Assolutamente affascinante
Si chiude una settimana di … nulla, per i mercati finanziari internazionali. Un’altra, dopo tante. L’indice di Borsa più grande del Mondo, lo S&P 500, si è spostato di 16 punti, che in percentuale fa lo 0,3%, il tre per mille, come per gli oboli nella dichiarazione dei redditi.
Questa prolungata immobilità, allo stesso tempo, ci fornisce segnali molto forti, dei quali Recce’d ha già scritto in modo analitico nelle settimane precedenti, e scrive ancora oggi.
Perché sono numerosi i segnali, e sono molti gli spunti che questa situazione ci ha regalato, tra maggio e giugno: uno di questi spunti, che Recce’d giudica essere tra i più stimolanti, lo trovate nel video che noi vi mettiamo a disposizione.
Facendo un semplice click sull’immagine, verrete infatti portati alla visione di un breve video di soli due minuti e mezzo.
Ma se proprio siete di fretta, e volete dedicare il vostro tempo a cosa più importanti per voi, allora almeno ascoltate gli ultimi 30 secondi.
Ascolterete un uomo, dalla grande esperienza e dalla grande competenza, affermare che:
Sarà assolutamente affascinante … saranno le 36 ore più interessanti da veramente tanto, tantissimo tempo.
Le sue parole riflettono la psicologia dei mercati finanziari, in questo mese di giugno del 2023: psicologia influenzata, come tante volte vi abbiamo spiegato, e anche documentato, dall’azione dell’industria dei cosiddetti “prodotti finanziari” a cui si affianca, con atteggiamento servizievole e mai critico, il settore dei media. In Italia ed in tutto il Mondo Occidentale.
La psicologia dei mercati finanziari, dicevamo: che ci ha portato verso la prossima settimana con un carico così grande (enorme) di aspettative che … nulla di nulla è successo prima (da gennaio ad oggi) e ancora meno è successo negli ultimi 30 giorni, e probabilmente nulla succederà anche nei cinque giorni della settimana prossima.
Eppure (non è una contraddizione, ciò che stiamo per scrivere) tutto sta per cambiare.
La cosa suona complicata? Certo, perché lo è: tenetevi alla larga da quelli che vi raccontano che investire “è semplice”, come in certi spot alla TV. Investire i propri soldi sui mercati finanziari è difficile, anzi difficilissimo: e questo 2023 probabilmente è anche più difficile, di ogni altro anno dagli Anni Settanta.
Con il nostro Post di oggi, cercheremo di illustrare al nostro lettore perché, in questo giugno del 2023, TUTTO, ma proprio tutto-tutto, è in gioco, è in discussione. Ogni singola posizione nei nostri e nei vostri portafogli titoli. Pensate: persino il petrolio!!!
Spiegheremo, nel modo più chiaro e lineare, le ragioni per le quali:
è vero che ci aspettano le 36 ore più interessanti da molto, moltissimo tempo
è vero che tutto questo è assolutamente affascinante
ma NO, non è vero che tutto dipenderà da quello che deciderà la Federal Reserve
molto di più, invece, dipenderà dal modo nel quale la Federal Reserve modificherà, rettificherà, cambierà le proprie previsioni
ma soprattutto, Recced vi spiegherà la cosa che oggi è più importante: ovvero che tutto questo ha nulla a che vedere con la realtà dei fatti
La realtà dei fatti, quella che voi ogni giorno attraversate e modificate, come cittadini, operatori, lavoratori ed investitori, quella è già definita: la realtà non aspetta la Federal Reserve, la realtà, è quella che tutti voi vedete e conoscete benissimo.
Oggi, la Federal Reserve non ha alcuna forza, non ha alcun potere di modificare quella realtà. Può soltanto adeguarsi, cercando di aggirare, smorzare, smussare (e cerca ogni giorno di farlo: a volte con successo, altre volte senza successo).
