Ma chi paga? (parte 1)

La settimana scorsa, la più grande banca di investimento USA, che gestisce anche Fondi Comuni attivamente distribuiti in Italia, ha comunicato ai Clienti ed ai media di avere "rivisto al ribasso le stime di crescita per la Cina" per il 2015, 2016, e 2017. Oggi, una delle tre più grandi banche di investimento USA, anche lei attiva nel settore dei Fondi Comuni ed anche lei distribuita in Italia, ha comunicato ai Clienti ed ai media di avere "abbassato il target per lo S&P 500" nel 2015 e per avere "rivisto al ribasso le stime di crescita" per l'Eurozona nel 2016. Molti lettori penseranno che segnaliamo questi fatti per auto-compiacimento: noi ci avevamo visto giusto e loro si sbagliavano. Forse è anche così, ma non è solo per questo: ci sono due cose ben più importanti che vogliamo segnalare. La prima è che gli uffici che producono questo tipo di "ricerca" li pagate voi: li paga il pubblico, sia chi investe in Fondi Comuni, sia chi più semplicemente paga alle banche di investimento le commissioni di negoziazione (direttamente, o più spesso attraverso la vostra banca sotto casa). La seconda cosa è un suggerimento: chiedetevi a che serve e a chi serve. A che serve rivedere oggi le stime di crescita sulla Cina oppure sull'Eurozona? Se ce lo avessero detto tre mesi fa, si sarebbe potuto utilizzare queste indicazioni per operare sui nostri portafogli. Ma oggi queste "ricerche" ci dicono cose che sono già scritte sul Corriere della Sera e che soprattutto sono già nei prezzi. A che serve quindi? Serve a questo scopo: si tratta di una "ricerca" che deve supportare l'attività di vendita, e quindi è sempre sbilanciata sul lato dell'ottimismo, e solo quando diventa inevitabile si piega alle regole del realismo. Tenete a mente questi episodi: vi servirà quando leggerete che "è un buon momento per mettere più rischio in portafoglio". 

Mercati oggiValter Buffo