MPS: siamo su "Ai confini della realtà"

Pochi giorni fa, in questo Blog, abbiamo richiamato la vostra attenzione sull'aumento di capitale MPS della fine del 2013, e su tutte le baggianate che furono scritte e dette per sostenerlo: da alcuni male informati, da altri incompetenti in materia di investimenti e finanza, infine da altri che semplicemente volevano ingannare gli investitori.

Gli atteggiamenti che ritroviamo, dopo quasi tre anni, sono i medesimi: si cerca di creare un clima favorevole con un coro di opinioni e commenti che puntano a confondere le idee dei risparmiatori e mai a chiarire la sostanza delle questioni.

In questo, il risparmiatore italiano è penalizzato: dal dovere sempre affrontare una informazione (che gli viene portata dalla stampa, e poi dai TG, e poi che viene cavalcata dalle Reti di vendita) che è partigiana, schierata, e che per questo distorce la realtà. Vi serve ancora un altro esempio concreto? L'esempio è anche questa volta MPS. 

La banca senese è fallita da anni, il valore netto del suo capitale è negativo per miliardi di euro, tutto vero: ma allo stesso tempo vi pare che sia il solo problema da risolvere, nel nostro settore bancario? Eppure, sulla stampa, da dieci giorni c'è solo più MPS: tutti i giorni MPS, e sempre MPS in prima pagina, come se il problema fosse cambiato negli ultimi 10 giorni, quando al contrario c'è NULLA di nuovo. Con astuzia l'occasione è stata sfruttata per chiarire che il solo "vero" problema, il problema "isolato" (come dice anche il Capo del Governo) è MPS, perché è quello che attira maggiormente l'attenzione degli elettori.

Non leggiamo neppure più una riga sui mezzi già esauriti di Fondo Atlante, sulle due banche che ha salvato dal fallimento e di cui non sa assolutamente che cosa fare, sull'aumento di capitale insufficiente di Banco Popolare, sul perché mai l'attivo delle Poste (che sono i soldi dei Clienti delle Poste) debba essere utilizzato per salvare i soldi dei sottoscrittori di obbligazioni di MPS, o di Veneto Banca, o di Vicentina. Neanche una riga. Ci sembra di vivere in uno di quei telefilm americani, "Ai Confini della Realtà". Purtroppo però è tutto vero.

I termini della questioni li accenna, velocemente, La Stampa oggi:

Per Renzi la faccenda è scivolosa, e non solo per ragioni tecnico-finanziarie. A seconda di come evolve il caso, il premier si gioca l’umore (e i voti) di oltre cinquantamila sottoscrittori di obbligazioni Mps, dei contribuenti che pagheranno per il salvataggio, e dei diecimila rimasti impigliati dal fallimento di Etruria e delle altre tre banche. Letizia Giorgianni, presidente dell’associazione delle vittime del decreto salva-banche (si autodefiniscono così) batte il piede per terra: «Rischiamo di rimanere gli unici azzerati». Secondo le indiscrezioni che circolano in ambienti finanziari e di governo, lo schema di accordo fra l’Italia e la Commissione farebbe salvi i bond subordinati della clientela, in particolare chi nel 2008 sottoscrisse due miliardi e cento milioni di obbligazioni per finanziare la costosissima (e funesta per Mps) fusione con Antonveneta. 

Altro che "bene pubblico", altro che "evitare la crisi", altro che "proteggere il risparmio". Questo non è il "salvataggio" del sistema bancario italiano, è solo la spartizione di quello che resta tra chi oggi è in posizione di potere.

Il "salvataggio" invece passa (e passerà) dal mandare via certe persone che oggi occupano ruoli di vertice, un rinnovo radicale nei Consigli di Amministrazione e anche all'ABI. E poi dalla chiusura di alcune Aziende bancarie fallite, con la Legge Fallimentare in vigore. Acquistare e detenere obbligazioni subordinate MPS, va detto chiaramente a quegli investitori, non era un'idea brillante, e si sapeva. 

Ultima considerazione: obbligazioni di quella medesima qualità, ma con altri nomi, oggi, si trovano in misura abbondante nei portafogli di molte GPM e di molti Fondi Comuni obbligazionari che vanno alla "caccia del rendimento": lo sa la CONSOB, lo sa la Banca d'Italia, e lo sa benissimo gran parte del pubblico degli investitori. Non vorremmo trovarci poi costretti a salvare tutti quanti coi soldi pubblici.