Folgorato (da un canapé ai gamberetti) sulla via di Damasco
E’ durata anni, ed anni, ed anni.
E’ stata una fase lunga, e per alcuni sofferta: noi di Recce’d, ad esempio, abbiamo sofferto sia per la fatica aggiuntiva, nell’attività di gestione dei portafogli modello, sia per lo stress aggiuntivo, che derivava dal leggere così tante sciocchezze in un arco di pochi anni.
Per fortuna, è finita: e in questo Post ve ne offriamo una conferma ufficiale.
Spieghiamo prima l’antefatto: noi di Recce’d, in ambito professionale e pubblico, come ad esempio qui nel nostro sito, abbiamo scritto dal 2015 al 2022 una serie di cose, analisi, osservazioni, e ragionamenti che (commettendo un errore) erano stati etichettati come “contrarian”.
C’è chi ha pensato che si trattasse di una “contrarietà di maniera”, e c’è chi si è spinto a pensare che queste nostri posizione fossero state scelte per “catturare” l’attenzione.
Molti, si domandavano se era la scelta più opportuna, quella di andare contro un potere così grande e così illimitato, come quello delle Banche Centrali: il Benefattore Supremo, in grado di creare nuova ricchezza senza fare pagare nessuno, in grado di prevedere perfettamente il futuro, in grado di fare il bene di tutti senza scontentare nessuno.
Stampa quotidiana e TV, insieme con l’industria tradizionale del risparmio, si sono tutti quanti trasformati in “tifosi della curva”, urlanti e gesticolanti, a fare il tifo.
Il tifo per chi? Ovviamente, per i signori Draghi, Bernanke, Yellen, Powell e Kuroda. I Santi dell’Era Contemporanea.
I quotidiani italiani si sono, da sempre, distinti nell’esibire un fanatismo senza limiti: mai un dubbio, una questione, un momento di riflessione, uno spazio par il ragionamento.
“Draghi ci ha salvato”: punto, e basta.
La notizia di oggi, 4 settembre 2022, è che sembra … che non fosse vero niente.
E tutti dobbiamo questa Rivelazione ai canapé ai gamberetti preparati per il Forum Ambrosetti di Villa d’Este-Cernobbio .
Un ritrovo dal quale, lo sappiamo tutti, emergono con regolarità idee innovative e prese di posizione risolutive.
Cosa è accaduto? E’ accaduto che (ovviamente) uno dei più celebrati giornalisti italiani, che scrive per il Corriere della Sera ma che è onnipresente in TV, viene ovviamente invitato a questo importante Ritrovo, e ne esce del tutto rinnovato, rinfrescato. Un Illuminato.
Si mormora che la Rivelazione sia stata recapitata attraverso un canapè ai gamberetti: ma questa versione, per dovere di cronaca, va detto che non è confermata.
Il famoso giornalista in questione quindi dopo avere gustato i vini selezionatissimi del Forum Ambrosetti di Villa d’Este-Cernobbio prende carta e penna e ci scrive, a tutti quanti, attraverso il Corriere della Sera.
Scrive per metterci a parte del contenuto della Rivelazione di cui è diventato il depositario.
Più in basso potete leggere per intero questo suo articolo.
Noi di Recce’d, però, non abbiamo resistito allo spiritello maligno, ed abbiamo deciso di … rivelarvi la Rivelazione in anticipo. Di spoilerare, come va di moda dire oggi.
Dunque, in data 3 settembre 2022, il noto giornalista e scrittore Rampini Federico ci comunica quanto segue: “Ehi ragazzi, mi è venuto un dubbio: potrebbe esserci troppo debito”.
Ma non basta: oltre a questa Fondamentale Rivelazione, Rampini Federico ci illumina anche su altri temi. In particolare, pare che dalla Rivelazione appena citata derivino effetti che toccano la vita di tutti noi.
