche?
c’entra il prezzo del petrolio?
che cosa sono gli asset di sicurezza, ovvero i safe-haven assets?
che cosa ci dice la fiducia dei consumatori?
Vediamo noi di Recce’d come ci comportiamo, nella pratica, con riferimento a questi sei punti toccati da CNBC ieri venerdì 12.
dell’inflazione presente e futura scriviamo ogni mattina ai Clienti in The Morning Brief; e le posizioni nei nostri portafogli modello sono fondate, per una buona parte, proprio sulle nostre previsioni sull’andamento dell’inflazione, ottenute grazie ad un accurato lavoro di stima; e sono, decisamente, posizioni vincenti
delle preoccupazioni geopolitiche seguiamo ogni giorno gli sviluppi, riportandone poi ai nostri Clienti sul The Morning Brief: allo scopo di spiegare come incidono sul rendimento futuro e sul rischio di ogni asset nei nostri portafogli modello
dei risultati delle banche, e di tutta la stagione delle trimestrali, scriveremo da lunedì ogni mattina alla Sezione Operatività: proprio su questi dati sono fondate le nostre attuali posizioni sui mercati azionari, nei portafogli modello
sul petrolio produciamo con regolarità analisi e reports dedicati ai nostri Clienti. abbiamo già posizioni aperte nei portafogli modello, e stiamo per muoversi nuovamente (su tute le materie prime)
ai cosiddetti “beni rifugio” abbiamo dedicato, nell’ultima settimana, la Sezione Operatività del nostro quotidiano The Morning Brief: le posizioni che abbiamo fatto mesi, ed anni fa, stanno per essere movimentate
infine, i dati per la fiducia dei consumatori: di sicuro, l’analisi dei dati non può e non deve essere fatta “ogni tanto”, come dice il vostro “financial advisor”; si tratta di un lavoro da fare quotidianamente, e utilizzando specifiche conoscenze e capacità, che alcuni hanno e molti altri, invece, non hanno; solo i primi sono in grado di ottenere risultati positivi dai propri investimenti.
Siamo certi che tra voi lettori (nonostante le rassicurazioni del financial advisor e dell’amico alla macchinetta del caffé) sono numerosi quelli che pensano che “qualcosa andrebbe fatto, oggi”.
Molti hanno percepito che qualche cosa, proprio oggi, sta succedendo.
Ma cosa?
Non sono di grande aiuto i quotidiani, come Il Sole 24 Ore oppure Milano Finanza. Quelli ci ripetono sempre di comperare i BTp e poco altro.
Non è di grande aiuto il financial advisor, il promotore finanziario, il private banker, il wealth manager, quello pensa soltanto a farvi comperare la GPM oppure le quote di Fondi Comuni, e poi … vada come vada.
Non è di grande aiuto neppure la chat, né la community, né i social: tutto era chiaro, e bellissimo, e stupendo, solo qualche mese fa, a novembre e a dicembre ed a gennaio. A distanza di pochi giorni, sembra proprio che ciò che si diceva in giro a novembre, e a dicembre, ed a gennaio fosse una montagna di baggianate.
Ma allora, che fare? Chi ha perso il quadro di riferimento, chi è rimasto solo ed abbandonato in mezzo alla strada, che cosa può fare?
Può arrangiarsi da solo, andare sul Web, leggere quello che dicono i siti, la chat e la community: augurandosi che non sia, anche oggi, tutto un mare di baggianate.
Per fare un esempio, può leggere quello che dice Goldman Sachs oggi.
Goldman Sachs si aspetta ancora che l’inflazione ostinatamente elevata negli Stati Uniti diminuisca nei prossimi mesi, nonostante gli investitori abbiano tagliato le scommesse sui tagli dei tassi di interesse della Federal Reserve, dopo che l’ennesimo documento ha mostrato che i prezzi al consumo rimangono vischiosi.
