I rendimenti dipendono dai rendimenti
Nella nuova Lettera al Cliente, spedita in mattinata del 15 settembre 2023 a tutti i nostri Clienti, ci siamo concentrati sui rendimenti.
Abbiamo proposto una carrellata dei rendimenti offerti dagli altri gestori (che siano gestori di GPM, gestori di Fondi Comuni, oppure gestori di altri veicoli, inclusi i portafogli modello: da questo punto di vista fa ZERO differenza).
Lo scopo di questo nostro sforzo è facilitare al massimo il confronto, il più ampio che è possibile, con i rendimenti dei portafogli modello di Recce’d.
E poi, ovviamente abbiamo scritto anche dei rendimenti futuri, mettendo a confronto le prospettive a 3, 6, 12, 24 mesi dei portafogli titoli degli altri (GPM, Fondi Comuni, financial advisors e Reti di vendita con i promotori a retrocessione) con le prospettive di portafogli modello costruiti su basi totalmente diverse da quelle tradizionali.
I portafogli modello di Recce’d, che come tutti sapete sono costruiti con le strategie basate sulle tecniche proprietarie del risk-neutral investing, delle quali abbiamo già scritto, e ancora scriveremo, alla pagina SCELTE DI PORTAFOGLIO.
Il confronto, tra i risultati a 12, 36, 48 mesi è semplice. Ma ciò che conta davvero è il confronto anticipato, quello che riguarda i prossimi 24 e 48 mesi.
Ed è qui, che entriamo nel merito del nostro nuovo Post.
Così come è stato negli ultimi 24 mesi, anche nei prossimi 24 mesi i rendimenti saranno soprattutto determinati dai rendimenti.
Spieghiamo meglio: tutti i vostri rendimenti, in questo specifico momento dei mercati finanziari (momento unico nella storia dei mercati) dipendono soprattutto dai rendimenti delle obbligazioni.
Quello è il fattore che pesa più di tutti (fatte salve, ovviamente, notizie totalmente inattese ed estranee ai mercati finanziari, come è stata ad esempio la guerra in Ucraina per le materie prime ed il petrolio).
In questo Post, regaliamo una parte del nostro lavoro di analisi, non grande ma significativa, a tutti i lettori che seguono il nostro Blog: i quali come sempre possono trovare, grazie al nostro Blog, informazioni selezionate ed analisi di altissima qualità.
Del tutto libere dai conflitti di interesse che orientano le indicazioni che tutti leggiamo ogni giorno, sia delle banche globali di investimento (JP Morgan, BNP Paribas, Morgan Stanley, UBS e avanti con l’elenco) sia dalle Reti di promozione finanziaria (Mediolanum, FINECO, Generali, Fideuram e via dicendo). Tutti i soggetti che abbiamo appena citato vi suggeriscono (e i fatti lo dimostrano, come avete già letto in centinaia di occasioni proprio in questo nostro sito) di fare quelle scelte di investimento che più convengono a LORO e non a VOI, investitori finali.
Fermatevi a ragionare, anche solo per pochi minuti: quante sono le occasioni nelle quali il vostro promotore finanziaro (il wealth manager, il private banker, il financial advisor) si è fermato con voi a rivedere le performance che avete ottenuto a tre, cinque, dieci anni, e quante volte vi è stato proposto un confronto, ampio e dettagliato, come noi di Recce’d abbiamo fatto, sia nella Lettera al Cliente di ieri, sia nella Lettera al Cliente del 19 agosto, sia anche nella Lettera al Cliente di metà luglio.
Quante volte, lo avete fatto, negli ultimi 10 anni?
Sapete come stanno andando le cose?
Siete consapevoli, di ciò che state facendo?
Come certamente ricordate, quando nel mese di gennaio tutto il Mondo, e il suo cane, vi spiegava che “il 2023 sarà l’anno delle obbligazoni”, noi di Recce’d vi abbiamo anticipato senza paura, senza nasconderci, senza giri di parole, che non era vero. Per nulla.
Proprio in data il 15 settembre 2022, il rendimento del Bund trentennale ha fatto segnare, come forse sapete, un livello record, il più alto degli ultimi 12 anni.
Fermatevi a riflettere almeno un attimo: il dato si riferisce al valore del debito pubblico si uno Stato, la Germania, che
è già in recessione; e che
ha un debito per rapporto al PIL del 65%, che significa meno della metà di quello dell’Italia.
