Longform'd. Secondo semestre 2021 e decennio 2021 - 2030
Ritornano alla fine del primo semestre 2021 i Longform’d di Recce’d.
Abbiamo chiamato Longform’d un documento più esteso e più approfondito dei nostri consueti Post. Un documento che per ora viene distribuito in modo gratuito ai lettori del nostro sito web, mentre nell’autunno del 2021 diventerà parte di un servizio a pagamento per tutti gli investitori interessati ad investire con consapevolezza.
Per essere consapevoli nelle proprie scelte di investimento è necessario conoscere bene la realtà intorno a noi, ed in modo approfondito: per questo, all’investitore serve (è necessario) un lavoro di analisi che da un lato sia ampio, articolato e dettagliato, e che dall’altro eviti le (numerose) trappole predisposte dall’industria del risparmio, trappole nelle quali cade la grande parte degli investitori, spesso persuasi dal “consulente”/venditore a credere in un “Mondo parallelo” che esiste soltanto nella retorica dei venditori di Fondi Comuni, delle Banche Centrali e dei Governi.
L’investitore consapevole deve utilizzare la propria intelligenza per rendersi conto di ciò che ha intorno, di quale è la realtà nella quale investe i propri soldi, molto al di là dei messaggi retorici di “speranza ed ottimismo” che ogni giorno tutti noi siamo costretti a leggere ed ascoltare.
Diciamolo: i lettori di Recce’d sono fortunati.
Hanno la fortuna di leggere, seguendo il nostro Blog, informazioni utili, ed anzi essenziali, nell’attività di investimento, con mesi di anticipo sulla stampa specializzata, con mesi di anticipo sulle pubblicazioni delle grandi banche internazionali, e persino con largo anticipo sulle analisi delle Banche Centrali, Banche Centrali. Proprio quelle Banche Centrali che secondo il parere di alcuni, sarebbero “onnipotenti” e capaci di “guidare” i mercati finanziari e le economie.
Peccato che le Banche Centrali spesso (anche di recente) ci hanno fatto vedere di non essere in grado di anticipare ciò che succede nella realtà: ed è ormai documentato che chi segue il lavoro di Recce’d cade in errore con una frequenza minore, rispetto a quello che accade agli investitori che si affidano alle Banche Centrali.
Già: voi siete fortunati a seguire questo Blog. Chi altri sei mesi fa, insisteva sul fatto che il solo fattore da seguire, il solo fattore da valutare con attenzione, il solo fattore di cui tenere conto fossero le Banche Centrali? Ricordate? Ad inizio anno il 99% dei consulenti, dei private bankers e dei wealth managers si concentrava unicamente sul tema “riaperture”, “vaccino”, “reflazione” e “boom economico”. Il futuro dei mercati e delle economie era presentato a tutti come un futuro privo di incertezza, ed ormai determinato.
La Federal Reserve? Sei mesi fa, la Federal Reserve, come la BCE, contava poco o nulla, per questo 99% di soggetti. Le Banche Centrali restavano sullo sfondo, con il costo del denaro a zero per anni. Comprimari, nel grande spettacolo del boom economico.
In questo modo, molti tra di voi lettori sono stati indotti ad investire in azioni, su Fondi Azionari, sulle Unit Linked (costosissime, una follia) azionarie. Perché bisognava cogliere l’attimo delle riaperture, del vaccino della reflazione, del boom economico.
Domanda: perché allora dopo pochi mesi, a metà giugno, voi, i vostri amici delle chat, quelli dei social media, e poi il TG Economia e PLUS del Sole 24 Ore, e poi CNBC, parlano solo ed unicamente di Federal Reserve? Perché adesso passate ore e giornate intere ad aspettare “quello che dirà Powell”?
Perché a metà giugno tutto sembra di nuovo appeso ad un filo?
Che fine hanno fatto, a metà giugno, le “riaperture, “il vaccino”, ed il “boom economico”? Come è possibile che, in pieno boom economico, una parola sbagliata da Powell può mettere paura a tutti i mercati?
Come vi spiegate che per una intera settimana (la settimana che è appena conclusa) tutti gli alti dirigenti della Federal Reserve, anziché lavorare a quello che è il loro lavoro si sono impegnati ad occupare ogni più piccolo spazio di comunicazione, sulla stampa specializzata e non , americana e non? Hanno parlato tutti, ma proprio tutti tutti: per convincere il pubblico che “sì, vero, ci siamo sbagliati: l’inflazione 2021 non sarà più del 2%, ma sarà del 3%. E comunque, rimane “transitoria”. E comunque, noi abbiamo sbagliato quella previsione di marzo, ma adesso, questa volta, a giugno, non ci sbagliamo più, è impossibile. Perché noi sappiamo come vanno le cose e cosa succede nel futuro”.
