Chi è “contrarian” adesso”?
La fretta e la concitazione che hanno dominato, sia sui mercati finanziari, sia nel mondo dei media, sia tra gli investitori, negli ultimi nove giorni, ha fatto crescere in grande misura la confusione tra gli investitori, già decisamente confusi dal fatto che si era passati nello spazio di soli 60 giorni dalla certezza del soft landing e della immacolata disinflazione ad un nuovo scenario, dai tratti poco chiari.
Poi, è arrivata SVB. Poi è arrivato Credit Suisse. Poi è arrivata First Republic.
Come dicevamo, tutti, ma proprio tutti tutti tutti (anche chi non ne ha capito nulla) si sono sentiti in dovere di dire, e scrivere, qualche cosa al proposito dei fallimenti delle banche.
Noi di Recce’d ne abbiamo scritto, ogni giorno, nel Bollettino quotidiano che è riservato ai Clienti che sottoscrivono la gestione dei nostri portafogli modello. Ma ne abbiamo scritto anche (e molto) qui sul sito, in forma pubblica. Offrendo indicazioni chiarie, giudizi senza paura di essere smentiti a distanza di 48 ore, e indicazioni pratiche (queste ultime in particolare attraverso la nuova pagina NEL MOTORE DELLA PERFORMANCE che abbiamo aggiunto il giorno 1 marzo).
Noi ne abbiamo scritto molto: e lo abbiamo fatto per una ragione ben precisa, ovvero che tutti gli investitori possono ricavare dagli ultimi nove giorni una serie di utilissime indicazioni pratiche.
Prima di ogni altra cosa, possono ricavare indicazioni pratiche su come investire il proprio risparmio. Più precisamente, su quali criteri utilizzare per scegliere un gestore che abbia poi la capacità di tradurre in pratica sia le vostre preferenze sia i vostri obbiettivi, su quale ruolo svolgono le cosiddette Autorità di Vigilanza (che anche questa volta però NON avevano vigilato) e sul ruolo delle Banche Centrali in questa Nuova Era (del tutto nuova) dei mercati finanziari.
Anche oggi, in Italia, sono moltissimi gli investitori che si lasciano ingannare dalla facciata (in senso letterale: dalla facciata del palazzo dove hanno sede gli uffici) e dalle apparenze (il torneo i golf, la carta patinata di documenti che vengono presentati come “ricerca”, il logo sulla carta intestata con quel nome roboante, la “rete internazionale di uffici” che poi al Cliente non serve a un bel nulla), e continuano a perdersi per strada ciò che a loro serve realmente, ovvero la competenza e la trasparenza.
Anni ed anni fa, noi in Recce’d scegliemmo la strada giusta: mettere del tutto da parte la facciata e concentrare ogni sforzo sulla qualità ed i contenuti del servizio. E’ stato un prezioso e pieno successo, sia per noi sia per i nostri Clienti.
In aggiunta a questo argomento (la necessità di una radicale revisione del proprio modo di operare sul proprio portafoglio e con i propri risparmi) noi di Recce’d abbiamo regalato anche precise indicazioni su come vanno utilizzate queste vicende nel 2023 per ottenere il massimo possibile dai propri investimenti.
E’ possibile, infatti, ottenere molto sfruttando il riordino che è iniziato.
Al tempo stesso, non si può discutere il fatto che il rischio sui mercati finanziari è decisamente aumentato. Non il rischio delle azioni, oppure delle obbligazioni, oppure delle valute, oppure delle materie prime. Quello che è aumentato è il rischio dell’intero portafoglio.
Spieghiamo con maggiore dettaglio: è ovvio che, a fronte di eventi che mettono in discussione (è evidente) il fondamento principale sul quale è fondato il moderno sistema dei pagamenti, tutti gli asset finanziari diventano più rischiosi, nel senso che immediatamente lo spazio di massimo ribasso (maximum drawdown) di tutte le azioni, di tutte le obbligazioni, e così via, aumenta e questo aumento va ad influenzare anche i vostri ragionamento con riferimento ai rischi che avete voglia di sopportare nel vostro portafoglio. Ma questo NON è sufficiente: non è tutto.
