Il punto 2016 (parte 1): tassi, rendimenti e obbligazioni USA

Senza prendere in considerazione il cambio tra euro e dollaro USA (lo faremo, ma in un Post successivo) apriamo questa serie occupandoci del mercato americano delle obbligazioni: c'è da guadagnare investendo in obbligazioni USA? Risposta: c'è sempre da guadagnare, ma naturalmente solo se ci si posiziona nella direzione giusta. Vediamo rapidamente come siamo arrivati alla fine del 2015

  1. per le obbligazioni di Stato (i Treasuries) il 2015 è stato un anno laterale per la parte lunga della curva (il decennale chiude a 2,25%) mentre sulla parte breve si è sofferto molto (il due anni chiude allo 1%)
  2. nel comparto corporate è stato un anno di moderate perdite
  3. nei comparti più rischiosi (high yield e distressed) è stato un anno disastroso, con perdite superiori al 10%

Come vedete, veniamo da un anno di stress, e questo è strano perché l'inflazione non è aumentata, la crescita del GDP nel corso dell'anno è addirittura diminuita rispetto alle attese, e la Fed ha alzato i tassi solo a fine anno e utilizzando toni molto soft. Il malessere e lo stress dunque arrivano da qualche altra parte, hanno altre motivazioni: e lo stress si è fino ad oggi scaricato soprattutto sui comparti più deboli, di minore qualità, che erano anche quelli più "inflazionati" da anni ed anni di eccessi monetari. E' stato un bagno di sangue: e su questo bisognerà riflettere nel 2016, se si vuole guadagnare sulle obbligazioni USA: noi di Recce'd lo abbiamo già fatto, e le posizioni operative sui nostri portafogli modello BND e RNI riflettono proprio questa nostra visione delle cose.

Un ultimo commento: il 2015 ci lascia anche una (ulteriore) conferma del fatto che i tassi nel mondo vanno dove vanno i tassi USA: al di là di una brevissima fiammata tra febbraio e marzo, i rendimenti dei Bund e degli altri Paesi di Eurozona hanno sempre seguito quelli dei Treasuries. Draghi sui rendimenti internazionali non ha alcuna influenza: nel grafico sotto abbiamo messo a confronto i rendimenti decennali di USA, Germania e Regno Unito nel 2015, e non c'è traccia del QE in Eurozona come vedete. Anche questo è un dato di fatto che aiuta a costruire portafogli vincenti nel 2016.

Mercati oggiValter Buffo