La realtà, da tempo, si è imposta sulle Banche Centrali: per questo, ogni giorno tentano di “dipingerla con i colori della fantasia”: ovvero, ogni giorno si sforzano di fare credere, alla massa, che “la realtà è diversa dalla realtà che loro stessi vedono”. Ed è qui, a questo punto, che entra in gioco la psicologia delle persone, o per meglio dire la psicologia di massa. Ed è proprio questo, l’angolazione che crea il massimo interesse per gli eventi della prossima settimana: ed è proprio qui, che tutti diventa assolutamente affascinante.
Nel video che avete appena visto, viene usata l’espressione
the larger framing issue
che tradotto in italiano significa
come verrà inquadrata la cosa.
Noi più in alto abbiamo scritto, con una formula diversa ma con il contenuto equivalente
molto di più, invece, dipenderà dal modo nel quale la Federal Reserve modificherà, rettificherà, cambierà le proprie previsioni
Come verrà spiegata, inquadrata, la “pausa negli aumenti dei tassi ufficiali” da parte di Jerome Powell e della sua Fed? Che tipo di scenario, che tipo di “narrativa” (immagine sopra) sarà scelta dal Board della Fed per comunicare al pubblico le sue intenzioni per le prossime mosse? Non quella di giugno, ma quelle di luglio, settembre e novembre 2023?
Recce’d aveva ampiamente trattato proprio di questo, nel Longform’d di sette giorni fa, che a questo punto vi sarà utile rivedere. In quel Longformd’ vi abbiamo dettagliatamente spiegato per quale ragione il dato per gli occupati dello scorso 2 giugno 2023 era, e rimane oggi, un market mover ovvero un fattore, un elemento decisivo per i prossimi mesi degli indici di azioni, obbligazioni, valute e materie prime
Oggi, noi di Recce’d abbiamo giudicato utile integrare quel nostro Longform’d con altre osservazioni ed analisi, anche in questo caso relative non tanto a quello che la Fed deciderà di fare, bensì al modo nel quale le parole della Fed modificheranno la psicologia della massa degli investitori.
Psicologia che oggi risulta fortemente distorta. Ne avete una oggettiva testimonianza sia dalla paralisi di fatto di tutti i maggiori indici di mercato tra gennaio e maggio 2023, sia dai moltissimi segnali di estrema tensione che tutti ogni giorno osserviamo sui mercati finanziari: eccessi, anomalie, persino segnali di isteria collettiva. Alcuni di questi, li abbiamo evidenziati anche sul sito, alla pagina TWIT - TWOO.
Abbiamo già trattato, anche qui nel Blog, del senso di profonda disperazione che è visibile oggi negli occhi della maggioranza degli investitori: imbambolati e storditi, fino a 18 mesi fa, dalla storiella del “boom economico con inflazione transitoria grazie alla più grande operazione di stimolo di ogni epoca” oggi constatano con i propri occhi che la realtà che è totalmente diversa, e vanno nel panico.
Non sanno più che fare, e molti allora … comperano i BTp.
Reazione da panico, nel modo sbagliato e nel momento più sbagliato.
Noi possiamo renderci utili, per tutti questi investitori, ricostruendo per loro un quadro, coerente, solido ed intellegibile. Ma soprattutto, uno scenario credibile: che NON è lo scenario della Federal Reserve, NON è lo scenario della BCE, non è lo scenario di Goldman Sachs, e soprattutto non è lo scenario delle Reti italiane di vendita.
Noi ve lo regaliamo. Ai nostri Clienti, aggiungiamo poi le indicazioni più produttive, ovvero quelle operative, sui nostri portafogli modello.
E veniamo quindi allo scenario: partendo da questo scenario, potete senza difficoltà comprendere la ragione per la quale nel video si parla di “36 ore più interessanti da tanto tanto tempo” ed anche perché si dice (ed anche noi di Recce’d diciamo) che è “assolutamente affascinante”.
Cnsentiteci di fare prima un passo indietro: torniamo ad un anno fa circa. Nel mese di agosto 2022, in questo Blog, avete letto una analisi di quello che sui mercati finanziari viene chiamato “regime shift” oppure “paradigm shift”.
