L'investitore in trappola
Siamo in una situazione che è molto scomoda per un grande numero di investitori: si era partiti, ad inizio anno, con grandi sparate ottimistiche sulla crescita e sulla ripresa dell'inflazione, e siamo arrivati a fine anno senza l'una e senza l'altra. I più coraggiosi si spingono a dire che "si è vero, ma poi nel 2016 ...", ma questo giochino ormai è consumato e poco persuasivo: prevale invece la consapevolezza, tra gli investitori, che molte cose non sono come vengono dipinte. A questo si aggiunge poi il fatto che, nonostante a tutto oggi i dati per l'economia USA risultino contraddittori, la Federal Reserve ha deciso di procedere ad un primo rialzo dei tassi, perché la scelta politica è da tempo quella di abbandonare le "politiche non convenzionali". L'investitore si ritrova schiacciato: capisce i pericoli che gli stanno di fronte, vorrebbe uscire dalla sua asset allocation e fare qualche cosa d'altro, ma non sa dove andare, le obbligazioni a breve rendono zero e il suo advisor o private banker continua a ripetere di stare calmi che non è successo nulla, Abenomics funzionerà poi, Draghi funzionerà poi, la crescita è "moderata", l'inflazione è a zero, le politiche monetarie sono tutte benevole e a supporto, insomma va tutto bene. O come minimo ci piace di crederlo: e a questi investitori, a cui a gennaio erano stati promessi importanti guadagni, ora viene detto più o meno che di guadagnare non se ne parla più, ma al tempo stesso non ci sono alternative. Il grafico in basso, con gli ultimi nove mesi di mercato per la Borsa di Francoforte (in rosso) di New York (in azzurro) e di Milano (in blu scuro) racconta tutto. Questa situazione di stallo, accentuata da venerdì 6 novembre (quando uscì il dato USA per gli occupati), si riflette sugli indici di mercato, che restano immobili aspettando che dall'esterno arrivi un segnale, un catalista: come è stato prima per il petrolio, poi per il franco svizzero, poi per lo yuan cinese. Recce'd ha da tempo scelto di guardare oltre questa fase, di riconoscere che una fase di mercato si è chiusa e di impostare i portafogli modello in modo radicalmente diverso dalla tradizionale asset allocation, perché le pressioni che derivano dal rafforzamento del dollaro, dalla crescita del debito globale, e dalla prossima fine delle politiche "non convenzionali" hanno compresso e quindi caricato una molla. In sintesi, noi pensiamo al contrario di molti che non è vero che "non è successo nulla": al contrario, è già successo tutto, e solo per una serie di casi fortuiti sui prezzi questa nuova realtà non si è ancora manifestata. Quando lo farà, sarà come sempre un movimento molto rapido: e qui per alcuni ci sarà un'occasione di guadagno, mentre per molti ci sarà una nuova fase di sofferenza.