Ve li elenchiamo subito, per non tenervi in sospeso:
Rampini ci spiega che Il concetto di tasso reale non è teorico, ha conseguenze pratiche importanti. Osservazione: il tasso reale è quello che vi viene raccontato sopra nelle due immagini scelte per voi; questa frasi di Rampini esprime una presa di coscienza importante, ovvero che “ci sono conseguenze pratiche”. Questo è esattamente l’opposto di ciò che tutti quanti hanno affermato, fino a due mesi fa. Media, Reti di vendita di Fondi Comuni di Investimento, banche Centrali, e banche globali di investimento
Rampini in aggiunta ci spiega poi che Un rendimento negativo significa che i risparmiatori non sono protetti dall’erosione di valore dei loro risparmi” ed aggiunge: “Significa, ad esempio, che molti pensionati o futuri pensionati stanno diventando più poveri”. Osservazione: queste sono NOTIZIE; ci chiamavano “contrarian” proprio perché abbiamo scritto e sostenuto che la situazione attuale è punitiva per tutti gli investitori. Questo è ciò che, per chi ha scarsa conoscenza e competenza, Recce’d avrebbe scritto allo scopo di “catturare” l’attenzione degli investitori: adesso però lo scrive Federico Rampini, sarà mai che anche lui vuole … “catturare”?
e infine Rampini ci comunica anche che: La «stretta» monetaria in atto è in realtà assai poco restrittiva, almeno finora, Osservazione: non c’è stata alcuna stretta monetaria, alla data del 3 settembre 2022, e chi afferma una cosa simile mente sapendo di mentire; sarà sufficiente mettergli davanti i due grafici che avete visto in questo Post, più in alto, ed il discorso si chiude immediatamente
Insomma, in data 3 settembre 2022 Federico Rampini decide di spostarsi, sulle posizioni tenute da Recce’d anche qui sul sito dal 2015 in avanti.
Senza però spiegare le ragioni della sua personale ed improvvisa “svolta sulla strada di Damasco”.
Perché lui, proprio lui, Federico Rampini, era uno dei tanti che hanno per un decennio celebrato le gesta di Mario Draghi, Ben Bernanke, Janet Yellen, Jay Powell, Haruhiko Kuroda e ovviamente anche Madame Lagarde: una vera e propria Chanson de gestes per i nuovi Rolando dell’Epoca Contemporanea.
Pressoché quotidiana opera di persuasione, che arrivava dai quotidiani italiani, dalle TV, e naturalmente dalle Reti di promozione finanziaria.
Mai una domanda, mai un argomento critico, mai un ragionamento indipendente: elogi illimitati per le “previsioni sempre perfette” e per il “potere pressoché illimitato” di dare ricchezza a tutti senza fare pagare nessuno.
Come nelle favole.
Ma soltanto nelle favole.
Oggi, le parole scritte da Federico Rampini sono tutte giuste e tutte condivisibili: sia chiaro, Recce’d le condivide.
Peccato solo che, nel 2022, ormai se ne siano resi conto tutti.
Nel 2014 e nel 2015, pensate invece quanto avrebbero potuto essere utili, ai consumatori ed ai risparmiatori che oggi vengono schiacciati dal peso del “troppo debito”. Che bello sarebbe stato, leggerle allora: invece ci è toccato di leggere almeno un milione di frasi come minimo sciocche (alcune sciocche perché interessate e scritte da soggetti corrotti) sulla potenza del “bazooka di Draghi”.
E adesso, solo adesso, arrivano a spiegare che “c’è troppo debito”! Con che coraggio.
Ovviamente, Recce’d ha messo a buon frutto la propria capacità di anticipare, già dal 2015, che fine avrebbero fatto quelle politiche economiche spregiudicate, mal calcolate e mal eseguite: in particolare nella gestione dei propri portafogli modello.
E questo spiega perché oggi Recce’d gode di una grande vantaggio, rispetto a tutti quelli che sono andati dietro a quello che scrivevano i quotidiani, a quello che si diceva su CNBC in TV, ai commenti interessati (e per questo contrari agli interessi dei risparmiatori) che arrivavano con cadenza quotidiana dalle nostre Reti di promotori finanziari, quei promotori a retrocessione che si è voluto ri-etichettare come “consulenti”.
Amici lettori ed amici investitori, se siete in attesa che arrivi lo Stato a riformare un settore (quello del risparmio) a correggere le pesantissime distorsioni e conflitti di interesse che questo nostro Post documenta (insieme con tanti altri Post precedenti), rischiate di subire i danni ingenti di cui scrive Federico Rampini sul Corriere della Sera.
Ma la riforma si può fare anche partendo dal singolo investitore. Con scelte precise e concrete.