Fatevi almeno due conti: mettete insieme la recessione, il debito, e i tassi a livello record. Se proprio non ce la fate, almeno chiamate il vostro financial advisor con urgenza: perché la cosa sta succedendo, proprio oggi, e proprio in questa realtà, la realtà dove vivete, la realtà dove investire i propri soldi.
E ci sono delle ragioni, forti: non la recessione, questo è certo. E allora, che cosa?
Fatti come questo, cambiano la vita delle persone.
Ne siete consapevoli?
Venendo in particolare alle scelte di investimento, la posizione sul Bund che è presente nei nostri portafogli modello oggi ha toccato anche lei una quotazione record. Fatti: non chiacchiere da aperitivo oppure da chat online.
A partire dal mese di gennaio del 2023, noi di Recce’d abbiamo insistito in modo particolare proprio su questo punto: per scegliere le vostre mosse, per definire la vostra asset allocation, per proteggere il vostro patrimonio dai gravissimi errori che vi vengono suggeriti, guardate soprattutto (quasi esclusivamente) ai rendimenti.
Intendendo: ai rendimenti delle obbligazioni.
Come detto, nel gennaio 2023, “tutti” vi raccontavano che il 2023 sarà l’anno delle obbligazioni.
Ma in questa, come in molte altre occasioni quei ”tutti” parlavano senza capirne assolutamente nulla.
Per fortuna, però, quei “tutti” non erano veramente “tutti quanti”.
Recce’d, ad esempio, stava allora, ed è rimasta anche oggi, decisamente nel campo opposto. E non si tratta di un caso.
Recce’d ragiona solo nell’interesse del Cliente investitore finale: è questo che fa la differenza.
Recce’d, e proprio in situazioni come quella che affrontiamo oggi, da molti anni offre all’investitore italiano una concreta, reale, qualificata e competente alternativa alla massa dei “consulenti” (che per la verità per mestiere fanno soltanto i venditori di “prodotti” e guadagnano sulla base delle retrocessioni dai “prodotti” medesimi).
Ora che siamo arrivati alla metà del settembre del 2023, è chiaro a tutti che proprio quella questione, quella dei rendimenti delle obbligazioni, è la questione centrale: per le scelte di portafoglio, per la asset allocation, e per la performance finale. Tutti il resto, nel settembre 2023, è solo contorno: contorno colorato e rumoroso, come la carta che avvolge l’uovo di Pasqua.
A noi di Recce’d, non interessa la carta rumorosa, che si chiami Borsa, Nvidia, Bitcoin, Magnifici Sette, trading-on-line, opzioni 0DTE, e tutto il resto del TRASH che viene spinto attraverso i canali della “informazione finanziaria”.
Un TRASH che è del tutto simile a quel TRASH che impazza nella programmazione televisiva: un TRASH che ha già iniziato a stancare, se leggiamo bene le notizie che riguardano proprio il mondo italiano della TV e che tutti avete letto sulla stampa nazionale.
Tornando però ai mercati finanziari, e mettendo da parte tutto il TRASH, come sempre noi, in modo del tutto gratuito, regaliamo ai nostri affezionati lettori una parte del nostro lavoro professionale. Il nostro lavoro professionale, nella sua maggior parte, è riservato ai nostri Clienti: al tempo stesso, per premiare gli affezionati lettori che da anni ci seguono, ne pubblichiamo una parte in varie pagine del nostro sito.
Oggi, il nostro lavoro prende in esame quello che, poco più sopra, abbiamo definito la questione centrale per i mercati finanziari internazionali.
Dove vanno i rendimenti delle obbligazioni? E perché?
La domanda è cruciale: nel settembre del 2023, da questo dipendono le aspettative (del mercato, ma pure le vostre) di rendimento di azioni, obbligazioni, valute e materie prime.
La base sulla quale poggiano, alla metà del settembre 2023, lo S&P a 4500 punti, il petrolio a 90$, il dollaro USA a 1,065 contro euro, e i prezzi dei BTP ovviamente, la vedete nel grafico che segue.
Se nelle prossime settimane questo grafico cambia, tutto cambierà per conseguenza.
Noi, come sapete e come abbiamo già scritto sopra, non ci dilunghiamo in chiacchere da macchinetta del caffé, da chat online, da community di e-Toro o di altri trading-on-line. Non è quella, la nostra professione, non lo facciamo, e non lo faremo in futuro.
Lo abbiamo dimostrato concretamente, con cadenza più che settimanale, anche attraverso questo Blog, regalando ai lettori che ci seguono non le chiacchiere delle community, bensì analisi molto concrete ed indicazioni molto precise.