Nei vostri ragionamenti, nel vostro esame del portafoglio e delle prossime operazioni, adesso dovete considerare anche un altro tipo di rischio: eventi come questi cambiano le relazioni tradizionali tra gli asset finanziari. Non è questa la sede per entrare nel dettaglio (lo facciamo ogni mattina in The Morning Brief), e ci limitiamo qui a segnalarvi che ci sono una serie di domande che non potete trascurare, come ad esempio:
il fatto che ci sono stati altri salvataggi è positivo per le azioni, come è stato in passato?
i nuovi salvataggi faranno scendere oppure salire i tassi a lungo termine?
il futuro valore del dollaro USA, in particolare contro euro, sarà modificato dal cambiamento delle attese per i tassi (sia a breve, sia a lungo termine?) ed in quale direzione?
le materie prime reagiranno come hanno fatto in passato alla nuova iniezione di liquidità?
Niente è come prima (siamo in una Nuova Era, come vi è stato spiegato sia dai fatti di SVB sia dai fatti di Credit Suisse), e sarebbe utile che voi lettori vi rivolgeste immediatamente al vostro wealth manager, al private banker oppure al financial advisor per farvi spiegare
in che modo SVB e Credit Suisse hanno modificato le tradizionali relazioni tra azioni, obbligazioni ed altre asset class.
Veniamo adesso ai mercati, ed ai nostri portafogli modello.
Come dicevamo sopra, Recce’d negli ultimi 9 giorni non ha fatto mancare attenzione e presenza, e tutti ve ne siete resi conto. Abbiamo già scritto e detto tutto ciò che a noi sembrava rilevante.
Da ultimo, ieri 17 marzo abbiamo spedito ai nostri Clienti una nuova Lettera al Cliente, che (tra gli altri argomenti) affrontava anche il tema della gestione dei portafogli modello alla luce di queste vicende. In quella Lettera abbiamo illustrato al nostro Cliente le (fortissime) ragioni che ci portano a considerare il grafico che segue come il grafico che, da solo, sintetizza l’intera situazione ad oggi.
Visto che i dettagli tutti li avete già letto, e visto che di commenti ne avete già letti anche troppi, noi abbiamo scelto di aiutarvi portando questo discorso ad un livello più alto.
Ovvero, il livello della Politica, quella con la “p” maiuscola.
E come lo facciamo?
Nei giorni scorsi, i due più influenti quotidiani al Mondo, che sono il New York Times ed il Wall Street Journal, hanno dedicato a questa vicenda un articolo firmato dallo Editorial Borad che è il Comitato Editoriale. Questa firma significa che l’articolo riassume la linea ufficiale del quotidiano.
Ora noi li abbiamo prima letti ed analizzati, e poi abbiamo deciso di riproporli nel nostro Blog.
Vi facciamo osservare, prima di iniziare la lettura, che i due quotidiano hanno orientamenti politici opposti fra loro.
Eppure, su questa specifica vicenda, come leggerete i due quotidiani sono nella sostanza sulla medesima linea. Il salvataggio NON è una buona notizia. Per nessuno.
La lettura dei due articoli, che noi nel Post vi proponiamo già tradotti, intende aiutare i lettori a comprendere che il problema, adesso, è un problema politico. Non è corretto parlare di “fallimenti bancari”, bensì occorre occuparsi del “fallimento di una politica”.
Ci risiamo. Il governo federale sta salvando il settore bancario e il popolo americano, che ha assistito a questo spettacolo fin troppo spesso, ha tutto il diritto di essere furioso.
L'obiettivo giusto per questa rabbia, tuttavia, non è il salvataggio in sé, ma la sua necessità.
La decisione del governo di garantire l'intero ammontare dei depositi assicurati e non assicurati della Silicon Valley Bank e della Signature Bank di New York è la migliore scelta disponibile per preservare la salute dell'economia in generale. Anche un nuovo programma della Federal Reserve che offra prestiti agevolati alle banche è una buona idea, date le circostanze. La promessa del Presidente Biden di lunedì, secondo cui "faremo tutto il necessario", era necessaria.
