No landing: che cosa significa?

 

Tutti ormai sapete che, a partire dagli Anni Duemila (dopo il crash dei “dot.com”) il ruolo che l’industria del risparmio si è data è di

vendere al pubblico il “migliore dei Mondi possibili”.

La missione disperata (di gente disperata) è quella di fare vedere alla massa degli investitori solo ed unicamente la prospettiva nella quale “tutto filerà liscio e non ci sarà il più piccolo intoppo”.

Si tratta di una strategia di marketing, un supporto alla vendita dei prodotti finanziari quali Fondi Comuni e polizze assicurative.

Per questa ragione, alla massa degli investitori viene imposto di ascoltare sempre “come potrebbe andare se tutto andasse alla perfezione”: non quindi lo scenario che è più probabile, bensì quello più favorevole (favorevole per chi vende: NON favorevole per l’investitore).

Di esempi, ce ne sono a centinaia di migliaia.

L’industria della finanza ha una tale capacità di influenza sul mondo dei media, da fare apparire questo “migliore dei Mondi possibili” come “quello che tutti in questo momento pensano".

Ognuno degli investitori, per conseguenza, quando rimane la sera solo sul suo divano a riflettere, penserà:

possibile che soltanto io, in tutto il Mondo, la vedo diversamente?

Scatta così la spinta alla vendita dei prodotti finanziari.

La percezione dell’investitore sul divano, però, è del tutto sbagliata. Esistono anche altre visioni, alternative: esistono anche altre speranze ed altre paure, che vengono discusse non sui media ma in sedi più riservate, come ad esempio a Davos, durante il World Economic Forum.

Come dicevamo, però, la pressione dell’industria sui media di tutto il Mondo è massima: il media sono il veicolo principe attraverso cui veicolare alla massa degli investitori la visione che è stata costruita da banche globali di investimento e Reti di promotori finanziari.

A questo punto, sembra tutto a posto, tutto sistemato. Ma non lo è.

Arriva (lo avete visto ad esempio nel 2022) la realtà, e la realtà costringe l’industria del risparmio a rettificare, ed anche del tutto cancellare, la “visione fabbricata del futuro”.

Nel gennaio 2023, è stato ritirato fuori dai cassetti tutto il materiale pubblicitario sul “soft landing”, spinto a gran voce attraverso i media.

Accade però che, intanto che si spiega in TV la “parabola del soft landing”, arrivano i dati, arriva la realtà a cambiare le carte in tavola. Ed allora partono le rettifiche

Il dibattito sul “soft landing” non ci appassiona e non ci diverte: il termine stesso (“soft landing”) noi lo giudichiamo inappropriato e fuorviante. E anche ridicolo.

E tuttavia, costretti come siamo a commentare (anche) ciò che si dice, insieme con ciò che accade nella realtà, eccoci qui a spiegare come si sta passando dallo scenario “soft landing” allo scenario “no landing”.

E soprattutto, che cosa cambia per effetto di questo cambiamento, per le prospettive di rendimento, e di rischio, degli asset finanziari e dei mercati in generale.

Fedele alla sua tradizione di “venditore di ottimismo” l’intera industria del risparmio si dilunga su “ciò che potrebbe andare bene” (immagine sopra): il mestiere di Recce’d è diametralmente opposto a questo.

Recce’d si occupa, allo stesso modo, di ciò che potrebbe andare bene ed anche di ciò che potrebbe andare male. Recce’d non fa il tifo per i rialzi degli indici dei mercati, Recce’d fa il tifo unicamente per il portafoglio del Cliente investitore, e per il suo risultato finale.

Che deve esserci, sia quando gli indici di mercato puntano verso l’alto, sia quando gli indici di mercato puntano verso il basso.

Il nostro modo di vedere le cose è da sempre, dal primo giorno, il seguente: noi lavoriamo al servizio del Cliente investitore, producendo portafogli modello che lo mettono in condizione prima di tutto di moderare il rischio e poi di guadagnare in modo decente. Recce’d non ha l’obbligo di “pompare i mercati per sostenere il valore dei prodotti”: può permettersi di guardare con estrema lucidità ai pro ed ai contro, e poi di costruire un portafoglio modello efficiente, capace di generare guadagni in ogni contesto di mercato.

