Uno sguardo sul secondo semestre 2018 (parte 1)
Oggi facciamo partire una serie di Post, dedicati non tanto al primo semestre che si è appena concluso, bensì al secondo semestre, e a che cosa fare con i portafogli di titoli.
Per guardare avanti, abbiamo scelto di iniziare da ciò che è più importante: la crescita delle economie.
L'attenzione del Mondo intero, degli investitori e non, oggi si concentra in particolare sulla crescita degli Stati Uniti. Perché? Perché Trump ne ha fatto un'arma per la politica interna ed internazionale, ed agita come una clava i dati macro e di Borsa.
Anche nella settimana che si è appena conclusa, è stato un diluvio di dichiarazioni, alcune puntuali ed altre grossolane. Si vuole aumentare l'attenzione, e la tensione, sul dato epr la crescita del trimestre aprile giugno 2018.
Questo per due ragioni: la prima è che nel Q2 ci si attende un dato (su base annua) compreso tra il 3% ed il 4%. La seconda ragione è che, proprio nell'ultima settimana, abbiamo avuto la conferma definitiva che nel trimestre precedente, gennaio-marzo (Q1), la crescita si è fermata ad un modesto 2% (grafico sotto). Se anche si arrivasse, nel secondo trimestre, al 3,5%, la media del primo semestre non supererebbe il 3%. Notate inoltre che un dato trimestrale vicino al 4% si è registrato in numerose occasioni durante gli ultimi anni: e non ha mai avuto un significato particolare per i trimestri successivi.
Per la ragione che abbiamo esposto sopra, si "sparano" cifre roboanti in dichiarazioni fuori controllo, c'è chi parla del 4% (sempre annualizzato), c'è anche ci scrive del 5%.
Se guardiamo alle stime che si fondano quanto meno su metodi chiari, ci viene detto che di starà sotto il 4%, e forse sotto il 3%: lo vedete nei due grafici che seguono qui sotto, che potete ritrovare sui siti della Federal Reserve di New York (quello più in basso) e della Federal Reserve di Atlanta (il grafico qui sotto).
Perché questo dato è così importante? Come un giocatore al casinò, il Presidente Trump ha fatto un "all-in" sulla crescita economica, scommettendo tutto (più volte) sul fatto che i suoi tagli alle tasse avrebbero riportato l'economia USA ai tassi di crescita degli anni Sessanta. Sarà vero? Un "all-in" è una scelta molto rischiosa.
Trump non ha più molto tempo: le Elezioni di novembre potrebbero costargli la maggioranza al Parlamento. E per questa ragione, Trump oggi alza la voce (anche attraverso i suoi collaboratori, ed anche a rischio di fare salire ancora la tensione, persino arrivando a tensioni con la Federal Reserve), promette sempre di più, ed al tempo stesso intensifica le manovre diversive, come il Vertice con Kim, il Vertice con Putin, e le tariffe commerciali.
Recce'd ritiene che nei prossimi tre trimestri vedremo tassi di crescita delle economie (non soltanto negli Stati Uniti) inferiori alle attese che oggi sono "il dato di consenso". Ci saranno altre sorprese negative, come già avete visto per l'Europa e la Cina nel primo semestre (il grafico qui sotto è chiarissimo in questo senso). E questo cambierà molte cose: a cominciare dalle stime per gli utili dei prossimi trimestri.