Voi lettori non ve lo spiegate, ovviamente: un po’ perché siete rimasti ancora alla puntata precedente, un po’ perché non ci avete capito molto, ed anche per il fatto che una spiegazione non esiste.
Non ci sono spiegazioni razionali per questo autentico bombardamento mediatico. I signori della Federal Reserve sono stati colti di sorpresa ed in contropiede, sono andati in affanno, ed hanno paura. Paura di perdere il controllo, pura di non avere capito, paura di essere anche loro, come voi, rimasti indietro, alla puntata precedente.
Questo nostro nuovissimo Logform’d che cosa si propone? Si propone di aiutarvi, in questo momento di massima incertezza per i mercati finanziari.
Si propone di aiutarvi, come noi facciamo sempre, in modo molto concreto.
Aiutarvi a fare cosa:
a comprendere che un momento di grandissima tensione, e di evidente difficoltà, può diventare una grande opportunità per chi investe
a fare guadagni che poi non rischiano di essere spazzati via in un mese come nel marzo 2020, perché non sono legati al fatto che “tutti i mercati stanno salendo”, guadagni che dureranno nei prossimi uno-tre-cinque-dieci anni
a fare guadagni di una dimensione tale, che voi nella vostra vita di investitori non avete mai visto
Come si fa, ad aiutarvi a prendere la strada giusta ed ottenere questi risultati coi vostri investimenti?
Si fa così: riporteremo la vostra attenzione su ciò che per voi è davvero importante, su ciò che determinerà i risultati 2021 dei vostri investimenti. Nulla, di ciò che per voi è davvero importante, era presente nei racconti del vostro private banker o wealth manager sei mesi fa. Quelle, erano solo cose ridicole, tnto quanto voi stessi giudicate ridicoli gli spot che tutti vedete in TV sugli investimenti e su come si fa ad investire.
Non basta un attimo, per investire.
Non è molto semplice. Tutto il contrario, è difficilissimo guadagnare, ed è molto difficile anche soltanto non perdere in modo disastroso, in questo 2021.
Domandatevi che cosa succederà, sui mercati finanziari, adesso che per tutti è chiaro che il sogno non c’è più, che il sogno non esiste, e che di nuovo siamo tornati al 2019, quando l’intero destino dei vostri soldi era legato, come è oggi, a “quello che dice Powell”.
Per questa precisa ragione, voi investitori, se volete essere consapevoli di ciò che fate dovete approfondire ed analizzare, facendovi aiutare da qualcuno che non sia un venditore a retrocessioni (come tutti i wealth managers e i private bankers, inclusi quelli che a voi raccontano di “non prendere le retrocessioni” : le prende la Società, che poi a loro paga lo stipendio):
Dovete, come detto, approfondire ed analizzare, facendovi aiutare da figure professionali che non siano specializzate nelle tecniche di vendita: al vostro fianco dovete avere qualcuno che capisca di tecniche di gestione degli investimenti, di gestione del portafoglio. Si tratta di due figure professionali tra di loro diversissime.
Avete necessità di un supporto non solo analitico, ma pure quotidiano: non è sufficiente dare “un’occhiata ogni tanto” ai propri investimento, perché mai come nel 2021 tutti gli aggiustamenti saranno improvvisi (e fuori dal controllo delle Banche Centrali, così come è fuori dal loro controllo anche l’inflazione)..
A voi serve un supporto quotidiano, analitico e finalizzato a gestire i vostri portafogli, e non invece finalizzato a prendere dalle vostre tasche le commissioni che vengono retrocesse dalle polizze Unit Linked oppure dai Fondi Comuni.
Nel Longform’d di oggi, Recce’d vi chiarisce come sta oggi la realtà, sia delle economie sia dei mercati finanziari. Come vedrete senza necessità di essere specializzati i materie economiche e finanziarie, la ragione per la quale (nuovamente) siamo e siete tutti appesi alle parole di Powell è molto semplice: nulla di ciò che vi era stato prospettato a inizio 2021 regge al confronto con la realtà a metà 2021.
Partiamo da ciò che ognuno di noi ha letto, ed ascoltato, più e più volte, nel primo semestre 2021, a proposito delle prospettive dei mercati finanziari e delle economie reali.
Il bombardamento mediatico di cui abbiamo scritto più sopra ha come scopo quello di convincere il pubblico di un’unica storia, perché si vorrebbe che tutti gli investitori del Mondo la “comperassero”, ovvero che investissero il loro denaro facendo affidamento su questa storia.
