Segni della fine di un'epoca (parte 3): quelli che "bisogna vendere tutto!"

Ci sembra utile ricordare ai nostri lettori quanto scrivemmo lo scorso 2 agosto, a commento di una chiamata di Goldman Sachs, che suggeriva di "vendere tutto l'equity per i prossimi tre mesi".

Oggi, 25 settembre, con l'indice che si dirige verso i 2.200 punti, quella chiamata si rivela per ciò che è. Scrivevamo il 2 agosto che in un film di Carlo Verdone, che in Recce'd è molto amato, si direbbe che "ce stanno 'a provà". Come si vede bene anche nel grafico sotto, che racconta di un'altra banca globale (e potremmo fare altri 20 esempi analoghi).

Al di là delle battute: è decisivo che chi ci legge capisca che quel "monopolio del'informazione" si è rotto per sempre: non solo questi "grandi dinosauri" non ne sanno più di noi e di voi, ma anche vi porteranno fuori strada. Perché le loro "chiamate" sono fatte per "vendere prodotti". Non sono "analisi". Sono supporti di marketing.

Chi ci legge deve sapere che nel Mondo del 2016 l'ultima notizia, che leggete nel'ultimo sito web, dell'ultimo Paese del Mondo, potrebbe essere per i vostri soldi più importante di ciò che scrive e dice la Goldman Sachs (o una delle altre che vi abbiamo citato, nel corso degli anni) di turno.

Volete un esempio concreto? Ve lo offre Bloomberg di venerdì 23 settembre con queste parole a proposito dei target, gli obbiettivi delle banche globali per lo S&P 500 di New York, che gli "strategisti" correggono oggi perché costretti a rincorrere il mercato:

After more than two months signaling that U.S. stocks had nowhere to go this year but down, strategists have turned more upbeat, with a handful raising their year-end targets for the S&P 500 Index in recent weeks. The latest capitulations came from JPMorgan Chase & Co.’s Dubravko Lakos-Bujas and Bank of Montreal’s Brian Belski, spurred by the Federal Reserve’s decision to keep rates lower for longer. 

Valter Buffo