Applicato al contesto attuale, ciò significa che noi guardiamo al dibattito tra “soft landing” e “no landing” con massimo disincanto, poiché siamo consapevoli (ed in nostri Clienti sono consapevoli) che questo dibattito è puro marketing, al 100%.

Detto questo noi non possiamo ignorare il fatto che la massa degli investitori è stata spinta verso il “soft landing”: e quindi, non possiamo ignorare le conseguenze di un passaggio al “no landing” sugli indici dei mercati.

Ma esattamente “no landing” che cosa significa?

Esattamente, nessuno lo può dire, ma noi per voi proveremo ad intuirlo.

Con l’espressione “no landing” si vuole prima di tutto evidenziare che il rallentamento dell’economia che ci era stato annunciato già nel primo semestre 2022 per il momento non si è ancora manifestato. O quanto meno, non si è manifestato nella misura che ci era stata anticipata dall’industria del risparmio.

Tutto il resto, allo stato attuale (metà febbraio) viene lasciato nell’oscurità e indefinito: devono ancora spiegarci in che modo questo cambiamento, che riguarda la crescita del PIL, va a modificare tutte le altre variabili. E qui inizia appunto lo sforzo di noi di Recce’d.

Prima di tutto, per essere consapevoli di ciò che facciamo dei nostri soldi, varrebbe la pena di capire per quale ragione l’industria del risparmio (banche e Reti) aveva, nei mesi scorsi, date per certe alcune cose che non lo erano. Si erano sbagliati ancora, un’altra volta? Ma davvero è solo incapacità? Può essere soltanto un caso?

I lettori di Recce’d già sanno quale è la nostra risposta. Per cui, passiamo oltre.

Passiamo invece alle implicazioni per il rendimento degli asset finanziari. Tutti i prezzi che oggi vedete sui mercati finanziari, dal più piccolo al più grande, sono giustificati dal fattore tassi (così ha voluto l’industria del risparmio). Per essere chiari fino all’estremo: oggi, i prezzi di mercato (azioni, obbligazioni, valute e materie prime) stanno in piedi solo perché finoa ieri prevaleva la visione delle cose che dice

nella seconda parte del 2023 le Banche Centrali TAGLIERANNO il costo del denaro.

Se manca quello, tutta il castello attuale dei prezzi di mercato non sta in piedi.

Il fatto è che risulta, via via che passano i giorni, più difficile conciliare quella visione delle cose e i dati che arrivano dalla realtà.

Lo vedete nell’immagine qui sotto, dove si spiega che:

il mercato ha di fatto azzerato le probabilità di un taglio dei tassi nel 2023; oggi il tasso per i Fed Funds a fine 2023 sta a 4,85% ed è salito di ben 55 punti base in una settimana; e tuttavia, l’indice S&P500 si è mosso di pochissimo, dimostrando una notevole resilienza

Sospendiamo per il momento la questione della “resilienza dello S&P500”, che tratteremo ampiamente in un Post successivo.

Qui a noi interessa ricordare, al lettore che investe sui mercati finanziari, le fabbricazioni come quelle del “soft landing” durano … il tempo che durano, fino a che la realtà non rimette tutto a posto.

Un investitore che ha puntato tutto sul “soft landing” oggi farebbe bene ad approfondire il concetto di “no landing”, rispondendo a quattro domande molto semplici:

  1. che cosa implica per la crescita del PIL

  2. che cosa implica per l’occupazione

  3. che cosa implica per le retribuzioni

  4. che cosa implica per l’inflazione

Fatto questo semplice esercizio, sarà poi facile passare a

  • come cambiano le prospettive per le azioni

  • come cambiano le prospettive per le obbligazioni

  • come cambiano le prospettive per le valute

  • come cambiano le prospettive per le materie prime

Valter Buffo