Secondo i dati pubblicati mercoledì dal Bureau of Labor Statistics del Dipartimento del Lavoro, l’indice dei prezzi al consumo ha accelerato a un ritmo più rapido del previsto a marzo.
L'IPC, una misura generale dei costi di beni e servizi in tutta l'economia, è aumentato dello 0,4% nel mese, portando il tasso di inflazione su 12 mesi al 3,5%. Si è trattato di un'accelerazione rispetto all'aumento del 3,2% previsto a febbraio.
Il rapporto ha scosso la fiducia degli investitori nelle prospettive di taglio dei tassi da parte della Fed, ha mandato in ritirata i mercati finanziari e ha spinto i rendimenti del Tesoro ad aumentare.
I trader ora anticipano una prima riduzione dei tassi da parte della banca centrale americana a settembre, dopo mesi di ripensamenti in occasione della riunione di giugno come probabile inizio dell’allentamento della politica della Fed.
Secondo Goldman Sachs, quest’anno l’IPC statunitense scenderà al 2,4%, in calo rispetto all’attuale tasso annualizzato del 3,5%.
“Il problema è che in questo momento ci sono alcune parti del bacino dell’inflazione che continuano a spingere verso l’alto”, ha detto giovedì Christian Mueller-Glissmann, responsabile della ricerca sull’asset allocation presso Goldman Sachs, a “Street Signs Europe” della CNBC.
“Nell’ultima stampa, era il trasporto. Ovviamente abbiamo i prezzi del petrolio attualmente in aumento, e questo è certamente qualcosa che è stato un po’ più forte di quanto inizialmente previsto”, ha detto Mueller-Glissmann.
Ha aggiunto che l’impatto inflazionistico dell’aumento dei prezzi del petrolio sarà probabilmente limitato, perché la banca si aspetta che l’OPEC alla fine riporterà online la capacità inutilizzata.
Mueller-Glissmann ha affermato che la normalizzazione dell’inflazione salariale è uno dei motivi principali per cui Goldman prevede un calo dell’inflazione statunitense. Su questo punto ha ammesso che ci sono “più punti interrogativi” per gli Stati Uniti rispetto all’Europa per quanto riguarda la normalizzazione dei salari.
“Ma continuiamo a sostenere che molti degli indicatori di frequenza più elevata delle opportunità di lavoro, ad esempio negli Stati Uniti, stanno diminuendo. Pertanto, il mercato del lavoro si sta ancora raffreddando, quindi si spera che ciò possa consentire un leggero rallentamento dell’inflazione salariale”.
“Flirt reflazionistico”
Il mese scorso, la banca centrale statunitense ha lasciato i tassi di interesse invariati per la quinta volta consecutiva, in linea con le aspettative, e ha mantenuto il tasso debitore overnight di riferimento in un intervallo compreso tra il 5,25% e il 5,5%. All'epoca la Fed aveva anche dichiarato di aspettarsi ancora tagli di tre quarti di punto percentuale entro la fine dell'anno.
Il rapporto CPI di marzo ha alimentato le preoccupazioni che l’inflazione si stia dimostrando più vigorosa di quanto precedentemente previsto e sembra aver riaffermato il tono cauto di alcuni politici della Fed nelle ultime settimane.
Parlando alla fine del mese scorso, il governatore della Fed Christopher Waller ha affermato che non c’era “nessuna fretta” nel tagliare il tasso di riferimento della banca centrale statunitense.
Separatamente, il presidente della Federal Reserve Bank di Atlanta, Raphael Bostic, ha affermato che ora si aspetta un solo taglio dei tassi di un quarto di punto quest'anno, rispetto ai due tagli che aveva precedentemente previsto.
“Siamo passati da un ottimismo Goldilocks nel quarto trimestre a questo flirt di reflazione dall’inizio dell’anno, e penso che finora tutto bene. Penso che i mercati abbiano affrontato molto bene il passaggio dall’inflazione in calo e numerosi tagli dei tassi all’attuale inflazione effettivamente rimasta vischiosa, e [ai] tagli dei tassi che sono stati eliminati”, ha affermato Mueller-Glissmann.
