Speriamo che finisca presto prima che sia troppo tardi (parte 2)

Nel primo Post di questa serie vi abbiamo segnalato che è necessario uscire al più presto dalla fase di "compiacenza" in cui si presta attenzione alle sfumature nella voce di Draghi invece che concentrarsi sulla realtà dei fatti economici: la nostra speranza è che se ne esca un modo controllato, e non per effetto dell'esplosione di qualche crisi (cosa che, peraltro, è più che possibile in questo preciso momento di mercato). fateci caso: nessuno parla più di "quanto valgono" gli assets in cui vi suggeriscono di investire: sembra che non interessi più a nessuno se c'è oppure non c'è valore in questo oppure in quell'investimento, ed invece tutti si sforzano di spingervi a "seguire il gregge" senza fare troppe domande. Per questa specifica ragione, vi potrà essere utile scorrere i dati della tabella che segue, che è aggiornata a fine ottobre: scorrete in particolare la quarta colonna, quella che riporta i rapporti tra i prezzi attuali di Borsa nei diversi paesi e gli utili generati dalle Aziende. Vedete con facilità che, a partire proprio dagli USA, siamo su un livello estremo (un P/E superiore 20 come quello che trovate in corrispondenza dei Mercati Sviluppati in basso nella tabella vuole dire che se tutto andrà bene riporterete a casa i vostri soldi in 20 anni: poi naturalmente resta da valutare il caso in cui le cose non andassero poi così bene ...), livello estremo che a voi verrà giustificato da qualcuno sulla base del fatto che"non ci sono alternative per investire", che è una grande bugia. Nessuno, e nessun calcolo razionale, vi può obbligare ad avere in portafoglio "un tanto di azioni ed un tanto di obbligazioni", quello è solo uno dei tanti modi di costruire un portafoglio, e precisamente il modo che consente di piazzare nei vostri portafogli le quote dei Fondi Comuni. Tenere Fondi equity in portafoglio con questi rapporti P/E è indicato solo a due categorie di investitori: quelli che sono fortemente convinti che l'economia reale è in una fase di forte accelerazione (in Recce'd non lo siamo), e quelli che amano rischiare l'osso del collo coi propri risparmi (non non lo facciamo). Nota finale: nella parte alta della tabella trovate i Paesi a più alto "rischio sistemico", perché le loro valutazioni fondamentali sono ovviamente più basse di quelle di USA, Germani, Regno Unito, Francia. Notate che tra questi Paesi "a rischio" si trova pure la nostra Italia.

Mercati oggiValter Buffo