Wells Fargo e noi (parte 2)

Nel primo Post di questa serie (che potete leggere poco sotto) abbiamo messo in evidenza il modo in cui la stampa italiana ha trattato la vicenda Wells Fargo. Una vicenda di portata è globale, che probabilmente passera alla Storia dei rapporti tra banche e Clienti, così come segnerà un punto importante nella Storia del sistema bancario internazionale, e delle cosiddette "grandi banche globali" in particolari.

Nel secondo Post, che è questo, richiamiamo la vostra attenzione sull'intervista che è andata in onda sulla Rete La 7 venerdì 14 ottobre circa alle 21: l'intervistato era Davide Serra, gestore di Fondi basato a Londra, che il giornalista ha chiamato in causa sul tema referendum Costituzionale italiano. Domande dirette sulle reazioni dei mercati internazionali al risultato del Referendum: "se vincerà il SI i capitali entreranno in Italia, se vincerà il NO i capitali usciranno".

Serra però non è un gestore qualsiasi: quel suo Fondo fu creato sfruttando l'onda degli anni 2003-2008, gli anni di euforia internazionale sul settore bancario: ricordate? Deutsche Bank trattava a 150 euro: centocinquanta; e le altre banche viaggiavano su prezzi altrettanto privi di senso, come vedete nel grafico sotto.

 

Di quel periodo ha scritto di recente Larry Summers:

Unless the global financial crisis was an extremely unlikely and unforeseeable act of divine wrath, bank investors clearly got the maths wrong in the mid-2000s.

Fu proprio questo clima di euforia "irrazionale" che permise a Serra di raccogliere capitali sul'onda dell'euforia, e avviare così un Fondo che è dedicato solo alle banche, investe solo sulle banche, ed oggi in particolare alle banche in Italia.

Il Fondo di Serra ha poi partecipato, in questi ultimi mesi, anche ad alcune di quelle "operazioni di mercato" volute dal governo Italiano per mettere alcuni cerotti alla situazione di fragilità che interessa il sistema bancario in Italia.

Ora vi chiediamo: che cosa altro poteva dire, in televisione, un gestore la cui sola via di uscita è che i prezzi delle banche in Borsa salgano? Ed in particolare, che i prezzi delle banche italiane in Borsa salgano? Un soggetto che da anni pretende di spiegare lui, a tutti gli altri, che c'è un "grande valore nascosto" nei titoli delle banche italiane. Lo scopo, chiaramente, è quello di convincere il pubblico ad investire nelle quote dei suoi Fondi.

Che senso ha, mettere in vetrina un venditore di quote di Fondi Comuni che investono solo nelle banche alle ore 21 sulla televisione italiana? Una mano tesa a quelle banche italiane che oggi spingono, attraverso la Rete di sportelli, proprio i Fondi Algebris?

Se poi passiamo dal tema dei mezzi di informazione a quello degli investimenti e dei mercati, dobbiamo poi rilevare che se davvero serra è convinto (chissà ...) di ciò che dice sulle banche, dovrebbe consultarsi con Renzi su questo tema, visto che proprio Renzi ha sostenuto che le banche sono troppe e i dipendenti dovrebbero essere tagliati del 50%. Tutto il contrario di "valore nascosto", qui si vede solo disvalore: un settore sovra dimensionato ed inefficiente, i cui prezzi di Borsa oggi sono quelli che sono soltanto per una ragione, ovvero per la "garanzia pubblica" che il mercato crede sia fornita da Banca d'Italia e Governo. Fino a che punto, nessuno lo può dire.

Mercati oggiValter Buffo