Che cosa ci dice un venerdi di RISK OFF
Leggere oggi, sabato 11 giugno, sui quotidiani italiani e non solo, che le vendite sulle Borse nella giornata di ieri sono spiegate da un aumento del "rischio Brexit" non ci sorprende: è comprensibile che i giornalisti vadano, con grande rapidità a cercare quale tema giornalistico può essere associato ad una caduta improvvisa dei prezzi di mercato. Il loro obbiettivo è attirare l'attenzione, per essere letti.
Ha senso per i giornalisti, non ha senso per chi investe. Per noi l'obbiettivo è diverso: è fare performance. Non si è registrato alcun fatto nuovo su Brexit tra giovedì e venerdì, è le cause di ciò che è successo vanno cercate ovviamente altrove. Certo, oggi Brexit è un fattore di incertezza, un tema caldo: ma ne esistono anche altri, che hanno un peso maggiore.
Per chi investe, sarà utile leggere un articolo di questa mattina, sabato 11, su Bloomberg: il titolo dice già molto.
Bond Investors Losing Faith in Central Banks Turn to German Debt
In realtà, il movimento al ribasso di ieri era iniziato già da una settimana, quando lo yen aveva lasciato quota 110 ed aveva ricominciato a rafforzarsi contro dollaro USA: un movimento del quale noi di Recce'd abbiamo segnalato, ogni mattina, l'importanza. Il classico segnale di RISK OFF, di avversione al rischio.
Ieri poi, il movimento dei portafogli in chiave RISK OFF si è esteso all'Europa: dove oggi c'è Brexit, ma soprattutto dove è partita, due giorni prima, una politica di acquisto di obbligazioni corporate che, evidentemente, il mercato non solo non apprezza, ma vede come un problema per la stabilità (anche Recce'd la vede così, e lo abbiamo scritto mercoledì e venerdì anche sul sito Soldi On Line).
Questo problema si aggancia poi ad un tema di investimento globale, che nell'articolo di Bloomberg citato si riassume così:
As faith in central bankers’ ability to boost economic growth and revive inflation diminished, German 10-year bund yields slid to a record this week. The previous low set in April 2015 was followed by a spike in yields that pushed them up by more than a percentage point in less than two months. “Low yields are really telling you that markets think we are generally trapped in a low-return world. The market has arrived at the view that central banks -- as long as they keep policy accommodative -- are able to prevent routs in markets, but they are not able to generate strong growth.”
Che dire a questi signori che commentano? Bene arrivati, noi di Recce'd scriviamo proprio questo da almeno due anni.
Ma ora è utile guardare avanti, e non indietro. Per questa ragione, qui sotto trovate un grafico che racconta che cosa successe un anno fa, quando il rendimento dei Bund arrivò a toccare livelli altrettanto bassi di quelli di oggi: ovviamente, all'aumento dei rendimenti corrisponde un calo del prezzo delle obbligazioni.
In aggiunta, in merito alla gestione dei nostri portafogli modello, ai nostri Clienti diciamo che la volatilità elevata sarà una caratteristica dei prossimi mesi e anche dei prossimi anni. E che, per questa ragione, noi non associamo (più) un aumento di volatilità ad una uscita da tutti gli asset rischiosi. La volatilità rende più faticoso, e doloroso, il processo di investimento: ma oggi è (e sarà in futuro) necessario sapere "leggere attraverso" gli alti e bassi di un giorno e di una settimana. Le vecchie catene di causa ed effetto non funzionano più, e lo avete constatato tutti negli ultimi 18 mesi: per cui vi diciamo che associare "volatilità dei mercati" e "fuga nelle obbligazioni" sarebbe, oggi, un gravissimo errore operativo, per ragioni che vi abbiamo esposto anche ieri, a caldo, nel Post precedente a questo.