La storia che viene raccontata da tutte le Banche Centrali, e da tutti i Governi, oltre che ovviamente da tutte le banche di investimento, si sviluppa nel modo seguente:
le economie reali stanno tutte piuttosto bene, e qualcuna sta molto bene
le politiche avviate nel 2020, in risposta (oppure, con la scusa di) alla pandemia, sono politiche che funzionano
funzionano nel rilanciare la crescita del PIL, e risolvono i problemi di disoccupazione
non basta: la magia sta in questo, che non costano NULLA
nessuno paga per queste politiche di “sostegno”, “supporto”, “stimolo all’economia”
sono politiche basate sul fatto che gli Stati prendono a prestito molti soldi, ma (ed è qui la magia) gli Stati non pagano di più, avendo contratto maggiori debiti
e ancora non basta, perché tutta questa grandissima massa di “stimoli all’economia” non crea neppure inflazione, e se poi invece c’è l’inflazione, allora è un fatto passeggero
in sintesi: in 12 mesi, sono stati buttati sui mercati finanziari e sulle economia soldi per un equivalente di UN QUARTO del PIL annuale; ma non costa nulla a nessuno: sono soldi scesi dal cielo; tutto è tranquillo e non ci sono ostacoli all’orizzonte, e neppure in futuro ci saranno stress o tensioni; tutto è calmissimo.
Fate bene attenzione: questa è una storia, solo una storia che viene raccontata. Una delle tante storie possibili. Descrive un futuro di fantasia: quello che loro (quelli che la raccontano) vorrebbero che succedesse. Una speranza, null’altro.
Noi investitori, dopo che la abbiamo ascoltata, siamo chiamati a valutare: la storia è vera? La storia regge? Le cose funzionano così? Oppure no?
Con la nostra consueta franchezza, diremo che a nostro giudizio è necessario essere molto ingenui, oppure molto poco informati, per credere a una storia come questa.
Ma fino ad oggi, fino alla metà del 2021, tutti sui mercati finanziari sembra che ci abbiano creduto. Le “menti migliori del Pianeta”, si usa dire sui giornali, sono quelle che operano sui mercati. E non si sono rese conto? Come si spiega?
Molto facile da spiegare.
Nessuno ci crede, a quella storia in 8 punti: non i Governi, non le Banche Centrali, non le banche di investimento, e forse neppure il vostro abituale venditore di “prodotti finanziari”. Ma almeno per il momento conviene fare finta di crederci, e soprattutto non mettere in dubbio questa storia con l’investitore finale.
A chi conviene? Sicuramente conviene ai grandi intermediari, come le banche globali di investimento, che si sono assunte il ruolo di “predicatore”, di quello che “distribuisce il messaggio santo dei banchieri centrali”, perché quel messaggio a loro garantisce un aumento del flusso delle commissioni che i Clienti sono costretti a pagare.
Fare finta di crederci, poi, conviene alle stesse Banche Centrali, che (come già scritto nel Blog in numerose precedenti occasioni) sono “in un angolo” e non hanno più altre mosse da fare. Per Fed e BCE ormai è “o la va, o la spacca”: o fanno così, oppure … dichiarano fallimento.
Fare finta di crederci poi conviene moltissimo ai Governi in carica: che negli ultimi 12 mesi hanno approfittato, grazie al COVID-19, del beneficio di un contesto sociale che chiedeva: “fate tutto ciò che volete, ma fate in fretta”. E allora, avanti, liberi tutti: deficit, debito, denaro agli amici, tutto ciò che si vuole adesso si può fare.
L’esempio più clamoroso lo abbiamo proprio qui, in casa nostra, in Europa: dopo 30 anni, l’Europa ha emesso i cosiddetti Euro-bonds. Che per trent’anno sono stati negati, esclusi, dichiarai impossibili, “impraticabili” oppure “inaccettabili” dalla maggioranza sia dei politici sia dei commentatori. Ma nel 2020, si sono spezzate le catene. Va tutto bene, ma proprio tutto per tutti, pur di fare nuovo debito.
Esprimiamo qui un nostro primo commento a questo fatto, ed ai vari “Piani Biden” e “Piani Recovery”: peccato, non averci pensato prima, magari dieci anni fa. Se si poteva fare, di alzare il debito pubblico al 150% del PIL senza creare alcun danno ed alcuna conseguenza negativa, beh … ma allora perché si è atteso così tanto? Draghi, Lagarde, Yellen, Powell, non avrebbero dovuto pensarci molti anni prima, se è così facile fare stare bene tutti quanti, e farlo senza creare alcuno stress sull’economia?
Perché non ci avevano pensato prima? Perché non è vero. Queste iniziative di politica economica, a cui veniva attribuito un impatto NEGATIVO dieci anni fa, avranno un impatto NEGATIVO (ed ancora più grande) dal 2021 al 2030.
Per questa ragione, il tema di investimento dominante di questo giugno 2021 e degli anni a venire non è e non sarà quello che a voi è stato presentato sei mesi fa: in sei mesi, il Mondo e le prospettive sono cambiati radicalmente. In questo Longform’d, Recce’d si propone di illustrare ai lettori alcune (alcune) delle ragioni per le quali l’elenco di 8 punti che avete letto più sopra contiene una serie di favole, proprio come quelle che si raccontano ai bambini la sera per metterli a dormire.