Il 7 giugno 2023, a quasi un anno di distanza, adesso ne ha parlato poi anche Mario Draghi.
Leggiamo insieme questo resoconto giornalistico, del quale poi noi di Recce’d metteremo in evidenza i passaggi più significativi.
La guerra in Ucraina e il ritorno dell’inflazione hanno causato un «cambiamento di paradigma» che «può portare a tassi di crescita potenziale più bassi» e che «richiederebbe politiche che portino a deficit di bilancio e tassi di interesse più elevati». Lo ha detto Mario Draghi al Mit dove ha ritirato il premio Miriam Posen.
«Mentre noi eravamo impegnati a celebrare la fine della storia, la storia stava preparando il suo ritorno», ha detto. «Le conseguenze geopolitiche di un conflitto prolungato al confine orientale dell'Europa sono molto significative», ha aggiunto Draghi. «In primo luogo, l'Ue deve essere disposta a rafforzare le proprie capacità di difesa». In secondo luogo, «dobbiamo essere pronti a iniziare un percorso con l'Ucraina che porti alla sua adesione alla Nato».
In terzo luogo, «dobbiamo prepararci a un periodo prolungato in cui l'economia globale si comporterà in modo molto diverso dal recente passato».
La guerra in Ucraina ha contribuito all'aumento delle pressioni inflazionistiche a breve termine, ma è anche probabile che inneschi «cambiamenti duraturi che annunciano un'inflazione più elevata in futuro», ha detto Draghi. «Con il senno di poi, è probabile che le autorità monetarie avrebbero dovuto diagnosticare per tempo il ritorno di un'inflazione persistente. Ma soprattutto in Europa, data la natura di shock guidato dall'offerta, non è chiaro se agire più rapidamente avrebbe arginato di molto l'accelerazione dei prezzi».
Per Draghi «l’incapacità dei governi di accordarsi tempestivamente su un tetto massimo di prezzo per il gas naturale ha reso il lavoro della Bce molto più difficile. In ogni caso, quando le banche centrali sono intervenute, hanno dimostrato un forte impegno a tenere sotto controllo l'inflazione e hanno in gran parte recuperato il tempo perduto».
L'aumento dei tassi si sta ora diffondendo nell'economia e ci sono segnali di rallentamento nel settore manifatturiero, per l’ex premier italiano.
«L'inflazione si sta dimostrando più resistente di quanto le banche centrali avessero inizialmente ipotizzato». La lotta contro l'inflazione non è finita e probabilmente richiederà «una cauta continuazione della stretta monetaria, sia attraverso un ulteriore aumento dei tassi di interesse, sia allungando i tempi di inversione del loro corso».
Draghi non si aspetta che le preoccupazioni relative alla stabilità finanziaria ostacolino il processo. «Gli attuali problemi bancari non sono in alcun modo paragonabili alla crisi finanziaria e dovrebbero essere affrontati con misure ad hoc, come è stato fatto finora», ha detto. «Date le dimensioni limitate di queste crisi, i governi dovrebbero finanziare, quando necessario, ogni intervento necessario, evitando di creare un conflitto per le banche centrali tra il perseguimento degli obiettivi di politica monetaria e quelli di stabilità finanziaria».
Alla fine, secondo l’ex presidente Bce «le banche centrali riusciranno a riportare il tasso di inflazione ai loro obiettivi» ma «l'economia sarà molto diversa da quella a cui siamo abituati». I governi avranno disavanzi di bilancio «permanentemente più elevati» e «nel lungo periodo, è probabile che i tassi di interesse si mantengano più alti di quanto non siano stati nell'ultimo decennio. Allo stesso tempo, la bassa crescita potenziale, i tassi più alti e gli elevati livelli di debito post-pandemia sono un cocktail volatile, e le banche centrali che tollerano l'inflazione non saranno la soluzione».
