Il tempo è dalla nostra parte
Il tempo è dalla nostra parte: ed anzi, per essere precisi, sta dalla parte di ogni investitore.
Di ogni investitore che scelga il ragionamento sull’emozione e la consapevolezza sull’euforia.
Il tempo ripaga, sempre, questi investitori: e punisce gli altri.
Spesso noi per i Post del nostro Blog abbiamo utilizzato il nostro archivio, molto ampio, molto ordinato e molto selezionato: spesso lo abbiamo fatti riportando alla mente dei nostri lettori fatti che i nostri lettori avevano dimenticato, rimosso e messo da parte.
Autorevoli scienziati hanno dimostrato che la mente umana ricorda in modo selettivo: ricorda più facilmente le cose piacevoli, e tende a rimuovere quelle meno piacevoli.
Quando si parla di investimenti, la cosa risulta molto più evidente che in altri ambiti. Molto più evidente, persino clamorosa.
Fatti di uno, due, tre anni fa vengono del tutto rimossi: l’investitore retail, ma pure una buona fetta di investitori professionali, preferisce pensare che “sì, è vero, è successo: ma oggi non potrebbe più accadere”.
Perché? Nessuno lo sa spiegare. E’ semplicemente così: si preferisce pensare che il futuro è semplice, che tutto è facile, che “per investire basta un minuto”. Come ripete una pubblicità TV martellante.
Ovvio che la realtà è lontana un milione di miglia da questa rappresentazione, zuccherosa ed anche un po’ ridicola.
Cosa ci ha suscitato questa serie di riflessioni?
Prenderemo come spunto iniziale un lavoro, che loro chiamano “ricerca” ma che noi invece chiamiamo “materiale di marketing”, di Generali Investments.
La scelta di Generali Investments va spiegata: nella produzione di materiali “di ricerca” Generali è in Italia uno dei campioni, uno dei nomi più qualificati. la nostra scelta riflette quindi la considerazione che Recce’d ha per i lavori “di ricerca” di Generali Investments.
Dobbiamo altresì chiarire subito che ciò che dice Generali Investments si scosta molto poco, e molto raramente, dal cosiddetto “consenso”.
Oggi, tra gli operatori del settore del risparmio, sono pochissimi quelli in grado di sostenere il rischio di una visione indipendente e non allineata al cosiddetto “consenso”. Tutti la devono vedere allo stesso modo: tutti devono ripetere, sempre quello che dicono le grandi banche di investimento. Le quali, a loro volta, devono obbligatoriamente sposare la visione di quelli che oggi sono i loro maggiori Clienti ed alleati. Ovvero, la Federal Reserve e la BCE.
Fatte queste due premesse, torniamo indietro al dicembre 2020, e rileggiamo una piccola parte di un documento di Generali Investiments.
Tra poche settimane inizieranno ad arrivare sulle scrivanie dei gestori di Fondi Comuni, ma anche e forse soprattutto sulle scrivanie delle redazioni di quotidiani i documenti che si chiamano “Outlook 2022”, ovvero i documenti riassuntivi delle previsioni per il nuovo anno. Non c’è una sola banca globale di investimento, e neppure una sola Casa di gestione di Fondi Comuni, che rinuncia a questo esercizio. Quasi come se stampare un documento con le previsioni a novembre sia più importante, rispetto ad un documento datato magari marzo o luglio.
Noi per anticipare questa ondata di “Outlook” oggi abbiamo appunto scelto di ritornare a quelli di dieci mesi fa, e tra i cento che abbiamo in archivio (tutti che dicono, come anticipato, le medesime cose: lo possiamo dimostrare) abbiamo scelto, per le ragioni già citate, Generali Investments.
Perché abbiamo scelto un Istituto italiano, e non le più famose Goldman Sachs, Morgan Stanley, UBS oppure BNP Paribas oppure un’altra di quelle?
Perché eravamo alla ricerca di una cosa in particolare.
Siamo andati alla ricerca di quello che vedete nella casella di colore rosso.
Che sono le previsioni di Generali Investments, e di tutti quanti, al dicembre 2020, per i rendimenti dei BTp decennali a fine 2021: ovvero, ad oggi.
Come vedete, si scrive di rendimenti tra 0,50% e 0,65%. Non è andata così.