Ovviamente, non facciamo né faremo in futuro vedere nel nostro Blog i portafogli modello di Recce’d: non lo facciamo nel Blog perché quella parte del lavoro (la selezione degli strumenti, la scelta degli investimenti, il peso sul totale del portafoglio, il timing delle operazioni) è riservato in esclusiva ai Clienti che ci pagano le commissioni. E non potrebbe essere che così.
Ci sono, ovviamente, lettori che scelgono il fai-da-te: leggono da noi, poi applicano le nostre indicazioni da soli oppure con il promotore finanziario.
L’esperienza di noi che operiamo in Recce’d a noi ha insegnato che è proprio questa, la parte più complessa, difficile e delicata. E quindi ci porta a concludere che deve essere svolta in modo professionale: perché in quel modo si AGGIUNGE VALORE.
Nella nostra esperienza, agire in modo approssimativo, operare sulla base di informazioni scarse oppure su base intuitiva, affidarsi a ciò che si legge sui media e nelle chat senza fare il lavoro di analisi, e senza disporre delle competenze specifiche, tutto questo porta sempre a perdere dei soldi.
A questo proposito, abbiamo moltissimi dati, alcuni dei quali li abbiamo anche mostrati qui, nel Blog.
Ritornando al nostro tema di oggi, che è rendimento delle obbligazioni: il nostro quotidiano, e qualificato e dettagliato, lavoro di analisi lo riserviamo al Cliente, che legge ogni mattina il nostro The Morning Brief. Abbiamo però con regolarità regalato (attraverso questo Blog, la pagina TWIT - TWOO, la pagina NEL MOTORE DELLA PERFORMANCE e la nostra pagina MERCATI) una serie di concreti ed utili spunti a tutti i lettori.
Allo scopo di non ripetere cose che abbiamo già scritto, oggi presentiamo al lettre del Blog una sintesi che di recente è stata pubblicata dal settimanale The Economist.
Numerose di queste cose, Recce’d le scriveva nel Blog già mesi fa. Allo stesso tempo, il modo nel quale The Economist ha raccolto, ordinato e presentato le sue analisi è sicuramente utile ai nostri lettori, perché aiuta i lettori stessi a mettere ordine nelle proprie idee.
Recce’d dopo che avete letto questo articolo riprende il suo percorso sul tema dei rendimenti obbligazionari nel 2023.
Interrogare una favola non è di solito l'uso migliore del tempo di un investitore. Ma potrebbe esserci un'eccezione. La logica interna di "Riccioli d'oro e i tre orsi" e l'idea che l'economia possa essere "giusta" per i mercati finanziari meritano un'analisi.
All'inizio di quest'anno, la prospettiva di una recessione americana apparentemente inevitabile, conseguenza dell'aumento dei tassi d'interesse, ha animato le conversazioni in tutto il mondo finanziario. Ora, con l'inflazione in rapido calo, la crescita economica che appare solida e la Federal Reserve che sta almeno rallentando il ritmo dei rialzi dei tassi d'interesse, si parla di una situazione "Goldilocks": un'economia che non è né troppo calda (con un'inflazione in crescita) né troppo fredda (con un tasso di disoccupazione spiacevolmente elevato).
Mentre il quadro si è fatto più roseo, i rendimenti dei titoli di Stato americani sono saliti sempre di più. Il rendimento dei Treasury decennali è ora pari al 4,2%, dal 3,8% di inizio anno. I rendimenti reali, corretti per le aspettative di inflazione, sono ai massimi dal 2009.
È improbabile che tornino presto sulla terra. Oltre ai dati di crescita sostenuti - una stima molto seguita suggerisce che l'economia americana potrebbe crescere a quasi il 6% - anche la domanda e l'offerta sottostanti puntano al rialzo. Quest'anno il governo registrerà un deficit di bilancio pari a circa il 6% del PIL, una cifra destinata a crescere nei prossimi anni. Nel frattempo, dall'estate scorsa la Fed ha lasciato che circa 765 miliardi di dollari di Treasury presenti nel suo bilancio giungessero a scadenza senza essere sostituiti.
Queste buone notizie economiche hanno implicazioni meno rosee per le prospettive finanziarie di quanto ci si potrebbe aspettare. In effetti, diversi mercati sono già schiacciati dall'aumento dei rendimenti in un modo che minaccia la stabilità finanziaria. I rendimenti obbligazionari alle stelle implicano una notevole sofferenza finanziaria, anche se non ancora visibile. E la minaccia cresce ad ogni dato economico positivo.