Non restate lì passivi ad aspettare, e non fatevi portare in braccio da quelli che, soltanto oggi 4 settembre 2022, si accorgono che “c’è troppo debito”: nel vostro interesse, reagite subito difendendo e proteggendo i vostri risparmi da ciò che ci attende nel prossimo futuro.
In merito a ciò che attende i mercati finanziari ed i risparmiatori nel prossimo futuro, Recce’d ha scritto molto, anche qui nel Blog, in numerosi Post precedenti. In aggiunta, siamo sempre stati disponibili ad un confronto, con chi ci contatta attraverso il sito che state leggendo.
Prima di lasciarvi alla lettura dell’articolo di Federico Rampini, ci permettiamo un’ultima veloce considerazione a proposito del titolo che leggete qui sopra: noi ragazzi di campagna eravamo (e restiamo) convinti che si partecipasse al Forum Ambrosetti di Villa d’Este-Cernobbio con il solo scopo di sentirsi parte della “lobby” dominante. Quindi, questo titolo ai nostri occhi risulta un po’ … dissonante.
Ma adesso, è arrivata l’ora: leggevi l’articolo di Federico Rampini, e se ne avete vogli fateci conosce il vostro pensiero al proposito, attraverso il sito.
Dopo l’articolo, noi vi regaleremo anche uno spunto che è utile per guardare al futuro: ciò che scrive Rampini, infatti, riguarda soltanto il passato. Siamo arrivati, e da tempo, dove dice Federico Rampini..
C’è un «grosso, sporco segreto» che ci impedirà di venire a capo dell’inflazione? Se c’è, si chiama debito.
L’inflazione lo riduce, e quindi c’è una lobby potentissima che ha un inconfessabile interesse a non stroncare gli aumenti dei prezzi: i grandi debitori del pianeta, a cominciare dagli Stati.
Un tema che estraggo dal Forum Ambrosetti di Villa d’Este-Cernobbio riguarda lo scenario dei tassi d’interesse.
Siamo alla vigilia di nuovi rialzi sia da parte della Federal Reserve sia da parte della Bce. Quando si parla di recessione in arrivo – o di recessione già iniziata di fatto – una delle cause che vengono citate è la «stretta monetaria». Ma di quale stretta parliamo?
Per adesso i tassi d’interesse rimangono in larga parte negativi, cioè inferiori all’inflazione.
Questo è vero per i tassi direttivi delle banche centrali, che sono una misura del compenso richiesto per fornire credito alle banche commerciali; è vero anche per i rendimenti dei titoli pubblici. Per esempio, negli Stati Uniti i buoni del Tesoro a breve termine (biennali) danno un rendimento del 3,5% circa. Quelli decennali rendono poco meno del 3,3%. Questi interessi pagati dal Tesoro di Washington agli investitori, vanno paragonati con un tasso d’inflazione che è al 9% annuo. Il tasso reale è il rendimento depurato dell’inflazione. Rimane pesantemente negativo, dunque, nonostante i recenti aumenti dei tassi. (Eravamo partiti da zero).
Il concetto di tasso reale non è teorico, ha conseguenze pratiche importanti. Un rendimento negativo significa che i risparmiatori non sono protetti dall’erosione di valore dei loro risparmi: i rendimenti che ricevono non bastano per mantenere il potere d’acquisto dei loro soldi. Significa, ad esempio, che molti pensionati o futuri pensionati stanno diventando più poveri se i loro risparmi sono investiti in titoli del Tesoro: quando verranno a scadenza, il capitale si sarà svalutato.
Un rendimento negativo genera, a livello macroeconomico, un trasferimento di ricchezza dai creditori ai debitori. E sappiamo che tra i più grandi debitori ci sono gli Stati. Dunque, malgrado il rincaro del costo del denaro, gli Stati stanno alleggerendo il peso dei loro debiti con l’inflazione.
È un meccanismo classico che ha operato in altri periodi storici: l’inflazione diminuisce il peso reale dei debiti, pubblici e privati.