Ma l'intervento ad ampio raggio è necessario solo perché le banche chiuse di recente - le seconde e le quarte più grandi banche fallite nella storia americana - non erano eccezioni a un modello di probità generale. Proprio come prima della crisi finanziaria del 2008, le banche sono riuscite ancora una volta ad accumulare miliardi di profitti facendo scommesse rischiose, per poi correre a chiedere l'aiuto del governo quando quelle scommesse hanno iniziato ad inasprirsi. Alla fine del 2022, l'industria bancaria statunitense era seduta su un totale di circa 620 miliardi di dollari di perdite non realizzate, come risultato di investimenti compromessi dall'aumento dei tassi di interesse.
L'ultima volta che l'opinione pubblica americana ha ingoiato l'amara pillola del salvataggio delle banche, i politici hanno promesso di regolamentare il settore in modo più rigoroso per porre fine al lungo ciclo di profitti privatizzati e perdite assorbite dal pubblico.
Questi cambiamenti, comprese le misure di salvaguardia imposte dalla legge Dodd-Frank del 2010, sono stati in gran parte positivi. In media, tra il 1980 e il 1994 è fallita una banca americana ogni tre giorni. Il ritmo dei fallimenti ha raggiunto livelli simili nel periodo immediatamente successivo alla crisi finanziaria del 2008, ma da allora i fallimenti sono stati molto meno frequenti. I fallimenti degli ultimi giorni hanno posto fine al secondo periodo più lungo senza fallimenti bancari dai tempi della Grande Depressione.
Eppure i dettagli dell'ascesa e della caduta della Silicon Valley Bank sono tristemente noti. La banca ha corso grandi rischi per crescere rapidamente raccogliendo e investendo denaro da un'ampia gamma di start-up tecnologiche; i suoi azionisti hanno esultato e i suoi revisori e le autorità di regolamentazione non hanno fatto nulla per interferire. Anzi, le autorità di regolamentazione hanno trattato la strategia principale della Silicon Valley Bank, che consisteva nell'investire in titoli di Stato, come sostanzialmente priva di rischi, non vedendo i pericoli posti da un rapido aumento dei tassi di interesse. Le autorità di regolamentazione avrebbero dovuto anche limitare il pericoloso affidamento della banca su grandi depositi non assicurati.
I responsabili politici - del Congresso, del Dipartimento del Tesoro e della Federal Reserve - hanno il dovere di spiegare all'opinione pubblica americana come è stato possibile che le cose siano andate così fuori controllo. Le banche sono diverse dalla maggior parte delle aziende del settore privato. Sono isolate dalla disciplina di mercato da varie forme di protezione federale perché, come le aziende elettriche che tengono accesa la luce, forniscono un servizio pubblico essenziale per un'economia moderna. Le autorità di regolamentazione hanno la responsabilità di garantire che le banche non abusino di questi privilegi.
Nel caso della Silicon Valley Bank, le autorità di regolamentazione non hanno svolto questo compito. Il ruolo della Federal Reserve come agenzia leader nella risposta a questa crisi ha oscurato i suoi fallimenti come agenzia responsabile della supervisione della banca in primo luogo. "Avrebbero dovuto fermarli mesi fa", ha dichiarato Anat Admati, professore di finanza alla Stanford University. "È questo il mio problema con la Fed: Se fossero onesti, ammetterebbero i propri errori".
Anche il Congresso ha le sue responsabilità. Nel 2018, un disegno di legge bipartisan ha indebolito la supervisione normativa dei prestatori di medie dimensioni come la Silicon Valley Bank, invertendo parti chiave della legge Dodd-Frank. La nuova legge ha aumentato la soglia per la categoria più severa di controllo normativo a 250 miliardi di dollari da 50 miliardi. Greg Becker, amministratore delegato della Silicon Valley Bank, nel 2015 ha testimoniato davanti al Congresso che il suo istituto, come altri delle sue dimensioni, "non presenta rischi sistemici". Anche i funzionari della Signature Bank hanno esercitato pressioni e beneficiato delle modifiche del 2018.
Il Congresso dovrebbe ora correggere il suo errore ripristinando la soglia di 50 miliardi di dollari.