Draghi ha osservato infine che «le banche centrali devono certamente essere molto attente al loro impatto sulla crescita, in modo da evitare inutili sofferenze. Ma il compito di ridisegnare le politiche fiscali in questo nuovo contesto spetterà principalmente ai governi».
In questa occasione, amici lettori del nostro Blog, abbiamo deciso di … non privarvi di tutto il divertimento, ed anche allo scopo di NON ripetere cose che noi di Recce’d, in ogni possibile sede, abbiamo già detto, chiediamo a voi, amici lettori, di fare un piccolo sforzo, ed anzi tanti piccoli sforzi: dopo avere letto l’articolo qui sopra, dove Recce’d ha evidenziato per tutti voi lettori i passaggi decisivi, rispondete ad alcune semplici domande, che vi elenchiamo di seguito:
avete letto che “la Storia stava preparando il suo ritorno”: il vostro modo di pensare, di ragionare, di valutare è stato ripensato, rivisto, aggiornato in funzione di questo grande cambiamento che è già in corso e scorre ogni giorno davanti ai vostri occhi?
credete anche voi, come Draghi, che l’economia globale “si comporterà in modo molto diverso, rispetto al recente passato”? e se la pensate anche voi in questo modo, allora per quale ragione ancora oggi il vostro portafoglio di investimenti finanziari è ancora il solito, e vecchio portafoglio che è (decisamente) orientato all’economia del passato e non all’economia che voi stessi vi aspettate nel prossimo futuro? da chi vi state facendo incantare? o meglio, intortare?
le Banche Centrali (lo dice Draghi, a capo della BCE … per una vita) “avrebbero dovuto diagnosticare in modo diverso”: a voi risulta, amici lettori, che il loro modo di “diagnosticare” sia stato modificato, corretto e rivisto alla luce dei recenti fallimenti? e voi, investitori e lettori, in che modo tenete conto di questa evidenza, di questi fatti, nello scegliere dove investire il vostro denaro sui mercati finanziari?
ci spiega Draghi che le Banche Centrali “avevano inizialmente ipotizzato qualche cosa di diverso” dalla realtà; e si riferisce a 18 mesi fa, e non a 18 anni fa; voi, oggi, in che modo ne tenete conto? oggi il vostro scenario di riferimento, sulla base del quale fate le vostre scelte, è quello delle Banche Centrali? a voi sembra … una buona idea? vi sembrerà una buona idea anche tra 18 mesi?
Draghi spiega ancora che “l’economia sarà molto diversa, da quella a cui siamo abituati” ed aggiunge che “i tassi si manterranno più alti”, e qui è il caso di fare un esempio molto concreto: voi amici lettori siete tra i tantissimi che 18 mesi fa, con i rendimenti dei BTp allo 0,50%, andavate dai vostri amici a dire che “i tassi non saliranno mai più”? voi amici lettori 18 mesi fa eravate tra i tanti che, ascoltando qualcuno che prevedeva il BTp al 4,50%, pensavano che fosse “uno stupido”? e quindi, per essere molto concreti se oggi 10 giugno 2023 se vi dicessero che il BTp a fine anno renderà …
leggiamo poi che Draghi, che sa di che cosa sta parlando, afferma che “le Banche Centrali NON saranno la soluzione”: voi, amici lettori del Blog, che “sluzione” vedete per i vostri investimenti ed il futuro del vostro portafoglio in titoli?
infine leggiamo che secondo Mario Draghi, sarà indispensabile ridisegnale le politiche fiscali: e se Draghi, che è stato Presidente del Consiglio in Italia, dice una cosa del genere, dobbiamo immaginare che sappia di che cosa parla; e quindi, noi vi suggeriamo, non date dello “stupido” anche stavolta a chi oggi eventualmente vi dicesse che “le tasse dovranno aumentare in una misura che oggi alla massa sembra inimmaginabile”.
Una parte dei nostri lettori del Blog, a questo punto, comincerà a perdere la pazienza ed persino a scocciarsi: “noi veniamo qui sul Blog per leggere dei mercati, e per sapere se comperare il dollaro USA e vendere la Borsa! basta con la filosofia!”.