La storia in 8 punti è semplicemente uno strumento di propaganda: viene raccontata al pubblico, ed ai mercati finanziari in modo particolare, per “tenerli buoni”, ma le cose, questo è certo già oggi, non andranno così.
E noi di Recce’d possiamo affermarlo con certezza, perché già oggi, 27 giugno 2021, la realtà dei fatti ci mette nelle condizioni ottimali per affermare che le cose non stanno come racconta Goldman Sachs, Morgan Stanley, UBS, Credit Suisse, ed anche la Federal Reserve, la BCE, la Amministrazione Biden e la signora Von der Layen,
Quelle sono, molto semplicemente, ed ancora una volta, tutte balle: proprio come quella di tre mesi fa, ricordate? La ricordate, o no, la “inflazione che resta per sempre al 2%”? Oppure stavate dormendo, e sognando, a fine marzo?
Per i sognatori ad occhi aperti, noi qui vicino pubblichiamo le previsioni ufficiali della Federal Reserve: nella tabella potete leggere quelle di metà marzo e quelle di metà giugno.
Ovviamente ai nostri Clienti abbiamo già fornito, e da molte settimane, una analisi dettagliata di questi ed altri dati, e non abbiamo certo lo spazio in questa sede per riproporla per intero (non ne abbiamo neppure l’intenzione, per dirla tutta).
Riteniamo però utilissimo per voi lettori rivedere questi numeri, e metterli di fianco alle vostre aspettative, le aspettative sulla base delle quali il vostro venditore che si traveste da consulente vi ha convinto, nel primo trimestre 2021, del fatto che “questo è il momento di investire”, aggiungendo poi che “le obbligazioni non rendono più nulla”, e poi anche che “le Banche Centrali sono subito pronte ad intervenire, appena i mercati scendono”.
Ecco: se vi siete mossi su queste basi, di investimento e mercati finanziari non avete capito un granché.
Li avete letti, i numeri della tabella? Anche quelli nel circoletto rosso? Sono quelle, le vostre aspettative, quelle che vi portando a concludere che “adesso è il momento di investire”? Nei numeri della Fed (i numeri che a voi presentano lo scenario in cui “tutto fila dritto e non ci sono imprevisti) voi ci vedete un boom economico?
Ma non basta, perché non finisce qui: a voi hanno spiegato che “La Fed è sempre pronta a intervenire per sostenere i mercati”, aumentando la liquidità in circolazione. Vi hanno detto questo, ma è vero? E’ ancora vero? E’ stato così per 10 lunghi anni, lo sappiamo bene: ma nel corso di questi dieci anni, quante volte il tasso di inflazione USA è salito al 4% (il dato che tutti abbiamo visto venerdì 26 giugno, nel grafico qui sotto)?
Il dato per l’inflazione USA (indice PCE) pubblicato venerdì 26 giugno è il più alto dal 1991.
Per la Fed, adesso, risulta drammaticamente difficile agire aumentando la liquidità in circolazione, Anche se fosse vero che questa inflazione è “transitoria”. Però esiste. E nessuno vuole vedere un tasso di inflazione al 6%. Giusto?
Ancora più importante dell’inflazione, per noi, è il dato che leggete nel circoletto rosso: avete notato quanto è cambiato, l’umore dei media e delle banche di investimento sul tema “boom economico”?
Nel primo trimestre, quella era la sola cosa di cui doveva occuparsi, un investitore, nell’effettuare le proprie scelte di investimento. Ma oggi non è più così. I toni sono decisamente diversi, da quelli del primo trimestre: ad esempio proprio ieri abbiamo letto, a proposito dei dati pubblicati nell’ultima settimana negli Stati Uniti, come la vede Goldman Sachs:
Goldman: New and Existing Home sales, Durable goods Orders and the weekly jobless claims all came in a tad less than expected. Umich showed that consumer sentiment may be showing some signs of peaking
Questi toni, questo umore, sono ben diversi da quelli che dominavano ancora a fine marzo 2021: nelle tre immagini che seguono, vi riportiamo come testimonianza tre titoli di quel periodo. Questi tre articolo infatti furono pubblicati nel primo trimestre 2021, dal Wall Street Journal.
Come avete facilmente osservato, in tutti e tre questi titoli ricorre l’espressione “boom economico”. E’ utilissimo rileggerli, e poi rileggere la tabella delle previsioni ufficiali della Fed, nel circoletto rosso: la crescita secondo la Fed nel 2022 sarà del 3%, nel 2024 del 2%, negli anni successivi del 1,8%, sempre che nel frattempo non ci sia alcun incidente, alcun imprevisto, e sempre che le cose funzionino come loro hanno immaginato. Ovvero: sempre che le loro previsioni non siano del tutto sbagliate, così come erano sbagliate del 50% le previsioni per l’inflazione solo tre mesi fa.
