La ritirata degli ottimisti e la liquidità dei mercati
Mentre si moltiplicano i segnali di "cautela" e prudenza" in arrivo dalle banche globali nelle rassegne di fine anno (oggi persino Credit Suisse annuncia di "avere una posizione 2016 sull'equity che è la meno esposta dal 2008"), altri si preoccupano di questioni di maggiore sostanza. Un esempio è un articolo pubblicato oggi da Mohamed El Erian, che si concentra sui rischi crescenti che derivano dalla divergenza tra Fed e BCE. Oltre ai rischi di volatilità, indotti da una strisciante "guerra dei cambi", El Erian mette in luce i rischi che derivano dalla minore liquidità di tutti i mercati finanziari (provocata proprio dalle operazioni di QE) con le seguenti parole
sharp movements in interest rates and exchange rates can cause volatility in other markets, most notably for equities. Because regulatory controls and market constraints have made brokers less able to play a countercyclical role by accumulating inventory on their balance sheets, the resulting price instability is likely to be large. There is a risk that some portfolios will be forced into disordered unwinding. Furthermore, the central banks’ policy of curtailing so-called “volatile volatility” is likely to be challenged.
Le parole di El Erian significano quanto segue: la volatilità (inevitabile) di cambi e tassi che verrà innescata dalla divergenza tra Banche Centrali si allargherà, in forme ancora più ampie, anche ad altri comparti del mercato finanziario, che soffrono dei problemi di liquidità di cui abbiamo già detto. E vista l'esistenza di problemi come questi, fare previsioni su come finirà il 2016 per le Borse è soltanto un gioco della fantasia: ciò che farà invece la differenza, per i vostri portafogli, è seguire con attenzione e da vicino l'evoluzione delle politiche e dei dati.
Torniamo in chiusura, con un accenno, a Credit Suisse, Morgan Stanley, Societé Generale, Goldman Sachs e le altre banche globali che all'improvviso adesso sono tutte "prudenti": se tutti diventano prudenti nelle medesime settimane, c'è da domandarsi 1) a che cosa serve? a quale Cliente serve sapere cose che sanno tutti e nel medesimo momento? 2) che impatto avrà questo atteggiamento del "consenso" sui mercati, se adesso nessuno compra più nulla? 3) ma come hanno fatto ad accorgersene tutte a dicembre 2015, che le valutazioni di Borsa non sono attraenti, le obbligazioni a basso rating sono rischiose, la crescita economica non è forte, i rischi internazionali sono elevati? Ma sei mesi fa, non si sarebbe dovuto lavorare di più e meglio sulle ragioni che sostenevano quel (artificiale) ottimismo del "consenso"? A chi servono strategisti come questi?