Gufi ed ottimisti

Una parte (piccola) dei nostri amici e lettori ci ha rimproverato in alcuni frangenti di essere  troppo pessimisti. Non sappiamo che cosa significa: ottimismo e pessimismo hanno nulla a che vedere con l'attività di investimento finanziario. Essere pessimisti è un errore: essere ottimisti è un errore altrettanto grande. Credere che le cose debbano andare meglio per forza, oppure solo perché ce lo ha promesso Tizio e Caio (si, anche Draghi) non è un buon criterio per investire. Al contrario, è dannoso. Alla metà di maggio, siamo di nuovo qui a confrontarci con previsioni di crescita che dovranno essere riviste al ribasso negli USA, in Giappone e anche in Eurozona (almeno, sulla base dei primi dati concreti e tangibili di questo inizio di anno: il resto, sono parole nel vento). E poi siamo qui a confrontarci con tassi di interesse che invece di scendere (quanti ci avevano messo la mano sul fuoco) salgono in modo violento, con un dollaro USA che invece di diventare più forte è più debole di quando Draghi annunciò il QE, e con un petrolio che invece di scendere sale a 60$. Lo scenario "goldilocks", quello delle fiabe, quello dove tutti i mercati salgono, le economie crescono e la pace regna sovrana, è già messo in achivio, così come vanno in archivio i toni trionfalistici di qualche commentatore, operatore e gestore "ottimista". Gli ottimisti hanno perso questa partita, ma il punto è un altro: mettiamo da parte ottimismo e pessimismo, guardiamo la realtà e non facciamoci distrarre dagli slogan.