Il contributo utile e concreto che Recce’d vi regala con questo Longform’d è il seguente: vi regaliamo una selezionatissima serie di informazioni, che vi aiuteranno a capire quale è la realtà delle cose a fine giugno 2021, che non è quella che vi viene raccontata.
Sulla base di queste informazioni, voi lettori potrete fare le scelte giuste per i vostri investimenti, ed evitare di perdere tutto da qui a fine 2021.
Il nostro quotidiano lavoro a favore dei nostri Clienti ci porta a selezionare scrupolosamente le fonti ed a leggere sistematicamente centinaia di informazioni ed analisi ogni giorno. Da questo processo strutturato Recce’d ricava le informazioni sulla base delle quali poi prede le decisioni (vincenti) per i portafogli titoli.
Una piccola parte del prodotto di questo lavoro poi noi la pubblichiamo nel Blog, che tutti potete leggere gratuitamente: questo Longform’d è un esempio.
Sarà utile leggerle subito, e sarà interessante poi rileggerle tra sei mesi oppure tra un anno, così come spesso noi vi invitiamo a fare per i nostri Longform’d precedenti, di un anno fa oppure di sei mesi fa.
Leggerete di seguito tre articoli, in lingua inglese. Se farete la (piccola) fatica di tradurre il testo di questi tre articoli, allora vi renderete conto di che tipo di notizie leggerete sui quotidiani nel secondo semestre 2021, un semestre che avrà poco o nulla in comune con il primo semestre.
Se farete lo sforzo di tradurre questi articoli, e di approfondire ciò che qui è scritto, vi spiegherete senza difficoltà perché sui quotidiani e sui mercati il tono dei commenti è già cambiato, e da mesi; vi spiegherete perché tutto, ma proprio tutto, oggi è appeso al filo sottilissimo delle parole di Powell, perché il comportamento dei mercati finanziari nel secondo semestre sarà molto diverso da ciò che si è visto nel primo trimestre, perché nei titoli del vostro quotidiano di riferimento non sta più scritto “boom economico”.
Capirete, per conseguenza, cosa dovete fare dei vostri soldi, e in quali tempi. Capirete dove stanno oggi, le autentiche, e grandissime, opportunità di investimenti, che non sono quelle che vi avevano raccontato solo tre, o sei, mesi fa.
In sintesi, con questo nostro Longform’d vi aiutiamo a comprendere perché il Mondo è cambiato, perché le prospettive sono cambiate, e perché il rendimento futuro dei vostri investimenti è (molto) diverso da ciò che vi aspettate oggi. Leggete, approfondite, e poi mettetevi subito in moto.
Partiamo da un richiamo qualche recente episodio della vostra vita quotidiana nel 2021: ad esempio, se tra di voi lettori qualcuno si fosse fatto tentare da una automobile nuova, magari dal motore ibrido, magari elettrico, si sarebbe sicuramente sentito rispondere dal concessionario che “i tempi di consegna oggi sono molto più lunghi del normale”, e che questo è dovuto alla “mancanza di semi-conduttori”.
Forse, in quella occasione, alcuni tra di voi si sono già fatti la domanda giusta, che è la seguente: come è possibile che, con tutti i soldi che sono stati messi nelle tasche di tutti i cittadini consumatori, le aziende non si siano organizzate per produrre di più e vendere di più? Le aziende non vogliono vendere il più che è possibile per massimizzare i profitti? Il Piano Biden non doveva risolvere tutti questi problemi? Ed il Recovery Plan europeo?
Se vi siete fatti questa domanda, allora siete già sulla strada giusta. Il resto, lo leggerete in questo ottimo articolo del Wall Street Journal. Come investitori, il problema da risolvere è scritto già nelle prime tre righe dell’articolo.
Supply constraints that have challenged businesses and caused shortages of everything from semiconductors to sweatpants are deepening, adding to pressure on inflation and testing the Federal Reserve’s resolve to keep juicing the economy. Economists and business executives now say those supply-chain disruptions, key labor shortages and resurgent demand driven by multiple rounds of fiscal stimulus will persist through the end of the year, if not longer. “It turns out it’s a heck of a lot easier to create demand than it is to—you know, to bring supply back up to snuff,” Fed Chairman Jerome Powell said Wednesday after the central bank’s most recent policy meeting.
The squeeze on U.S. businesses shows little sign of letting up, particularly in the manufacturing sector. The pace of manufacturing production and hiring slowed in May from the prior month even though new orders and order backlogs accelerated, according to the May Purchasing Managers Index published by the Institute for Supply Management. Factory activity in the U.S. also has been slow to recover from the pandemic, despite a surge in demand for goods from housebound consumers. Manufacturing output rose 0.9% in May after falling 0.1% in April. Overall industrial output, which also includes mining and utilities, remains 1.4% lower than it was before the pandemic. “Everything seems in place for factories to ramp up production,” said Jonathan Millar, director of U.S. economics research at Barclays. “It’s kind of been a failure to launch.”
