Outlook 2023: il nostro e quello degli altri
Un anno fa, come dice anche l’immagine di aperura, tutto era molto più bello.
Tutti dicevano le stesse cose. Ovvero, che tutto saliva. La Festa continua!
Non è andata proprio in quel modo.
Per Reti di promotori finanziari e financial advisors, le previsioni per il 2023 sono diventate molto più complicate. Tutto è diventato meno bello di un anno fa. Più complicato, appunto: e le complicazioni danno sui nervi. Perché si non può, semplicemente, raccontare che andrà tutto su?
Recce’d ha una visione molto precisa del prossimo anno, il 2023: abbiamo un’idea precisa di quello che faranno le economie, quello che farà la politica (e soprattutto la geopolitica), quello che accadrà nella vita sociale e culturale, quali sviluppi attendersi dalla tecnologia, e così via.
Per conseguenza di tutto questo, diventa poi semplice per noi immaginare e stimare ciò che vedremo succedere sui mercati finanziari.
Una volta che abbiamo queste stime (solide, sostenibili e giustificate) dell’andamento dei mercati finanziari, allora inizia l’attività di gestione di portafoglio.
Che, solo seguendo questo specifico processo, poi produce risultati positivi ed un rischio di portafoglio limitato e controllato.
Il nostro lavoro quotidiano, di lettura, analisi dei dati e delle notizie, di archiviazione sistematica, di prioritizzazione (ovvero attribuzione di importanza relativa) e poi utilizzo per il calcolo dei valori stimati per i rischi e per i rendimenti futuri ci permette di avere già definito oggi il nostro Scenario 2023.
Ovviamente, quel lavoro è in tutto e per tutto riservato ai nostri Clienti, e in tutto e per tutto si identifica poi con la nostra gestione dei portafogli modello. Da qui seguono i risultati, a tutto oggi ben superiori alla media del mercato a 12 mesi, a tre anni, a cinque e dieci anni.
Nel Blog vogliamo offrire, come aiuto gratuito al lettore, una lettura interessante: nel seguito trovate il modo in cui il capo-strategista di Morgan Stanley ha presentato il documento di Outlook 2023 della stessa Morgan Stanley.
I motivo di interesse per il lettore? può essere quello di sapere che cosa ha detto Morngan Stanley. Oppure, può essere quello di comprendere le ragioni per le quali noi Di Recce’d la vediamo in modo TOTALMENTE diverso (da cui ovviamente seguono posizioni ed operazioni sui portafogli TOTALMENTE diverse.
Che leggerete in estrema sintesi più in basso, dopo avere letto Morgan Stanley.
Di Andrew Sheets, Chief global strategist di Morgan Stanley
Nel corso della giornata pubblicheremo le nostre previsioni per l'anno prossimo. Per quanto riguarda l'economia globale, il mio collega Seth Carpenter e il nostro team di economia globale vedono una crescita più debole, una minore inflazione e la fine dei rialzi dei tassi.
Vediamo di esaminarli uno per uno.
La crescita più debole riguarda la continua decelerazione dell'economia globale nel 2022 e nel 2023. Questo rallentamento ha diverse cause, tra cui un certo recupero dell'eccessiva domanda dei consumatori post-Covida e le scorte gonfiate nel settore della vendita al dettaglio. Ma la spinta al rallentamento è data dall'impatto (ritardato) dell'inasprimento delle politiche. Negli ultimi 12 mesi si è registrato il più rapido aumento del tasso sui fed funds dal 1981 e il più rapido aumento dei tassi della BCE dalla creazione dell'eurozona.
L'inasprimento di solito funziona con un certo ritardo e il 2023 non dovrebbe essere diverso. Gli Stati Uniti evitano a malapena la recessione. Il Regno Unito e l'Eurozona registrano una recessione, grazie alla stretta fiscale (Regno Unito) e a un forte shock energetico (Eurozona). La crescita della Cina si riprende grazie alla nostra previsione di allentamento della politica del Covid-zero in primavera, ma il rimbalzo è contenuto, poiché la riduzione della leva finanziaria nel settore immobiliare del Paese rimane una sfida.