I politici devono anche riconoscere i limiti della supervisione governativa come sostituto della disciplina di mercato. Le banche dovrebbero essere obbligate a raccogliere più denaro dagli azionisti, che hanno un forte incentivo a tenere d'occhio il modo in cui il denaro viene utilizzato, dato che possono perderlo tutto. Il denaro raccolto dagli azionisti si chiama capitale, e le banche ne hanno molto meno rispetto ad altri tipi di società. Possono prendere in prestito la maggior parte del denaro che utilizzano da prestatori e depositanti. Se, ad esempio, le banche fossero obbligate a raccogliere il 20% dei fondi dagli azionisti, si tratterebbe comunque di una percentuale molto inferiore alla norma per altri tipi di aziende, ma sufficiente a coprire le perdite della Silicon Valley Bank e a salvare la banca.
Il Congresso dovrebbe anche richiedere la restituzione dei compensi dei dirigenti e dei dividendi delle banche fallite. Se in futuro i banchieri dovessero essere obbligati a restituire parte di ciò che hanno guadagnato grazie alle loro decisioni sbagliate, ciò potrebbe avere un effetto di ammonimento.
Il governo non vuole descrivere le sue azioni come un salvataggio perché agli elettori non piacciono i salvataggi. I clienti della Silicon Valley Bank, in particolare, sono stati fortemente contrari a essere descritti come i beneficiari di un salvataggio, perché è una cosa imbarazzante; è in contrasto con la mitologia della Silicon Valley come una frontiera da strapazzo dove le persone costruiscono il futuro senza l'aiuto o la supervisione del governo.
Ma il successo dell'industria finanziaria e della Silicon Valley è sempre dipeso dagli aiuti del governo e da una regolamentazione prudente. Questo salvataggio è necessario perché il governo non ha prestato sufficiente attenzione. I politici dovrebbero essere onesti su questi errori e chiarire le misure che adotteranno per evitare che si ripetano.
I quotidiani, ed in particolare i quotidiani in Italia, da sempre e per sempre accolgono i soldi pubblici con grande entusiasmo, e si atteggiano come “i tifosi delle Banche Centrali”. Ci raccontano che “le Banche Centrali hanno salvato il Mondo”: anche se poi a tutti noi la realtà racconta una storia ben diversa.
L’articolo del New York Times, come avete letto, offre ai lettori una visione diversa. Ci racconta una realtà diversa. L’articolo NON esulta per i salvataggi bancari, come ci si poteva aspettare.
Non solo: se leggete attentamente, l’articolo NON dice quello che, in particolare in Italia, i politici ed i quotidiano sempre vi raccontano: ovvero che
è stato fatto per il benessere di tutti e non c’era alternativa.
A differenza del 2008, nessuno più pensa che “le Banche Centrali hanno salvato il Mondo”.
Questa settimana, in Twit-Twoo, Recce’d aveva preso una posizione chiara e forte (come facciamo sempre), ovvero:
adesso, anche basta!
Abbiamo ritrovato un simile modo di vedere le cose anche nell’articolo del Wall Street Journal che abbiamo poi tradotto per voi e che leggete di seguito.
Più in basso, poi, Recce’d vi propone di vedere con attenzione un contenuto video.
Il Tesoro e la Federal Reserve sono intervenuti nella tarda serata di domenica per contenere i danni finanziari causati dalla chiusura di venerdì della Silicon Valley Bank, garantendo anche i depositi non assicurati e offrendo prestiti ad altre banche affinché non debbano subire perdite sulle loro attività a reddito fisso.
Si tratta di un salvataggio de facto del sistema bancario, anche se i regolatori e i funzionari di Biden ci hanno detto che l'economia va benissimo e che non c'è nulla di cui preoccuparsi. La sgradevole verità - che Washington non ammetterà mai - è che il fallimento della SVB è il conto da pagare per anni di errori monetari e normativi.
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Nel fine settimana Wall Street e la Silicon Valley erano in pieno panico e chiedevano l'intervento del Tesoro e della Fed per salvare la situazione. È interessante vedere chi è in grado di mantenere il sangue freddo in una crisi, e non sono stati il miliardario gestore di fondi speculativi Bill Ackman o l'investitore di venture David Sacks, entrambi frenetici seminatori di panico.
La Federal Deposit Insurance Corp. ha chiuso la SVB e la soluzione più pulita sarebbe quella di trovare un acquirente privato per la banca. Questa è stata la prima soluzione nella maggior parte dei panici finanziari precedenti, e la FDIC ha organizzato un'asta che si è conclusa domenica pomeriggio.