E noi, dopo avere chiarito quale è il quadro di riferimento, anche questa settimana regaliamo utili consigli pratici per la gestione del portafoglio in titoli investito sui mercati finanziari: calandoci nella situazione del giugno del 2023, e offrendovi una interpretazione (qualificata) della paralisi che tutti vediamo da molte settimane.
Per almeno un veterano del mercato, la ripresa del mercato azionario dopo una serie di fallimenti bancari e rapidi aumenti dei tassi di interesse significa solo una cosa: attenzione. Il periodo attuale ricorda a Bob Michele, chief investment officer della JPMorgan Chase di JPMorgan Chase, ha dichiarato in un'intervista presso la sede centrale della banca a New York, di aver vissuto una pausa ingannevole durante la crisi finanziaria del 2008.
Allora come oggi, gli investitori erano preoccupati per la stabilità delle banche statunitensi. In entrambi i casi, il datore di lavoro di Michele ha calmato i nervi sfilacciati intervenendo per acquisire un concorrente in difficoltà. Il mese scorso, JPMorgan ha acquistato l'operatore regionale fallito First Republic; nel marzo 2008, JPMorgan ha rilevato la banca d'investimento Bear Stearns. "I mercati l'hanno vista come se ci fosse stata una crisi, una risposta politica e la crisi fosse stata risolta", ha detto. "Poi c'è stato un rally costante di tre mesi nei mercati azionari".
La fine di un periodo di quasi 15 anni di denaro a buon mercato e di bassi tassi d'interesse in tutto il mondo ha messo in difficoltà sia gli investitori che gli osservatori del mercato. I principali dirigenti di Wall Street, tra cui Jamie Dimon, capo di Michele, hanno lanciato allarmi sull'economia per più di un anno. L'aumento dei tassi, l'inversione dei programmi di acquisto di obbligazioni da parte della Federal Reserve e le lotte all'estero hanno creato una combinazione potenzialmente pericolosa, hanno detto Dimon e altri.
Ma l'economia americana è rimasta sorprendentemente solida, con i dati sui salari di maggio che hanno superato le aspettative e le azioni in rialzo che hanno fatto pensare all'inizio di un nuovo mercato toro. Le correnti incrociate hanno diviso il mondo degli investitori in due schieramenti: Quelli che vedono un atterraggio morbido per l'economia più grande del mondo e quelli che prevedono qualcosa di molto peggiore.
La calma prima della tempesta
Per Michele, che ha iniziato la sua carriera quattro decenni fa, i segnali sono chiari: i prossimi mesi sono solo la calma prima della tempesta. Michele supervisiona oltre 700 miliardi di dollari di asset per JPMorgan ed è anche responsabile globale del reddito fisso per la divisione di asset management della banca.
Nei precedenti cicli di rialzo dei tassi, a partire dal 1980, le recessioni sono iniziate in media 13 mesi dopo l'ultimo aumento dei tassi da parte della Fed. La mossa più recente della banca centrale è avvenuta a maggio.
In quel periodo ambiguo, subito dopo che la Fed ha finito di aumentare i tassi, "non si è in una recessione; sembra un atterraggio morbido" perché l'economia continua a crescere, ha detto Michele.
"Ma sarebbe un miracolo se questo periodo finisse senza recessione", ha aggiunto Michele.
Secondo Michele, l'economia entrerà probabilmente in recessione entro la fine dell'anno. Anche se l'inizio della recessione potrebbe essere posticipato, grazie agli effetti persistenti dei fondi di stimolo Covid, Michele ha detto che la destinazione è chiara.
"Sono molto fiducioso che tra un anno saremo in recessione", ha dichiarato.
Altri osservatori del mercato non condividono l'opinione di Michele.
