Il rischio più grosso oggi? Risposta 4: forse sono le obbligazioni

(questo è il quarto ed ultimo Post di una serie, dedicata al tema ai maggiori rischi per i mercati finanziari internazionali nel 2015, che ha già trattato di tre rischi: le banche commerciali, le Banche Centrali, e infine il Giappone)

Avevamo previsto di chiudere questa mini-rassegna con le obbligazioni, ma i mercati non aspettano e ci sono passati avanti. Gli eventi degli ultimi 10 giorni dicono molto più di ciò che noi avremmo cercato di dire. In alcuni Post precedenti abbiamo commentato il vero e proprio crollo delle obbligazioni ad inizio maggio: oggi ci limiteremo quindi a fare osservare, anche grazie al grafico sotto, che il risk management (quando è ATTIVO e non passivo) non è tempo perso, neppure quando sembra prevalere sui mercati una calma che è spesso apparente. Ripetiamo anche oggi che la capacità di misurare i rischi pesa altrettanto, sulla performance finale del portafoglio, quanto la scelta degli asset su cui investire: e come vedete nel grafico sotto, gli indicatori di rischio spesso anticipano i crolli di mercato (in questo caso, vedete l'impennata di volatilità del Treasury USA tra febbraio e marzo).

Per chiudere l'argomento obbligazioni, citiamo qui di seguito (in parte) il più recente intervento di Mohamed El Erian (ex CEO di Pimco) sul tema della liquidità nei mercati obbligazionari (a cui abbiamo dedicato più di un Post), problema che è alla base anche dei recenti problemi del Bund tedesco:

Aided and abetted by ultra-loose central bank policies, investors have collectively embraced a liquidity illusion — or, to be more precise, stumbled into a liquidity delusion. As a group, they believe that, should conditions cause them to change their collective mind, there will be enough liquidity in markets to reposition their portfolios with relative ease and at a relatively low cost. But this belief runs counter to both structural conditions on the ground and recent market signals.

Over the last few years, there has been a pronounced decline in the risk absorption appetite of broker-dealers. Their intermediation capabilities have shrunk not just in absolute terms but also relative to the enormous growth in the end-user investor base.

Tighter regulations and less patient shareholders have restricted the ability of broker-dealers to deploy their balance sheets counter-cyclically. As such, they have limited appetite when it comes to accumulating inventory in the event that a large chunk of the investor base decides to go the other way.

The result has been a series of sudden out-sized price moves in quite a range of markets, from sovereign bonds to foreign exchange, emerging markets, and high-yield corporates. Fortunately, due to the stance of central banks, most of these episodes have proven -- at least so far -- to be short in duration, temporary and reversible.


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