I tassi della Fed? Adesso contano poco o nulla

Si sono scritte migliaia di pagine sul prossimo rialzo dei tassi ufficiali di interesse negli Stati Uniti: e adesso non ha più alcuna importanza. Molti commentatori hanno spiegato  la volatilità dei mercati da aprile (i bonds) ad agosto (la Cina, il petrolio, i Mercati Emergenti) come conseguenza del prossimo rialzo dei tassi negli USA: e non è vero per nulla. Partiamo dal fondo: questo rialzo dei tassi oggi è tutt'altro che certo, perché abbiamo visto di quanto può aumentare la volatilità dei mercati finanziari in una sola settimana, e quindi immaginate quello che potrebbe succedere nelle prossime tre settimane. Ma il punto centrale è un altro: il segnale politico la Federal Reserve lo ha già dato, e da tempo: diciamo da 18 mesi. Yellen ha messo da subito in chiaro che la sua Fed avrebbe privilegiato la "normalizzazione" della politica monetaria (dopo anni di politiche "non convenzionali") ed ha messo da parte il tema della "stabilità dei mercati finanziari", che invece per Bernanke era un fattore dominante (e che giustificava qualsiasi azzardo). Il segnale è forte, ma non è stato colto dai media; il segnale è arrivato (ovviamente) prima ai mercati: la fase di excess liquidity è finita, ormai da un anno, ed in questo senso "è finita la festa" (che era festa solo per qualcuno). Questa è oggi la situazione, e quindi diventa irrilevante sapere se la Fed alzerà i tassi a settembre, ad ottobre oppure a dicembre: e le analisi come quella del grafico qui sotto restano interessanti, ma soltanto da un punto di vista accademico e non operativo. Sul piano operativo, la sola mossa della Fed che potrebbe cambiare la situazione è una dichiarazione di disponibilità, da parte di questa Fed di Yellen, a "salvare nuovamente i mercati". Ovviamente, qualche banca di investimento lo ha già chiesto (e segnatamente Bank of America): noi di Recce'd siamo su una posizione opposta, perché l'eventuale beneficio nel'immediato sarebbe pagato poi, dopo non molto tempo, da un disastro ancora peggiore. Come abbiamo già toccato con mano.

Valter Buffo