Una delle ragioni principali per cui ciò è avvenuto, ha affermato Mueller-Glissmann, “è stata ovviamente la crescita”.
“Penso che questo tentativo di reflazione non riguardi solo l’inflazione, ma anche la crescita, e la crescita è stata effettivamente straordinariamente buona. E mi riferisco sia al settore aziendale, soprattutto negli Stati Uniti [dove] gli utili sono stati buoni, ma anche al settore manifatturiero, che ha iniziato la ripresa, e al settore dei consumi”, ha aggiunto.
“È davvero importante che la crescita continui ad essere buona”.
— Jeff Cox della CNBC ha contribuito a questo rapporto..
Noi vi suggeriamo di leggere con attenzione ciò che dice e scrive Goldman Sachs, per (almeno) due ragioni.
La prima ragione: è gente seria che lavora seriamente, e non è (per nulla) condizionata dai conflitti di interesse.
La seconda ragione: è gente seria e preparata, che ci prende praticamente sempre.
Quindi potete leggere quello che dice Goldman, e poi mettervi tranquilli in poltrona, con le gambe allungate, e non preoccuparvi più di nulla.
Oppure, anche no.
Noi, che conosciamo i nostri polli, non lo facciamo, e per una ragione molto semplice da spiegare.
Ad esempio, sopra avete appena letto di un tizio che sostiene:
l’inflazione è rimasta vischiosa perché l’economia continua a crescere, e questo è un bene.
Un modo di vedere le cose, non molto chiaro, non molto lineare, del tutto non coerente.
Sarà interessante rileggere queste parole tra qualche mese: oggi, comunque, possiamo rileggere altre cose, del recente passato.
I soldi, sono i vostri: sono i vostri risparmi.
Recce’d vi aiuta, come sempre ha fatto, portandovi abbondanti, qualificate, e significative evidenze.
Tocca a voi, amici lettori, di cominciare ba ragionare, sfruttando i nostri spunti, e selezionando le vostre fonti: allo scopo di comprendere quanto renderanno i vostri attuali asset finanziari. E che cosa state rischiando.
Prendete in esame anche le probabilità di “rendimenti negativi”.
Noi , che conosciamo i nostri polli, sappiamo che la mente umana si sporge, naturalmente, verso gli scenari positivi, rosei, da favola.
Poi c’è la realtà: e noi, di Recce’d, siamo qui anche per questo: per ricordarvi che la realtà vince sempre.
Quel personaggio che a voi continua a ripetere che:
… negli investimenti hanno per un po’ ragione quelli che la vedono in un modo e poi hanno ragione quelli che la vedono nell’altro modo …
può essere soltanto un idiota in buona fede, oppure un mascalzone che vi imbroglia.
E farebbe bene a cambiare mestiere. Sono in molti, quelli che farebbero bene a cambiare mestiere (e noi ci auguriamo che lo facciano, e presto, per il bene di tutti).
Uno solo, ha ragione, in materia di investimenti. Ed è quello che sei mesi fa vi ha detto e scritto che NON ci sarebbero stati i tagli oggi.
Perché la realtà è una sola, e vince sempre. Nei prossimi mesi, risulterà ancora più evidente.
E voi, amici lettori, dove li vedete, i tagli? Non ci sono, è semplice.
E allora, dato che vi avevano garantito questi tagli, ma non ci sono, allora è arrivato il momento che voi, amici investitori, trovate una vostra risposta alle sei domande che noi di Recce’d vi abbiamo proposto poco più in alto, ricavandole dal commento settimanale di CNBC.
Ed è anche arrivato il momento che voi, amici investitori, prendiate coscienza finalmente delle molte cose che non quadrano: alcune delle quali leggete nell’immagine che segue..