Prendiamo gli immobili commerciali. Secondo l'agenzia immobiliare Colliers, i tassi di sfitto degli uffici americani hanno raggiunto il 16,4% a metà anno, superando il precedente record stabilito dopo la crisi finanziaria globale del 2007-2009. La combinazione di abitudini radicate di lavoro da casa e l'aumento dei tassi di interesse è stata brutale per i proprietari di immobili commerciali. La società di ricerca Capital Economics prevede un ulteriore calo dei prezzi del 15% entro la fine del 2024 e che la costa occidentale sarà particolarmente colpita.
La situazione dei proprietari di immobili commerciali potrebbe peggiorare anche se l'economia dovesse migliorare ulteriormente. Uno o due punti percentuali di crescita in più faranno tornare pochi affittuari. Ma l'aumento dei tassi di interesse che ne deriverà metterà sotto pressione le imprese che non potranno rifinanziare il debito accumulato a tassi bassi durante la pandemia di Covid-19. Newmark, una società di servizi immobiliari, individua un muro di scadenze di 626 miliardi di dollari di debito immobiliare commerciale in difficoltà (dove il debito senior del mutuatario vale l'80% o più del valore dell'immobile) che giungerà a scadenza tra il 2023 e il 2025.
Senza un rallentamento del mercato obbligazionario, molte aziende andranno a sbattere contro il muro.
I problemi degli immobili commerciali potrebbero diffondersi. Molti istituti di credito americani hanno concesso credito al settore. All'inizio di agosto Moody's ha declassato dieci istituti di piccole e medie dimensioni e ha messo sotto osservazione diversi istituti più grandi. L'agenzia di rating ha rilevato che le banche con un patrimonio inferiore a 10 miliardi di dollari hanno un'esposizione agli immobili commerciali pari al 279% dei loro fondi propri, rispetto al 51% di quelle con oltre 250 miliardi di dollari.
Anche i problemi che hanno colpito la Silicon Valley Bank, la First Republic Bank e la Signature Bank a marzo e aprile non sono scomparsi. I depositi in tutto il settore si sono a malapena ripresi dal crollo della primavera, con un aumento medio dello 0,02% a settimana negli ultimi quattro mesi, a fronte di una crescita media settimanale dello 0,13% negli ultimi quattro decenni. Il fascino del mercato obbligazionario, dove gli alti rendimenti offrono un'alternativa ai conti bancari a basso tasso di interesse, fa sì che la pressione non si allenti.
Per le imprese, i lavoratori e gli investitori azionari con minore leva finanziaria, il porridge economico sembra essere alla giusta temperatura. Anche nel mercato degli immobili residenziali, che è stato la scintilla della crisi finanziaria globale, i proprietari si sono ampiamente scrollati di dosso i rapidi aumenti dei tassi di interesse della Fed.
Ma le parti del mercato americano più vulnerabili all'aumento dei costi di rifinanziamento si trovano di fronte a un piatto di porridge freddo e poco appetitoso. Un risultato Goldilocks per alcuni è un incubo ribassista per altri. Se i rendimenti del Tesoro rimarranno elevati, potrebbe diventare sempre più difficile tenere separate le due realtà.
Uno degli scopi che Recce’d ha scelto di ottenere, preparando questo nuovo Post, è quello di aiutare chi ci legge a vedere, con la urgenza che la situazione richiede, quali sono le implicazioni del livello dei rendimenti obbligazioni FUORI dai mercati finanziari: le implicazioni per l’economia internazionale nel suo insieme
L’articolo di The Economist, che avete appena letto, è in questo senso un aiuto concreto al lettore.
Ma noi vogliamo aiutare ancora di più.
Per questo, vi proponiamo di leggere la sintesi, offerta dal Financial Times, di un documento presentato alla recentissima riunione del G20 di cui certamente avete letto (se non fosse altro, per la copertura mediatica garantita nell’occasione al Presidente del Consiglio italiano).
Questo riassunto di un documento elaborato dal Financial Stability Board vi sarà utile ad alzare lo sguardo: Recce’d vi suggerisce di uscire quanto prima dalla trappola del “oggi questo è salito, ed oggi questo è sceso” e realizzare, nel minore tempo possibile, che mentre sui mercati finanziari i prezzi oscillano giorno dopo giorno dopo giorno, è al di fuori dei mercati che si sta realizzando un cambiamento di portata storica.
Si tratta di un cambiamento magnifico, secondo il giudizio di noi di Recce’d, che riporterà i mercati finanziari ad un rapporto più equilibrato, e meno distorto, con la realtà.