Il rallentamento della crescita dovrebbe (finalmente) raffreddare l'inflazione. Comprendiamo lo scetticismo, viste le persistenti sorprese di quest'anno, ma riteniamo che diverse forze stiano lavorando per cambiare la narrazione:
La domanda globale dovrebbe essere più debole;
Le catene di approvvigionamento mostrano uno stress molto minore;
Le scorte appaiono sempre più elevate, il che invita a praticare sconti per i beni di prima necessità;
Il rischio nei prezzi dei beni rifugio è molto più bilanciato; e
Gli effetti base si spostano in modo sostanziale (i prezzi del gas negli Stati Uniti sono aumentati dell'11% su base annua, ma scenderanno dell'11% su base annua entro marzo ai prezzi attuali). L'IPC statunitense è attualmente pari al 7,7% annuo, ma secondo le nostre previsioni sarà inferiore al 2,0% annuo entro la fine del prossimo anno.
Il raffreddamento della crescita e dell'inflazione dovrebbe indurre le banche centrali a fermarsi e valutare. Hanno appena attuato un significativo inasprimento, che funziona con un notevole ritardo. Con il raffreddamento della crescita e dell'inflazione, pensiamo che la Fed si fermi dopo un rialzo dei tassi a gennaio al 4,625%, mentre la BCE si fermi a marzo al 2,50%. Le banche centrali dei Paesi emergenti, che erano in netto anticipo rispetto alle controparti dei Paesi industrializzati, vedono un significativo allentamento, soprattutto in Ungheria, Brasile e Cile.
Qualsiasi prospettiva è incerta, ma ciò è particolarmente vero quest'anno. Vediamo che i rischi per la crescita sono inclinati verso il basso, a causa di un'inflazione più persistente che spinge a una risposta politica più decisa. Esiste una notevole incertezza anche in merito al QT; riteniamo che le banche centrali daranno prova di flessibilità se ciò dovesse comportare uno stress sistemico, ma sia le banche centrali che gli investitori si trovano in acque inesplorate con una riduzione dei bilanci di questa portata.
Per i mercati si presenta uno scenario molto diverso. Il 2022 è stato caratterizzato da una crescita robusta, da un'inflazione elevata e da una stretta di politica monetaria. Il 2023 vede una crescita più debole, una disinflazione e la fine/reverse dei rialzi dei tassi, il tutto con valutazioni di partenza molto diverse. Sembra ragionevole pensare che assisteremo a risultati diversi, soprattutto per quanto riguarda le obbligazioni high grade. Prevediamo che alla fine del 2023 i rendimenti dei Treasury decennali statunitensi saranno più bassi, il dollaro americano scenderà e l'S&P 500 resterà a galla (con oscillazioni significative lungo il percorso).
Riteniamo infatti che le obbligazioni high grade, tra le maggiori perdenti del 2022, saranno tra le maggiori vincitrici del 2023. I rendimenti reali e nominali sono aumentati in modo significativo in un'ampia gamma di mercati high grade. La minore crescita, l'inflazione e la stretta rendono più interessanti i rendimenti stabili. Prevediamo rendimenti interessanti fino alla fine del 2023 in Bund, BTP, EUR IG credit, US Treasuries, US IG credit, US municipals, agency MBS e AAA securitized paper.
Riteniamo che il tema del "reddito" si estenda ulteriormente. In molte delle nostre raccomandazioni abbiamo un orientamento verso le parti del mercato a più alto rendimento, sia che si tratti di azioni statunitensi (dove sovrappesiamo i beni di prima necessità, la sanità e i servizi di pubblica utilità) sia che si tratti di materie prime (dove preferiamo il petrolio ai metalli).