Ovviamente, su questo specifico dato ha pesato l’andamento dell’inflazione: nella tabella che segue, potete leggere le previsioni di marzo 2021, ovvero di sei mesi fa, della BCE per l’inflazione in Eurozona.
Se la BCE, sei mesi fa, dice al Mondo che a fine anno l’inflazione in Europa sarà allo 1,6%, nessuna Istituzione bancaria, e ancora meno Generali Investments, può osare contraddirla.
Nessuno quindi potrà affermare che è prevedibile un aumento dei rendimenti dei BTP, se no … la BCE si arrabbia e poi si vendica con la Generali di turno che avesse osato, molto semplicemente, di ragionarci un po’ sopra.
Lasciateci sottolineare, in questo contesto, il ruolo della stampa quotidiana e delle TV: che è il ruolo della cinghia di trasmissione. Anche qui ci è di grande aiuto il nostro archivio, dove siamo andati a ritrovare un titolo del Corriere della Sera, il maggiore quotidiano d’Italia, che risale alle settimane successive all’insediamento del Governo Draghi. Lo vedete qui sopra nell’immagine.
E poi anche in un secondo titolo, sempre del Corriere della Sera, molto più recente (ed anche in questo caso, precisiamo subito che il Corriere della Sera, in fatto di stampa quotidiana, è “il meglio che c’è”, figuratevi il resto). Lo leggete qui sotto nell’immagine.
Oggi l’inflazione in Europa non sta allo 1,6% e neppure allo 2,6%, bensì sta al 3,6%. Ma soprattutto (quello che è importante per tutti noi investitori) il rendimento del BTp a 10 anni non sta allo 0,50%.
Venerdì 29 ottobre 2021, il rendimento del BTp decennale ha toccato, per la seconda volta nel 2021, il livello massimo appunto del 2021, a 1,35%, per poi chiudere la seduta a 1,18%.
In termini di analisi di mercato, scriviamo qui molto sinteticamente ciò che con dettaglio molto maggiore abbiamo chiarito al Cliente nel corso dell’ultima settimana. Ovvero che il dato forte, di questo rialzo, è che non avviene in un momento in cui salgono i rendimenti dei Treasury negli Stati Uniti (fermi al 1,6% circa), né in un momento in cui salgono i rendimenti sui Bund della Germania.
E quindi … ragionateci.
Ma lo scopo di questo Post è un altro. E lo abbiamo chiarito in apertura.
Il tempo è il migliore alleato di un investitore che sia consapevole di ciò che sta facendo e di ciò che accade nella realtà: perché arriva sempre il momento in cui la realtà prevale, su tutto.
Noi non abbiamo idea di ciò che si muove dietro le quinte, con una violenza tale da determinare il rialzo che vedete nel grafico qui sopra.
Sappiamo però, con certezza, che per dire al tuo Cliente che i rendimenti dei BTp resteranno fermi per 12 mesi allo 0,50% devi essere in alternativa molto scarso come analista (e certamente non è il caso degli amici di Generali Investments) oppure pesantemente condizionato tanto da essere obbligato ad un tono “fiducioso ed ottimista” che neppure prende in esame le difficoltà che potrebbero presentarsi.
Rifletteteci, quando leggerete degli “Outlook 2022”, e rifletteteci guardando il vostro attuale portafoglio.
E’ nella vostra convenienza, rifletterci: dallo 0,50% di rendimento allo 1,30% di rendimento, una obbligazione a 10 anni perde sul prezzo ben 8 punti. Quel titolo obbligazionario che vale 100 lire quando siamo allo 0,50% di rendimento, ne vale poi solo 92 se il rendimento sale a 1,30%.
E adesso, chiedetevi dove potrà andare nei prossimi 12 mesi.
(Inciso finale: nella tabella di Generali Investments che avete visto più sopra, ci sono anche altre due caselle, una di colore blu ed una verde. Molto interessanti. Fate le vostre valutazioni. Noi, se i mercati ce ne daranno il tempo, torneremo su quella tabella nelle prossime settimane: tanto, come ormai sapete, Recce’d a fine anno non produce alcun Outlook, risparmiando così le proprie risorse ed anche il tempo dei nostri amici lettori).