La soluzione del nostro Quiz

Ci fu un’epoca nella quale i banchieri centrali si vantavano di parlare pochissimo. I più giovani tra i nostri lettori non potranno crederlo, ma è documentato.

Ci fu addirittura chi si fece vanto, in pubblico, di parlare in modo tale da NON essere capito. Lo leggete nell’immagine sotto.

Si può essere d’accordo, oppure non esserlo: una cosa è certa, oggi ci troviamo in una situazione diametralmente opposta.

Tutte le Banche Centrali parlano decisamente troppo. E parlano anche in troppi: tutti parlano, tutti i giorni.

Ciò che ne risulta è una plastica rappresentazione della confusione mentale che alberga nelle menti di questi funzionari pubblici, tutti dipendenti dello Stato incaricati di svolgere un ruolo che oggi NON è chiaro nei mezzi, NON è chiaro negli scopi, e NON è chiaro (questo è evidente dai fatti) neppure nei criteri che dovrebbero garantirne l’efficacia.

Queste persone, oggi, non sanno COSA fare, non sanno COME farlo, e non sanno più neppure PERCHE’ lo dovrebbero fare.

Il diluvio di quotidiani dichiarazioni in pubblico non fa che rendere ancora più evidente questo stato delle cose.

A puro titolo di esempio, queste che leggete nell’immagine che segue sono quattro dichiarazioni arrivate tutte nella giornata di ieri dalla Banca di Inghilterra (che Recce’d, sia chiaro, valuta essere la più lucida e la più efficace).

Dopo il gigantesco crash dei mercati finanziari 2007 - 2009, tutte le Banche Centrali (sentendosi sotto accusa) si sono sentite obbligate a diventare, tutte insieme, i “cantori dell’ottimismo ad ogni costo”.

Per questa ragione è giustificato chi scrive (immagine sotto) che oggi l’ultima persona sulla Terra che ci informerebbe in modo chiaro dell’esistenza di un rischio sistemico è un esponente della Banca Centrale.

Questo, che è un dato di fatto suffragato da molte esperienze, è qualche cosa che un gestore di portafoglio (se è un gestore consapevole) tiene sempre in grande evidenza sulla propria scrivania.

A che cosa serve questa nostra premessa? A ricordare ai lettori ed agli investitori ciò che la storia passata dei mercati ci ha insegnato (e che in molti fanno finta di non ricordare).

Ma torniamo al nostro Quiz..

Abbiamo proposto ai lettori del sito un Quiz alla pagina TWIT-TWOO, e la proposta aveva uno scopo ben preciso.

Il mistero sulla data di pubblicazione di quell’articolo che Recce’d ha utilizzato per il Quiz è presto risolto: e lo leggete nell’immagine che segue.

Ma l’utilità di quell’articolo dove sta? Va ben oltre la data, e lo potete capire leggendo l’articolo medesimo, che presentiamo qui tradotto per voi.

Le similitudini, tra quel mese di febbraio di esattamente QUINDICI anni fa, ed oggi, sono così numerose ed evidenti che risulterebbe offensivo per i nostri lettori se noi ne facessimo l’elenco adesso.

Le risposte alle tre domande del nostro Quiz le potete leggere scorrendo l’articolo.

I titoli azionari e obbligazionari sono balzati mercoledì dopo che Ben Bernanke ha esposto un'analisi fondamentalmente benigna dell'economia statunitense nella sua due volte annuale testimonianza al Congresso.

Il presidente della Federal Reserve ha dipinto un quadro di crescita in ripresa, inflazione moderata e rischi economici ridotti che ha evocato i ricordi dell'economia "Goldilocks" della fine degli anni '90, cosiddetta perché non era né troppo calda né troppo fredda.

Bernanke ha adottato un tono temperato sull'inflazione, ribadendo che la Fed ritiene che sia ancora un rischio maggiore rispetto alla crescita, ma non ha fatto alcuno sforzo per preparare il terreno a un altro aumento dei tassi di interesse. Al contrario, ha lasciato intendere che i tassi potrebbero rimanere fermi al 5,25% per qualche tempo, affermando che: "L'attuale orientamento della politica dovrebbe favorire una crescita economica sostenibile e un graduale calo dell'inflazione di fondo".

L'assenza di un linguaggio più aggressivo sull'inflazione e sui tassi d'interesse, e il riconoscimento dei continui rischi per la crescita legati al settore immobiliare, sono stati accolti con sollievo dagli investitori, che erano stati turbati dai recenti discorsi di alcuni funzionari della Fed. L'indice S&P 500 è salito dello 0,76% a 1.455,30 mercoledì, mentre anche i titoli del Tesoro sono saliti, con i rendimenti a 10 anni scesi di 7,6 punti base al 4,736%.

Il mercato dei futures ha valutato una maggiore possibilità di taglio dei tassi quest'anno, mentre il dollaro è sceso dello 0,7% rispetto all'euro, dello 0,8% rispetto alla sterlina e dello 0,2% rispetto allo yen.

In precedenza, l'omologo britannico di Bernanke, Mervyn King, ha usato toni più duri in occasione della pubblicazione del rapporto trimestrale sull'inflazione della Banca d'Inghilterra, che prevedeva che l'inflazione avrebbe superato l'obiettivo a due anni, a meno di un nuovo aumento dei tassi.

"Come il 3% di inflazione [a dicembre] non significava che la fine del mondo fosse vicina, così il 2,7% [a gennaio] non significa che possiamo ignorare le preoccupazioni sull'inflazione futura", ha dichiarato.

Bernanke è stato elogiato dai senatori di entrambi i partiti, che hanno attribuito alla sua decisione di interrompere il ciclo di inasprimento dei tassi della Fed dopo l'ultimo rialzo del giugno 2006 il merito di aver progettato un atterraggio morbido. "Lei sta ricevendo buoni voti da tutti, e io sono d'accordo", ha detto Chuck Schumer, senatore democratico di New York.

Il presidente della Fed ha dichiarato ai senatori che la tendenza delle previsioni elaborate dai responsabili delle politiche della Fed prevedeva una crescita tra il 2,5% e il 3% quest'anno e tra il 2,75% e il 3% il prossimo, con un'inflazione di fondo, secondo la sua misura preferita, compresa tra il 2% e il 2,25% quest'anno e tra l'1,75% e il 2% il prossimo - un livello che probabilmente la maggior parte dei responsabili delle politiche si troverebbe a proprio agio.

Bernanke ha affermato che "il venir meno dei fattori temporanei che hanno fatto crescere l'inflazione negli ultimi anni" - tra cui la pressione esercitata dal rincaro del petrolio e dall'aumento degli affitti - "probabilmente contribuirà a favorire una continua riduzione dell'inflazione di fondo".

Tuttavia, l'elevato livello di utilizzo delle risorse rimane "un rischio al rialzo per i continui progressi in materia di inflazione". Il presidente della Fed ha dichiarato di seguire con attenzione i segnali di sofferenza nel mercato dei mutui ad alto rischio, ma ha affermato che: "Non credo che a questo punto abbia implicazioni per l'economia aggregata". Interrogato sul deficit commerciale degli Stati Uniti, ha dichiarato: "Non sono soddisfatto".

Valter Buffo