It is a global problem. New Covid-19 outbreaks at a busy Chinese port and in Malaysia and Taiwan have added to shipping delays and worsened an already-dire shortage of computer chips. A June report by the Institute of International Finance found that supplier delays that have pushed up the cost of manufactured goods around the world will likely persist into 2022, adding to global inflation concerns. “What is happening now exceeds anything seen in recent history,” the report concludes. Once supply catches up with consumer demand, firms will still need to replenish depleted inventories. Retail inventories measured as a share of their sales in April hit the lowest level in records going back to 1992, Census figures show. Retailers held only about one month’s worth of sales in inventory.
As recently as a few months ago, many economists and businesses thought this recovery would be similar to earlier ones, with a short-lived supply crunch briefly pushing up prices until producers manage to beef up production.
But persistent labor shortages, shipping delays, higher commodity prices and continued strong consumer demand for goods have made them reconsider.
“Even in the best case scenario this is not going to be over in less than 12 months,” said Aneta Markowska, chief economist at Jefferies LLC. The crunch could get worse as households gear up for back-to-school shopping, she added. “There’s a very good chance that you’re going to have severe product shortages by September.”
In response, inflation forecasts have moved up. On Wednesday, Federal Reserve officials raised their year-end inflation forecast to 3.4% from 2.4% in March. Inflation could end up even higher, the Fed’s Mr. Powell said.
“Shifts in demand can be large and rapid, and bottlenecks, hiring difficulties, and other constraints could continue to limit how quickly supply can adjust, raising the possibility that inflation could turn out to be higher and more persistent than we expect,” Mr. Powell said.
A global chip shortage is affecting how quickly we can drive a car off the lot or buy a new laptop. WSJ visits a fabrication plant in Singapore to see the complex process of chip making and how one manufacturer is trying to overcome the shortage. Photo: Edwin Cheng for The Wall Street Journal
Businesses are adapting.
John Crimmins, chief financial officer of Burlington Stores Inc., a clothing retailer, said the company has had to deal with import delays due to backlogged West Coast ports, higher domestic freight costs and a labor shortage at distribution centers that has prompted wage increases. “Earlier this year we thought, or maybe we hoped, that some of the industrywide supply-chain issues would have started to settle down by now,” he said in a May 27 earnings call. “But that clearly hasn’t happened. In fact, the whole global supply situation seems to have gotten maybe even a little bit worse.”. Mr. Crimmins said he expects those issues won’t be resolved until next year.
Thomas Sweet, chief financial officer for Dell Technologies Inc., said supply-chain issues will raise the price of components the company uses in its products. Those price increases will be passed on to consumers, he said. “We’ll watch to see of any impact on demand,” he said in an earnings call on May 27. “Our best point of view is that supply constraint continues on into next year.”
Fed officials have said they expect the current mismatch between supply and demand to be temporary. They see inflation receding next year.
But if tight inventories and supply shortages extend into 2022—putting more pressure on inflation—officials could find themselves under pressure to change their easy-money policies sooner than planned.
Write to David Harrison at david.harrison@wsj.com
Il problema che viene descritto dall’articolo che avete appena letto resterà con noi per molto tempo, e quindi il Blog di Recce’d ritornerà a parlarne. Dovendo però fornire, nell’ambito di questo Longform’d un quadro completo e coerente delle prospettive delle economie e dei mercati, dobbiamo subito spostare la vostra attenzione ad un tema ancora più importante. Ritorniamo alla storia in 8 punti che vie è stata venduta nel primo trimestre: Piano Biden, Recovery Fund e Banche Centrali non ci avevano garantito un boom economico a costo zero e senza alcun problema?
In altre parole: a noi investitori, chi ce lo dice che le cose andranno bene per sempre? Chi ce lo dice che il Piano Biden funziona? Chi ce lo dice che la politica della Federal Reserve e della BCE non crea inflazione? Chi può garantire questo?
Noi investitori dobbiamo farci tutte queste domande prima che sia troppo tardi per muovere i portafogli titoli. E per rispondere a queste domande vi sarà molto utile leggere il testo, ed i dati, contenuti nell’articolo che segue. Come nel caso precedete, anche in questo caso il messaggio è già presente nelle prime tre righe dell’articolo.
The U.S. economy is about to face a new challenge that has its roots in the arithmetic of growth: That which fiscal stimulus giveth, fiscal stimulus taketh away.
The $1.9 trillion American Rescue Plan enacted in March, as well as a $900 billion pandemic aid package passed in December, is heavily front-loaded. They were set up to get money out the door fast. But one consequence of that strategy is that fiscal policy in the quarters ahead will subtract from economic growth.
