Perdenti di successo (parte 1): la asset allocation

Le grandi strutture di vendita, associate alle grandi banche di investimento internazionali, oggi sono tutte schierate sul lato della prudenza: e, dopo il forte shock del mese di gennaio, suggeriscono ai Clienti di non credere in questo rimbalzo di Borsa e "continuare a vendere l'equity". Ieri, a puro titolo di esempio, ne ha scritto Merrill Lynch, come riportato in questo passaggio: 

" (...) in the latest BofA report on client flow trends, we find that Bank of America has largely thrown in the towel and reports that "Clients don’t believe the rally, continue to sell US stocks" and notes that the "smart money" has now sold stocks in the face of this bear market rally for a near record seven consecutive weeks.".

Vogliamo spiegarvi perché agiscono così: e vogliamo spiegarvi anche che queste indicazioni, questi suggerimenti, questo tipo di consulenza, è del tutto slegato dalle valutazioni dell'equity, e dalle aspettative su che cosa farà l'equity.

Le grandi reti di distribuzione e vendita sono strutture poco efficienti, che producono poco valore per i loro Clienti: sono lente, pesanti e burocratiche, e si confrontano invece con mercati veloci, efficienti e diretti. Il modo in cui le grandi banche globali lavorano (e per conseguenza anche le Reti italiane, che ne scimmiottano il modo di lavorare) può essere esemplificato, in modo efficace, dalla tabella in basso.

La tabella qui sotto è il succo della più recente riunione trimestrale di una di queste grandi banche globali (non è importante sapere quale: lavorano tutte allo stesso modo): la riunione si tiene ogni tre mesi, ci vuole un mese per organizzarla e dopo la riunione ci vuole un altro mese per distribuirne i risultati sulla Rete (e poi un altro mese ancora perché arrivi alla Rete italiana, ovviamente). Quando questi risultati della riunione arrivano al Cliente, il mondo è già da un'altra parte: e le parole scritte su questi fogli non valgono neppure la carta e l'inchiostro che è servito per stamparle.

Andiamo nel concreto: in questo momento, le banche e le Reti sono costrette a dirvi di vendere equity, perché hanno una paura folle che arrivi la prossima ondata di vendite senza preavviso, come accadde in gennaio. E questi signori non possono essere rapidi, veloci, reattivi: devono mettersi "in posizione" almeno qualche mese prima.

Ma se poi, per puro caso, quella ondata di vendite non dovesse arrivare? Allora vi diranno (quando ormai è chiaro che non è arrivata un'altra ondata di vendite) che è tutto a posto, e che bisogna di nuovo comperare l'equity: peccato che, in quel momento, le cose saranno già cambiate di nuovo, e sarà proprio quello il momento giusto per vendere.

Strategie di investimento come queste, che vengono chiamate "di asset allocation" solo perché queste parole hanno un suono importante, sono strategie per definizione perdenti: ma sono anche le sole che si possono fare circolare in quelle strutture, visto che si è costruita una macchina troppo grande, poco efficiente e a zero valore aggiunto.

Perché si sono costruite strutture come queste? Lo scopo è uno solo: rendono massime le commissioni che pagate dai Clienti, cioè da voi, perché consentono di realizzare (con il tacito consenso delle Autorità) un vero e proprio "cartello", un oligopolio che impedisce l'ingresso di forme nuove e diverse di servizio. Questo è il loro successo: fare il massimo di commissioni prima che i Clienti si accorgano del meccanismo che li penalizza.

Quindi il "cartello" è destinato a durare per sempre? NO: perché chi lo ha costruito si è protetto bene dalla concorrenza, ma non si è ricordato di proteggersi dal suo nemico più grande, dal mercato che lo sta mettendo in crisi proprio in questi mesi.

Mercati oggiValter Buffo