Natale 2015: Santa Klaus ci ha portato il petrolio ... e anche il carbone?
Ci sono cose che inquietano, dei mercati del dicembre 2015: l'aumento della volatilità è il dato più visibile (per la Borsa USA, questo è il dicembre più volatile dal famigerato 2008), ma non può lasciare tranquilli pure il recupero di 38 dollari da parte del petrolio nei tre giorni prima del Natale. Si tratta di un rimbalzo spiegato dalle chiusure di posizioni SHORT, d'accordo: ma grazie a questo rimbalzo, gli indici di Borsa USA hanno trovato la forza di recuperare le due medie mobili (a 50 ed a 200, che oggi coincidono) come vedete nel grafico in basso. Insomma: un mercato che non trova una direzione né un equilibrio, e rimane lì pronto a fare una mossa, anzi una major big move. La chiusura delle Borse in Eurozona è positiva da inizio anno, ma al tempo stesso è esattamente a metà tra massimi e minimi 2015: anche qui, dunque, la direzione da prendere non è ancora stata definita. Lo stesso possiamo dire del dollaro USA, a 1,1000 contro euro e a 120 contro yen. Ed infine i tassi: il rendimento a 2,25% delle obbligazioni USA non significa assolutamente nulla, non è alto come se l'economia fosse in ripresa e non è basso come se si temesse la recessione. E' nulla. Lo stesso si può dire, persino, dei tassi in Europa: le obbligazioni in euro chiudono il 2015 invariate (con il BTp decennale a 1,70%), e questo è clamoroso visto che Draghi ha pompato il possibile e l'impossibile, di liquidità e di annunci arroganti, sui mercati finanziari. Ottenendo più o meno nulla. Un quadro di apparente stabilità, uno stallo che a noi di Recce'd ricorda certi duelli al sole dei western. Vincerà il buono o il cattivo? Le nostre scelte le abbiamo già fatte,da tempo, nei nostri portafogli modello.