Rick Rieder, responsabile del settore obbligazionario di Blackrock, ha dichiarato il mese scorso che l'economia è "molto più in forma" rispetto all'opinione comune e potrebbe evitare una profonda recessione. L'economista di Goldman Sachs Jan Hatzius, economista di Goldman Sachs, ha recentemente abbassato la probabilità di una recessione entro un anno ad appena il 25%. Anche tra coloro che vedono una recessione, pochi pensano che sarà così grave come quella del 2008.
Per iniziare a sostenere che la recessione è in arrivo, Michele sottolinea che le mosse della Fed dal marzo 2022 sono la serie di aumenti dei tassi più aggressiva degli ultimi quarant'anni. Il ciclo coincide con le misure adottate dalla banca centrale per ridurre la liquidità del mercato attraverso un processo noto come "quantitative tightening". Consentendo alle proprie obbligazioni di giungere a scadenza senza reinvestire i proventi, la Fed spera di ridurre il proprio bilancio fino a 95 miliardi di dollari al mese.
"Stiamo assistendo a cose che si vedono solo in recessione o che finiscono in recessione", ha detto, a partire dallo "shock dei tassi" di circa 500 punti base dell'anno scorso.
Scambi dolorosi
Il dolore sarà probabilmente maggiore in tre aree dell'economia: le banche regionali, il settore immobiliare commerciale e i mutuatari aziendali con rating spazzatura. Michele ha affermato di ritenere probabile una resa dei conti per ciascuno di essi.
Le banche regionali sono ancora sotto pressione a causa delle perdite sugli investimenti legate all'aumento dei tassi di interesse e dipendono dai programmi governativi per far fronte ai deflussi di depositi.
"Non credo che la situazione sia ancora del tutto risolta; credo che sia stata stabilizzata dal sostegno del governo", ha affermato.
Il centro degli uffici di molte città è "quasi un deserto" di edifici non occupati. I proprietari di immobili che devono rifinanziare il debito a tassi d'interesse molto più alti potrebbero semplicemente abbandonare i loro prestiti, come alcuni hanno già fatto. Queste inadempienze colpiranno i portafogli delle banche regionali e i fondi di investimento immobiliare.
"Ci sono molte cose che si ricollegano al 2008", tra cui gli immobili sopravvalutati, ha detto. "Eppure, finché non è successo, è stato ampiamente ignorato".
Infine, ha affermato che le società con rating inferiore all'investment grade, che hanno goduto di costi di finanziamento relativamente bassi, si trovano ora ad affrontare un ambiente di finanziamento molto diverso; quelle che devono rifinanziare i prestiti a tasso variabile potrebbero scontrarsi con un muro.
Ci sono molte aziende che si trovano su finanziamenti a bassissimo costo; quando andranno a rifinanziarsi, i costi raddoppieranno, triplicheranno o non saranno in grado di farlo e dovranno affrontare una sorta di ristrutturazione o di default", ha affermato.
Data la sua visione del mondo, Michele ha dichiarato di essere conservatore nei suoi investimenti, che comprendono crediti societari investment grade e mutui cartolarizzati.
"Tutto ciò che possediamo nei nostri portafogli, lo stressiamo per un paio di trimestri con un PIL reale compreso tra il -3% e il -5%", ha dichiarato.
Ciò contrasta JPMorgan con altri operatori di mercato, tra cui il suo omologo Rieder di BlackRock, il più grande gestore patrimoniale del mondo.
"La differenza con alcuni dei nostri concorrenti è che si sentono più a loro agio con il credito, quindi sono disposti ad aggiungere crediti a tassi più bassi credendo che andranno bene in caso di atterraggio morbido", ha detto.
Queste cose non è Recce’d a dirle, ma uno dei grandi capi della più grande banca del Mondo. Per il momento, la massa degli investitori sceglie però di non reagire e di non fare nulla.
E’ facile ricordare ciò che accadde nel 2021: fino all’ultimo minuto, la massa degli investitori si fece convincere a non fare nulla, perché “non sta succedendo nulla”. In molti, e tra questi noi di Recce’d, anticiparono il forte rialzo del tasso dell’inflazione, ma la massa scelse di stare con chi vendeva la “inflazione transitoria”, auto-convincendosi con frasi del tipo:
“eh, sarà vero, ma non si vede”
“eh, ma non c’è ancora, poi ci penseremo”
“eh, ma è sempre andata così negli ultimi anni, perché dovrebbe cambiare adesso”
“eh, ma se lo dicono le Banche Centrali, e loro fanno quello che vogliono”.