Economists mostly project that the economy, with strong momentum in the labor market and huge pools of pent-up savings by households, will be strong enough to keep growing despite the fading of the fiscal boost. To avoid an economic downturn, a huge handoff must occur from government-driven demand to the private sector.
The mainstream view is that this will be successful. But there are aspects of this unusual economic moment that could make the road ahead bumpy.
There is no modern precedent for such huge swings in sums the government is pumping into the economy. And there is a risk — recently acknowledged by a top Federal Reserve official — that if pandemic-era savings are disproportionately held by the affluent, they will sit on that cash rather than spend it.
“We’re definitely going to see a huge drop-off in fiscal stimulus,” said Nancy Vanden Houten, lead economist at Oxford Economics. “The question then is how well positioned is the economy to deal with that, and we don’t really know for sure, which applies to so much about this period we’re going through.”
Most Americans who were to receive stimulus checks of a combined $2,000 per person have already gotten them. The Treasury Department said this month that $395 billion of that cash is now shipped, which is slightly more than the payments in the American Rescue Plan were projected to cost when it was passed.
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While unemployment insurance payments remain elevated, that spending is also tapering as people return to work — and supplements to those payments are scheduled to expire in September. Much of the other spending was either near-term, focused on things like vaccine rollout, or will be spent very gradually, such as on an expanded child tax credit and grants to state and local governments.
Overall, government spending added 8.5 percentage points to the economic growth rate in the first quarter, according to calculations by the Hutchins Center on Fiscal and Monetary Policy at the Brookings Institution. But that so-called fiscal impact is forecast to turn slightly negative in the second and third quarters — and then act as a meaningful drag on growth in the fourth quarter of 2021 and in 2022.
By the second quarter of 2022, fiscal policy is on track to subtract 3.3 percentage points from the growth rate, considerably more than the 2.2-percentage-point subtraction in the third quarter of 2011, which was the most extreme quarter in the last post-stimulus hangover of the previous recession.
That could change depending on where negotiations on infrastructure and family support policies lead, but those policies would be expected to influence fiscal policy over many years — they are backloaded rather than front-loaded — so they shouldn’t radically change the near-term future.
The case for staying calm even as federal spending plummets rests on the rapid growth of the private sector in recent months.
Employers are adding to their payrolls at a breakneck pace, so rising compensation ought to prop up consumer spending even as government support goes away. Businesses report being in an expansionary mood, which bodes well for investment spending. And overseas economies should start to surge ahead as other countries achieve more widespread vaccination, which would be good news for American exports.
“I think the basic story is that the economy is reopening, so it can take the fact that this stimulus is coming off,” said Louise Sheiner, a senior fellow at Brookings.
Moreover, Americans are sitting on a vast pool of savings from money they didn’t spend on things like travel and restaurants during the pandemic. Households have saved an average of $282 billion per month since March 2020, compared with $103 billion a month in 2019.
So a big question for the economy in the second half of 2021 and 2022 is what happens to that cumulative additional savings of $2.5 trillion. Will it prop up near-term spending enough to keep growth on a strong track, or will Americans instead prefer the comfort of having a beefed-up balance sheet?
That’s where the distributional concern arises. To the degree that money is held by people who are financially well-off, they may be less likely to spend it and help propel the economy.
“Today’s fiscal tailwinds are projected to shift to headwinds next year,” said Lael Brainard, a Fed governor, in a speech this month. “So an important question is how much household spending will continue to support growth into next year, as opposed to settling back to prepandemic trends.”
On the other hand, the rapidly shrinking fiscal surge could help moderate the inflation pressures that have been building in the economy. Whatever you think of the decision to send $2,000 to people, there won’t be any more checks that might push demand still higher and risk fueling a cycle of inflation.
Ultimately, this is another example of the ways the pandemic-driven economy is an unusual one. The only real historical comparisons to the kinds of surges in government spending of the last five quarters involve the beginnings and ends of wars, which have their own economic dynamics.
Which means it’s worth watching exactly what happens as the federal government pulls back, and whether American consumers and businesses and importers from around the world step up the way forecasters expect
Come certamente avete compreso, l’epidemia di COVID-19 è stata sfruttata, in modo cinico ed anche abbietto, non solo dalle banche di investimento per fare più commissioni sui mercati finanziari. La pandemia è stata sfruttata anche da Banche Centrali e Governi per “rilanciare”, per fare un “rilancio all-in”, in una partita che era ormai persa (nel 2019). Al pubblico è stata raccontata una favola, e sono state promesse cose che non si possono ottenere.
Nel terzo, e conclusivo, contributo alle vostre scelte di investimento, leggete quello che due ex-Senatori del Congresso USA hanno scritto la settimana scorsa sul tema del debito pubblico.
Non si tratta di due Senatori qualsiasi: si tratta dei due Senatori messi dal Presidente Clinton a capo della Commissioni che, negli Anni Novanta, si occupò del debito pubblico USA. Che allora (pensate) stava al 50% del PIL USA, Uno dei due Senatori è Democratico, l’altro è Repubblicano.
