Da Maurizio Crozza a Wells Fargo (parte 6)
Abbiamo scritto, nel secondo Post di questa serie che abbiamo iniziato il 25 ottobre scorso:
Spiegato il punto di contatto tra Crozza e Wells Fargo, proseguiremo nella serie di Post guardando avanti: perché il processo che si è messo in moto non è arrestabile, va ben al di là dei confini italiani, mette in discussione intere categorie di figure professionali, e ridisegnerà il panorama del settore del risparmio. Non entro i prossimi 20 anni: entro i prossimi 5.
Non è certo per responsabilità di chi investe, che a tutto oggi manca del tutto la consapevolezza del profondo, e drammatico cambiamento che ha già investito tutto il settore del risparmio: la responsabilità va tutta al "perfetto" funzionamento della cortina di omertà che, da sempre, avvolge questo comparto del settore finanziario dell'economia, almeno in Italia.
Chi ve ne parla? Nessuno, almeno in Italia. Se leggete la stampa internazionale, ad esempio, nel weekend avete letto questa notizia:
Seven top asset managers this week reported a total of $50 billion in third-quarter net redemptions, most of it from active funds, company filings show. The biggest losers: Franklin Resources Inc. with $22.1 billion, AllianceBernstein with $15.3 billion and Waddell & Reed Financial Inc. at $4.9 billion.
In the second quarter, that group of seven saw $34 billion in outflows. The tally is further evidence that investors, frustrated with high fees and mediocre performance of actively managed funds, are increasingly casting them off for low-cost passive investments. In the 12 months ended Sept. 30, active funds had redemptions of $295 billion while passive took in $454 billion, according to data from Morningstar Inc.
“The shift from active to passive is an accelerating secular trend,” said Benjamin Phillips, a principal with the consulting firm Casey Quirk by Deloitte. “It is not going away.”
Siete clienti dell'industria dei Fondi Comuni di Investimento? I Fondi Comuni tradizionali? Quelli long-only, quelli dei quali ogni mattina si riempiono le pagine della stampa specializzata italiana, quasi che fossero il centro non del Mondo ma dell'universo? Il vostro promotore vi ha spiegato che "i Fondi Comuni esteri sono meglio dei nostri"? Vi ha detto che con (a titolo di esempio esempio) Blackrock, Franklin Templeton o chissà quale altro nome esotico, in lingua inglese o magari in greco antico, non si può sbagliare? Informatevi: subito.
Beh ... in questo caso avete, quanto meno, diritto di sapere che questa industria, quella dei Fondi Comuni, è malata. Malata grave. E di una malattia che non è reversibile.
E non aspettate che venga fuori Maurizio Crozza a dirvelo con un'altra schermata alle sue spalle: perché, intanto che voi siete lì ad aspettare che ve lo racconto il bravo Crozza, molti altri sono già usciti ed hanno già fatto altre scelte.