Se "abbracciare il reddito" è un tema chiave, "rispettare le sequenze" è un altro. I mercati si trovano di fronte a due grandi incertezze per il prossimo anno: l'inflazione/il restringimento si modererà e la crescita raggiungerà il fondo? Ci aspettiamo che il primo aspetto venga chiarito prima del secondo. A nostra volta, in genere preferiamo gli asset più sensibili all'incertezza dei tassi rispetto a quelli più sensibili alla crescita del dollaro.
Questo dovrebbe sostenere le obbligazioni high grade, che spesso ottengono buoni risultati dopo l'ultimo rialzo della Fed, indipendentemente dal fatto che segua una recessione. Ma dovrebbe anche sostenere le azioni e il debito degli EM. Se la loro performance è stata precoce (i titoli azionari EM hanno raggiunto il massimo nel febbraio 2021), pensiamo che la loro ripresa sarà precoce, come nei primi anni 2000 e nel 2022, anno storicamente negativo per i rendimenti cross-asset. Il prossimo anno non sarà facile, ma dovrebbe essere diverso.
In sintesi, vediamo adesso DOVE sta il disaccordo tra Recce’d e Morgan Stanley (e le altre, solite, prevedibili banche di investimento).
In estrema sintesi (i dettagli sono riservati ai Clienti), noi riteniamo che:
non c’è nulla che rende e renderà simile il 2023 e gli anni successivi al periodo 2009-2021; quella lunga fase è finita
Morgan Stanley ragiona dei mercati e del portafoglio come se ci trovassimo ancora in quella situazione: ripete i medesimi percorsi logici, come se nulla dovesse mai cambiare; invece ma adesso tutto è diverso
nella gestione del portafoglio, nell’anno 2023 e negli anni successivi:
I temi di investimento saranno del tutto diversi da quelli prevalenti nel 2022. Un esempio? Semplice: la relazione tra “economia che rallenta e inflazione che frena” non funzionerà (e lo si capirà da subito)
Le opportunità, bisognerà essere capaci di andarle a trovare: e Recce’d per questa ragione inserirà nuovi asset e classi di asset nei portafogli modello, nuove rispetto a quelle presenti nel periodo 2020-2023
Recce’d adotterà una movimentazione dei portafogli modello molto più intensa, con movimenti più frequenti e percentuali movimentate maggiori, rispetto al periodo 2021 - 2023; più vicina al primo semestre 2020;
Recce’d utilizzerà criteri di valutazione degli asset e delle classi di asset (che stanno alla base delle nuove operazioni) molto diversi da quelli utilizzati negli ultimi anni, quelli che oggi non funzionano più. Volete un esempio? In Recce’d NON pensiamo che le obbligazioni high grade dopo i rialzi dei tassi Fed reagiranno come hanno fatto in passato; per noi basarsi su quel tipo di reazioni nel 2023 è un errore grave, che produce danni; le vecchie relazioni non sono più valide
Recce’d presterà massima attenzione ai nuovi rischi per le diverse classi di asset, che non somigliano a quelli degli anni 2020 - 2023 (come voi tutti avete già provato, sulla vostra stessa pelle, nel 2022);
il tono di Morgan Stanley come vedete è orientato alla “cautela” (comprensibile: dopo le botte che loro hanno fatto prendere ai loro Clienti nel 2022 …); al contrario, noi vediamo il 2023 come un anno in cui va AUMENTATO il rischio nel portafoglio, sfruttando il fatto che "la “bolla di tutto” inevitabilmente si sgonfierà ancora.
Confermiamo, invece, anche nel 2023 l’atteggiamento che ci ha portato i successi del periodo 2020 - 2023: i nostri portafogli saranno sempre fondati sulla realtà, sui fatti, e su ciò che accade FUORI dai mercati. Non trovano spazio da noi i “sogni ad occhi aperti” delle Banche Centrali, delle Reti italiani che vendono le polizze ed i Fondi, e delle banche globali di investimento. Come Morgan Stanley appunto.