Ma Rohit Chopra, l'accolito di Elizabeth Warren nel consiglio di amministrazione della FDIC, è ostile alle fusioni bancarie per motivi ideologici, e le condizioni di acquisto potrebbero essere troppo onerose per alcuni potenziali acquirenti. Le banche più grandi sono ora le più sicure e i depositi si stanno riversando su di esse. J.P. Morgan può parcheggiare il denaro presso la Federal Reserve e guadagnare interessi sulle sue riserve. Perché farsi carico di un nuovo grattacapo politico?
I dirigenti della SVB hanno commesso degli errori, che pagheranno, ma sono stati incoraggiati dal denaro facile e da una regolamentazione sbagliata. Mentre la Fed inondava il mondo di liquidità in dollari, il denaro affluiva alle startup di rischio che costituivano la base di clienti della SVB. I depositi della banca si sono impennati, ben al di là di quanto potesse prestare con sicurezza.
In un mondo di tassi d'interesse prossimi allo zero, SVB ha investito il denaro in attività a reddito fisso di lunga durata alla ricerca di un rendimento più elevato. Dopo la crisi del 2008, le autorità di regolamentazione avevano considerato questi titoli del Tesoro e i titoli garantiti da ipoteca quasi privi di rischio ai fini della misurazione del capitale bancario. Se i regolatori dicono che sono privi di rischio, le banche e i depositanti possono essere meno prudenti.
Ma questi titoli sono diminuiti di valore quando la Fed ha aumentato rapidamente i tassi d'interesse per frenare l'inflazione che aveva contribuito a provocare. SVB avrebbe avuto enormi perdite di capitale se fosse stata costretta a liquidare tali attività prima della scadenza. È esattamente quello che è successo quando i clienti della SVB hanno ritirato i loro depositi. La Fed di San Francisco regolamenta la SVB e in qualche modo non ha notato questa crescente vulnerabilità. La Fed e il Tesoro cercheranno di incolpare i banchieri, ma la colpa è altrettanto, se non di più, loro. L'idea di elevare la presidente della Fed di San Francisco Mary Daly al Consiglio dei Governatori sembra assurda dopo la SVB.
Tanto più che il rischio di duration delle banche potrebbe non essere limitato alla SVB, come dimostra il crollo dei titoli delle banche regionali della scorsa settimana. La FDIC ha creato un ente per proteggere i depositanti assicurati di SVB fino al limite legale di 250.000 dollari. Ma qualcosa come l'85-90% dei depositi della SVB non sono assicurati. La preoccupazione è che i depositanti delle altre banche fuggano.
Per questo si invoca l'intervento federale. Il Segretario del Tesoro Janet Yellen ha dichiarato domenica che non ci sarà alcun "salvataggio" per la SVB, ma si tratta di un'operazione semantica. I federali hanno dichiarato che garantiranno anche i depositi non assicurati della SVB e della Signature Bank di New York. In genere, in caso di fallimento di una banca, i depositanti avrebbero riavuto i loro soldi con uno scarto del 15%-20%. Questo sarebbe senza dubbio un problema per molti clienti, ma il limite di 250.000 dollari era noto.
Il prossimo passo sarà una garanzia universale sui depositi non assicurati? Si tratterebbe di una resa politica monumentale, ammettendo in sostanza che l'apparato normativo istituito nel 2010 dalla Dodd-Frank ha fallito. Forse siamo gli unici al mondo a preoccuparci ancora del "rischio morale". Ma una garanzia a livello nazionale per i depositi non assicurati, anche se per un periodo limitato, significa che questa diventerà la politica di default ogni volta che ci sarà un panico finanziario.
C'è anche una questione di legalità di tale garanzia. La FDIC ha creato un programma di "garanzia dei conti di transazione" durante il panico del 2008, ma il Congresso lo ha esplicitamente lasciato scadere nella Dodd-Frank. Il Congresso ha fissato il limite di 250.000 dollari per proteggere gli americani medi, non gli investitori della Silicon Valley.
La FDIC potrebbe aver fatto ricorso alla sua "eccezione di rischio sistemico" per SVB e Signature, ma è una forzatura considerando le loro dimensioni. La dichiarazione congiunta dei regolatori ha dichiarato di aver ricevuto il voto richiesto dei due terzi dei consigli di amministrazione della FDIC e della Fed, e ci piacerebbe vedere il lavoro legale creativo dell'Office of Legal Counsel del Dipartimento di Giustizia.