Questa indolenza e pigrizia mentale fu poi pagata a caro prezzo lo scorso anno.
In questo 2023, ci sarà un prezzo da pagare molto più alto.
A questo proposito, noi giudichiamo utile leggere le parole più recenti di Stan Druckenmiller, gestore di fama mondiale che nel nostro Blog è stato già introdotto e presentato, anni fa.
Nel suo più recente intervento, che vi riassumiamo qui sotto, ha esposto in modo molto sintetico la sua visione del mercato in questo preciso momento. Le implicazioni per la vostra operatività sui portafogli in titoli sono così evidenti, che vi sarà sufficiente una rapida lettura.
Il miliardario Stan Druckenmiller ha dichiarato alla Invest Conference di Bloomberg che "questa è la situazione più complicata, non pianificata e non analizzabile che abbia mai visto in termini di fiducia in una previsione economica futura... Non vedo proprio un passo in avanti in questo momento".
Ha aggiunto:
"Penso che il mio record sia tanto quello di non sapere come giocare quanto quello di sapere quando giocare e poiché tratto cinque o sei diverse asset class, ho avuto il lusso, se c'è incertezza nelle azioni, di solito è un buon momento per le obbligazioni e le valute.
Fanno cose pazzesche quando il mondo sta esplodendo. Quindi c'è molta volatilità".
Su una cosa è positivo:
"A differenza delle criptovalute, penso che l'IA sia reale... Se [l'IA è] così grande come penso che sia, Nvidia è qualcosa che vorremo possedere per almeno due o tre anni. Non per 10 mesi", ha dichiarato il fondatore del Duquesne Family Office.
"Penso che ci sia una possibilità molto concreta e che potrebbe avere un impatto pari a quello di Internet nel futuro. E potrebbe essere una bella opportunità in un atterraggio difficile, proprio come nel 2001, quando è scoppiata la bolla tecnologica, per le aziende che hanno beneficiato di internet, l'IA potrebbe essere un'opportunità... La mia azienda ha potuto partecipare all'IA solo possedendo Nvidia e Microsoft".
Ma, forse riflettendo sulla recente volatilità (e sul panico da acquisto apparentemente cieco), Druck ha concluso:
"La nostra tesi centrale è che ci sono altre scarpe da far cadere, in particolare oltre ai mercati degli asset dal punto di vista economico".
Il che è interessante perché Druckenmiller rimane fermo nella sua opinione che l'economia statunitense subirà un atterraggio duro, ma ha spostato la sua tempistica alla fine dell'anno:
"Molte persone - poiché non è ancora iniziato il declino economico - hanno cambiato le loro previsioni da un atterraggio duro a un atterraggio morbido, e molte altre le hanno cambiate da un atterraggio morbido a nessun atterraggio. Io non ho cambiato affatto le mie.
Il fatto che non sia ancora accaduto non cambia la probabilità che si verifichi, e la sua profondità...
Quindi per me le probabilità non sono cambiate. È stata allontanata rispetto alle aspettative, ma il fatto che non sia ancora iniziata non cambia in alcun modo la probabilità che sia dura o morbida.
Anzi, visto che ci è voluto così tanto tempo, direi che la Fed si è ritrovata con un tasso terminale più alto. E in effetti, l'inflazione diventa più appiccicosa quanto più a lungo rimane nel sistema e aumenta, non diminuisce, la probabilità di un atterraggio duro...".
Infine, l'ultima parola spetta a Stan Druckenmiller che ha ammonito: "Ci sono sicuramente lezioni da imparare [dalla bolla delle Dot Com del 2001]. Non bisogna farsi prendere dall'emotività, non bisogna impazzire".