RNR: risk-neutral revolution (parte2)

Chi ricorda il primo Post di questa serie (19 settembre scorso) avrà chiaro il nostro scopo, che è quello di illustrare i nuovi schemi, le nuove teorie, i nuovi principi su cui si fonderà la nuova fase di mercati, con cui verranno valutati in futuro gli asset finanziari sui mercati, che guideranno le scelte delle Banche Centrali. Prendete, ad esempio, il dato per lo ISM manifatturiero pubblicato oggi 1 ottobre negli USA, che è risultato molto, molto vicino a quota 50 (la quota che divide la espansione economica dalla contrazione economica). Il quadro che questo dato ci fornisce, messo a fianco di quelli che arrivano da Cina, Giappone, Eurozona e Emergenti, è quello di un'economia globale che NON cresce, come di recente ha riconosciuto anche il Fondo Monetario Internazionale. Il dato forte, in questo momento, è questo: perché certifica che i sette anni di politiche "non convenzionali" o di QE non hanno funzionato, nè stimolare l'inflazione, né a far accelerare la crescita. E da qui si riparte: da zero.

Torniamo allora a quel famosissimo articolo di fondo del 2010, in cui Ben Bernanke spiegava al mondo quale sarebbe stata la "dottrina" delle Banche Centrali per molti anni a venire. Scriveva Bernanke:

This approach eased financial conditions in the past and, so far, looks to be effective again. Stock prices rose and long-term interest rates fell when investors began to anticipate the most recent action. Easier financial conditions will promote economic growth. For example, lower mortgage rates will make housing more affordable and allow more homeowners to refinance. Lower corporate bond rates will encourage investment. And higher stock prices will boost consumer wealth and help increase confidence, which can also spur spending. Increased spending will lead to higher incomes and profits that, in a virtuous circle, will further support economic expansion.

Non ha funzionato: per niente. E non è difficile spiegare il perché in poche parole. Possiamo usare quella che è stata la grande rivoluzione della Teoria Economica quaranta anni fa, quando fu pubblicato da Sargent e Wallace il primo dei papers sulla "Policy Ineffectiveness Proposition", che a sua volta si fondava sulla teoria delle Aspettative Razionali. In estrema sintesi, fu dimostrato che gli agenti economici (famiglie ed imprese) possono commettere errori quando formulano le loro previsioni sul futuro, ma non possono commettere errori "sistematici", ovvero non possono ripetere sempre gli stessi errori. Da qui, quaranta anni fa, fu fatta derivare la conclusione che l'inflazione non serve a stimolare l'occupazione, cosa che poi divenne un principio della politica economica per i quattro decenni successivi.

E ci è stato mostrato, dal Nobel Robert Lucas Jr tra gli altri, che, nel prevedere gli effetti di una certa iniziativa di politica economica, è necessario tenere conto del fatto che anche i comportamenti degli agenti economici cambieranno, quando questa politica verrà annunciata e messa in opera. 

Bernanke evidentemente non ha tenuto nel giusto conto queste lezioni, ed ha ritenuto che inflazionando i prezzi degli asset finanziari si potesse fare sentire "la gente" più ricca, e quindi farla spendere di più. Purtroppo per lui (e per noi, che ne subiremo le conseguenze per molti anni) non funziona così: le aspettative del pubblico sono "razionali", e "la gente" NON si sente più ricca se qualcuno, dall'esterno e manipolando i mercati, fa salire i prezzi di azioni ed obbligazioni. L'effetto ricchezza che Bernanke sognava funziona solo in un caso: che il pubblico sia davvero convinto che nel futuro l'economia si svilupperà in modo più rapido ed intenso, e che da questo (e solo da questo) derivi l'aumento del prezzo degli assets finanziari. Le aspettative, appunto, sono razionali, "la gente" non ci ha creduto ed ha fatto bene, perché tutti i dati oggi ci dicono che "la gente" ci ha azzeccato.

E qui torniamo al punto del primo Post: per uscirne, occorrerà mettere definitivamente in soffitta vecchie e semplicistiche impostazioni, sia della politica monetaria sia (per noi che investiamo sui mercati) della strategia di investimento, e concentrarsi su modelli più avanzati e più adeguati, come appunto la famiglia dei modelli risk-neutral, modelli che ci spiegano che il prezzo di un asset non è altro (e non può essere altro) che il valore scontato dei benefici futuri che da questo asset si potranno ricavare. Se si procedesse invece sulla medesima strada, con altri QE come viene richiesto sia in Giappone sia in Eurozona, e di recente anche negli USA, sarebbe fortemente destabilizzante e produrrebbe danno non riparabili, prima di tutto a noi investitori.