Perché Recce'd non vende la cosiddetta "ricerca"

Recce'd è una realtà del tutto innovativa nel panorama italiano dei servizi per risparmio: offre servizi di gestione del portafoglio online, che consentono al Cliente di abbattere i costi collegati alla catena fabbrica- rete (quella delle tradizionali GPM e dei tradizionali Fondi Comuni) basando le sue strategia di portafoglio su criteri innovativi ed alternativi alla tradizionale asset allocation statica.

Queste furono le nostre scelte fino dall'avvio di questa attività: in quella medesima fase di avvio, Recce'd decise che non avrebbe venduto servizi di semplice opinione: non avrebbe venduto "la ricerca".

Questo perché "la ricerca", nell'ambito dei servizi all'investimento, è un falso. Nella grandissima maggioranza dei casi, ciò che viene etichettato come "ricerca" è solo materiale pubblicitario per spingere questo o quel tema di mercato, quello che va di moda in quel momento e fa vendere e genera commissioni. Trump è il classico esempio.

Recce'd non vende "la ricerca" perché la ricerca, sganciata dai risultati (di rendimento e di rischio) è un falso: è troppo facile, per chi produce questa "ricerca", arrivare alla conclusione ... senza concludere. E' troppo facile tenere le mani libere.

Ci è sembrato opportuno fare un esempio concreto. Del tutto a caso, abbiamo preso in considerazione ciò che scrive in questi giorni Morgan Stanley, una delle più grandi banche di investimento del Pianeta, una delle più autorevoli e stimate. Milioni di persona nel Mondo leggono la "ricerca" di Morgan Stanley.

Perché la leggono? Noi la leggiamo per sapere quali sono i temi di vendita che circolano con maggiore insistenza, per dovere professionale: ma perché la leggono gli investitori finali? Non siamo riusciti a comprenderlo.

Ecco allora tre estratti dalla "ricerca" di Morgan Stanley di  questa settimana (tre giorni lavorativi), tutti relativi alla Borsa di New York, e tutti riportati dai media di settore specializzati.

  • Morgan Stanley brushed off those concerns. “We are focused on what actually drives stocks,” wrote Chief U.S. equity Strategist Michael Wilson, “and our bull market check list remains intact: Economic and earnings growth, interest rates, inflation, Fed/central banks, credit markets, valuation and technicals.”
  • Analysts at the Wall Street behemoths cite signals including the breakdown of long-standing relationships between stocks, bonds and commodities as well as investors ignoring valuation fundamentals and data. It all means stock and credit markets are at risk of a painful drop. Equities have become less correlated with FX, FX has become less correlated with rates, and everything has become less sensitive to oil,” Andrew Sheets, Morgan Stanley’s chief cross-asset strategist, wrote in a note published Tuesday. His bank’s model shows assets across the world are the least correlated in almost a decade, even after U.S. stocks joined high-yield credit in a selloff triggered this month by President Donald Trump’s political standoff with North Korea and racial violence in Virginia.
  • For once, stability in stocks might be a bad thing. Technical analysts at JPMorgan Chase & Co. say that if the S&P 500 can’t escape its 2,400 to 2,500 range, it could spell trouble for U.S. equities heading into September. Amid the slew of headline risks -- including Washington turmoil, North Korea tension, and monetary policy shifts -- the last two weeks’ price declines and initial volatility spikes from extreme low levels highlight stocks’ vulnerability, raising the prospect of a flight to Treasuries, according to strategists including Jason Hunter and Alix Tepper. “It’s a time when you want to be extremely nimble,” New York-based Hunter said by phone. “As we move into the typical seasonally weak period of September and October” there’s a growing probability of increased volatility leading to a typical movement into safe haven assets, he said

Eccoci dunque a dovere scegliere, tra opinioni divergenti, tutte espresse dalla medesima banca di investimento (poteva essere, allo stesso modo, Goldman Sachs, o UBS, oppure BNP Paribas: non fa alcuna differenza).

Questo tipo di "ricerca" serve a nulla, se la leggiamo con gli occhi di un gestore che deve decidere: non aiuta a decidere, ed al contrario aumenta la confusione. Offre spunti, stimoli: stimoli ad operare, comunque, e a pagare commissioni alla banca di investimento. Non produce alcun risultato ed alcun beneficio nel momento della decisione.

Non è questa "ricerca" il mestiere di Recce'd: non ci interessa, non ci piace, non è il nostro target.

Mercati oggiValter Buffo