La Fed si sta comportando come dovrebbe, in quanto fornitrice di liquidità a tutti gli operatori. Ma si sta spingendo oltre, offrendo prestiti a un anno alle banche a fronte di garanzie collaterali di Treasury e altri asset a reddito fisso. La Fed valuterà queste attività alla pari, il che significa che le banche non dovranno vendere le loro attività in perdita. La Fed sta essenzialmente garantendo gli asset bancari che stanno subendo perdite perché le banche hanno assunto rischi di durata incoraggiati dalle politiche della Fed. Anche questo è un salvataggio.
Come vedete, il Wall Street Journal non contesta l’intervento effettuato a poche ore di distanza dal fallimento della Banca SVB, ma arriva a scrivere che si tratta
del prezzo da pagare per anni di errori monetari e normativi.
Noi tutti, investitori e cittadini, dobbiamo realizzare, nel minore tempo possibile, non solo il fallimento di quindi anni di una politica economica dissennata, e dannosa (come è dimostrato dalle crisi ricorrenti, e sempre più frequenti). Oggi, noi dobbiamo avere ben chiaro nella mente che la Federal Reserve e la BCE hanno perso ogni supporto, sono isolate.
Questo porterà non solo a cambiamenti nel modo di condurre la politica monetaria, ma pure a cambiamenti nello stesso modo di funzionare di queste Istituzioni.
Anche per questo, è più che lecito utilizzare la definizione di Nuova Era.
Questi cambiamenti, che abbiamo appena indicato, non sono più evitabili: le cose sono andate troppo oltre, il picco è stato la reazione alla pandemia, e quella specie di slogan
“liberi tutti, si può fare tutto e non ci sono freni”
che poi si è rivoltato contro chi lo aveva utilizzato e (purtroppo) anche contro gli interessi di noi cittadini ed investitori finali.
Lo stato delle cose è questo, ed è evidente sia al New York Times, sia al Wall Street Journal. Ci auguriamo che oggi risulti evidente anche a quei lettori che ci seguono con maggiore attenzione.
Una ulteriore testimonianza, di una situazione che risulta a dire poco imbarazzate, e di tensione che sfiora il conflitto aperto, ci arriva direttamente dal Ministro USA del Tesoro, ed ex capo della Federal Reserve, Janet Yellen.
L’intervento del Ministro del Tesoro USA al Congresso di giovedì 16 marzo lo si può rivedere e riascoltare nel video che vi mettiamo a disposizione qui vicino.
Dura più di due ore. Noi lo abbiamo ascoltato per intero. E noi suggeriamo a chi investe sui mercati finanziari di ascoltare questo intervento per intero.
Ma se siete pigri, oppure di fretta, oppure infastiditi dalla lingua inglese, allora il nostro suggerimento è: iniziate da quando il timer segna 1 ora 30 minuti e 15 secondi, e ascoltate almeno per tre minuti.
In questi tre minuti, le domande a Yellen arrivano dal Senatore Lankford dello Stato di Oklahoma.
Non limitatevi ad ascoltare: approfittatene e guardate con la massima attenzione anche l’espressione del viso di chi parla, guardate gli occhi: le espressioni facciali, e più in generale quello che ormai tutti chiamano “body language”, a volte come tutti sappiamo esprimono più di ciò che viene spiegato con le parole.
Osservate con grande attenzione: vi saranno chiari in soli tre minuti
il grado di competenza delle persone
il grado di conoscenza della materia in questione; la misura nella quale si domina la materia, la sensazione di avere (oppure NON avere) tutto sotto controllo
il grado di apprensione sull’esito della vicenda della quale si parla
Ne potete ricavare utili, e partiche, informazioni, su come va gestito il portafoglio titoli nel 2023, e poi nel 2024, e poi nel 2025.
Noi, di Recce’d, il nostro l’abbiamo fatto. Ora, sta a voi di decidere liberamente, del destino dei vostri risparmi. A che cosa date importanza? Al grattacielo, alla carta intestata ed al logo colorato, all’invito alla mostra d’arte?
E allora … buona fortuna.