La lettura e la traduzione di questo articolo vi aiuterà a comprendere ancora meglio il fatto che nel giugno del 2021 siamo arrivati ad un cambiamento di epoca. Il secondo semestre 2021 sarà molto diverso dal primo, ma soprattutto il decennio 2021-2030 sarà molto diverso dal 2011-2020, Le ragioni sono ben illustrate nel corpo dell’articolo,
President Clinton asked us in 1994 to chair the Bipartisan Commission on Entitlement and Tax Reform to study the future of Social Security, Medicare and Medicaid and recommend measures to assure their long-term viability. Reforms of these popular programs were so politically fraught that finding consensus on solutions proved impossible during our tenure in the Senate.
But there was near unanimity within the commission on the scale of the problem. Entitlements were on an unsustainable trajectory. They consumed an ever-growing share of federal spending. In 1994 the budget deficit was $203 billion (2.8% of gross domestic product), and the national debt was $3.4 trillion (47.8% of GDP).
The crisis we identified 27 years ago seems negligible given where the debt stands today. The nonpartisan Congressional Budget Office estimated in January 2020 that annual budget deficits will exceed $1 trillion, and that the debt—then hovering at $17.2 trillion—would more than double as a share of the economy over the next 30 years. These numbers don’t take into account $65 trillion of unfunded liabilities for Social Security and Medicare. The CBO now projects that, under current law, the deficit will reach $1.9 trillion in 10 years and the debt will skyrocket from 102% to 202% of GDP within 30 years.
The words “current law” are critical as the CBO forecasts only what will happen should government make no changes in spending and tax policies. But President Biden has already proposed $5 trillion in additional spending over the next 10 years, much of it for new or expanded entitlements, labeled “infrastructure” and “investment.”
Beyond the numbers, the biggest difference between then and now is that in 1994 both parties worried about deficits and debt. Today, neither Democrats nor Republicans seem to care. Under President Trump, the national debt grew from 76% of GDP to 100%. Under Mr. Biden’s first budget proposal, the debt is expected to reach 117% of GDP by 2031.
While politicians in both parties toss fiscal restraint to the winds, the good news is that a hefty proportion of voters are still concerned about the debt. An Ipsos poll conducted April 23-26 found that 75% of respondents believe too much debt can hurt the economy.
Current figures suggest that the federal government is digging America into a hole. According to CBO’s baseline projections—which don’t account for Mr. Biden’s proposals—interest costs will surpass spending for Social Security by 2045 and will consume nearly half of federal revenue in 2051.
Despite the urgency of the problem, nearly every elected official in Washington is an original co-sponsor of the “do nothing” plan. While today’s hyperpartisan political environment makes it unlikely that our fiscal crisis will be resolved anytime soon, elected officials would do well to take at least some action to address the issue.
One promising approach, the Trust Act, has been proposed by bipartisan co-sponsors in the House and Senate, including Reps. Mike Gallagher and Ed Case and Sens. Mitt Romney and Joe Manchin. The bill aims to create a process for avoiding insolvency of the major federal trust funds, including those covering Medicare hospital insurance, Social Security and highways.
The Trust Act would also establish a “rescue committee” for each fund with six members from each party. These committees would have bipartisan co-chairmen and would be charged with developing legislation to save the trust funds. At least two committee members of each party would have to agree to advance proposals by a majority vote. Once submitted, the proposals would receive expedited consideration in the House and Senate. This approach would be fair and practical and would focus on the most pressing issues that have identifiable deadlines rather than try to solve all the country’s fiscal challenges at once.
It’s become all too clear that America can’t build a sound economy on a foundation of unsustainable debt. The longer lawmakers wait to act, the more difficult the solutions will be—and the greater the risks for future generations. The Trust Act offers a sensible way to get started.
Mr. Kerrey, a Nebraska Democrat, and Mr. Danforth, a Missouri Republican, are former U.S. senators and co-chairmen of the Concord Coalition
La lettura dei tre contributi che abbiamo regalato oggi, aggiunta alle parole che Recce’d ha scritto in apertura di questo Longform’d, ed unita alla lettura dei precedenti Post pubblicati da Recce’d in questo Blog, vi aiuterà ad ottenere come già detto tre concreti obbiettivi:
a comprendere che un momento di grandissima tensione, e di evidente difficoltà, può diventare una grande opportunità per chi investe
a fare guadagni duraturi, e non legati al fatto che “tutti i mercati stanno salendo”, con i vostri investimenti in titoli, nei prossimi uno-tre-cinque-dieci anni
a fare guadagno di una dimensione tale, che voi nella vostra vita di investitori non avete mai visto
Il nostro suggerimento è di mettervi subito al lavoro. Il cambiamento di prospettiva che vi abbiamo appena descritto nel Lonform’d è già in atto.