La «stretta» monetaria in atto è in realtà assai poco restrittiva, almeno finora, se paragonata a quello che le banche centrali fecero negli anni Ottanta per venire a capo dell’inflazione che era divampata a partire dai due shock petroliferi degli anni Settanta. Negli anni Ottanta, guidati dal presidente della Federal Reserve Paul Volcker, i banchieri centrali riuscirono a ripristinare dei rendimenti reali positivi. Oggi sono ben lontani da quel traguardo. Per arrivare ad avere dei tassi superiori all’inflazione la Fed e la Bce dovrebbero continuare molto a lungo ad operare rialzi molto robusti. Alcuni degli esperti presenti al Forum Ambrosetti di Cernobbio pensano che le banche centrali non saranno così determinate come lo furono negli anni Ottanta e rinunceranno ad aumentare i tassi fino al livello che Volcker avrebbe considerato adeguato per stroncare l’inflazione.
I banchieri centrali di oggi «si spaventeranno prima»”, ha sostenuto qualcuno. Vuoi per le conseguenze sociali di una stretta che porterebbe un pesante ritorno della disoccupazione. (Ieri il dato Usa di agosto è stato positivo, +315.000 posti di lavoro, ma in rallentamento rispetto ai mesi precedenti). Vuoi perché viviamo in un mondo con troppo debito, e troppo debito sovrano: gli Stati hanno un enorme interesse a lasciar correre l’inflazione per ridurre il peso dei propri debiti; mentre un aumento troppo sostenuto dei tassi renderebbe più probabili delle bancarotte sovrane (anche l’Italia entrerebbe in una fase di grande fragilità visto il suo livello di debito pubblico).
Negli anni Ottanta i rapporti debiti/Pil erano una frazione degli attuali.
Se queste ipotesi sono vere, allora vivremo a lungo con un’inflazione più alta rispetto a quella a cui ci eravamo abituati negli ultimi 40 anni.
Oltre all’interesse degli Stati a imporre la tassa occulta dell’inflazione sui risparmiatori, tre fattori strutturali si aggiungono nel favorire uno scenario di inflazione prolungata.
Il primo è il progetto di divorzio Usa-Cina, cioè di rilocalizzazione industriale nei paesi geopoliticamente alleati o amici o affini all’Occidente. Quand’anche il divorzio dovesse essere solo parziale (com’è realistico), comporterebbe probabilmente degli aumenti nei costi di produzione.
Il secondo fattore inflazionistico sono i limiti all’immigrazione, che migliorano il potere contrattuale dei lavoratori nei paesi ricchi e quindi aiutano ad aumentare i salari.
Il terzo sono le politiche energetiche legate al cambiamento climatico, anch’esse in genere inflazionistiche perché la fonte energetica più a buon mercato è il carbone, tutte le alternative per una ragione o per l’altra hanno costi superiori.
Questo testo è stato pubblicato per la prima volta nella newsletter Global, che Federico Rampini scrive ogni sabato. Per riceverla basta iscriversi qui.
3 settembre 2022, 09:07 - modifica il 3 settembre 2022 | 11:15
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Come avete letto nell’articolo, Federico Rampini si guarda bene dal tentare di offrire una risposta alla domanda che subito balza alla mente: ma chi ci ha portati ad un disastro simile?
Recce’d la propria risposta la ha scritta, e anche qui nel Blog, decine di volte negli ultimi anni.
Oggi, 4 settembre 2022, quella è una questione non ancora chiusa (gli effetti si vedranno nei prossimi mesi), ma che sicuramente appartiene al passato. Oggi, è invece utile chiedersi chi pagherà per questo disastro, e come?
Nella parte finale del suo articolo, come avete già letto, Federico Rampini si lascia trasportare dalla brezza del Lago di Como e dalle eccellenti libagioni del Forum Ambrosetti di Villa d’Este-Cernobbio , e spazia su argomenti diversi (e citati alla rinfusa), quali la transizione ecologica, i problemi dell’immigrazione, e le relazioni tra Stati Uniti e Cina.
A noi di Recce’d sembra azzeccato solo l’ultimo argomento: a noi sembra giustificato accostare il fatto che “c’è troppo debito” con i fatti recenti delle relazioni politiche e militari internazionali.
Si tratta di un tema troppo serio, per essere approfondito in un Post intenzionalmente leggero ed allegro come è questo: rinviamo quindi il tema a un successivo intervento, lasciandovi con un secondo titolo del quotidiano Il Corriere della Sera. e anche questo è un titolo efficace.