E questo sarà un bene, per tutto noi investitori finali: qualcosa da festeggiare, e con una grande festa!
Ma per arrivare a quel punto, per ottenere questo risultato, saranno necessari numero passaggi, molti dei quali imprevedibili, e molti dei quali davvero pericolosi, per gli investitori che si faranno sorprendere con un portafoglio orientato dalla parte sbagliata.
Lo potete leggere nelle parole del FSB.
Questo secondo articolo chiude il nuovo Post di oggi: su questo medesimo argomento, però, Recce’d ha già iniziato a lavorare ad un secondo Post, che forse verà pubblicato durante la prossima settimana.
Buona lettura.
Il più potente organo di vigilanza finanziaria del mondo ha messo in guardia da "ulteriori sfide e shock" nei prossimi mesi, poiché gli alti tassi di interesse minano la ripresa economica e minacciano settori chiave come quello immobiliare.
Nel suo regolare aggiornamento ai leader del G20 in vista del vertice di questa settimana a Nuova Delhi, Klaas Knot, presidente del Financial Stability Board con sede a Basilea, ha dichiarato: "La ripresa economica globale sta perdendo slancio e gli effetti dell'aumento dei tassi di interesse nelle principali economie si fanno sempre più sentire".
"Nei mesi e negli anni a venire il sistema finanziario globale dovrà sicuramente affrontare ulteriori sfide e shock", ha aggiunto. Negli ultimi mesi i mercati finanziari si sono mantenuti relativamente stabili, una gradita tregua dopo una serie di crisi che quest'anno hanno colpito istituti di credito statunitensi di medie dimensioni come la Silicon Valley Bank e la Signature e hanno portato alla scomparsa del Credit Suisse europeo, che è stato inglobato nella rivale svizzera UBS.
Ma Knot ha affermato che i rischi nel sistema finanziario sono ancora evidenti, anche se il contagio dagli eventi di febbraio e marzo è stato limitato. Ha sottolineato che il settore immobiliare è un'area che le autorità dovrebbero "monitorare attentamente" per individuare eventuali segnali di stress, data la sua vulnerabilità agli aumenti dei tassi, e ha esortato "gli operatori finanziari di questi settori a gestire i loro rischi in modo adeguato".
L'aumento dei tassi d'interesse impiega tempo per ripercuotersi completamente sull'economia reale, poiché alcuni mutuatari sono titolari di prestiti a tasso fisso stipulati prima che le banche centrali come la Federal Reserve statunitense, la Banca Centrale Europea e la Banca d'Inghilterra iniziassero a inasprire la politica monetaria per contrastare l'impennata dell'inflazione.
Knot ha affermato che il potenziale di ulteriori tensioni sul mercato sottolinea l'opportunità di attuare "pienamente e coerentemente" le norme sul capitale bancario globale concordate dalle autorità di regolamentazione nel 2017 e che dovrebbero entrare in vigore entro il 2023.
Ha inoltre sottolineato la necessità di una regolamentazione più severa delle istituzioni finanziarie non bancarie - che comprendono tutto, dal credito privato agli hedge fund e alle assicurazioni - e ha affermato che è "fondamentale" attuare le riforme concordate per affrontare i rischi in questi mercati.
Le regioni si sono mosse a velocità diverse per quanto riguarda le misure di regolamentazione degli istituti finanziari non bancari, comprese le disposizioni relative ai fondi del mercato monetario, ai fondi aperti, ai margini, alla leva finanziaria e alla liquidità del mercato obbligazionario.
A luglio gli Stati Uniti hanno annunciato che non avrebbero attuato il regime patrimoniale delle banche fino alla metà del 2025, con circa sei mesi di ritardo rispetto all'UE e al Regno Unito, che a loro volta avevano già annunciato dei ritardi, per dare alle banche più tempo per adattarsi al nuovo regime. Anche se il pacchetto è stato ampiamente descritto come la "fine del gioco" per la regolamentazione post-crisi finanziaria globale, i responsabili politici stanno già considerando un'altra serie di perfezionamenti per affrontare alcune delle vulnerabilità che sono state esposte quest'anno.
Secondo il FT, queste misure comprendono un inasprimento delle norme sul capitale e sulla liquidità e l'obbligo per gli Stati Uniti di applicare misure concordate a livello globale a una gamma più ampia di banche.
Knot ha dichiarato che l'FSB pubblicherà presto un rapporto sulle "lezioni apprese" dalle crisi bancarie di quest'anno e sulle "priorità politiche per il futuro".